Nacque il 23 novembre 1939 a Palermo. Alla fine degli anni '50 si era trasferito in Toscana con alcuni parenti. Si era sposato con Rosalia Barranca, anch'essa siciliana, ed aveva avuto tre figli con cui abitava in Via Manzoni 116 a Lastra a Signa. Nell'estate del 1968 conobbe una giovane che abitava a Lastra a Signa: Barbara Locci. Il 21 agosto i due, con il piccolo Natalino Mele, figlio della Locci, si recarono al Cinema Giardino Michelacci a Lastra a Signa. Secondo "La leggenda del vampa" quella sera veniva proiettato il film Helga, il miracolo dell'amore, un film tedesco vietato ai minori di 14 anni. Dal testo "Storia delle merende infami" emerge invece che il film proiettato quella sera era Nuda per un pugno d'eroi, un film giapponese di guerra. I tre entrarono al cinema per assistere al secondo spettacolo, il gestore della sala, Elio Pugi, nei giorni successivi, li riconobbe nelle foto pubblicate sui giornali. Al termine della proiezione i tre recuperarono la Giulietta 1660 di proprietà del Lo Bianco e si appartarono poco distanti dal cinema. Natalino Mele dormiva da un pezzo, quando i due giovani, in atteggiamenti intimi, furono raggiunti da 4 colpi di pistola ciascuno, nel primo degli otto omicidi attribuiti al "mostro di Firenze". Nel marzo del 1970, davanti alla Corte di Assise di Firenze ebbe luogo il processo a Stefano Mele, marito di Barbara Locci, imputato per il duplice delitto. Un cognato di Antonio Lo Bianco, Giuseppe Barranca, dichiarò durante il processo a Stefano Mele: "Poche ore prima del delitto avevo invitato a cenare con me in trattoria mio cognato Antonio, ma lui rifiutò adducendo un impegno urgente. Ricordo anche un altro fatto; tempo prima, alle giostre, avevo combinato con Barbara, ma lei mi disse che quando andava in giro con altri c'era qualcuno che la seguiva in motorino e aveva aggiunto: "non voglio che ci sparino in macchina".
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