
Nacque il 20 luglio 1924 a Castelnuovo Berardenga. Negli anni '50 si trasferì a Firenze e si sposò con
Antonietta Mele, da cui ebbe due figlie,
Lia e Daniela.
Stefano Mele, nel gennaio del 1984, dopo aver scontato 14 anni di reclusione puntò il dito contro parenti e amici:
"Mio fratello e mio cognato - disse allora al giudice istruttore - nel 1968 parteciparono all' assassinio di mia moglie Barbara e del suo amante, Antonio Lo Bianco". Il giudice istruttore Mario Rotella, subentrato a
Vincenzo Tricomi, su richiesta del sostituto procuratore
Adolfo Izzo, spiccò i mandati di cattura per
Giovanni Mele e Piero Mucciarini che furono arrestati il 26 gennaio 1984, imputati di concorso in omicidio e indiziati per i delitti avvenuti dal 1974 al 1983. Secondo il testo "Dolci colline di sangue", la sera del duplice omicidio, Piero Mucciarini
"chiese e ottenne un turno di riposo". Secondo un articolo de "La Repubblica"
"egli era al lavoro nel forno Buti di via del Roncocorto a Scandicci". Il 15 agosto 1984 il giudice istruttore Mario Rotella respinse l'istanza di scarcerazione presentata dai difensori di Giovanni Mele e Piero Mucciarini, dopo che il "mostro di Firenze" era tornato a colpire a Vicchio di Mugello. Piero Mucciarini, detenuto a Siena, fu scarcerato su ordinanaza del Tribunale della Libertà il 2 ottobre del 1984. Il 13 dicembre 1989, Rotella, chiuse definitivamente la sua istruttoria, con una sentenza-ordinanza di 162 pagine in cui si dichiarava non doversi procedere
"per non aver commesso il fatto" nei confronti di
Francesco Vinci, Giovanni Mele, Piero Mucciarini e
Salvatore Vinci.
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