venerdì 15 gennaio 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 10 marzo 1998 - Quarta parte

Segue dalla terza parte

Avvocato Filastò: Andiamo avanti: "All'altezza del bivio di Poppiano feci inversione di marcia per ritornare verso Baccaiano. Eravamo abbastanza impauriti, quindi non so dire, data la mia concitazione, se venissero macchine da direzione contraria." Ma noi ci interessava il momento precedente; questo siamo nel momento in cui loro si avvicinano, arrivano: "C'era la macchina del Calamandrei, seguita a breve distanza dal furgone di Luca Sieni" - altra persona - "che arriva con un'altra persona a bordo, anzi, altre due a bordo: Sieni, l'altro cugino e un'altra persona, un passeggero. Ci avvicinammo io, Stefano ed Adriano, fu così che notammo all'interno due corpi. Ed io in particolare feci caso al foro di proiettile sul parabrezza" - tant'è vero che dirà: "qui si sono sparati" - "mentre, non so se Stefano o Adriano notavano se il Mainardi era ancora vivo. Eravamo abbastanza impauriti. Posso escludere di aver avuto autovetture alle spalle e di essere stato superato." Poi vanno al bar e avvertono l'ambulanza. O si son sparati da sé - come suggerisce argutamente il Pubblico Ministero - o li ha sparati la belva, che è arrivata a piedi in quel posto, lasciando la macchina defilata altrove; perché aveva le sue buone ragioni per lasciare la macchina altrove, come abbiamo appreso dal testimone Calonaci. E così, qui non c'è macchine rosse sbiadite di Lotti; qui non c'è auto bianche di Facci ani ; qui non c ' è proprio macchine nel momento in cui il delitto avviene. E questa è la prima conclusione che vi affido e che emerge da una lettura ragionata, serena di queste carte processuali, per fortuna introdotte in questo dibattimento. E smentita più netta del signor Lotti non c'è. Doppia smentita: smentita del Lotti e smentita delle indagini. Smentita del Lotti e smentita dell'inchiesta sui "compagni di merende". Perché l'inchiesta sui "compagni di merende" o è stata condotta con la più totale disattenzione, trascurando le risultanze già esistenti, sia pure in nuce, dalle quali avrebbero potuto venire veramente e seriamente lumi sulla presenza di certe auto nel momento di una delitto, di uno dei delitti della serie, e è questa l'ipotesi che faccio: totale disattenzione. L'altra, qualche maligno potrebbe dire che queste cose si sapevano e che siccome, tutto sommato, ma qui bisogna... è un problema, eh. 
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Perché siccome si conoscevano ed erano totalmente difformi rispetto a una certa tesi, si è preferito farne a meno. Si può fare? Mah, non so io, ditemi voi se si può fare. Lo può fare l'ufficio che ai sensi dell'articolo 358 deve investigare anche sull'emergenza a difesa dell'imputato? Mah, va be'. Diciamo disattenzione, diciamo disattenzione, diciamo proprio così: non ci eravamo resi conto che c'erano quindici testimoni che erano stati lì sul posto, nella immediatezza, contemporaneamente agli spari nel corso del delitto di Baccaiano. Non ce ne eravamo accorti. E allora, scusate, se non vi accorgete di queste cose, per piacere non trascinate la gente sotto processo con una richiesta di ergastolo, eh. E poi c'è la faccenda, la storia famosa della posizione del corpo del Mainardi, che smentisce nella maniera più plateale possibile il signor Lotti, il quale si adegua a quella che è la tesi ufficiale. E qui il dibattimento è stato tormentato. E io voglio cominciare non dai testimoni che hanno detto di aver visto il corpo del Mainardi sul sedile posteriore; voglio cominciare da quelli che sarebbero più affidabili - secondo il Pubblico Ministero - e che avrebbero visto il corpo del Mainardi, si dice, sul sedile anteriore. Intanto cominciamo a fare un discorso sulla affidabilità di una constatazione. Secondo il
P.M.: "chi arriva prima, prima macina", è così? Dal punto di vista della sicurezza della prova, insomma, il testimone è arrivato sul posto, ha visto una certa cosa per primo, è quello che ci ha visto giusto, perché poi può anche darsi - mi par d'aver capito - che il corpo potrebbe essere stato spostato. Spostato da chi? Che questo povero disgraziato del Mainardi fosse in coma... Ora, va bene che c'è le ragazze che in coma strillano, come si vedrà fra poco; ma che una persona in coma riesca a trasferirsi dal sedile posteriore a quello anteriore questo mi sembra proprio che non sia possibile. Quindi, escluso lo spostamento, il privilegio che si affida ai testimoni che avrebbero visto il Mainardi seduto anteriormente, al posto di guida, sarebbe quello della priorità. Fon quello della luminosità, non quello delle condizioni in cui hanno visto, hanno assistito a una certa scena, hanno fatto determinate constatazioni; non quello della emotività più o meno grave che può averli condizionati in un eventuale avvistamento: no, della priorità. Sissignore, la Bartalesi, il fidanzato Marini, quegli altri signori che ho detto prima, il Carletti, il Sieni e tutti gli altri, arrivano prima dell'ambulanza - certo, la chiamano loro -ma arrivano e vedono una macchina sbilenca, infilata con le ruote posteriori in un fossato, in una strada buia, in condizioni di luminosità pessime, ma soprattutto questi signori, durante questo primo avvistamento, di questi signori nessuno apre gli sportelli. In una macchina a due volumi, come quella, la posizione di un corpo la si può apprezzare solamente aprendo gli sportelli e vedendo dove sta con il bacino, con il sedere, dove poggia il baricentro di questa persona. E non è possibile rendersene conto in una strada buia, in quelle condizioni di luminosità, a macchina chiusa, sbilenca, buttata là. In più, questa è la costante riferita da tutti questi testimoni, anche qui al dibattimento, queste persone, avvicinandosi, hanno visto il colpo di arma da fuoco sul parabrezza e immediatamente hanno avuto paura. Hanno avuto immediatamente la percezione di trovarsi di fronte a un delitto, che fosse un regolamento di conti o che fosse qualche altra cosa, e subito si sono fiondati chi di qua, chi di là, chi a chiamare i Carabinieri, chi ambulanza. Ma è vero questo? Corrisponde? Sì, corrisponde. Quello che vi ho detto a proposito delle constatazioni di questi testimoni è quello che è emerso nel corso di questo dibattimento. Martini... No, no, Martini è un altro, di Martini se ne parla dopo; è interessante, Martini. Bartalesi. Bartalesi dice... Il Presidente... Intanto Bartalesi comincia col dire che lei non è scesa nemmeno dalla macchina. Poi a furia di insistere dirà: 'beh, sì, se l'ho detto prima, può darsi'. Il dire prima, quello che è stato detto prima, per piacere, lasciamolo un momento da parte, perché la prova si raccoglie qui, eh. Lei ha detto, testualmente : "Mi ricordo che non scesi neppure." Il Presidente le chiede: "Ecco, io volevo sapere: lei ha avuto modo di vedere al posto di guida di quella macchina finita nel fossato chi c'era?" E la risposta è: "No, perché si vedeva, in pratica, passando, si vedeva la maglietta della ragazza." Perché dice "passando"? Perché, ricordate, loro sono passati una prima volta, sono andati in cima e poi sono tornati indietro, quando hanno detto: beh, ma questo qui è un incidente, la macchina lasciata così. Ora questa ragazza confessa di avere visto la ragazza, di aver visto qualche cosa. E dopo, pensandoci, dice: ma un momentino, io passando abbiam visto forse che c'era una persona dentro, torniamo a vedere. Non si passa così di fronte a una situazione di questo genere lavandosene le mani. I ragazzi ci ripensano e tornano indietro. "Perché si vedeva la maglietta della ragazza, perché era bianca, mi sembra; però niente, al posto di guida non si vedeva, ecco." Capito? Ha risposto così. Ma gli viene contestato questa dichiarazione : "Abbiamo quindi notato disteso sul sedile di guida." Intanto qui le viene contestata una dichiarazione in cui lei parla collettivamente, riferendosi anche al Marini. Beh, e la teste risponde: "No. No." Continua il Presidente a contestare: "... che si trovava in posizione obliqua il giovane Mainardi Paolo." "No, io mi ricordo della maglietta della ragazza, perché che non ero scesa me lo ricordo benissimo." E due. Si insiste: "Ma guardi che lei ha dichiarato d'aver..." "No." Pagina 18, verbale del 19/12/96. "No, non scesi, sicché sono convinta di non aver visto lui." "Allora, lei ricorda bene oggi o ricordava meglio allora?" "Penso di ricordare bene allora" - dice - "però mi sembra di non aver visto questo ragazzo, perché sono sicura di non essere scesa dì macchina." E siamo a tre. Poi il Pubblico Ministero esprime la sua perplessità: "Capisce, ci lascia un po' perplessi, almeno lascia perplesso me." E qui intervengo io e dico: "Senta, va bene che sia perplesso me lo immagino" - dico io - "ma lasciamo perdere le perplessità, facciamo le domande al testimone, eh." E comunque si continua a insistere per un'altra pagina di verbale: "ma lei aveva detto", "ma perché lei aveva detto", "e come mai aveva detto prima così, ora dice cosà". E lei dice: "Pubblico Ministero, io sono convinta di ricordare meglio allora, però..." P.M.: "Che ricordava meglio allora?" "Sì, però" - dice - "credo di non aver detto che io avevo visto il ragazzo." Dice. E il tono prende... "controlli la firma", "l'ha fatta lei questa firma", "e veda un po'", "e guardi". Alla fine si dice: "Si è sbagliata oggi, aveva detto bene allora." Dice il Pubblico Ministero. "Certo." Dice... Poi si parla dei colpi, anche lei, e lei che è insieme a Marini che parla di scoppiettii, lei dice: "Ecco, dei colpi." "Dei botti", dice lei... No, veramente, "dei colpi" dice lei, "dei botti" dico io, il contrario, colpi, botti. Io gli chiedo: "Rispetto al momento in cui sentiste i rumori, al momento in cui voi arrivaste dove era la macchina caduta nel fossetto, quanto tempo passò?" "Pochino." Risponde lei. "Pochi minuti?" "Penso di sì, penso di sì, perché si andava pianino. Insomma, la strada è corta, però." Dai botti all'arrivo della Bartalesi - qui siamo al dibattimento - passa "pochino" e non ci sono altre macchine lì. 

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