Dal 27 ottobre 1993 al 21 marzo 1994 era stato rinchiuso nel carcere di Sollicciano in una cella adiacente a quella di Pietro Pacciani. Agli inquirenti il 28 febbraio 1997 raccontò: "una sera il Pacciani, convinto della mia prossima scarcerazione, disse testualmente: sei disposto a fare un lavoretto per me? Aggiunse inoltre: perchè quello non è riuscito a fare niente, ti pago bene (...) mi chiese testualmente, a proposito del discorso fattomi la sera precedente: Ammazzeresti una coppia per me? Ti do cinquanta milioni (...) Rimanemmo d'accordo quindi che, una volta uscito io dovevo mandargli una lettera in cui gli dicevo che ero il siciliano e gli indicavo un recapito di un bar, l'utenza telefonica dello stesso e l'orario in cui sarei stato rintracciabile a quell'utenza. A quel punto il Pacciani mi avrebbe fatto sapere il luogo dove avrei trovato la coppia da uccidere, fornendomi anche una pistola calibro 22 e i milioni pattuiti (...) Gli feci osservare inoltre che la pistola che mi avrebbe fornito sicuramente era arrugginita o inutilizzabile, ma lo stesso mi disse che la pistola era ben conservata e oliata, nascosta in un luogo vicino a casa sua. Mi disse inoltre di portare un coltello in quanto, oltre ad uccidere la coppia, avrei dovuto anche effettuare sui corpi dei tagli di cui mi avrebbe spiegato successivamente. E infine, una settimana dopo il nostro accordo, ricordandomi sempre quello che avevamo pattuito, mi disse espressamente: Quel postino lo devo schiacciare". Nell'udienza dell'11 novembre 1997 ritrattò quanto dichiarato.Giuseppe Fazzina
Dal 27 ottobre 1993 al 21 marzo 1994 era stato rinchiuso nel carcere di Sollicciano in una cella adiacente a quella di Pietro Pacciani. Agli inquirenti il 28 febbraio 1997 raccontò: "una sera il Pacciani, convinto della mia prossima scarcerazione, disse testualmente: sei disposto a fare un lavoretto per me? Aggiunse inoltre: perchè quello non è riuscito a fare niente, ti pago bene (...) mi chiese testualmente, a proposito del discorso fattomi la sera precedente: Ammazzeresti una coppia per me? Ti do cinquanta milioni (...) Rimanemmo d'accordo quindi che, una volta uscito io dovevo mandargli una lettera in cui gli dicevo che ero il siciliano e gli indicavo un recapito di un bar, l'utenza telefonica dello stesso e l'orario in cui sarei stato rintracciabile a quell'utenza. A quel punto il Pacciani mi avrebbe fatto sapere il luogo dove avrei trovato la coppia da uccidere, fornendomi anche una pistola calibro 22 e i milioni pattuiti (...) Gli feci osservare inoltre che la pistola che mi avrebbe fornito sicuramente era arrugginita o inutilizzabile, ma lo stesso mi disse che la pistola era ben conservata e oliata, nascosta in un luogo vicino a casa sua. Mi disse inoltre di portare un coltello in quanto, oltre ad uccidere la coppia, avrei dovuto anche effettuare sui corpi dei tagli di cui mi avrebbe spiegato successivamente. E infine, una settimana dopo il nostro accordo, ricordandomi sempre quello che avevamo pattuito, mi disse espressamente: Quel postino lo devo schiacciare". Nell'udienza dell'11 novembre 1997 ritrattò quanto dichiarato.
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