venerdì 11 settembre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 3 marzo 1998 - Tredicesima parte

 Segue dalla dodicesima parte.

Avvocato Mazzeo: Facciamo parlare Lotti nell'incidente probatorio, facciamo parlare Lotti nell'esame dibattimentale. Sentiamo le sue parole sui punti decisivi, su quelli che possono essere i punti decisivi di questa vicenda e vediamo che dice. Non la forma vediamo: vediamo la sostanza. Con una premessa, giusta, di Giurisprudenza anche qui. Perché, come dicevo prima, e come diceva prima anche il riferimento alla Corte Suprema di Cassazione, noi non dobbiamo stare effettivamente a spaccare il capello in quattro, insomma. C'è una persona che ha contro di sé una presunzione di non credibilità, regola positiva di giudizio affermata dall'articolo 192 comma 3 del Codice di procedura penale. Cioè, è una persona che quando si è seduta lì, voi, nella vostra mente, per ragionare correttamente e secondo la legge, dovevate dire: questo per me io non lo credo, intanto. Poi vediamo che succede. Presunzione relativa di non credibilità, eh, attenzione. Non lo dico solo io, lo dice la legge. Quindi dico, e chiaramente però la Giurisprudenza, la Suprema Corte, che si è trovata in queste situazione, che sono le più delicate che si possono presentare in un processo penale, ha detto più volte che sono... anche quella sentenza Sofri che vi ho citato, ha detto che - Sezioni Unite -quindi ha particolarmente valore, di pregio particolare. Dice: "Sono ammissibili, ovviamente, inverosimiglianze e contraddizioni, purché marginali" - purché marginali, ohé - "purché di livello secondario nella ricostruzione del fatto o dei fatti." E qui la cito la Cassazione perché anche questa, a sommesso parere di questo difensore, un punto chiave di questa vicenda. Questo principio giurisprudenziale è costante. Non si spara proditoriamente, va bene, sull'interrogato. Gli consentiamo di contraddirsi, gli consentiamo di precisare il suo racconto, purché la precisazione non sia però una conseguenza delle contestazioni di chi interroga. Purché la precisazione, l'aggiustamento di tiro non sia però una necessaria precisazione in conseguenza di fatti, acquisiti al processo, che sono in contrasto. Ne dico uno e poi li dirò tutti: a proposito di Giogoli, quando Lotti viene a dire, per l'ennesima volta perché l'ha detto anche nell'incidente probatorio, che i colpi di pistola, nove, furono sparati tra lui e Pacciani da fuori, da fuori del furgone, prima di aprire lo sportello, e poi vi aggiunge anche che, quando è stato aperto lo sportellone, lo sportello di questo furgone, i cadaveri dei poveri ragazzi si trovavano nella parte anteriore, dice non delle contraddizioni, non delle inverosimiglianze, ma delle palesi falsità. Perché esistono dati acquisiti - le perizie medico-legali, i riscontri, i sopralluoghi acquisiti al giudizio, in base ai quali risulta, al di là di ogni ragionevole dubbio, come si diceva prima, che furono sparati due colpi, quelli finali, va bene, all'interno del furgone... questo è il commissario Perugini, eh, che dice: "Li confuse con un uomo e una donna. D'altra parte quando si sbircia nel buio, all'interno di un furgone, dai finestrini impolverati" - capo della SAM per cinque o sei anni, eh, non è uno scrittore così, è un professionista che si è occupato di questo caso - "le persone appaiono confuse. Così li uccise, cominciando a sparare loro da fuori, attraverso i vetri, e finendo il suo massacro dopo essere salito sul furgone." E perché dice questo il commissario Perugini? Per una ragione che può capire chiunque di noi. Perché due bossoli sono stati trovati sopra o sotto il sedile del furgone. Quindi, allora, quando Lotti si trova di fronte a queste evidenze, i cadaveri erano nella parte posteriore, lo hanno detto i medici legali, lo hanno detto coloro che hanno fatto i sopralluoghi, che fa? Dopo aver detto due solenni castronerie, due solenni bugie, perché chi dice le bugie si chiama bugiardo. E siccome qui si parla di carne viva e di condanne all'ergastolo, chiamiamo le persone col loro nome! Escissioni. No, sono sbranamenti, sono. Scannamenti sono. Si è contraddetto: no, ha detto una bugia. Allora che fa? E lo vedrete dai verbali, era la fine di novembre. Si accorge - lasciamo perdere come - si accorge di aver detto due... non due cose inverosimili, sai l'inverosimiglianza, voglio dire, ti lascia sempre un margine di dubbio, ma due cose palesemente false. Arriva la mattina dopo e, senza neanche che gli si facciano delle domande specifiche - il Presidente se lo ricorderà - dice: 'mah, ieri mi sono sbagliato, ho detto...' eccetera. Ecco, allora, queste cose, secondo la Corte Suprema di Cassazione, sono un sintomo terribile di falsità, sono sintomo del fatto che chi parla è un bugiardo. Ecco, per dirsela proprio in parole povere. Quindi, sono ammissibili verosimiglianze e contraddizioni, purché marginali. Cito Cassazione Costante; Cassazione 25 giugno '84, Redeschi; Cassazione 10 febbraio '65, Azzolina, in Foro italiano 1965, 2307; Cassazione 21/10/92, Marino, che è la Sezioni Unite, caso Sofri. Quindi devono essere contraddizioni: i ritorni, i ripensamenti di livello secondario nella ricostruzione del fatto. Ma nel nostro caso, io dico che riguardano - e lo vedremo - il fatto centrale degli episodi, e cioè riguardo agli omicidi. Come si fa a dire, l'esempio che vi ho fatto, che si tratta di contraddizioni di livello secondario? E allora quali sarebbero quelle di livello primario? Visto che è stato così povero di particolari. 'Siamo arrivati lì, siamo scesi di macchina, quello si è messo a sparare, m'ha passato la pistola, ho sparo anch'io, poi me l'ha ripresa, poi...' Punto. 'Dopo che ha finito di sparare ha aperto, bah, erano due uomini'. Che raccontino, eh, proprio... da asilo, neanche da prima elementare. Ecco. E la Corte Suprema di Cassazione, sempre a proposito delle contraddizioni e a proposito dei ripensamenti e a proposito delle correzioni, che devono riguardare soltanto elementi marginali, nel cassare una sentenza precedente di questo caso dice: "Non ignoro, nei Giudici precedenti, che vi sono stati errori e rettifiche, esemplificativamente menzionati, risolvendo la contraddizione con il richiamo.” Cioè, i Giudici la cui sentenza viene poi cancellata da questa Sezioni Unite, hanno detto: d'accordo, Marino ha detto delle cose, di aver fatto degli errori, si è poi rettificato. Però noi lo giustifichiamo con il richiamo al tempo trascorso dai fatti narrati, che giustifica - e qui sarebbe il nostro caso, il tempo trascorso dai fatti narrati - "che giustifica le sfasature e le loro ricuciture, senza che ciò incrini però l'attendibilità di fondo delle dichiarazioni." E prosegue però la sentenza, dice: no, però i Giudici hanno ragionato male, sapete, nel dire così, nel giustificarli questi errori e questi ripensamenti. Hanno proprio ragionato malissimo. E perché? Dice: "La risoluzione del problema è logicamente inappagante, così come viene posta dai primi Giudici, perché, come si vedrà in relazione ai singoli episodi chiave del racconti del Marino” -e come vedremo ora in relazione ai singoli episodi chiave del racconto di Lotti - "è mancato, nell'analisi critica dei Giudici precedenti, un momento essenziale del procedimento logico, diretto a stabilire, con riguardo ai singoli contesti, ai singoli fatti narrati, la rilevanza e la significatività delle lacune e delle contraddizioni, per saggiare l'attendibilità dell'insieme e la schiettezza" - la schiettezza, la spontaneità - "dei successivi adattamenti e delle correzioni. Onde stabilire se si trattasse di genuini ripensamenti, espressione di uno sforzo di chiarezza nell'approfondimento mnemonico, ovvero dell'adeguamento puro e semplice della propria versione, a fronte dell'emergere di contestazioni e di risultanze processuali, da far quadrare con essa." Bella. Si pensa che i Giudici siano astratti dalla realtà. Eh, no. Questa è scuola, qui insegnano come si ragiona. E come si ragione al più alto grado, come si ragiona quando si giudica. E certo che uno - la memoria già di per sé è fallace, no - e certo che uno si può contraddire, e certamente che uno può entrare in contraddizione, specialmente quando arrivano tutti questi "dottori Sottili" che gli fanno le domande e le controdomande. Però se il tuo sforzo di memoria è genuino, se tu ti correggi, semplicemente perché hai ripensato al fatto, hai detto: 'mah, mi ero dimenticato... no, ma non era così, l'avevo confuso con quell'altro'. Vi sono vari episodi, no? Questo noi lo apprezziamo. Ma se le due correzioni, per il tempo e per il modo in cui vengono operate, sono banalmente... Signori, questa banalizzazione delle dichiarazioni, banale. Il giorno prima si vien fuori che c'erano due bossoli. Il giorno dopo dice: 'no, ha sparato anche dentro'. Oppure dice: 'no, erano dietro i cadaveri, ah, mi sono sbagliato, ho detto avanti, era dietro'. Insomma... E' correlato da contestazione. Contrasta con le risultanze già conosciute da voi. Nel farvi questa correzione lui non ha detto delle cose nuove e diverse, rispetto a quello che si conosceva, si è solo adeguato... Come dice la Corte di Sezioni Unite? Per far quadrare... Bellina, eh. La famosa immagine che dicevo prima del quadro e della cornice. Lui c'ha in mano questo quadro, questo scarabocchio, insomma, 'sta crosta e in questa cornice, data, fornita e che consiste in risultanze oggettive, acquisite, queste sì, oggettive - perizie medico-legali, sopralluoghi, vari accertamenti della Polizia Scientifica - in qualche modo deve farcele entrare. Nel caso del Lotti è tutto così. E quindi si naviga dalle contraddizioni, tra quello che aveva detto nell'incidente probatorio, per esempio e quello che poi ha dichiarato al dibattimento; alle inverosimiglianze, va bene; alle palesi falsità; al ridicolo. Contraddizioni. Il ruolo di Lotti a Baccaiano. Baccaiano, 1982. All'udienza del — Il suo ruolo, no? E' la storia del palo. Dice: "Io facevo il palo." All'udienza del 27 novembre del '97... Dunque, un chiarimento preliminare, signori. Il collega che mi ha preceduto ieri, per me ha dato una splendida definizione di palo, che: palo, palo, palo, palo, poi dice il palo sta lì, il palo sta... No, il palo che cos'è? Fa il palo chi si mette in un punto strategico - punto strategico, tenete presente questo - punto strategico, per dissuadere chi passa dall'andare lì o fermarsi lì. Ovvero avvertire i complici dell'arrivo di terzi. Questa è una definizione stupenda che ha fatto il mio precedente collega, forse si è documentato, ma va tenuta presente. Perché sennò si parla ancora una volta di concetti che restano un po' sospesi, no? Questo è il palo. Quindi, il palo non è un bighellone che sta lì, un pezzo di carne che sta lì e che potrebbe anche non esserci, come quando va a finire agli Scopeti e vedremo. No, no, il palo ha un ruolo decisivo. Infatti, quando viene preso il palo, lui prende tranquillamente le stesse condanne degli altri complici. Ha un ruolo logistico il palo, attenzione. È come il timoniere, se vogliamo, il palo, eh. La nave e il timoniere: adesso stanno arrivando i flutti sulla sinistra, virare in un certo modo, cazzare il pappafico, perché c'è un'onda di vento che viene dall'altra parte. Questo è il palo. Cioè, il palo è quasi come un direttore di orchestra, se ci pensate bene. Perché ha il ruolo di dire: 'fermi ragazzi, sta arrivando qualcuno'. Nelle sue mani è la riuscita o il fallimento dell'impresa. Uno che ha il ruolo di dire: 'scappare, scappare'. Oppure: 'adesso potete'. Il palo è una delle menti di un'operazioni criminali: mettersi in un punto strategico per dissuadere chi passa dall'andare li, o fermarsi lì, ovvero avvertire i complici dell'arrivo dì terzi. Perfetto. 

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