Quella che segue è una sintesi dell'udienza del 21 maggio 1999 relativa al Processo d'appello per i delitti del "mostro di Firenze" davanti alla prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Firenze.
Segue dalla parte 2 del 21 maggio 1999
Avvocato Bagattini: L'identikit. L'identikit per molto tempo, insieme al possesso della 131 che abbiamo visto essere avvenuta due anni dopo rispetto al 1985, è stato considerato un formidabile riscontro a determinate dichiarazioni indizianti che non sappiamo, abbiamo visto quali fossero, non voglio scendere nelle sensazioni soggettive, taluno potrà considerare che quell'identikit possa assomigliare per certe caratteristiche all'effige del Faggi e altri no ma ciò che conta è il dato che immediatamente offre il processo. Le persone che fecero sì che l'identikit potesse essere redatto, Parisi e Tozzini, non lo riconoscono, notano delle somiglianze ma di fronte all'effige del Faggi non lo riconoscono e allora cosa conta? Cosa vale basarsi sulla soggettiva sensazione di somiglianza o non somiglianza quando le persone che videro l'uomo a bordo di quell'auto affermano di non riconoscere Giovanni Faggi? Anche qui ometto le letture perchè sono assolutamente note queste circostanze e farebbero nient'altro che far perdere tempo. Si diceva delle auto, fin'ora l'indagine, assolutamente importante per la posizione del Faggi, così come del resto e ne abbiamo avuto prova anche in questa riapertura di dibattimento nei confronti degli altri imputati, l'uomo era alla guida di un auto rossa, di un auto sicuramente rossa, sicuramente sportiva, c'è qualche dubbio sul tipo, sulla marca ma francamente non interessa e allora lo ricordava lo stesso consigliere relatore che non poteva che essere così, prima le indagini, il dibattimento e poi ha dato direi una prova positiva che Faggi nella sua esistenza, nella sua carriera automobilistica, mai ha posseduto nè auto sportive nè auto rosse e sotto questo profilo mi sembra che la sentenza sia stata anche ingenerosa nei confronti del lavoro svolto da parte della difesa perchè se è vero che abbiamo portato alcuni testimoni che facevano parte dell'entourage familiare del Faggi, che non poteva essere così, le figlie, così come il genero, quel Fazzini meccanico che ha curato in molte circostanze i passaggi di proprietà delle auto del Faggi, che hanno confermato che costui mai ebbe un auto ne rossa nè sportiva. E' altrettanto vero che vi è un Pisi Ennio, mai rammentato dalla sentenza di primo grado, che pure assolve il Faggi, persona estranea, vicino di casa, ma d'altro canto se si porta un testimone che debba riferire in ordine alle auto non si può che portare qualcuno che quantomeno stia vicino di casa perchè se si porta una persona che non lo conosce evidentemente si fa un lavoro totalmente vuoto. Ebbene, costui, Pisi Ennio, sentito lungamente a dibattimento, che abitava di fronte alla casa di Faggi, le cui finestre davano sul cortile sul quale affacciava poi il garage del Faggi, ha ribadito con toni assolutamente convincenti, che costui mai ebbe a possedere una auto grossa, ovvero una auto sportiva ma come accennavo il dibattimento ha consentito di dare una prova in più e ciò a dire che laddove si è data la prova del non possesso, della non disponibilità di un auto rossa e sportiva si è dato altresì la prova che in quel periodo ottobre/novembre 1981, Faggi avesse un'altra auto assolutamente incompatibile con quelle caratteristiche sportive, ovvero rossa e quel teste Felli, citato in relazione al famigerato viaggio in abruzzo, il quale, in relazione al viaggio, a questo punto interessa poco stabilire se fu a ottobre, se fu a novembre ma certamente nel 1981, riferisce che in quel periodo aveva una Opel Record, se non ricordo male, 2300, giallina diesel. Quindi la pur fervente attività d'indagine non ha consentito di appurare neppure sotto il profilo del semplice sospetto della semplice possibilità che Faggi avesse mai posseduto un auto con quelle caratteristiche ed è curioso rilevare cha a proposito di auto, laddove per Faggi si è verificata questa eccezionale situazione e cioè non verifica del possesso di queste auto, per quello che riguarda altri imputati le auto si sono cercate e le si sono trovate. Laddove determinati protagonisti di questo procedimento hanno per esempio attribuito ad un Pacciani una Fiesta bianchina, la Fiesta bianchina è stata trovata, una 128 bordeaux è stata trovata, un 124 celestino è stato trovato, l'auto rossa e sportiva al Faggi non è stata trovata perchè egli mai ebbe il possesso o la disponibilità di una auto di questo genere. Il discorso può proseguire, vi assicuro che è sostanzialmente alla fine,,signori giudici, ma anche seguendo il discorso nebuloso che francamente non sappiamo quale completamente sia del Lotti noi che cosa avremmo dovuto avere? Avremmo dovuto avere una teoria di due auto, un auto che comanda il gruppo guidato dal Faggi che conduce l'auto guidata verosimilmente dal Paccia con a bordo il Lotti che conduce questa seconda auto alla casa del Faggi perchè lì potessero lavarsi le mani. E' un dato anche questo, assolutamente inequivoco e certo del processo che una teoria di questo genere, una sequenza di due auto, una che segue l'altra non si riscontra, perchè gli attentissimi testi Parisi e Tozzini, tanto attenti da consentire la formulazuione e la esecuzione di quell'identikit, parlano di un'unica auto e allora se il racconto di Lotti è nel senso valorizzato dagli originari atti d'impulso processuale nei confronti del Faggi, c'è qualcosa che non torna, c'è qualche cosa ancora una volta, singolarmente distonico e diverso rispetto per esempio a quello che riferiscono i coniugi Caini, difensori di Vanni sbalordiranno questo dato, comunque sia i coniugi Caini, così come la signora Mariagrazia Frigo vedono due auto per l'appunto, una che comanda il gruppo, l'altra che segue e a maggior ragione avrebbe dovuto esserci due auto, una dietro l'altra, uno che segue l'altra in relazione a Calenzano se fosse stato vero che la prima doveva condurre la seconda in una determinata direzione, evidentemente non conosciuta, scarsamente conosciuta, da parte degli occupanti della seconda. Ma questo tipo di argomentare ci porta a ritenere, ai limiti della follia, anche la scelta del percorso; abbiamo visto che l'auto non è quella del Faggi, l'autista non è il Faggi, sicuramente nulla c'entra con ciò che in qualche modo deve aver detto o può aver detto il Lotti perchè non c'è la seconda auto; il percorso prescelto e cioè nell'ottica raffinata che doveva essere di questi autori di reati efferatissimi che sono rimasti comunque impuniti, non scoperti e non individuati nel corso di un quarto di secolo, come qualche collega che mi ha preceduto ha ricordato, sono così stolti e ingenui che si recherebbero a casa del Faggi, che come il maresciallo Salvini ricordava e come voi potrete apprezzare dalla planimetria della cittadina di Calenzano che è in atti, si trova a circa 50 metri da una casa del popolo, sostanzialmente in pieno centro abitato di Calenzano e, meraviglia delle meraviglie, a non più di qualche decina di metri dalla caserma dei carabinieri, per non dire poi della ulteriore sciocchezza che costoro avrebbero dovuto commettere per la circostanza di non allontanarsi immediatamente dal luogo di esecuzione, come si conviene a un singolo autore a un gruppo di persone che in maniera così raffinata avevano preparato ed eseguito i reati. Un'ultima considerazione, signori giudici, è quella che come ricordava Sigfrido Fenies indusse il Pubblico Ministero a cambiare, modificare le sue conclusioni nel giudizio di primo grado, peraltro in maniera assolutamente incoerente, perchè la coerenza avrebbe dovuto appunto richiedere che nell'atto di appello si facesse riferimento a quello che il Pubblico Ministero chiamò un alibi non soltanto mancato ma addirittura falso e a questo proposito, meglio di quanto potrebbe fare questo difensore, io credo che sia opportuno riportarsi integralmente a quanto recita la sentenza a pag. 217. D'altra parte se il Faggi avesse voluto con quella annotazione crearsi davvero un alibi, non solo lo avrebbe dichiarato subito in maniera chiara e precisa ed abbiamo visto invece che egli mai fece presente una cosa di questo genere, neppure ai suoi difensori che lo vennero a sapere quasi alla fine del dibattimento, ma avrebbe anche fatto in modo che l'annotazione sull'agenda corrispondesse alle sue dichiarazioni e comprendesse quindi anche la notte del delitto, invece per il giorno 22 ottobre risulta addirittura annotato il "ritorno da Celano", segno evidente che la predetta annotazione non era in relazione al duplice omicidio, tanto più che non garantiva lontananza da Calenzano per quella notte, stante la durata del viaggio, via autostrada al massimo di 4 ore, non vi è stato quindi alcun alibi o falso alibi da parte del Faggi non essendo la predetta annotazione, per i giorni 21 e 22 ottobre, in collegamento logico col duplice omicidio. Se si considera inoltre che prive di qualsiasi significato malizioso deve essere attrivuito al fatto che questa agenda fu ritrovata nello studio del Faggi, piuttosto che nella cantina, perchè nello studio del Faggi vi erano altre 4/5 o 6 agende, così come al fatto che costui avesse una doppia agenda per il 1981, perchè le agende sono tutte sequestrate e se volete le potrete rivedere, sono doppie almeno per il 50/60% degli anni, allora io ritengo che in questa situazione e chiarito una volta per tutte che la "bella girata a Travalle" non c'entra assolutamente nulla visto che fu fatta non in prossimità del giorno e dell'epoca dell'omicidio ma nel lunedì di pasquetta del 1981, io credo che il panorama indiziario a carico del Faggi sia totalmente coerente sicchè la sentenza di primo grado meriti di essere assolutamente confermata. Vi ringrazio.
Presidente: Grazie a lei.
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