Originario di Villacidro, fratello minore di Giovanni e Salvatore Vinci. Nei primi anni ’50 con la moglie Vitalia Melis, giunse a Montelupo, in provincia di Firenze, dove iniziò a fare il levigatore di pavimenti ma all'occorrenza anche il manovale ed il muratore. Nel 1964 nacque Vania, la primogenita, nel '66 Sergio e nel '67 Maria Cecilia. Nel 1966, grazie al fratello Salvatore, conobbe Barbara Locci, di cui divenne l’amante. Sul finire dell’estate del 1967 investì con la sua lambretta il marito di Barbara Locci, Stefano Mele, questi si fratturò una gamba e fu ricoverato in ospedale per alcune settimane. Non disponendo Francesco Vinci di una polizza assicurativa, l’incidente fu imputato al fratello Salvatore la cui assicurazione emise un indennizzo a Stefano Mele di 480.000 lire. Durante la permanenza in ospedale di Stefano Mele, Francesco Vinci si stabilì presso la sua residenza, in via XXIV Maggio, e vi permase fino al 26 ottobre 1967, quando la moglie lo denunciò per concubinaggio, maltrattamenti e mancanza di assistenza alla famiglia e fu arrestato dai carabinieri. I tre figli in evidente stato di malnutrizione furono ricoverati in un istituto. Al processo Vitalia ritirò la denuncia e i due tornarono a vivere insieme. Il 21 agosto 1968 Barbara Locci fu uccisa con un altro dei suoi amanti, Antonio Lo Bianco. Stefano Mele inizialmente confessò d’aver compiuto il duplice omicidio poi accusò Salvatore Vinci d’averlo aiutato nell’impresa quindi disse: "Francesco Vinci, un amante di mia moglie, a giugno l'ha minacciata di morte".Il 22 agosto i carabinieri si recarono presso l’abitazione di Francesco Vinci, eseguirono una perquisizione ma non trovarono alcunchè di significativo, lo condussero quindi in caserma dove gli fu fatta la prova del guanto di paraffina, che diede esito negativo. Relativamente all’alibi per la sera del delitto, disse di essere andato a letto alle dieci, la moglie confermò e Francesco fu rilasciato.
Nella mattina del 24 agosto, davanti al giudice istruttore, Stefano Mele, confermò le precedenti dichiarazioni ma nel primo pomeriggio, dichiarò: “la verità è che io quella sera ero con Francesco Vinci, non ho fatto il suo nome perché avevo paura. (…) A dimostrazione del fatto che Francesco pensava già da tanto tempo di uccidere mia moglie preciso che più volte egli l’aveva seguita nei suoi appuntamenti con altri uomini e ciò mi è stato riferito da mia moglie e può essere confermato anche da Salvatore”. Domenica 25 agosto, secondo "La leggenda del Vampa", presso il carcere delle Murate ebbe luogo il confronto tra Stefano Mele e Francesco Vinci. Dalle parole di Francesco Vinci emerse l'esiguità intellettuale di Stefano Mele, che come irritato, iniziò ad accusare un'altro amante della moglie, Carmelo Cutrona.
Nel 1969 Francesco Vinci ebbe un quarto figlio, Fabio.
Nel marzo del 1970 ebbe luogo, a Firenze, il processo a Stefano Mele, indiziato d'aver ucciso la moglie e l'amante. L'avvocato di Stefano Mele, Stefano Ricci, mostrò durante un'udienza una foto che Francesco Vinci aveva dedicato a Barbara Locci: "Ti offro la mia fotografia in ricordo di un amore che non avrà mai fine" e chiamò a testimoniare Salvatore Vinci che disse d'aver appreso dalla cognata, che il fratello detenesse un’arma nel portaoggetti della sua Lambretta. Vitalia negò d’aver mai confidato a Salvatore simili dettagli. Francesco Vinci, relativamente alle accuse del fratello Salvatore sul possesso di una pistola, disse: "Lui può dire quello che vuole; fra l'altro non corrono buoni rapporti fra noi per motivi di famiglia. Io comunque non ero ad ammazzarli e non ho mai visto pistole."
Nei primi anni '70 si spostò con la famiglia alla Ginestra. Nel 1972 fu condannato per furto e detenuto fino al marzo del 1973, quando gli fu concessa la libertà provvisoria con l'obbligo di residenza e si trasferì con la famiglia in Via Gramsci a Montelupo Fiorentino.
Nei primi mesi del 1974 conobbe una donna che viveva con la madre a Borgo San Lorenzo ed obbligò la sua famiglia ad accoglierla in casa. Contravvenne all'obbligo di residenza e fu incarcerato dal 12 aprile al 9 settembre 1974, quando tornò a casa non trovò l'amante che aveva condotto a Montelupo prima della detenzione, andò a cercarla a Borgo San Lorenzo ma non la trovò neppure lì e fu protagonista di una scenata furiosa con la madre della donna, minacciandola che quando l'avesse trovata sarebbero stati guai seri per lei.
Nel 1974 fu condannato dal tribunale di Lucca per furto e per porto e detenzione di arma, una rivoltella a tamburo calibro 22. Contravvenne nuovamente all'obbligo di residenza e tornò in carcere dal 10 al 27 marzo 1975. Fu coinvolto nelle indagini su un duplice omicidio a Castel San Pietro dove erano stati uccisi un pastore e la figlia, fu recluso dal dicembre del 1976 al marzo del 1977 e poi rilasciato perchè risultò estraneo alla vicenda. Nei primi anni '80 conobbe Milva Malatesta e ne divenne l'amante. Fu ristretto, per furto, presso il carcere delle Murate a Firenze dal 14 novembre al 21 dicembre del 1981.
Segue...
Rif.1 - La leggenda del Vampa pag.106
Rif.2 - Il mostro di Firenze pag.58
Rif.3 - Compagni di sangue pag.111
Nella mattina del 24 agosto, davanti al giudice istruttore, Stefano Mele, confermò le precedenti dichiarazioni ma nel primo pomeriggio, dichiarò: “la verità è che io quella sera ero con Francesco Vinci, non ho fatto il suo nome perché avevo paura. (…) A dimostrazione del fatto che Francesco pensava già da tanto tempo di uccidere mia moglie preciso che più volte egli l’aveva seguita nei suoi appuntamenti con altri uomini e ciò mi è stato riferito da mia moglie e può essere confermato anche da Salvatore”. Domenica 25 agosto, secondo "La leggenda del Vampa", presso il carcere delle Murate ebbe luogo il confronto tra Stefano Mele e Francesco Vinci. Dalle parole di Francesco Vinci emerse l'esiguità intellettuale di Stefano Mele, che come irritato, iniziò ad accusare un'altro amante della moglie, Carmelo Cutrona.
Nel 1969 Francesco Vinci ebbe un quarto figlio, Fabio.
Nel marzo del 1970 ebbe luogo, a Firenze, il processo a Stefano Mele, indiziato d'aver ucciso la moglie e l'amante. L'avvocato di Stefano Mele, Stefano Ricci, mostrò durante un'udienza una foto che Francesco Vinci aveva dedicato a Barbara Locci: "Ti offro la mia fotografia in ricordo di un amore che non avrà mai fine" e chiamò a testimoniare Salvatore Vinci che disse d'aver appreso dalla cognata, che il fratello detenesse un’arma nel portaoggetti della sua Lambretta. Vitalia negò d’aver mai confidato a Salvatore simili dettagli. Francesco Vinci, relativamente alle accuse del fratello Salvatore sul possesso di una pistola, disse: "Lui può dire quello che vuole; fra l'altro non corrono buoni rapporti fra noi per motivi di famiglia. Io comunque non ero ad ammazzarli e non ho mai visto pistole."
Nei primi anni '70 si spostò con la famiglia alla Ginestra. Nel 1972 fu condannato per furto e detenuto fino al marzo del 1973, quando gli fu concessa la libertà provvisoria con l'obbligo di residenza e si trasferì con la famiglia in Via Gramsci a Montelupo Fiorentino.
Nei primi mesi del 1974 conobbe una donna che viveva con la madre a Borgo San Lorenzo ed obbligò la sua famiglia ad accoglierla in casa. Contravvenne all'obbligo di residenza e fu incarcerato dal 12 aprile al 9 settembre 1974, quando tornò a casa non trovò l'amante che aveva condotto a Montelupo prima della detenzione, andò a cercarla a Borgo San Lorenzo ma non la trovò neppure lì e fu protagonista di una scenata furiosa con la madre della donna, minacciandola che quando l'avesse trovata sarebbero stati guai seri per lei.
Nel 1974 fu condannato dal tribunale di Lucca per furto e per porto e detenzione di arma, una rivoltella a tamburo calibro 22. Contravvenne nuovamente all'obbligo di residenza e tornò in carcere dal 10 al 27 marzo 1975. Fu coinvolto nelle indagini su un duplice omicidio a Castel San Pietro dove erano stati uccisi un pastore e la figlia, fu recluso dal dicembre del 1976 al marzo del 1977 e poi rilasciato perchè risultò estraneo alla vicenda. Nei primi anni '80 conobbe Milva Malatesta e ne divenne l'amante. Fu ristretto, per furto, presso il carcere delle Murate a Firenze dal 14 novembre al 21 dicembre del 1981.
Segue...
Rif.1 - La leggenda del Vampa pag.106
Rif.2 - Il mostro di Firenze pag.58
Rif.3 - Compagni di sangue pag.111
6 commenti:
Nei primi anni 50? giunse in Toscana? Non 60?
Non viene nominato il figlio Fabio, nato nel 1969
"Nel 1969 Francesco Vinci ebbe un quarto figlio, Fabio."
Yes, non visto in coda, pardon, grazie
Chi sarebbe il figlio di Fabio?
Non capisco, non mi torna: Francesco si sarebbe trasferito in Toscana "nei primi anni '50"?? Non nei primi anni '60?? Non sarà mica un refuso?
Se si fosse trasferito in continente a inizio anni '50, lo avrebbe dunque fatto da adolescente? (Era più giovane di Salvatore e quest'ultimo era nato a inizio Dicembre 1935, dunque Francesco non potrebbe esser nato (a voler andare di fretta, e senza conoscere la data reale) prima dell'autunno 1936 (dunque 14enne nel 1950 o ancor più giovincello se fosse nato più tardi del 1936).
Sarebbe giunto in Toscana precedendo sia Salvatore che il fratello primogenito Giovanni? Non mi quadra... Ripeto: sarà un refuso?
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