Nel libro di Mario Spezi, "Il mostro di Firenze", viene erroneamente citata come "Natalia" Vinci. Nel libro "La leggenda del Vampa" e "Il mostro di Firenze - Il thriller infinito" viene erroneamente citata come Vitalia "Muscas".
Vitalia Melis
Moglie di Francesco Vinci. Negli anni '60 si trasferirono dalla Sardegna a Calcinaia vicino a Lastra a Signa dove ebbero tre figli, Sergio, Vania e Maria Cecilia. Nel 1967, quando Francesco Vinci si stabilì presso l'abitazione dell'amante Barbara Locci, Vitalia Melis lo denunciò per concubinaggio, maltrattamenti e mancanza di assistenza alla famiglia. Il marito fu arrestato dai carabinieri il 26 ottobre 1967 ed i tre bambini in evidente stato di denutrizione furono ricoverati in un istituto. Durante il processo Vitalia ritirò la denuncia e Francesco Vinci tornò a vivere insieme alla moglie. Nel 1969 ebbe un quarto figlio, Fabio. Nel marzo del 1970 Stefano Mele accusò Francesco Vinci d'avergli ucciso la moglie Barbara; Vitalia Melis prese le difese del marito e confermò davanti alla corte il suo alibi per la sera del delitto. Quando Salvatore Vinci disse d'aver appreso circa la detenzione di un arma del fratello dalla cognata, Vitalia Melis rispose: "Non sapevo dell'arma di Francesco e se lo avessi saputo non ne avrei certo parlato a Salvatore, ma sarei andata io stessa a vedere nel cassetto della Lambretta se c'era."
Nei primi anni '70 si spostarono alla Ginestra e nel 1973 in Via Gramsci a Montelupo Fiorentino.
Nel 1982, quando Francesco Vinci fu nuovamente coinvolto nella vicenda del "mostro di Firenze" sostenne strenuamente l'innocenza del marito rivolgendo appelli accorati ai giornali: "io lo so che mio marito con quegli omicidi non c'entra niente; scrivetelo che su di me, sul nostro affetto, lui può contare!." Nel 1997 Vitalia Melis si trasferì a Castelfiorentino e nel marzo del 2001 fu invitata dal Pubblico Ministero, Paolo Canessa, a riferire in merito alla morte del marito, avvenuta nell'agosto del 1993, in circostanze oscure. In quest'occasione dichiarò: "Voglio giustizia per mio marito che è stato accusato erroneamente di essere coinvolto nella vicenda delle coppiette assassinate, ci hanno tolto la dignità. Sono anni che io e i miei tre figli sofffriamo per queste vicende. Mio marito è stato in carcere per oltre due anni ed era innocente è stato ucciso e non sappiamo chi è il colpevole. Ho perso tutto quello che avevamo anche una casa a Montelupo. La gente mi guarda ancora con sospetto. Così è accaduto ai miei figli. Ma io non mi sono mai arresa e ho cercato di reagire a quello che mi è accaduto. Ancora riceviamo telefonate e lettere anonime con minacce di morte. Siamo partiti dalla Sardegna giovanissimi. Francesco ha sempre lavorato prima come levigatore, poi come muratore. Era un padre affettuoso, in casa nostra non c'erano neppure armi giocattolo. All'inizio degli anni Ottanta venne coinvolto nella vicenda del maniaco. Nel 1985 ci siamo trasferiti in Francia con due dei nostri figli. Io convinsi mio marito a tornare in Toscana nel 1989 e forse questo fu uno sbaglio. Tutti i giorni andavo con lui, a Quarrata, dove avevamo gli animali da quando era stato in carcere aveva cambiato abitudini. Eravamo sempre insieme e non usciva più da solo. Su di lui sono state dette tante falsità, non è vero che era l'amante di Milva Malatesta. Fu un periodo felice ma che durò ben poco." L'ultimo giorno che vide Francesco: "Dopo pranzo venne a prenderlo un suo amico, Angelo Vargiu mi disse che andava a vedere il bestiame e che sarebbe tornato alle 17, al massimo all'ora di cena. Dopo il ritrovamento del cadavere non mi hanno restituito neppure la fede nuziale. Anche nei giorni precedenti non aveva alcun tipo di preoccupazione, solo un uomo, un suo amico che però non frequentava casa nostra, venne a trovarlo alcuni giorni prima della sua morte. Forse voleva avvertirlo del pericolo che stava correndo. Erano andati a Lajatico per riscuotere un credito di Vargiu, nei giorni precedenti l'uomo ne aveva parlato con mio marito. Quei soldi gli servivano perché doveva aiutare la sua famiglia".
Rif.1 - Il mostro di Firenze - Il thriller infinito pag.52
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