lunedì 14 settembre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 3 marzo 1998 - Quattordicesima parte

Segue dalla tredicesima parte.
Avvocato Mazzeo: Allora, Baccaiano. Piccola premessa, io sono stato a Baccaiano, eh. E qui una nota di amarezza perché, specialmente il collega, che è arrivato prima di me, ha più volte fatto istanze istruttorie in questo senso. Questi delitti non sono avvenuti a Alessandria di D'Egitto, insomma, eppure mi pare che in un caso la Corte di Assise di Firenze si spostò ad Alessandria D'Egitto per cercare di capire, in una vicenda seguita proprio dall'avvocato Filastò. Si trattava di andare a Alessandria D'Egitto, eh. Questi sono delitti avvenuti... Baccaiano è a 15 minuti di strada. Si prende per Lastra a Signa, poi c'è una deviazione per Cerbaia. La Corte non ha ritenuto finora, ma io la reitero questa, sommessamente, questa istanza. E perché? Per amore della verità. Perché anche le foto non sono sufficienti; anche quelle immagini, quei video, assolutamente. Io sono stato anche agli Scopeti, per esempio, è completamente diverso. Nelle immagini, per esempio, gli Scopeti sembrano uno spiazzo enorme. È piccolissimo. C'è una stradina corta. Poi Baccaiano è clamoroso e ve lo dirò dopo avervi detto le dichiarazioni del Lotti. Cioè, a fini della ricerca della... lo dico sommessamente. Fatelo, se ritenete, anche di vostra iniziativa. Lo dico anche ai Giudici popolari. Non costa niente. Certe dichiarazioni del Lotti, che sembrano innocue, se poi vanno raffrontate con un esame visivo... Perché il processo è questo poi, è ricostruzione storica. Quindi, diciamo, l'errore nel processo direi che è funzionale al processo stesso, non c'è niente di più tremendo che ricostruire storicamente, bisogna fidarsi dei sensi. E cosa c'è di più fallace dei sensi? Non voglio mica fare della filosofia, ma insomma, lo sappiamo tutti. Che fatica è ricostruire storicamente? Se uno non va sul posto? A Baccaiano si va facilmente: si prende la via Pisana, Ponte a Greve, Lastra a Signa, da Lastra a Signa si gira a sinistra per Cerbaia. Bellissimo paesaggio che fa un contrasto terribile poi con quelle croci. E dopo Cerbaia si arriva a Baccaiano. Quando si arriva a Baccaiano, passato questo centro abitato, che è piccolissimo, si gira a sinistra, c'è un dirizzone, come si dice, un rettilineo che porta a Certaldo. A metà di questo rettilineo, che sarà lungo almeno tre chilometri -proprio tre chilometri di visuale - dall'inizio del bivio, dopo Baccaiano, fino alla prima curva. Diciamo due, va, non ci allarghiamo troppo, due chilometri. Sul lato destro, per chi viene da Baccaiano, c'è questa croce. Ecco, il resto ve lo dico dopo. Lui, il Lotti dice: 'che ha fatto a Baccaiano?' Dice: 'io ho fatto il palo'. Dice: "Mettersi in un punto strategico, per dissuadere chi passa dall'andare lì o fermarsi, ovvero avvertire i complici dell'arrivo di terzi." Allora, udienza 27 novembre '97, fascicolo 53. Lotti: "Mah, io a qui' punto lì non feci nulla. Mah, mi chiedevano di star lì, fermo." Ancora Lotti pagina 35: "Pe' sta' lì a guardare se un veniva macchine." E qui comincia a precisarsi il palo: pe' stare lì a guardare se un veniva macchine. All'udienza del 3 dicembre, fascicolo 57. Lotti... Sempre la solita domanda: "Ma insomma, lei lì che ci faceva? Due macchine..." Dice: "Mah, se passava qualche macchina. Io sono..." - se passava qualche macchina - "Io sono stato lì, a me un m'hanno detto nulla. Gli stavo lì fermo. No, a me un m'hanno detto nulla." Pagina 52. Udienza 5 dicembre, fascicolo 61. Lotti: "Mah..." La risposta sempre alla solita domanda: "Ma insomma, che doveva fare lì?" "Mah, di sta' lì per... che un venisse macchine." Cioè, lui aveva a Baccaiano, su quel rettilineo, va bene, alla metà dì quel rettilineo, il compito di vedere che non venisse macchine "che un si fermasse macchine." Lui doveva, cioè, essere un deterrente per le macchine che passavano, per non farle fermare. Io gli chiedo: "E se le macchine passavano?" "Lotti: E che dovevo fare? Boh. " - e qui dice la verità, eh - "Le vedevano anche loro le macchine. L'è una strada di coso." Spezzare una lancia a favore del Lotti: questa è vera. "L'è una strada di coso." Cioè, è una strada di grande transito, larga otto metri, a doppio senso di marcia, rettilinea, senza dossi, in cui le macchine vanno tranquillamente a 80, 100, 120 all'ora, in cui il sottoscritto, per fermarsi e andare a vedere quella croce, ha dovuto la propria macchina - che non è un vagone - lasciarla con le due ruote di sinistra sull'asfalto. Ora, voi provate a immaginare la macchina del Pacciani... Dunque, c'è la macchina di questi poveri ragazzi. Che, anche lì, chiamarla piazzola è completamente improprio. Non è la piazzola degli Scopeti, Baccaiano. Non ce n'è piazzole lì, eh, Signori. Lungo questo rettilineo c'è la banchina, c'è un leggero slargo della strada. Infatti, se vedete le fotografie, la macchina non è messa neanche parallela alla strada, perché le due ruote di quella povera macchina avrebbero dovuto essere - le ruote sinistre - sull'asfalto. È stata messa col muso verso il fiume. Che c'ha un nome classico, non mi ricordo il nome.  
Avvocato Filastò: (voce fuori microfono) Virginio si chiama. 
Avvocato Mazzeo: Virginio. 
Avvocato Filastò: Non è un fiume, è un torrente.
Avvocato Mazzeo: È un torrente. È stata messa col muso verso il fiume proprio perché solo in questo modo si poteva forse immaginarsi un po' di intimità. Ma tenete presente questo: non era un caso che quei ragazzi, in quel momento di grande allarme, di psicosi collettiva nei confronti del "mostro", che aveva già ucciso due volte nell'81. Finalmente si sapeva che era un "mostro". Siamo nell'82. Perché uno si immagina questi luoghi come se fossero posti sperduti in mezzo alla boscaglia. No, niente di tutto... Non si riceve mai questa sensazione andando sul posto. Poi a Baccaiano è addirittura, clamorosamente opposta la sensazione. Questi ragazzi avevano paura. E preferivano arrivare ad un minimo di intimità in un posto frequentatissimo da macchine che svettavano in su e in giù, proprio perché questo, in qualche modo, gli dava un minimo di serenità con riferimento a quel pericolo. Quindi, provate ad immaginare il senso di onnipotenza di questa persona. Che ha agito - e questo argomento poi lo svilupperà il collega, ovviamente - perché spiega benissimo che le cose non sono andate come dice l'accusa. Proprio questo aspetto. Io mi limito a dire che questa storia del palo, proprio, guardate, non ha né capo e né coda. Non ha mamma. Perché, vogliamo divertirci ancora una volta, poi scatta il meccanismo, diciamo, di giocare, no? Cioè, di sospendere il lavoro mentale e dire: mah, lo avranno messo a fare il palo, perché forse volevano eliminarlo... Eh, uno lo mette lì, sulla strada, su un dirizzone, con le macchine che arrivano a 100 all'ora, di notte. Volevano eliminare il Lotti: via, via. Lo volevano eliminare; quello era il modo migliore. Non c'entra un palo, lì. Un palo non serve a niente lì, non serve a niente un palo lì. Perché le macchine... Era un giorno di festa di paese, anche tra l'altro, d'estate. Passano, sfrecciano, voom, voom... Fari che si incrociano, no? E lui dice: "Io ero lì perché un si fermassero macchine lì, in questo punto lì." Non è vero. Questa non è una contraddizione o verosimiglianza. Se qualcuno di voi si prese la cura, per rispetto della sua coscienza, di andare su quel posto a vedere, lo capisce da sé che qui lui sta dicendo una enorme, gigantesca castroneria. Lotti: "Non lo so mica icché facevo io." Ha ragione, proprio lì ce lo hanno voluto mettere. L'avvocato dice: 'ma tu bisogna che tu parli anche dell'82'. 'E parliamo dell'82, ma io non so nulla. Un lo so icché ci facevo lì, io'. Un palo, non lo poteva fare. O era lui il "mostro" ed era andato lì per uccidere, o sennò il palo non ce lo poteva fare lì. "Un lo so mica icché facevo io. Io ero fermo lì... Icché facevo?", domanda bellissima, questa. Risponde alla domanda con una domanda. "O non l'ho detto innanzi", pagina 120. Udienza del 05/12, fascicolo 61. "O non l'ho detto innanzi? Per avvertirli se passava qualche macchina, che si fermasse." E che avvertiva, lì? Andate sul posto e vi rendete conto che questa è la prima delle falsità. Proprio clamorosa. Palo, lì, non c'entra. Io posso capire un palo a Scopeti; c'è una via, va bene? poi c'è un inizio di uno stradello di 20-30 metri e c'è la piazzola. Allora, alla base dello stradello ci può essere un palo. Perché magari una coppia che voglia, a sua volta, andare lassù, lo prende come deterrente. Ma lì non è una situazione di questo tipo, non c'è uno stradello che porta in nessun luogo. Lì c'è un margine di strada in cui le macchine passano a 100 all'ora. Che ci fa il palo, lì? Volevano eliminarlo, secondo me lo volevano eliminare, guarda. Seguendo questa logica aberrante che scade nel ridicolo, che lo supera. Lo abbiamo detto prima, non ce lo dimentichiamo che così è il ridicolo, eh. È questa l'ipotesi, è lina inversione del senso comune, eh. Restare a contatto con le cose e con gli uomini, vedere soltanto ciò che è, pensare soltanto a ciò che è coerente, esige uno sforzo di interrotta dimensione intellettuale. Il buonsenso è proprio questo sforzo, è un lavoro. Se vogliamo lavorare, andiamo sul posto, andiamo a vedere che lì non poteva fare nulla lui; se invece vogliamo divertirci... Scusate, andiamo avanti. Sempre su Baccaiano: i fari della macchina colpiti da pistola. È evidente che fu sparato, che l'autore sparò ai fari della macchina. Ci sono proprio i vetri rotti, no?, eccetera. E il Lotti dice, nell'incidente probatorio, volume II pagina 4: "Al vetro della macchina, sparò. Non ai fari." Mah, lui ci dice non ha sparato ai farti. Cioè, questo è un dettaglio. Però è proprio convinto, perché insiste e dice, all'udienza dibattimentale del 3 dicembre, fascicolo 57: "I fari della macchina mi pareano spenti." Mettiamola come contraddizione, questa, no, come palese falsità. Però, voglio dire: insomma, uno che si trova in un posto buio, con i fari della macchina che sicuramente sono stati colpiti dai proiettili. E se sono stati colpiti dal proiettile, è perché erano accesi, sennò che motivo c'era? Ti pare che uno che va lì per fare quello che deve fare, si diverte a fare il tiro a bersaglio coi fari della macchina? Ci sarà uno scopo se ha sparato ai fari della macchina. Lo scopo era togliere la luce. Lui è così categorico a dire: 'no, no, spenti. Per carità!' Mah! 

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