"RIFERIMENTO DI NATALE riguaRDO
LO ZIO PIETO.
Che avesti FATO il nome doppo
SCONTATA LA PENA.
COME RisulTA DA ESAME Ballistico
dei colpi sparati."
Su di un lato del foglietto c'era lo schizzo di una maglia e dei numeri, sull'altro il numero di telefono del parroco che gestisce la casa dove era ospitato Stefano Mele. In calce al biglietto il nome di una tipografia di Mantova. Il giudice istruttore, il 25 gennaio, ordinò una perquisizione presso le abitazioni di Giovanni Mele e Piero Mucciarini. In casa di quest'ultimo non fu trovato niente di significativo. Nella Fiat 128 di Giovanni Mele, furono trovati un flacone di solvente, un agendina con dentro un pelo pubico ed una cartina delle colline fiorentine sulla quale era stata evidenziata una zona. Nel bagagliaio, sotto la ruota di scorta furono trovati dei piccoli coltelli e all'interno del portafogli una lama di bisturi. Giovanni Mele si giustificò dicendo che le lame le usava per intagliare il sughero e che la zona circoscritta sulla piantina indicava una fungaia che aveva scoperto. Pochi giorni prima della perquisizione, il 21 gennaio, si era presentata presso la caserma dei carabinieri di Scandicci, Iolanda Libbra, ex-amante di Giovanni Mele, che aveva dichiarato che il Mele amava congiungersi in un vecchio cimitero e che frequentemente le aveva illustrato a parole la tecnica dell'incaprettamento. La signora riferì inoltre che il Mele deteneva nel bagagliaio dell'auto corde e coltelli di grosse dimensioni. Il magistrato Rotella su richiesta del sostituto procuratore Adolfo Izzo, spiccò i mandati di cattura per Giovanni Mele e Piero Mucciarini che furono arrestati il 26 gennaio 1984, imputati di concorso in omicidio e indiziati per i delitti avvenuti dal 1974 al 1983. Il 15 agosto 1984 il giudice istruttore Mario Rotella respinse l'istanza di scarcerazione presentata dai difensori di Giovanni Mele e Piero Mucciarini, dopo che il "mostro di Firenze" era tornato a colpire a Vicchio di Mugello. Giovanni Mele, detenuto a Volterra, fu scarcerato su ordinanaza del Tribunale della Libertà il 2 ottobre del 1984. Il 13 dicembre 1989, Rotella, chiuse definitivamente la sua istruttoria, con una sentenza-ordinanza di 162 pagine in cui si dichiarava non doversi procedere "per non aver commesso il fatto" nei confronti di Francesco Vinci, Giovanni Mele, Piero Mucciarini e Salvatore Vinci.
Rif.1 - La leggenda del Vampa pag.202
Rif.2 - Il mostro di Firenze - Il thriller infinito pag.65
Rif.1 - La leggenda del Vampa pag.202
Rif.2 - Il mostro di Firenze - Il thriller infinito pag.65
4 commenti:
"quando andò in pensione e tornò a stare in Via Manzoni a Scandicci presso una abitazione che possedeva assieme alla sorella Maria"
Quindi, se non ho capito male, la famiglia Mele era composta da:
1) Palmerio (padre)
2) Pietrina (madre)
3) Antonietta (figlia)
4) Giovanni (figlio)
5) Stefano (figlio)
6) Maria (figlia).
Giusto?
Esatto.
Ciao
Flanz
Ciao, se posso ti suggerisco una minima correzione: l'azienda di Castiglione delle Stiviere presso cui ha lavorato Giovanni Mele è la Gubela (ww.gubela.it) e non la Gumela. Solo un piccolo errore ortografico che non fa perdere valore al tuo lavoro! Un saluto
Grazie!
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