giovedì 21 gennaio 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 10 marzo 1998 - Settima parte

Segue dalla sesta parte.
Avvocato Filastò: Dice: "Quindi portai in avanti, cioè verso il volante, il sedile di guida." Gli contesta il Pubblico Ministero. E il Gargalini dice: "Ma per tirarlo fuori, scusi" - dice - "non per accertarmi della causa della persona, non per accertarmi se la persona, quell'altra, era viva o morta." "Vuol dire dopo, per poter lavorare, per tirarlo fuori?" "Sì, ha ragione, dopo l'ho reclinato." Certo, è ovvio che è andata così. E qui poi si scatena, fino a arrivare così, a una discussione addirittura col Presidente. Il Pubblico Ministero dice: "Come fa a reclinarglielo sopra?" Reclinarglielo sopra? Spostato un po'. "Dobbiamo renderci conto, ha capito..." Allora, poi alla fine, dopo tutta questa bagarre che dura per diverse pagine del verbale, e non è una lettura molto gradevole da fare, per dir la verità, per chi fa il mio mestiere, almeno. E mi ci sono messo anch'io a complicare le cose, in qualche modo, con degli interventi... Benissimo. In dibattimento c'è dei momenti di questo genere qui e non giova molto all'accertamento... Per fortuna, però, qui noi abbiamo un testimone che è uno che proprio, non c'è niente da fare, vero, le cose che lui ha visto e che ha constatato, lui ci tiene, perché è una persona per bene, sicura. E alla fine lui, a pagina 106, dice: "Io sono salito sul sedile." Allora, a questo punto, a sinistra, così, in questo modo. "Non arrivando a fare quello che dovevo fare, ho dovuto fare questa manovra, spostando un po' questo schienale. Poi, quando ci siamo resi conto che questa persona dava dei segni di vita" - il Mainardi - "allora mi sono precipitato in terra, ho alzato il sedile" - dice - "e si è tirato fuori." Va bene? Lo volete più chiaro di così, il testimone? Finalmente? Dopodiché, dice: "Ma, guardi, lei prima ha detto che è entrato da destra." "Sì" - dice lui - "all'inizio sono entrato da destra e ho constatato che la donna era morta. E ho accertato di questa donna che lì per lì non dava nessun segno di vita." L'avvocato Colao vuol sapere se la destra è lo sportello del passeggero o del guidatore. Si vede che a lui gli risulta oscura la situazione. E questo gli risponde: "Dalla parte del passeggero", si capisce. A destra, vero. "Sono salito su questo sedile." Eccetera e va bene. Dice: "Sì, sì, va bene, va bene. Allora si tira fuori lui... Ecco, allora sono sceso, si è tirato su il sedile, si è tirato fuori e si è portato via. E poi noi siamo andati via." Ecco. Che passione, come si dice in Toscana! Poi c'è la forzatura dello sportello; parla della forzatura dello sportello. Insomma... A proposito dell'Allegranti, che a sentire il Pubblico Ministero non dovrebbe aver fatto niente in questa operazione di soccorso, il teste Gargalini dice, gli si chiede chi sono gli altri che hanno lavorato, eccetera: "Gli altri ragazzi erano con noi; gli altri due ragazzi erano con noi." Infatti erano quattro: lui, due ragazzi e l’Allegranti. "Poi anche l'Allegranti naturalmente, perché aveva tirato fuori la lettiga. Ci ha aiutato anche lui." Il Presidente dice: "Ah, vi ha aiutato anche lui?" "Eh, dopo sì." Che l'Allegranti poi, che è una persona anziana, di una certa esperienza, abbia voluto sincerarsene anche lui delle condizioni di quella ragazza, caso mai, l'altro avesse visto sbagliato, che fosse invece vivente anche lei. Sono tutti lì, sono tutti lì. I ragazzi, quelli giovani, stanno un po' più in disparte. Ma i due, quelli più anziani, sono lì a vedere quello che succede, a prestare i primi soccorsi. Forse si tratterà di fare una respirazione bocca a bocca; non lo fanno, ovviamente. Ma perché si rendono conto che c' è una carotide che butta fuori sangue. E quindi si danno da fare velocemente, il più possibile, per portarlo in ospedale, per cercare di salvargli la vita. Perché è questo il loro... L'avvocato Bertini, l'avvocato Bertini – chissà che gliene importa all'avvocato Bertini - dice: "Si, ma a parte la mano, fisicamente l'Allegranti dentro la macchina c'era insieme a lei, poco prima di lei? Lo ha visto lei?" "No, questo non lo ricordo." Dice il Gargalini. Non se lo ricorda di questo. Non è che lo esclude. Dice: "Non lo ricordo." Pagina 127, verbale del 19 dicembre: "Non lo ricordo." Non se lo ricorda. Naturalmente ciascuno di loro, sia l'Allegranti che il Gargalini, per un normale effetto di normale vanità, tende evidentemente ad amplificare il proprio ruolo, a stabilire che ha fatto tutto lui. E quindi ciascuno dei due praticamente annulla l'altro. Ma questo è normale, è umano. Ma tutti e due sono intervenuti, tutti e due hanno compiuto quelle azioni, tutti e due hanno... L'avocato Bertini insiste, l'avvocato Bertini difende Lotti. Siccome Lotti deve essere stato lì, a prendersi l'imputazione, allora è giusto che insista a dire: "Forse non ho seguito bene io, non ho capito bene. Lei ha detto che è entrato dalla parte dello sportello destro del passeggero per verificare se la ragazza era morta..." "Esatto." Dice Gargalini. "Ha poi detto che ha dovuto fare quella manovra di reclinamento del sedile anteriore?" "Sì, per arrivare alla ragazza." "Alla ragazza." "Sì. " "Ora io mi domando questo, forse ho capito male io: se il ragazzo, come lei dice era dietro..." "Sì." "Dico, lei è dalla parte dietro dell'auto. Che noia le dava?" Come, "che noia le dava"? O avvocato Bertini, mi scusi, ma come "che noia le dava?" C'è il sedile, no? Il sedile, per portar via uno di dietro, il sedile dà noia. Si sposta, accidentaccio, no? Sì o no? O si deve star qui a perder tempo con le domande insulse. Grazie, Vanni. No, stia comodo, stia comodo.
Mario Vanni: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Va bene. Allora il Gargalini dice che era dietro. E siamo a due. Senonché ne arriva un'altra. Per fortuna, attraverso questo inciso introdotto da questo difensore all'interno di un processo che di questa cosa proprio non se ne voleva occupare, arriva anche il Martini Marco. Il Martini Marco è un ragazzotto, il quale… No, ora non lo è più, all'epoca era un ragazzotto, al quale, intanto, si comincia a cercare di togliergli l'età a quell'epoca. 'Quanti anni c'aveva?' 18 anni, c'aveva. È del '64, aveva 18 anni. Quindi un'età più che ragguardevole per rendersi conto delle cose. Mica il ragazzino. Perché poi svolge un compito che è anche piuttosto delicato, ci vogliono persone coscienti, no? Dice il Martini: "I giovani in macchina?" "Sì, in macchina, sì." Gli domanda il Presidente. "Sì, erano dietro i sedili, accasciati. Insomma, con la testa reclinata all'indietro." Dietro i sedili, accasciati, con la testa reclinata all'indietro. E poi dice che: "Siamo entrati in macchina, si è soccorso chi doveva, insomma, il Mainardi..." Poi è stato interrogato dai Carabinieri, solo dai Carabinieri di Montespertoli, lui è stato interrogato. Dice: "Quanti anni aveva?" "19. " "18." Dice il Pubblico Ministero. "Sì, 18..." Va bene, aveva 18 anni. Allora il Pubblico Ministero gli contesta questa dichiarazione resa a suo tempo. Dice: "La stessa, alla domanda, la stessa che le ha fatto il Presidente, se questo ragazzo era davanti o di dietro, lei ha risposto: 'non sono in grado invece di precisare l'esatta posizione del corpo del Mainardi in origine, in quanto, al momento del mio intervento, il corpo stesso era già stato spostato dal mio collega'. E oggi" - dice il Pubblico Ministero - "invece che lei, che lo ha visto sul sedile dietro. Allora?" E questo ragazzo dice: "Dopo..." - ragazzo ora non più, uomo fatto -"Dopo..." Il Pubblico Ministero insiste: "Invece di precisare l'esatta posizione del corpo del Mainardi, come mai oggi se lo ricorda così bene, se a 24 ore, dice, era già stato spostato dal suo collega?" E il testimone, secco, gli dice: "Ora glielo spiego." "Ora glielo spiego." "Dopo circa tre ore, tre ore e mezzo di interrogatorio, alla fine, a Montespertoli, dissi: 'fatemi firmare, scrivete quello che vi pare e fatemi firmare quello che vi pare'." Va bene così? "Lei ha fatto" - dice il Pubblico Ministero - "tre ore, tre ore e mezzo di interrogatorio?" Si meraviglia, perché il verbale di questo ragazzotto è corto così, siamo a mezza pagina. E il Martini dice: "Un tartassamento continuo. Eh, sennò..." "Mi scusi, ma tre ore e mezzo" - dice - "ad aspettare." Dice il Pubblico Ministero. "No, no, no." - "No", uno; "no", due; "No, tre -"Interrogato." "Loro, mi scusi, di chi sta parlando?" "Non lo so, un magistrato, una signora. Non mi ricordo chi era." Dice. "Va be', un magistrato c'era, no? Donna?" "Penso di sì, non so se era… Alla fine di tartassarmi con tante domande, alla fine..." "Ma che domande? Tarta. . . " "Tutto, praticamente tutto quello che era successo." Dice il teste Martini. "Gli dissi quello che era successo, dice: 'non è possibile'. 'Come non è possibile', gli dissi. 'Vedrà che... c'ero io, un c'era lei'. Giusto?" "Eh, certo." "Allora mi fecero anche provare. Mi ricordo mi fecero anche provare: 'ci faccia vedere come ha fatto'. Mi portarono addirittura a una macchina simile, una 127. Ora, insomma... E io gli feci vedere come feci. Dice: 'niente, non è possibile. Qui lei sta facendo falsa testimonianza'. Gli dissi: ragazzi..." - simpatico. Sta facendo falsa... - "O ragazzi", dice questo qui. "Io mi stufai e qli dissi, mi ricordo batteva a macchina, scriveva un so chi, alla fine dissi: 'sì, va be', tutto quello che tu scrivi...', io firmai e venni via. Vedrai, che tu vuoi fare?" Che bellezza stare in Toscana, però, tante volte. Che bellezza sentire questo linguaggio così... e anche così colto, per certi versi. 'Icché tu vuoi fare? Va be', vuoi mettere così? Metti che ti pare...' . "Cioè, gli dissi: scrivete pure quello..." Dice il P.M.. Cioè, gli disse: 'scrivete pure quello che vi pare a voi'?" "Sembrava... Sì, sì." "Perbacco." Dice il signor Martini. "Noi ne prendiamo atto." Dice il Pubblico Ministero, eh. "Quando ero lì all'interrogatorio c'era un continuo contestare, a diritto, a diritto, cioè mi portarono a bere fuori" - dice - "anche. Insomma, fu un continuo... veramente sennò unn'è che poi..." Il Pubblico Ministero gli ricontesta che ha detto: "Non sono in grado, invece, di precisare l'altra posizione." Io intervengo: "L'ha bell'e detto tre volte, Pubblico Ministero, questa contestazione." Infatti era tre volte che gliela faceva. "Questo" - dice il teste Martini - "l'hanno scritto loro." Il Pubblico Ministero si indispettisce della mia interruzione e mi dice: "Ma mi lascia fare, per piacere? Via, io non l'ho mai interrotto. Perché ho visto che la giornata, che non è il caso." E infatti proprio non era il caso, la giornata, eh. Metteva proprio male. 

mercoledì 20 gennaio 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 10 marzo 1998 - Sesta parte

Segue dalla quinta parte.

Avvocato Filastò: Poi, dopo aver detto che secondo lui il ragazzo era dietro, il Poggiarelli dice: "Però, dovessi dire dove era seduto il ragazzo non glielo so dire." D'altra parte la contestazione che gli fa il Presidente è una contestazione che si capisce bene da cosa deriva; da come è il verbale, si capisce perché a questo' giovanotto sono state affidate determinate parole, da quel verbale. "Avvicinandoci all'auto del passeggero abbiamo notato la ragazza sul sedile posteriore - gli contesta il Presidente di quello che disse il 21 giugno - "e solo successivamente ci siamo resi conto che sul sedile di guida era disteso. Si trovava Paolo Mainardi anche lui disteso in posizione supina." Quando? Quando si stava cominciando ad estrarlo. Questo ragazzo ha visto due fasi di questa… Non solo quella in cui inizialmente vedono lo sparo e poi vanno. Ma poi, dopo, quando si è… E c'è stato anche un momento in cui probabilmente il Mainardi stava disteso, in posizione supina, sui sedili anteriori. L'avvocato Filastò poi chiese al Poggiarelli: "Quanto vi siete soffermati a guardare questi ragazzi, a osservare la situazione?" E il Poggiarelli risponde: "Pochissimi. Si tratta di minuti, qualche minuto." Il Calamandrei dice: "Nel guardare bene, ci accorgemmo che dentro c'era una persona. E l'altro occupante, dall'altra parte, non son ben sicuro" - dice a pagina 71 -"che fosse davanti o di dietro. Mi ricordo che era molto reclinato all'indietro." Poi dice che: "Praticamente ci prese la paura a tutti. Siamo rimasti a una certa distanza, lo stavano già levando." E poi ripete: "Io non ricordo se lui fosse davanti o dietro. Molto sdraiato, molto reclinato all'indietro." Gli vien contestato: "Si vide la ragazza sul sedile di dietro e il giovane sul sedile di guida, appoggiato, riverso all'indietro." Ecco anche per cosa può essere stato ingenerato. Non voleva parlare di errore, parliamo di errore, di una verbalizzazione affrettata. "Il ragazzo si trovava in una posizione molto reclinata all'indietro", e in una posizione di questo genere qui, un po' di sbieco, può anche essere sembrato che fosse davanti. "La strada lì è buia". Presidente, posso fare una pausa di cinque minuti?
Presidente: Benissimo, cinque minuti di sospensione.

« DOPO LA SOSPENSIONE »

Presidente: Ci siamo? Prego, avvocato Filastò.
Avvocato Filastò: Grazie, Presidente. E si arriva, a questo punto, al teste Di Lorenzo Mario. Che è questo Di Lorenzo Mario? E' uno che sta nel bar dove i ragazzi sono andati a telefonare per chiamare l'ambulanza. Ha sentito questa cosa e si è affiancato a questi ragazzi e è andato anche lui sul posto a constatare quello che succede. E' una di quelle persone che, quando avvengono fatti di questa natura, subito si fanno in quattro per dare una mano, per collaborare. È quello che fa lui e, insomma, per quello che ci riguarda, dice: "E cominciano a tirarli fuori." Cominciano chi? Gli addetti dell'ambulanza. Perché lui arriva insieme a quelli dell'ambulanza. Insomma, poi ci sono momenti un po' di paura. E lui era andato là, non so, poteva aiutare qualcheduno dice. "C'era questa ragazza dalla parte destra?" "Sì. " "Aspetti. Dalla parte destra, dietro." "Ci rifletta." Dice: "Sì, era dalla parte destra, dietro. E questo ragazzo si sentiva un... dietro ai seggiolini." Dietro ai seggiolini. Quindi non c'è solo l'Allegranti, c'è anche il Di Lorenzo che lo vede dietro ai seggiolini, constata questo. "Era dietro" - poi spiega meglio a pagina 85 -"fra i seggiolini." Io gli contesto che lui aveva dichiarato che si trovava disteso con le gambe sul sedile anteriore. Lo aveva dichiarato prima, in questo modo. Di Lorenzo è un altro che, sia pure con quelle incertezze che derivano da chi non ha materialmente partecipazione alla attività di soccorso, vede il ragazzo dietro. E si arriva, a questo punto, al primo, diciamo così, "casus belli" di questa circostanza, che è il testimone Gargalini Silvano. Anche lui sentito a suo tempo. Anche lui sentito il 22 di giugno del 1982, a distanza di due giorni. Il quale dice: "Apro lo sportello..." e lui interviene. Ora, qui c'è un'apparente discrasia fra lui e l'Allegranti, perché tutti e due dicono di essere intervenuti e ciascuno indipendentemente dall'altro. Il che è possibilissimo. È possibilissimo che l'Allegranti sia intervenuto per primo e che immediatamente dopo sia intervenuto il Gargalini. Quando l'Allegranti, forse richiamato da qualcuno - come dice lui, l'Allegranti - si va a occupare di quello che è il suo lavoro, perché lui è l'autista e si deve occupare dell'ambulanza. E quindi lui poi lascia le cose agli altri e va dietro a. . . torna all'ambulanza a sistemare la lettiga. È così che lui dice, eh. È così che sono andate le cose, in una situazione di notevole concitazione. Il mio figliolo ha fatto questo lavoro, è iscritto volontario in un'associazione di questo genere; c'è andato un sacco di volte a fare operazioni di questo tipo e me l'ha raccontato come funziona, che c'è sempre una concitazione. Si va a raccogliere il suicida: insomma, son tutti lì che. . . E son ragazzi, ma bravi ragazzi, bravissimi ragazzi, perché chi sceglie di fare una cosa di questo genere, gratuitamente, è una persona più che rispettabile. Ed è una delle caratteristiche più positive del nostro ambiente, della nostra regione. La percentuale di volontari in questa attività che c'è in Toscana non c'è da nessun'altra parte d'Italia. C'è un sacco di gente che si dà da fare in questo senso. E questi ragazzi alcuni son giovanissimi. Sapremo qui, a questo dibattimento, che per alcuni di loro era il primo intervento addirittura, quello, che facevano. Perché è un'associazione questa, della Croce d'Oro, che è nata d'agosto. No, è nata non d'agosto... un poco tempo prima, ora il mese non me lo ricordo. E' nata pochissimo tempo prima, e per alcuni di questi ragazzi è il primo intervento che fanno. Quindi c'è, naturalmente, una certa concitazione. La persona più anziana del gruppo, che è per l'appunto l'Allegranti, il primo intervento lo fa lui. Poi dopo, a un certo punto, lui sa che il suo mestiere è un altro, lascia fare gli altri e va. Ed è questo punto. Che c'è di contrastante, di assurdo, di non veritiero? Il Gargalini: "Apro lo sportello al lato opposto della guida, cioè il lato destro." Questo l'ha detto chiaro. Dopo, nel prosieguo di questo dibattimento, quando si cercherà di fare la demolizione del teste Gargalini, come si cercherà di demolire il teste Allegranti. Oh, lì tutti: 'ma quale sportello? Destro in che senso?' Ma quando dice destro, si capisce che è lo sportello destro di una macchina. Dov'è lo sportello destro di una macchina? Quello opposto alla guida. Considerato che le nostre macchine hanno la guida tutte a sinistra, lo sportello destro è quello... quando si dice destra o sinistra di una macchina, si ha sempre in mente il senso di direzione della macchina. 'Destro, lei aveva detto così...'. "Entro dentro. Mi accerto che c'è due persone dentro. Che una, la donna, dietro lì, al lato destro, tasto il polso, tasto la carotide, non c'era segni di vita. Mi giro così e vedo l'altra persona accanto, che non dà segni di vita. Fo agli altri..." Che dava segni di vita. "Che dava segni di vita. Fo agli altri miei colleghi: 'portiamo via questo, perché è l'unica persona che dà dei segni di vita'. Lui era sul sedile posteriore, cioè sulla poltrona posteriore, lato guida, diciamo." "E poi" - chiede il Presidente - "che è successo?" "Niente. L'abbiamo tirato fuori, l'abbiamo caricato in ambulanza e portato all'ospedale San Giuseppe di Empoli." Poi si . comincia con le domande. Sulle contestazioni, il Presidente gli contesta che in precedenza aveva detto esattamente quello che dice ora. Non c'è proprio nulla da contestare. E la contestazione glie1'avevano già fatta all'epoca gli inquirenti, poi vedremo perché. Perché? Per quale motivo plausibile gli inquirenti possono avere in quel momento insistito perché un testimone rivedesse quella che era una sua constatazione? A un certo punto si dice, nel verbale: "Prendo atto che altri 'testi siano intervenuti, prima di chiamare i soccorsi, sia immediatamente dopo. Hanno rilevato una posizione del Mainardi completamente diversa." Cosa non vera, come abbiamo approfondito qui al dibattimento. "In particolare, questi testi hanno evidenziato che il Mainardi si trovava supino, leggermente spostato verso sinistra, sul sedile anteriore del guidatore." Questa è la contestazione che veniva fatta all'epoca. All'epoca, non ora. All'epoca, al Gargalini. "Sul sedile anteriore del guidatore e che tale sedile era disteso. Tale posizione risulta riscontrata anche dagli inquirenti al momento dell' intervento.” Questo è assurdo, non è vero nulla, perché gli inquirenti, al momento dell'intervento, il Mainardi non c'era. Era stato portato in ospedale, quindi gli inquirenti non hanno potuto constatare nessuna posizione del Mainardi. E questa è un'altra storia, un'affermazione completamente gratuita. E cosa aveva risposto all'epoca il Gargalini? Aveva risposto: "Io comunque sono assolutamente certo della versione da me fornita." E per forza. E qui, a questo dibattimento, quando gli contesto questa affermazione, cosa dice il Gargalini? Il Gargalini qui, a questo dibattimento. Prima aveva detto: "Sono assolutamente..." nell'82. Aveva detto: "Sono assolutamente certo della versione da me fornita." E qui dice: "Sì, perché l'ho tirato fuori." Più di questo cosa volete, scusate? Che cosa volete più di questo? Questo è il testimone che l'ha tirato fuori dalla macchina. Non è il testimone che è passato di lì, ha visto i vetri più o meno appannati, che si è fermato al buio, ha visto una maglietta bianca, ha avuto l'impressione che i due fossero appaiati come Marini, come ha avuto questa impressione il testimone Marini -sbagliando evidentemente - e mettendoli però uno accanto all'altro, tutti e due sul sedile anteriore. No, questo è un testimone che, aperto lo sportello, sta tirando fuori un corpo. E non solo, ma per fare questa operazione, vi dice questo testimone - e gli altri che vedremo fra poco - compie una operazione. E qual è questa operazione? Quella dello spostare verso il parabrezza, così, lo schienale di guida, e anche l'altro, dei sedili anteriori della macchina. E su questo son tutti d'accordo. Ora ditemi che un'operazione di questo genere si fa per estrarre, dal punto dove si trova, un corpo che si trova seduto davanti. Provate a scrivere nella sentenza una cosa di questo genere. Se questa operazione è stata fatta, e lo dicon tutti che è stata fatta, questo è segno che stava dietro, no? Perché altrimenti questo schienale è un ostacolo e quindi si deva fare questa operazione per trascinare questo povero corpo fuori. E qui si scatena una bagarre, vero, anche a rileggere questo verbale. "Eh, certo, l'ha tirato fuori." Dico io. Qui, a questo punto si innesta quella circostanza per cui dalle foto si vede che questo schienale è per un po ' - quello della guida - un tantino spostato così, con un'angolazione - forse così è troppo - con un'angolazione di qualche grado. La domanda a Gargalini, abbrevio, è la seguente. Dice: "Ma lei si è accorto..." perché questa è la posizione che si vede lo schienale. Vale a dire, la parte mobile dello schienale del sedile di guida è spostata un po' così. E si dice: 'ma lei... Guardi, noi si è visto le fotografie, c'è questo schienale in questo modo'. "Sì" - dice Gargalini - "l'ho spostato io così." Dice: "Per fare che?" "Per accertarmi delle condizioni di uno dei due, della ragazza." Perché lui è entrato di qua, all'inizio è entrato da questa parte e ha dovuto tentare di accertarsi - toccando la carotide, il viso, la faccia della ragazza - se questa ragazza era viva o morta. E allora, siccome questo schienale... dice l'ha un po' spostato indietro. Poi, dopo, fatta questa operazione, accertato che la ragazza era morta, per estrarre il corpo del Mainardi l'ha messo così. Dopo, successivamente, quando intervengono gli inquirenti, chissà... questo ritorna in posizione normale e risulta un po' piegato così. Ecco. E tutta questa tempesta in un bicchier d'acqua che riguarda lo schienale un po' spostato, lo risolve il Gargalini raccontando tutto questo in questo modo. 

martedì 19 gennaio 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 10 marzo 1998 - Quinta parte

Segue dalla quarta parte.

Avvocato Filastò: E qui noteranno di sfuggita la padronanza di questo individuo, la sua sicurezza, la sua capacità di dileguarsi, la preparazione anche. Perché? Ma, capitemi, voi sapete - a questo punto devo dire, voi sapete - perché almeno su questo sembrerebbe si fosse tutti d'accordo, compreso il Pubblico Ministero il quale vi propone questo straordinario scopo di lucro. Ma che lo scopo finale di questi delitti siano le escissioni, questo è un punto, le escissioni, lo strappo di questi poveri reperti da farne... lasciamo perdere, cosa se ne vuol fare, lasciamo fare. Lo scopo è sicuramente questo; da una parte e dall'alta, una parte dice per rivenderle al misterioso dottore, invece per me è per tutta un'altra ragione; tutti quegli scienziati, che ho citato ieri, dicono, esprimono pareri completamente diversi, rispetto allo scopo di queste escissioni, che si inseriscono perfettamente dentro una sindrome psicopatologica sessuale di quel tipo, sadomasochistica, sadica di quel genere, vengono portati a casa per rivivere poi dopo l'impressione, per riprovare il piacere, il godimento che si è provato in quel momento, perché quella persona è uno che sessualmente gode in quel modo lì. È tutto questo. Va be', comunque, lasciamo fare. Le escissioni, no, ma come poteva chiunque, qualsiasi persona, il più pazzo di questo mondo, come poteva immaginare di poter fare una cosa di questo genere lì? Vi ha detto l'avvocato Mazzeo: andateci a vedere. E comunque, se non volete andare a vedere, leggetevi cosa ha detto il testimone Carletti - che ci è passato prima, quando la macchina si trovava nella zona originaria, nel punto originario - siamo sulla strada, siamo su una strada trafficata, di largo consumo. Ma come fa uno a mettersi lì a far quelle cose? Passa la macchina, una qualsiasi macchina e dice: ma quello che sta facendo? Beh, allora, voglio dire, la ricostruzione che ho fatto io, che si mette lui alla guida, perché la macchina non c'è... oltretutto la sua macchina sta lontano, si mette alla guida, tranquillamente, lui e parte. Va in un posto fuori via, forse, probabilmente a fianco del posto dove ha lasciato la macchina, qualche stradetta secondaria là verso il Virginio, si mette lì, fa quello che deve fare, lascia la macchina con i ragazzi in quel modo, la ragazza forse... fa quello che deve fare. Risale sulla sua macchina e se ne va. Questo è il progetto. E se non fosse avvenuto un fatto straordinario, eccezionale, l'avrebbe anche realizzato il tipo, eh. Oppure dobbiamo pensare che la banda degli "amici di merende", che è partita dal Ponte Rotto, arriva lì, entra fine fatta, subito, trova la coppia, immediatamente uccide. Poi, va be', il ragazzo scappa, e poi dice: va be', è scappato, pazienza, si rimonta sulle automobili, Lotti sulla sua automobile rossa, quell'altro, e va be', e si ritorna a casa a ritornare a bere alla Cantinetta. Ma andiamo, ma che scherziamo, ma dove siamo? Ma come si fa a digerire panzane di questo genere, quando abbiamo di fronte, sotto gli occhi - poi lo vedremo esaminando la generica - una ricostruzione totalmente attendibile, serissima, e che non può essere sicuramente questa? Va bene. Andiamo avanti a leggere la signora Bartalesi. Sulla ipotesi di qualcuno che sposta, prima dell'arrivo dell'ambulanza, il corpo del Mainardi la Bartalesi ha già risposto. "Ma qualcuno di voi" - le chiedo - "aprì lo sportello di questa macchina?" "No, perché penso, finché un arrivò l'ambulanza non si toccò." Non la toccarono nemmeno questi ragazzi la macchina. "Non toccaste niente?" "No, noi quando si vide il foro del vetro ci si impaurì tutti. Come gli ho detto, ci si impaurì con questo foro e si scappò, in pratica." Quindi, questo andare di corsa a chiamare chi l'ambulanza e chi i Carabinieri è quasi... è una fuga, anche, rispetto ad un avvenimento che questi ragazzi hanno intuito grave, dal quale a un certo punto è bene prendere di corsa le distanze. "E noi invece si andò al bar di Baccaiano a telefonare all'ambulanza,, mentre gli altri erano andati a chiamare i Carabinieri." Il testimone Marini è forse, da questo punto di vista, quello più importante. Perché il testimone Marini... son tutti amici questi ragazzi, eh, tutti fra di loro, si conoscono tutti, e fra di loro il testimone Marini è quello che dà il via a questa falsa rappresentazione - falsa in buona fede, vero — della realtà del ragazzo che sta sul sedile anteriore. E qui si tocca con mano da che cosa è nato l'equivoco in cui è caduto lui. Probabilmente, contagiando in questo... ma contagiando per modo di dire, a mezza bocca, perché questi ragazzi poi, questa cosa, sì, nei verbali è espressa in un certo modo, con una certa affermatività, ma qui al dibattimento è venuto fuori che erano tutt'altro che sicuri. Presidente. Le domande le fa il Presidente qui, chiede: "Il giovane dalla parte..." Ecco: "E il giovane dove era?" E il Marini risponde: "Il giovane dalla parte della guida, naturalmente." "Era al posto di guida?" "Sì." "Tutti e due" - dice - "sdraiati all'interno." "Sì. C'era la sicura, mi ricordo." "E la ragazza dov'era?" "La ragazza?" "La ragazza." Dice il Presidente. "Sulla parte destra, sdraiata anche lei." "Cioè accanto al guidatore?" Chiede il Presidente. E il testimone risponde: "Accanto al guidatore, sì, senz'altro." Avete capito, ora? Questo ragazzo ha avuto l'impressione che questi due fossero tutti e due sui sedili davanti, uno accanto all'altro. Ma li ha visti l'uno accanto all'altra. Ed è questo che a noi ci interessa. In una macchina a due volumi, in quel modo, guardando dall'alto, senza aprire lo sportello, senza far la constatazione, ci si può sbagliare. Non è mica, questa, una Mercedes Benz 500 lunga da qua a laggiù, che si vede benissimo chi sta seduto davanti e chi sta seduto dietro. Questa... Eh? AW. Bagattinni: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: C'ha i vetri mezzi appannati, mi suggerisce il collega Bagattini, che francamente non saprei come fare senza di lui. 
Avvocato Bagattini: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Quindi è una situazione in cui è difficile distinguere. E questo ragazzo, in buona fede, vede queste due persone e ritiene che siano tutte e due sui sedili anteriori. Ma cos'è la cosa che a noi ci interessa? Che li vede l'uno affianco all'altro. "Erano in quella posizione lì, sdraiati per così, insomma." Anche lui ripete che, visto foro del proiettile: "Ci si impaurì" e che ovviamente sistema la sua constatazione in quella concitazione, in quella paura e in quella tensione che deriva dall'aver constatato la presenza di un delitto. Vorrei sapere a quante persone al mondo può essere successo nella vita di trovarsi a un tratto a constatare un delitto? Può capitare una volta, e per fortuna a rare persone. E queste persone, quando si trovano lì di fronte, hanno sentito gli sparì, hanno visto il proiettile, il segno del proiettile e immediatamente hanno detto: 'qui si son sparati'. Eh, insomma, provateci a immaginare che tipo di tensione. E poi il tempo, di questa constatazione, che gli ha fatto prendere questo abbaglio dì ritenere queste due persone affianco l'una all'altra, fossero entrambe sul sedile anteriore. Però non è che si muovevano e niente. "Noi" - dice - "furono attimi, non è che ci si stiede 10 minuti lì." Visto il foro del proiettile: via, fuga, di corsa a chiamare i Carabinieri e l'ambulanza. E vede il ragazzo sdraiato all'indietro. Sdraiato all'indietro, lo vede sdraiato non perché sia sdraiato all'indiètro, come vuole il Pubblico Ministero, come qualcuno ha detto si stava rivestendo. Tutte storie. Si stava rivestendo per ragioni di, come ha detto, riservatezza? È che lui è andato all'indietro, è all'indietro, con la testa sul sedile posteriore - questo lo dicon tutti - colpito, è andato all'indietro. Poi il Marini parla degli scoppiettii. Poi quelle altre cose ve le ho dette. "Qui si sono sparati." Eccetera. E vediamo il Poggiarelli Adriano. Il quale Poggiarelli Adriano è quello che arriva, se non sbaglio, insieme al Carletti. No, no, no. No, non è insieme al Carletti. È insieme al Calamandrei e guida lui la macchina del Calamandrei. Sulla posizione del Mainardi. Anche loro ci passano davanti, poi tornano indietro perché gli sembrava una cosa strana: "Siamo tornati indietro." Poi qualcuno ha detto... E il Presidente gli domanda: "E questo giovane dove era seduto?" E cosa risponde? Cominciamo a contarli, eh. Perché per ora ne abbiamo visti due che sono incerti. Una che dice, la signora Bartalesi, dice: 'io non l'ho visto perché non sono nemmeno scesa'. Poi dopo a contestazione: 'mah, sì, può darsi. Allora dissi, allora, allora sì. Se c'è scritto, la mia firma c'è'. Un altro dice davanti, però immediatamente, nel dire davanti, subito la sua affermazione è immediatamente minata, per quello che ci interessa, dalla constatazione: erano seduti l'uno affianco all'altro. Quindi, secondo il mio parere, se dobbiamo, come dire, vivere questa esperienza processuale in termini di referendum, io il voto del signor Marini lo assegnerei al sedile posteriore. Ma il signor Poggiarelli, a domanda del Presidente, dice: "Per conto mio era disteso indietro, sul seggiolino posteriore, o per lo meno la testa l'aveva sul sedile posteriore. Cioè, la sensazione è che fosse... Vedevo chiaramente questa ragazza, perché io mi affacciai dalla parte destra dell'auto." Vogliamo dargli un punto e mezzo fino a ora? Alla tesi, alla ipotesi Allegranti? Perché è così che è stata definita questa cosa. Da parte di quel banco dove non si fa che sbandierare: 'fatti oggettivi, le constatazioni; noi, fatti, fatti, non vogliamo inter... fatti, fatti'. Questa tutto a un tratto è diventata "l'ipotesi Allegranti". Un testimone viene qua, dice: 'io ho visto questa cosa. Sono andato lì, ho visto questo'. 'Ma è sicuro?' 'Sì'. E lo dice da tempo, da sempre. Continua a dire sempre la stessa cosa. Magari si sbaglierà anche, ma non possiamo parlare di "ipotesi Allegranti". Possiamo dire lo sbaglio di Allegranti caso mai. Possiamo dire l'errore, possiamo dire la farneticazione, l'abbaglio, l'allucinazione di Allegranti. Ma non l'ipotesi di Allegranti. E che gliene importa a Allegranti di un'ipotesi o di un'altra? 

lunedì 18 gennaio 2016

Ciao avvocato!

Rosario Bevacqua - 20 luglio 1932 - 17 gennaio 2016

Un'umanità davvero rara per le aule di giustizia.
Le mie condoglianze alla famiglia.
Flanz.

Processo a Pietro Pacciani
"P.M.: Andaste subito a casa?
L.N.: No ci si fermò a mangiare una pizza. Ci si fermò a mangiare una pizza… eravamo due macchine e tre amici.
(...) 
Presidente: Altre domande signori?
P.M.: Nessuna il P.M.
Presidente: Avvocato Bevacqua prego.
Avvocato Bevacqua: Senta signor N. che pizza mangiò quella sera lei?
L.N.:
Avvocato Bevacqua:  Che pizza mangiò quella sera?
L.N.: Avvocato… guardi le posso dire che sabato mangiai il lesso…
Avvocato Bevacqua:  Quella sera che pizza ha mangiato lei? E dove l’ha mangiata?
L.N.: Si… va bene oh, avvocato, non lo so che pizza ho mangiato, come fo a dirgli che pizza ho mangiato?
Avvocato Bevacqua: Ohooo e allora non lo sa, lei dice che non lo sa, giusto?"

venerdì 15 gennaio 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 10 marzo 1998 - Quarta parte

Segue dalla terza parte

Avvocato Filastò: Andiamo avanti: "All'altezza del bivio di Poppiano feci inversione di marcia per ritornare verso Baccaiano. Eravamo abbastanza impauriti, quindi non so dire, data la mia concitazione, se venissero macchine da direzione contraria." Ma noi ci interessava il momento precedente; questo siamo nel momento in cui loro si avvicinano, arrivano: "C'era la macchina del Calamandrei, seguita a breve distanza dal furgone di Luca Sieni" - altra persona - "che arriva con un'altra persona a bordo, anzi, altre due a bordo: Sieni, l'altro cugino e un'altra persona, un passeggero. Ci avvicinammo io, Stefano ed Adriano, fu così che notammo all'interno due corpi. Ed io in particolare feci caso al foro di proiettile sul parabrezza" - tant'è vero che dirà: "qui si sono sparati" - "mentre, non so se Stefano o Adriano notavano se il Mainardi era ancora vivo. Eravamo abbastanza impauriti. Posso escludere di aver avuto autovetture alle spalle e di essere stato superato." Poi vanno al bar e avvertono l'ambulanza. O si son sparati da sé - come suggerisce argutamente il Pubblico Ministero - o li ha sparati la belva, che è arrivata a piedi in quel posto, lasciando la macchina defilata altrove; perché aveva le sue buone ragioni per lasciare la macchina altrove, come abbiamo appreso dal testimone Calonaci. E così, qui non c'è macchine rosse sbiadite di Lotti; qui non c'è auto bianche di Facci ani ; qui non c ' è proprio macchine nel momento in cui il delitto avviene. E questa è la prima conclusione che vi affido e che emerge da una lettura ragionata, serena di queste carte processuali, per fortuna introdotte in questo dibattimento. E smentita più netta del signor Lotti non c'è. Doppia smentita: smentita del Lotti e smentita delle indagini. Smentita del Lotti e smentita dell'inchiesta sui "compagni di merende". Perché l'inchiesta sui "compagni di merende" o è stata condotta con la più totale disattenzione, trascurando le risultanze già esistenti, sia pure in nuce, dalle quali avrebbero potuto venire veramente e seriamente lumi sulla presenza di certe auto nel momento di una delitto, di uno dei delitti della serie, e è questa l'ipotesi che faccio: totale disattenzione. L'altra, qualche maligno potrebbe dire che queste cose si sapevano e che siccome, tutto sommato, ma qui bisogna... è un problema, eh. 
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Perché siccome si conoscevano ed erano totalmente difformi rispetto a una certa tesi, si è preferito farne a meno. Si può fare? Mah, non so io, ditemi voi se si può fare. Lo può fare l'ufficio che ai sensi dell'articolo 358 deve investigare anche sull'emergenza a difesa dell'imputato? Mah, va be'. Diciamo disattenzione, diciamo disattenzione, diciamo proprio così: non ci eravamo resi conto che c'erano quindici testimoni che erano stati lì sul posto, nella immediatezza, contemporaneamente agli spari nel corso del delitto di Baccaiano. Non ce ne eravamo accorti. E allora, scusate, se non vi accorgete di queste cose, per piacere non trascinate la gente sotto processo con una richiesta di ergastolo, eh. E poi c'è la faccenda, la storia famosa della posizione del corpo del Mainardi, che smentisce nella maniera più plateale possibile il signor Lotti, il quale si adegua a quella che è la tesi ufficiale. E qui il dibattimento è stato tormentato. E io voglio cominciare non dai testimoni che hanno detto di aver visto il corpo del Mainardi sul sedile posteriore; voglio cominciare da quelli che sarebbero più affidabili - secondo il Pubblico Ministero - e che avrebbero visto il corpo del Mainardi, si dice, sul sedile anteriore. Intanto cominciamo a fare un discorso sulla affidabilità di una constatazione. Secondo il
P.M.: "chi arriva prima, prima macina", è così? Dal punto di vista della sicurezza della prova, insomma, il testimone è arrivato sul posto, ha visto una certa cosa per primo, è quello che ci ha visto giusto, perché poi può anche darsi - mi par d'aver capito - che il corpo potrebbe essere stato spostato. Spostato da chi? Che questo povero disgraziato del Mainardi fosse in coma... Ora, va bene che c'è le ragazze che in coma strillano, come si vedrà fra poco; ma che una persona in coma riesca a trasferirsi dal sedile posteriore a quello anteriore questo mi sembra proprio che non sia possibile. Quindi, escluso lo spostamento, il privilegio che si affida ai testimoni che avrebbero visto il Mainardi seduto anteriormente, al posto di guida, sarebbe quello della priorità. Fon quello della luminosità, non quello delle condizioni in cui hanno visto, hanno assistito a una certa scena, hanno fatto determinate constatazioni; non quello della emotività più o meno grave che può averli condizionati in un eventuale avvistamento: no, della priorità. Sissignore, la Bartalesi, il fidanzato Marini, quegli altri signori che ho detto prima, il Carletti, il Sieni e tutti gli altri, arrivano prima dell'ambulanza - certo, la chiamano loro -ma arrivano e vedono una macchina sbilenca, infilata con le ruote posteriori in un fossato, in una strada buia, in condizioni di luminosità pessime, ma soprattutto questi signori, durante questo primo avvistamento, di questi signori nessuno apre gli sportelli. In una macchina a due volumi, come quella, la posizione di un corpo la si può apprezzare solamente aprendo gli sportelli e vedendo dove sta con il bacino, con il sedere, dove poggia il baricentro di questa persona. E non è possibile rendersene conto in una strada buia, in quelle condizioni di luminosità, a macchina chiusa, sbilenca, buttata là. In più, questa è la costante riferita da tutti questi testimoni, anche qui al dibattimento, queste persone, avvicinandosi, hanno visto il colpo di arma da fuoco sul parabrezza e immediatamente hanno avuto paura. Hanno avuto immediatamente la percezione di trovarsi di fronte a un delitto, che fosse un regolamento di conti o che fosse qualche altra cosa, e subito si sono fiondati chi di qua, chi di là, chi a chiamare i Carabinieri, chi ambulanza. Ma è vero questo? Corrisponde? Sì, corrisponde. Quello che vi ho detto a proposito delle constatazioni di questi testimoni è quello che è emerso nel corso di questo dibattimento. Martini... No, no, Martini è un altro, di Martini se ne parla dopo; è interessante, Martini. Bartalesi. Bartalesi dice... Il Presidente... Intanto Bartalesi comincia col dire che lei non è scesa nemmeno dalla macchina. Poi a furia di insistere dirà: 'beh, sì, se l'ho detto prima, può darsi'. Il dire prima, quello che è stato detto prima, per piacere, lasciamolo un momento da parte, perché la prova si raccoglie qui, eh. Lei ha detto, testualmente : "Mi ricordo che non scesi neppure." Il Presidente le chiede: "Ecco, io volevo sapere: lei ha avuto modo di vedere al posto di guida di quella macchina finita nel fossato chi c'era?" E la risposta è: "No, perché si vedeva, in pratica, passando, si vedeva la maglietta della ragazza." Perché dice "passando"? Perché, ricordate, loro sono passati una prima volta, sono andati in cima e poi sono tornati indietro, quando hanno detto: beh, ma questo qui è un incidente, la macchina lasciata così. Ora questa ragazza confessa di avere visto la ragazza, di aver visto qualche cosa. E dopo, pensandoci, dice: ma un momentino, io passando abbiam visto forse che c'era una persona dentro, torniamo a vedere. Non si passa così di fronte a una situazione di questo genere lavandosene le mani. I ragazzi ci ripensano e tornano indietro. "Perché si vedeva la maglietta della ragazza, perché era bianca, mi sembra; però niente, al posto di guida non si vedeva, ecco." Capito? Ha risposto così. Ma gli viene contestato questa dichiarazione : "Abbiamo quindi notato disteso sul sedile di guida." Intanto qui le viene contestata una dichiarazione in cui lei parla collettivamente, riferendosi anche al Marini. Beh, e la teste risponde: "No. No." Continua il Presidente a contestare: "... che si trovava in posizione obliqua il giovane Mainardi Paolo." "No, io mi ricordo della maglietta della ragazza, perché che non ero scesa me lo ricordo benissimo." E due. Si insiste: "Ma guardi che lei ha dichiarato d'aver..." "No." Pagina 18, verbale del 19/12/96. "No, non scesi, sicché sono convinta di non aver visto lui." "Allora, lei ricorda bene oggi o ricordava meglio allora?" "Penso di ricordare bene allora" - dice - "però mi sembra di non aver visto questo ragazzo, perché sono sicura di non essere scesa dì macchina." E siamo a tre. Poi il Pubblico Ministero esprime la sua perplessità: "Capisce, ci lascia un po' perplessi, almeno lascia perplesso me." E qui intervengo io e dico: "Senta, va bene che sia perplesso me lo immagino" - dico io - "ma lasciamo perdere le perplessità, facciamo le domande al testimone, eh." E comunque si continua a insistere per un'altra pagina di verbale: "ma lei aveva detto", "ma perché lei aveva detto", "e come mai aveva detto prima così, ora dice cosà". E lei dice: "Pubblico Ministero, io sono convinta di ricordare meglio allora, però..." P.M.: "Che ricordava meglio allora?" "Sì, però" - dice - "credo di non aver detto che io avevo visto il ragazzo." Dice. E il tono prende... "controlli la firma", "l'ha fatta lei questa firma", "e veda un po'", "e guardi". Alla fine si dice: "Si è sbagliata oggi, aveva detto bene allora." Dice il Pubblico Ministero. "Certo." Dice... Poi si parla dei colpi, anche lei, e lei che è insieme a Marini che parla di scoppiettii, lei dice: "Ecco, dei colpi." "Dei botti", dice lei... No, veramente, "dei colpi" dice lei, "dei botti" dico io, il contrario, colpi, botti. Io gli chiedo: "Rispetto al momento in cui sentiste i rumori, al momento in cui voi arrivaste dove era la macchina caduta nel fossetto, quanto tempo passò?" "Pochino." Risponde lei. "Pochi minuti?" "Penso di sì, penso di sì, perché si andava pianino. Insomma, la strada è corta, però." Dai botti all'arrivo della Bartalesi - qui siamo al dibattimento - passa "pochino" e non ci sono altre macchine lì. 

giovedì 14 gennaio 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 10 marzo 1998 - Terza parte

Segue dalla seconda parte

Avvocato Filastò: Beh, seguiamo ora il percorso e il tragitto del Poggiarelli Adriano, il quale Poggiarelli Adriano guida la macchina riconosciuta dal Carletti, di cui abbiamo parlato ora. Carletti sta andando nella direzione di Fornacette, all'andata, prima di fare l'inversione di marcia e tornare indietro, e ci ha detto che nel momento in cui si è fermato, poco prima... no, anzi, ci ha detto che poco prima del bivio di Poppiano gli è venuta incontro una macchina, si è incrociato con una macchina e lui l'ha riconosciuta la macchina: era la macchina del signor Stefano Calamandrei. Non guidata da lui, però. La macchina dello Stefano Calamandrei, di proprietà di Stefano Calamandrei, con Stefano Calamandrei a bordo, è guidata dal signor Poggiarelli Adriano, che anche lui trovate qui, eh, interrogato anche lui, questa volta solo dalla dottoressa Della Monica, il 21 giugno del 1982. Il Poggiarelli Adriano racconta: "Mi trovato a bordo dell'autovettura del mio amico Stefano Calamandrei e conducevo io la macchina. Noi venivamo da Fornacette" - va bene? Fornacette. Ecco - "e sulla destra abbiamo" - lui qui corre, eh, in questo momento del suo verbale, lui anticipa dei tempi, che poi vedremo, importanti, intermedi - "sulla destra abbiamo notato una auto 127, un po' obliqua, sulla Provinciale, con le ruote posteriori nel fosso circostante la zona." Allora, pensateci, eh, perché è l'incrocio; è l'incastro fra le dichiarazioni di questi ragazzi che conta. Siccome questa macchina di Stefano Calamandrei è incrociata dalla macchina del Carletti e il Carletti è passato in un momento in cui la macchina è ancora perpendicolare alla strada, dalla parte opposta, nel momento in cui si incrociano queste due macchine, non c'è niente da fare, è il momento in cui la macchina passa da una parte all'altra della strada, siamo lì, siamo in quegli attimi, un po' dopo, rispetto a quest'incrocio. Il tempo della sosta fatta dai due signori - dal Carletti e dalle sue amiche - per scambiarsi, per parlare, per scambiarsi il posto alla guida; avviene in quegli attimi lì questo passaggio e quindi anche gli spari. Anche il transito, l'attraversamento della macchina con i giovani da una parte, avviene in questi momenti, eh, mica otto anni dopo, eh. Ora, ora, ora, ora, in questi attimi. Tant'è vero che, dopo aver incrociato questa macchina, questa macchina che ha incrociato l'altra, siamo lì, mentre proseguendo vede già la macchina dall'altra parte. La trova già nella posizione finale. Carletti l'ha vista nella posizione di partenza, quando ancora era di là dalla strada, infilata nella piazzola; Poggiarelli, che incrocia la macchina di Carletti, vede la macchina invece nella posizione in cui è venuta a trovarsi dopo aver attraversato la strada. E le luci sono spente quando la vede il signor Poggiarelli, mi riferisco a quelli della 127. "Abbiamo avuto quasi la sensazione che si trattasse di un incidente avvenuto da tempo e che la macchina si trovasse sulla posizione perché non ancora rimossa. Ora, proseguendo verso l'incrocio con..." E quindi proseguono. Lo Stefano Calamandrei e il Poggiarelli - il Poggiarelli che guida - proseguono; vedono questa macchina in questa strana posizione e dice: 'mah, sarà stato un incidente, questa macchina ancora non è stata rimossa', e vanno avanti. "Proseguendo verso l'incrocio con Montespertoli, e quindi verso Baccaiano, ci è venuta però la preoccupazione che a bordo ci fossero dei feriti. E per questo abbiamo invertito la marcia e ci siamo andati a fermare in prossimità della 127, contemporaneamente all'arrivo dell'autovettura del Marini e della Bartalesi." Va be', poi qui parla del Mainardi, poi lo vedremo meglio dopo, quando parleremo della posizione del Mainardi. Ma cosa mi interessa in questo momento, perché la circostanza della assenza delle macchine dei "compagni di merende" o degli "amici di merende", cosa mi interessa? Questo che dice lui: "Mentre andavamo verso Montespertoli, anzi Baccaiano, e ciò prima...” Prima, prima, capite? Sono due momenti, no, si passa una prima volta, si supera il posto dove si vede la macchina che forse è incidentata, si va avanti e poi si torna indietro. Lui sta parlando di Questo primo passaggio, prima: "...prima di esserci fermati a prestare soccorso e anzi, ancor prima di intravedere la 127" - ancora prima di vedere la macchina in quella posizione -"abbiamo incrociato una autovettura che aveva i fari alti, che ha abbassato nel momento in cui ci siamo incrociati." Una. E chi era? La macchina, eh eh, la macchina del Carletti. Del Carletti, Presidente, che infatti la incrociano e lo riconosce; Carletti lo riconosce, riconosce la macchina del Calamandrei. Ma che momento è questo? E ce lo dice, il momento, Marini Graziano. Già da quelle considerazioni che ho fatto a proposito dello spostamento da un lato all'altro della macchina, con un testimone che vede la macchina nella posizione di prima e un altro che la vede nella posizione di dopo - sto parlando del testimone Carletti e Poqgiarelli - avevamo già la percezione che questo era il momento topico del delitto. Lo toccavamo già con mano, attraverso questa comparazione di queste due testimonianze. Ma a fugare ogni dubbio arriva il signor Marini Graziano. Il quale che dice? Lui ha una fidanzata che si chiama Bartalesi Concetta e che poi felicemente sposerà e auguri a tutti e due, perché sono proprio due bravi ragazzi e puntuali come testimoni e anche coriacei a smontarsi, come vedremo. E sono andati a Empoli quella sera, a far che ce lo dice la Bartalesi: a prendere il gelato, erano andati a Empoli. È già caldo, è già epoca da gelati. "Rientrando, facemmo la superstrada uscendo alla Ginestra." Va bene? Siamo, Signori, proprio al vertice superiore di questo triangolo, Ginestra, quassù. Oltrepassano Baccaiano. Ovvio, vengono in giù dalla via cosiddetta Vecchia Volterrana, oltrepassano Baccaiano. Appena oltrepassato Baccaiano, appena oltrepassato Baccaiano, si fermano - questi due ragazzi - si fermano accostandosi sulla destra, più o meno all'altezza di quella stradina sterrata che porta al greto del fiume Virginio. E c'è infatti qua, una stradina, sembra di intravedere, perché questa carta non è molto particolareggiata, ma sembra di intravedere una stradina che porta al greto del fiume Virginio. A far che si fermano? Beh, insomma, ci vuol poco a immaginarlo, vero, anche loro sono due fidanzati e a loro gli è andata bene, perché la belva è lì, che si aggira lì, in quel momento lì, la belva è lì che cova. Proprio lì intorno. "Io non spensi il motore e mantenni accese le luci di posizione e quelle anabbaglianti." Il ragazzo sa come si fa, in questi casi, come del resto anche la coppia Mainardi-Migliorini, che tengono le luci accese interne delle macchina. E si sono messi in questo posto - come vi si è detto, come vi ha già detto il collega Mazzeo -più che visibile, sulla strada, perché la psicosi del "mostro" c'è di già e si teme quel che può avvenire. "Credo che fosse all'’incirca le ore 23.45." Torna l'orario? Siamo proprio nel momento in cui avviene tutto? Sì, eh. "Mentre ci trovavamo fermi in quel punto, transitarono nella stessa nostra direzione di marcia due o tre autovetture." Quelle autovetture che sono state viste anche da quegli altri testimoni, e che vengono da direzioni completamente diverse rispetto a quella che dovrebbe essere quella che viene dal Ponte Rotto; opposta. Ma che queste due o tre autovetture che vengono dalla direzione opposta rispetto a quella che direbbe il signor Lotti, non abbiano niente a che vedere con il delitto di cui ci stiamo occupando, lo dice immediatamente dopo questo testimone, il quale dice: "Prima di transitare dette autovetture..." Prima che loro venissero, mentre sostano a margine di questa strada, vicino a questa sterrata, prima che provenissero dalla loro stessa direzione, quindi dalla direzione perfettamente opposta a quella che ci dice Lotti, queste due autovetture, comunque, prima, mentre loro sono lì che sostano. "Prima di transitare dette autovetture, io percepii due o tre rumori di cui non riuscii a capire l'origine." E dice: "Escludo che durante il tempo in cui rimanemmo fermi" - "escludo" - "siano passate vetture da direzione contraria, salvo una, dopo che io avevo percepito quei rumori di cui ho detto." Una sì, che va in direzione esattamente opposta, e dopo i rumori- E che rumori sono questi? Quando verrà interrogato al dibattimento il Marini, se non ricordo male, parlerà di "scoppiettii". A domanda: "scoppiettii"; a pagina 38 del verbale del 19 dicembre del 1997: "scoppiettii". La calibro 22, il rumore della calibro 22 è questo: (N.d.t. Batte le mani tre volte) non molto di più, un po' più intenso ma più o meno (N.d.t. Batte le mani tre volte). Il Pubblico Ministero qui, visto che ci siamo, gli chiede: "Sentite rumore e non vedete nessuno? Macchine?" E lui risponde: "No, in quel momento lì non si incrociò né macchine in giù e né dalla parte opposta." "Ma i rumori che sentivate li addebitavate come provenienza dalla zona dove era la macchina?" "E la macchina, evidentemente, la macchina...", chiede sempre il Pubblico Ministero, eh: "E la macchina, evidentemente, è quella dei fidanzati." "Sì, diciamo, in avanti, dalla parte nostra, sì, in effetti, verso... quella. Come degli scoppiettii." Il Pubblico Ministero insiste: “Avete visto qualcuno o qualche macchina. E non vi siete poi riusciti a spiegare, se non c'era nessuno, come potevano essere rumori di sparo? O avete visto qualcuno o qualche macchina?" "No, questo non si vide nessuno, né macchine né niente in quel momento." E due. "Che poi fra l'altro noi, ho detto, come ripeto, si ritornò indietro 4-500 metri, diciamo." E qui il Pubblico Ministero si produce in una delle sue tante spiritosaggini, che secondo me si potrebbe risparmiare, perché dice: "Però, capisce, se c'era quella macchina e basta e non c'era nessuno, questi spari o si sono sparati da sé." Perché non si può pensare che questo signore abbia lasciato la macchina defilata e ci sia avviato a piedi addosso a questi due poveretti? E insiste il Pubblico Ministero, dice: "Oppure gli spari che ha sentito lei non erano relativi a quella vicenda?" Punto interrogativo. E sentite la risposta del testimone, eh, com'è puntuale e precisa e come lo mette apposto, scusi eh, dottor Canessa, ma è stato messo apposto lei qui da questo testimone, non è il solo, fra l'altro. "Infatti, quando noi uscimmo per soccorrerli e si vide quei fori dei proiettili, ricapitolando quel discorso dei rumori, probabilmente nell'aria, noi la prima cosa che si disse, fra io e la mia moglie, a quel tempo - a quel tempo la mi' fidanzata - dissi: qui si sono sparati." "Qui si sono sparati", Presidente. "Qui si sono sparati." Il testimone ha fatto una constatazione uditiva, ne fa un'altra visiva, colpo di proiettile; associa immediatamente e dice: qui si sono sparati, qui e ora. E macchine non ce n'è altre, né degli "amici di merende" né di nessun altro. E questo butta il signor Lotti in una fogna! E se non c'era l'Allegranti, se non c'era, e se non c'era questo difensore che lo portava al dibattimento a farsi tormentare, come è stato tormentato per diverso tempo, più di un'ora almeno, tutto questo non sarebbe mai venuto fuori in questo processo. Capite? A voi, davanti a voi, per la vostra ricerca, della vostra verità, tutto questo non sarebbe mai venuto fuori. "Qui si sono sparati. Ecco perché andammo via subito." Va bene come romanzo, Curandai? Si va benino come romanzo? Si procede bene come romanzetto? 

mercoledì 13 gennaio 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 10 marzo 1998 - Seconda parte

Segue dalla prima parte.

Avvocato Filastò: 11 persone e tutti giovani, tutti con gli occhi buoni, tutti a caldo, all'epoca, vero. Ho detto 11 e dico i nomi: Marini Graziano, Bartalesi Concetta, Di Lorenzo Mario, Calamandrei Stefano e il suo amico Adriano, Sieni Luca, Sieni Giovanni, Tempestini Fabio - alcuni, fra l'altro, mai sentiti, eh - Carletti Francesco. Situazione, fra l'altro, di non avere approfondito anche allora, questo Carletti, è un caso gravissimo. Perché noi abbiamo saputo qua che questo ragazzo ha avuto un incidente, è entrato in coma e non è più disponibile, non parla più, non è più in grado... Ma vedremo l'importanza di Carletti. Perché, per fortuna, una sua dichiarazione c'è. Carletti Francesco, Campateli! Rossana e Del Mastio Monica. 11, 11. Più i quattro dell'ambulanza. Che anche loro, sia pure in un momento successivo, si sono trovati a passare da quella zona, quanto meno dal punto di vista di quello che sto dicendo. 11 e 4: 15. Per me il processo sarebbe finito qui, eh. E vediamo, eh, però se per caso questa gente non fossero persone assolutamente indifferenti, dei quali è possibile fare a meno. Ora, io mi dispiace, Presidente, insomma, ho avuto questa interruzione e ho preso... Più che voglio mantenere un tono calmo e più che, quando mi interrompono, mi sale la pressione e... Vediamo di vedere le cose con calma.
Presidente: Sì, piano piano.
Avvocato Filastò: Vanno viste con calma e piano piano. Bravo, Presidente. Grazie. Allora, io ve ne cito inizialmente tre con l'avvertenza che sono sei, in realtà, perché ciascuno di loro viaggiava con un compagno o una compagna accanto, quindi vanno raddoppiati come numero. Tutti dicono più o meno la stessa cosa e il primo è proprio questo Carletti Francesco. Il quale, voi trovate negli atti, finalmente poi sono stati inseriti nel fascicolo del dibattimento in seguito a quella allegazione da parte del difensore del testimone Allegranti, che ha richiesto ovviamente un controllo, una verifica. Allora tutto questo è stato finalmente inserito. Carletti Francesco vale per due, anzi, per tre vale, perché lui è insieme a due ragazze. Lui, poi c'è la Monica Del Mastio e la Campatelli Rossana e sono in giro perché la Monica Del Mastio vuol fare scuola guida. Ed è questa la ragione per cui si immettono su questa strada, io penso, perché è una strada rettilinea, abbastanza facile da fare. Loro partono da San Quirico in Collina, che è una località che si trova, la trovate anche quella, San Quirico in Collina che si trova vicino a Poppiano. Fra Poppiano, idealmente nella direttrice ideale: Poppiano e proprio il Mulino del Ponte Rotto. E vanno a fare questa gita allo scopo, appunto, di fare impratichire nella guida la signorina Monica Del Mastio. Arrivano verso Baccaiano: "Poco prima di immettermi sulla via Nuova Virginio" - dice il Carletti Francesco - "ed erano le ore 23.40, immesso sulla strada Nuova, ci siamo fermati su un largo sulla destra, scambiando con la Monica Del Mastio." Fino a quel momento guidava lui, poi, un po' prima di arrivare proprio nella zona del delitto, si ferma e fa guidare la Monica. "Si è perso" - dice - "un po' di tempo per sistemare all'altezza giusta il seggiolino di guida e per illustrare la manovra alla Monica, ancora principiante. Siamo partiti. All'altezza del luogo del delitto..." Quindi, la Monica guida lei. A questo punto partono, dopo questa fermata, questa prima fermata. "All'altezza del luogo del delitto, come poi ho appurato, ho visto la macchina celeste chiara FIAT 127 posteggiata sulla destra." Attenzione, dice: "Sulla destra." "Posteggiata" - dice - "sulla destra", Carletti Francesco dice. Allora, la direzione qual è? La direzione è la direzione che va da Baccaiano verso Fornacette. Si va, cioè a dire, verso il vertice inferiore di quell'ideale triangolo che vi ho detto. "E lui vede questa macchina parcheggiata sulla destra, in senso perpendicolare rispetto all'asse stradale, appena fuori dalla carreggiata. La parte posteriore era quella prossima alla strada, la parte anteriore era invece rivolta verso la campagna. Ho notato distintamente la luce interna accesa, dietro i vetri alquanto appannati." Che macchina è questa qui? È la macchina dei fidanzati, prima che questi due poverini finiscano dall'altra parte della strada, morti. Siamo nel momento che precede e questo signore sta andando in una certa direzione, per cui sulla destra - ed è giusto, sulla destra, cioè, in questa piazzola -lui la vede parcheggiata al bordo della strada, con la macchina infilata dentro a questa piazzola, ma ci sta appena, tanto che la parte posteriore sporge un po' sulla carreggiata. E c'è la luce accesa dentro, e ci sono i finestrini appannati. E che cosa vede? Attenzione ora: "Non ho visto delle figure umane, né all'interno" - perché ci sono i finestrini appannati - "né all'esterno. Non ho visto altri veicoli." In questo momento macchine, oltre questa, non ce n'è. Carletti: "Si procedeva in seconda o terza" - la ragazza guida pianino, vero, siamo alle prime armi - "alla velocità di circa 40 chilometri e comunque non superiore a 50 chilometri," - attenzione ora -"non abbiamo incrociato veicoli prima del bivio per Poppiano." Stanno dirigendosi verso Poppiano, verso il bivio di Poppiano, e infatti voi trovate su questa strada, dopo il Borro di Ragnaia, il bivio di Poppiano, eccolo qua. Vi ricordate? Il riferimento è Borro di Ragnaia e qui c'è, sulla sinistra rispetto alla direzione di marcia di questo signore, il bivio per Poppiano. Loro...
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Come?
Presidente: Chi parla ora? La Campanelli? Chi è?
Avvocato Filastò: No, no, no. Sta parlando Carletti Francesco, Presidente.
Presidente: Ah. Carletti, sempre Carletti. Va bene.
Avvocato Filastò: Carletti Francesco ed è interrogato... nato il 15 gennaio '62, residente a Montespertoli...
Presidente: Sì, sì, no, no.
Avvocato Filastò: ...ed è interrogato il giorno 21 di giugno dal dottor Izzo e dalla dottoressa Della Monica. Mi ero dimenticato di dirlo.
Presidente: Pensavo che si riferisse a qualche ragazzo... va bene.
Avvocato Filastò: No, no, questo è Carletti. È quello che non è venuto perché è malato gravissimo.
Presidente: Sì, sì, va bene.
Avvocato Filastò: Ha mandato questa attestazione che non può parlare, praticamente; questo è un atto tipicamente irripetibile.
Presidente: Sì, sì.
Avvocato Filastò: Allora: "...non ho visto altri veicoli" - ha detto - "lì fermi intorno a quella macchina." Non ci sono altri veicoli. Ma procedendo, lui, prima del bivio di Poppiano, non incontra, non incrociano : "Non abbiamo incrociato veicoli prima del bivio per Poppiano. Difatti, poco dopo tale bivio, circa un centinaio di metri, abbiamo incrociato una vettura che tutti abbiamo riconosciuto per quella della Stefania Calamandrei." Allora, voi avete questa immagine, no, di una macchina che viene da una parte e va in una direzione, e che è quella del Carletti Francesco, e di un'altra macchina che viene in su da una direzione opposta e che è quella della signorina Stefania Calamandrei che è insieme a un certo signor, se non vado errato... no, ho detto Stefania e l'ho fatta diventare una donna, ma in realtà è un uomo, si chiama Stefano, non si chiama Stefania, si chiama Stefano ed è un uomo e viaggia insieme a Poggiarelli Adriano. Poi proseguono: "Dalla partenza al cambio di guida ricordo che siamo stati superati soltanto da due vetture di cui non ricordo il tipo e le caratteristiche." Vetture cioè che venivano dalla direzione... dalla stessa direzione loro, cioè a dire vetture che provenivano idealmente dalla zona di Ginestra, per intendersi, andando verso la direzione di Poppiano, Baccaiano, Montespertoli, Fornacette. La direzione che certamente non è quella che avrebbe preso il signor Lotti e chiunque altro, gli "amici di merende" che vengono dalla direzione diversa, opposta. Quindi fanno: "Abbiamo quindi fatto inversione di marcia." Allora, ritorniamo a questo Carletti. A un certo punto Carletti e questa sua ragazza, queste sue ragazze, di cui una sta facendo la scuola guida, proseguendo su questa strada, prima di un'’interruzione, che non sono riuscito a trovare questa interruzione, probabilmente all'epoca c'era, ora un c'è più, sulla carta non si trovano ovviamente le interruzioni, che sono cose estemporanee. Ma su questa strada, m'immagino un po' prima di Fornacette, questo signore fa l'inversione di marcia a U e torna indietro. Questo signore, in questo momento guida... E facendo questa manovra, dopo aver fatto questa manovra, a questo punto, ma sentite... Sente, qui probabilmente loro... qui c'è un cambio di guida, un altro cambio di guida, lo dice lui: "La Monica ha lasciato il posto di guida e ci siamo portati sul posto." Dunque, dice: "...inversione di marcia quasi all'altezza del...", "Tornando indietro, ci siamo fermati." Loro fanno inversione di marcia, tornano indietro e si fermano. Dove si fermano? "...inversione di marcia quasi all'altezza dell'interruzione. Tornando indietro...", "...e perché io pensavo di fare quella strada al ritorno", eccetera. "E la Monica non aveva avuto la prontezza di fermarsi e c'è stata un po' d'indecisione. Verso il luogo ove è avvenuto il delitto..." Dunque... Quand'è che dice che s'è fermato? Eccoci. Quindi: "...tornando indietro e ci siamo fermati subito dopo il bivio per Poppiano", si fermano, sostano. A fare che? Son giovani, chi lo sa? A chiacchierare, a dire: ma passiamo di qua, passiamo di là. Insomma, passano, c'è una sosta. Qui, naturalmente interrogato dice: scusate, ma quanto tempo vi siete fermati? Dove esattamente? Siamo sempre su quella strada, eh. Comunque si fermano, fanno l'inversione di marcia, prima dell'interruzione, e si fermano e stanno lì. Ecco, mentre sono fermi: "...verso il luogo dove è avvenuto il delitto..." Loro l'hanno superato, no, prima venivano in giù, come ho detto prima, verso Fornacette, hanno visto questa macchina che è parcheggiata con i finestrini appannati e la luce accesa all'interno, non hanno visto macchine intorno, non hanno visto macchine venire in quella direzione provenienti da Fornacette, non hanno incrociato nessuno. Sono andati più avanti, si sono fermati, hanno sostato. A questo punto: "Verso li luogo ove è avvenuto il delitto si notava un movimento di fari. Venivano verso la nostra direzione e poi sparivano. Dopo si è capito che si trattava di chi si fermava." Sono quelle altre macchine che poi vedremo, che arrivano e si fermano sul posto. "Poi sento una sirena che squilla, che subito dopo si è capito che era un'autoambulanza che subito dopo ci ha superato." Passa l'ambulanza che viene da Empoli. "La Monica ha lasciato il posto di guida e ci siamo portati sul posto. Con i fari della mia auto ho illuminato la FIAT 127, che in quel momento si trovava sulla nostra destra." Dimostrazione che prima era dall'altra parte, dalla parte opposta della strada, perché andandosene l'hanno trovato sulla destra, tornando indietro se la ritrova ancora sulla destra, perché la macchina è passata da una parte all'altra della strada. E loro erano lì e sono stati lì, all'andata e al ritorno, e non hanno visto macchine ferme in quel posto, e non hanno incrociato macchine che venivano in senso inverso, salvo una che poi ora vedremo. E i "compagni di merende", le macchine dei "compagni di merende" dove sono andate a finire? 

martedì 12 gennaio 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 10 marzo 1998 - Prima parte

Presidente: Allora, ci siamo? Avvocato Filastò mi sostituisce anche il Faggi e, come si chiama... Corsi. C'è incompatibilità, sì? No, no, forse sì. 
(voce fuori microfono)
Presidente: Per Corsi, chi ci mettiamo? 
(voce fuori microfono)
Presidente: Antonio, facciamo chiamare il difensore di Corsi: Zanobini. Zanobini, va bene? Prego, avvocato Filastò.
Avvocato Filastò: Grazie. L'analisi che sto svolgendo, Signori Giudici, è mirata verso un certo punto di vista. E il punto di vista è quello di trovare delle concordanze, oppure delle dissonanze con le dichiarazioni di Giancarlo Lotti. E tutto quel che abbiamo visto insieme ieri, con particolare riferimento a quei materiali scientifici che vi ho illustrato, indicano una globale, fondamentale, gravissima dissonanza con questa pretesa confessione e con questa correlativa chiamata di correo. Ora si tratta di esaminare alcuni elementi tratti dai fatti, dalle dichiarazioni di alcuni testimoni, relativamente ai fatti omicidi di cui ci occupiamo, sempre nella stessa angolazione. E sempre tenendo presente la stessa prospettiva di valutare e misurare la posizione di Giancarlo Lotti alla luce, questa volta, non più di osservazioni di tipo scientifico, psichiatrico, medico-legale, ma con riferimento a quello che in linguaggio tecnico - e lo dico per i Giudici popolari - noi definiamo la "generica". Vale a dire la prova del fatto. Seguendo questa strada che ha sempre e comunque come punto di riferimento la attendibilità di Giancarlo Lotti, il quale, in questa sede, con riferimento a questo aspetto del processo che vi illustrerò stamani, è solo, vale a dire esiste agli atti la sua voce soltanto, nel senso che non c'è anche quella del Pucci, per quanto possa valere quella del Pucci - poi vedremo anche questo, la validità delle dichiarazioni di Pucci -in questa, dicevo, analisi e con riferimento alla voce di Lotti, isolata, sola, perché è sola in questo caso, i dati che vi propongo riguardano, appunto, l'omicidio del giugno del 1982 avvenuto nella località di Baccaiano vicino a Montespertoli. Qui, una disanima serena, oboiettiva, porta a concludere che Giancarlo Lotti è falso. Ma non solo è falso, ma la sua falsità è un genere di falsità che stranamente va a concordare con quello che è stato un errore di prospettiva ed uno sbaglio nella valutazione delle cose in cui sono incorsi gli inquirenti di allora. Errore che si è poi trascinato fino ad oggi, fino a quella udienza, a quelle udienze anzi, in cui questa Corte, finalmente, secondo me, questo errore lo ha corretto. Il dibattimento lo ha corretto. Allora, voi sapete cosa dichiara Lotti. La ricostruzione attendibile di quel fatto è totalmente diversa. Ed è diversa per quel motivo che voi già immaginate e che ora io mi accingo ad illustrare e che riguarda il fatto che la macchina non si sposta da un capo all’altro di quella strada che si chiama Del Virginio Nuova -Provinciale, strada Provinciale; non proprio... abbastanza secondaria, ma molto intensa di traffico - bensì è l'uccisore, il quale si mette sul sedile della guida, mentre i due giovani si trovano sul sedile posteriore, e si muove attraversando questa strada. E siccome è disturbato nella guida, anche perché attendibilmente si volta e spara un colpo contro gli occupanti il sedile posteriore, questa belva va a finire con le ruote nella cunetta e là resta la macchina, perché non è più in grado di muoversi. Allora lui scende, chiude uno sportello della macchina. Poi, siccome una volta disceso si accorge che qualcuno di quei due giovani è ancora vivente, spara contro i due fari della macchina, e li spenge in questo modo perché lo disturbano nel prendere la mira, e poi spara l'ultimo colpo contro il parabrezza. Che chissà se colpisce il bersaglio - io penso di sì, ma insomma, questa è una cosa che vedremo dopo - dopodiché getta via le chiavi e se ne va. Questa è la ricostruzione che attendibilmente si può fare di questo fatto; non se ne può fare altre e vedremo perché. Ma non è solamente questo il punto attraverso il quale Lotti riceve una netta smentita delle sue dichiarazioni; ce n'è un altro, che è emerso per la prima volta, anche questo secondo fatto, durante questo dibattimento. Di che si tratta? La belva si avvicina alla macchina dei fidanzati di Baccaiano arrivandoci a piedi, senza macchina. Una macchina che lui deve aver lasciato abbastanza lontano, fuori vista, non certamente su quella strada. Io poi ipotizzo che il motivo per cui ha tenuto questa macchina distante e nascosta dagli occhi di chi passa, è perché qualcuno questa macchina l'aveva vista prima avviarsi in quella direzione. E penso al Calonaci. Ma questa è una ipotesi. Fatto sta che sul posto, nel momento in cui esplodono questi colpi, c'è solo la macchina dei fidanzati. E vediamo se è vero. Passiamo dall'affermazione alla prova. Guardino, che questa è una disamina noiosa e complessa. Io l'ho fatta, ci ho perso un sacco di ore; la farete anche voi. Intanto facciamola. La dovete fare anche voi, intanto facciamola insieme. Per cominciare sistemiamo i luoghi. Mi sono portato qui una carta delle strade che poi vi affiderò. Avevo pensato di proiettarla là, ma insomma, vedo che la cosa è un po' complicata. Io vi indico una zona. Questa zona comprende, rispetto a questa carta: Ginestra Fiorentina... Chi ha una esperienza dei luoghi sarà in grado di capirmi meglio. Poi ve l'affido questa carta. Non so se voi l'avete. Ma insomma, vi serve, eh. Non è una carta molto particolareggiata, ma, insomma, è indispensabile. Ginestra Fiorentina. Perché Ginestra Fiorentina? Perché ci sono due testimoni che dicono di essere usciti dalla superstrada, che è questa grande... come si fa a vedere qua, non lo so... 
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Eh? 
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Se si potesse trovare il proiettore. Ma...
P.M.: È troppo grande.
Avvocato Filastò: È un po' grande. Però voglio dire: il proiettore poi, non ho la carta in mano io.
P.M.: (voce fuori microfono)
Presidente: Va be', ma si conosce... la si conosce la pianta.
P.M.: (voce fuori microfono)
Presidente: La si conosce la pianta. Se n'è parlato, sì, sì.
Avvocato Filastò: Ginestra Fiorentina. Poi, da Ginestra Fiorentina, si prende questa strada che si chiama la Volterrana Vecchia e si arriva a Baccaiano. Passato appena Baccaiano, provenendo da Firenze, la strada si biforca. Anzi, diventa quasi, sì, diventa un trivio, qui dove c'è il podere del Ponte. Da una parte si va verso Poppiano; da un'altra parte, poco sotto alla strada che va verso Poppiano, si imbocca questa strada Virginio Nuovo, che è quella che ci riguarda, che costeggia il corso del torrente Virginio e arriva a Fornacette, altro punto importante e significativo per la nostra esposizione: Fornacette. A 800 metri circa, dice un testimone - vedremo chi è - da Baccaiano, andando verso Fornacette, c'è su questa strada, che come vedete è quasi tutta rettilinea, c'è il luogo del delitto. Che cosa ci servono poi ancora come punti di riferimento? Ci serve ovviamente il Mulino del Ponte Rotto, il posto dove abitava il Lotti e dove Lotti dice che sono passati a prenderlo. Da questo Mulino del Ponte Rotto, si prende questa strada, che è un'altra Provinciale, che va a finire per l'appunto proprio a Fornacette. Dove poi c'è il bivio che ci si immette in questa strada Virginio Nuovo che porta verso il luogo del delitto. Immaginatevi, quindi, una specie di ideale triangolo, in cui c'è un vertice: Ginestra Fiorentina; un altro vertice: San Casciano Val di Pesa; un po' più sotto: Molin del Ponte Rotto, ecco l'altro angolo di questo triangolo. Il vertice è Fornacette. E poi l'altro lato di questo triangolo isoscele, quasi isoscele, è questa strada che poi continua idealmente da Baccaiano in su fino ad arrivare a Ginestra Fiorentina. Più o meno queste sono le strade che a noi ci interessano e ci riguardano. Sistemati in questo modo i luoghi - poi ci ritorneremo via via - sistemiamo le persone. Sapete quante sono? Sono 11. Non una o due, eh. Qui non c'è la signora Frigo che sta da tutt'altra parte... insomma, abbastanza vicino, ma, insomma, in un posto che poi vedremo. E sono persone, queste 11 persone, che non parlano a contatto con gli inquirenti otto anni dopo, come nel caso della Frigo, ma il giorno, lo stesso giorno, alcuni di loro. Nel senso che il delitto viene collocato, a torto, il giorno 20 giugno, in realtà avviene il 19, perché avviene prima della mezzanotte del 20, quindi la data del delitto è il giorno 19 giugno. E alcuni di loro vengono interrogati il 20 e altri il 21, altri il 22. Nei due-tre giorni immediatamente successivi. E sono 11. E sono 11. E si chiamano, come si legge in un rapporto di trasmissione di atti inviato al dottor Canessa, sapete quando? In data 15 dicembre 1997.
P.M.: È la copia, quella lì?
Avvocato Filastò: Sì.
P.M.: Ho chiesto io la copia.
Avvocato Filastò: Sì.
P.M.: In atti c'è l'originale.
Avvocato Filastò: Sì. Allora, visto che lei mi interrompe, allora, come si dice in Toscana, si leva il vino dai fiaschi subito.
P.M.: No...
Avvocato Filastò: Lei e il dottor Giuttari cercavate le macchine, no? Il signor Pubblico Ministero è il regista di questa indagine, il dottor Giuttari, cercavano le macchine degli "amici di merende". Sì, o no? È questo che cercavate, no? È per questo che si va a interrogare - come dice il dottor Giuttari qui, nella sua prerequisitoria: "Sono andato a rifrugarmi le carte, a ritrovare i testimoni che non erano stati sentiti, o che erano stati sentiti male" - per rivedere i movimenti di automobili, per individuare la macchina eventuale del Lotti, questa famosa 128 rosso sbiadita. E qui avevate, Signori, qui avevate, Signori, 11 testimoni - 11! - che quella sera, quella notte, a distanza di cinque minuti dal fatto, come vedremo, erano transitati in quella zona, in quel posto! E andate a vedere l'indice degli atti del Pubblico Ministero, vedete se ce n'è uno, uno, uno solo. Nessuno. Sono stati introdotti in questo processo perché li ho introdotti io attraverso la deposizione del teste Allegranti. Da lì, poi, abbiamo sentito qualcuna di queste persone. E ditemi che questa non era un'indagine di tendenza. Almeno questo. Ditemi che questo processo non si fonda esclusivamente su una ipotesi che deve essere a tutti i costi confermata. E in replica avremo qualche altra cosa da dire, dopo, noi. 11. Dica, Presidente. Mi dica, mi dica.
Presidente: No, non ho capito l'ultima parola che ha detto.
P.M.: In replica.
Avvocato Filastò: In replica, ho detto.
Presidente: Ah, ecco. Non avevo capito questa parola. 

lunedì 11 gennaio 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 9 marzo 1998 - Quattordicesima parte

Segue dalla tredicesima parte

Avvocato Filastò: Il risultato ultimo delle mutilazioni è anche quello di impedire a questa figura di essere ben riconoscibile. Questo spiega la freddezza e spiega la ragione, una delle ragioni, delle escissioni. E la perizia De Fazio dice: "Freddezza dell'omicida, prefigurazione da parte dell'omicida nella spedizione alla dottoressa Della Monica nell'ambito della preparazione, certamente accurata ed emotivamente significativa, del duplice omicidio." Addirittura una prefigurazione di questa spedizione, ritiene il professor De Fazio. Ed è, fra l'altro, una spedizione di una lettera anonima con quel pezzetto di seno che assomiglia in modo impressionante alla spedizione di quell'altra lettera anonima con cui si manda l'asta guidamolla. E come nell'indirizzo c'è l'erroretto lasciato là a seminare: qui si manda al Procuratore della Repubblica - espressione dotta, espressione di chi è dell'ambiente, di chi sa di che si parla - ma si scrive "Republica" con una "B" sola. Così, nella lettera con cui si manda l'asta guidamolla, si imita il linguaggio volgare, il quasi vernacolo dei toscani e si dice: "Le figlie e' sono grulle, e' sono grulle. E' fanno tutto quello che vole lui." Però si apostrofa questa "E". "Esse sono grulle", c'ha l'apostrofo. E l'apostrofo è messo da uno che è tutt'altro che un totale ignorante. Questa "berva", "la berva"; dice di Pacciani questo ignoto scrittore, dice: "berva", "berva". Dice "berva". Eh, sì, con la "R", come nel Vernacoliere, non come intorno a Firenze. Ma si usa il termine "belva", che è un termine aitino. "Il tabbennacolo della Vergine". "Tabbennacolo", è tabernacolo; è scritto, "tabbennacolo", ma chi il contadino che direbbe "tabbennacolo"? Direbbe 'la Madonnina che si trova in quel posto’, non: il tabernacolo della Vergine, sbagliato in quel modo, il termine, la scrittura sbagliata come "Republica". Beh, così, per affacciare ogni tanto qualche cosa di mio. "Si conferma" - dice la perizia De Fazio - "anche la mancata ricerca di contatti con la vittima, eccedenti le necessità tecniche." Quindi, una persona distaccata che dopo il momento : dell'eccitazione che è quello in cui spara, poi, di fronte al cadavere nudo, prende quest'aria da chirurgo, quasi. La perversione, supposta per assurdo, dell'uomo Vanni che va con le prostitute, dovrebbe manifestare una diversa connotazione. Povero Vanni, mi dispiace persino affacciarla, questa ipotesi. Ancora dalla perizia De Fazio: "Esaurita la prima fase di concitazione, disordine e imprecisione, che è quella in cui spara" imprecisione per modo dire, per dire la verità, perché i colpi vano tutti a segno, eh, dal primo all'ultimo - "l'omicida recupera calma e freddezza ed esegue con l'usuale abilità e scrupolo i noti rituali sadici." Rituali sadici. Rituali: considerati così. Poi c'è: "L'estrema elasticità mentale nel far fronte alle situazioni più complesse; la modulazione della forza fisica e della violenza in rapporto alle effettive necessità", questo è ancora nella perizia De Fazio. Ancora la perizia De Fazio: "La scelta della coppia francese" - attenzione -"è dovuta forse al fatto che così l'omicida poteva escludere che si trattasse di una coppia 'civetta'." Ecco: "La freddezza anche nella preparazione, l'accuratezza. E non solo questo. La scelta della coppia francese è una scelta che riguarda anche la opportunità di ritardare la scoperta dei cadaveri. Che non per niente nel caso dei francesi vengono nascosti, a differenza di quel che avveniva prima, in cui, come vedete dalle fotografie, addirittura venivano esibiti." Perché? Per una cosa che vi ha detto un testimone di cui in questo momento non ricordo il nome, ma che è uno che ha fatto parte del pool delle ricerche. Mi pare fosse un carabiniere. "La esistenza di un protocollo di intervento..." 
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Chi era? 
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Ah, Autorino. "...di un protocollo di intervento fra Polizia e Carabinieri, per cui, al momento in cui, fosse avvenuta la scoperta dei due cadaveri dell'omicida delle coppie, immediatamente si sarebbe azionata un'azione complessiva di componenti, Carabinieri e Polizia, che avrebbe circondato la zona e immediatamente setacciato il tutto." Quindi, quello che era avvenuto a Baccaiano, quando nonostante la confluenza, nel punto dove era avvenuto l'omicidio, a distanza brevissima dal momento in cui era avvenuto l'omicidio, tanto che dei testi - come vedremo meglio, facendo il romanzo di Baccaiano, per divertire l'avvocato Curandai - arrivano delle persone e nessuno lo vede, in questo caso, fosse avvenuta una situazione di questo genere, non era possibile. Di qui la necessità di allontanare la scoperta dei corpi. E di qui il fatto di nasconderli, come avviene per la prima volta: il corpo del ragazzo coperto da dei bidoni di vernici che si trovavano sul posto, il corpo della ragazza dentro la tenda che viene chiusa, che è chiusa. Ecco. Ma questo che vi dice? Questo vi dice conoscenza, conoscenze, informazioni di cui qualcuno dispone e che non è certo il povero Vanni e non è certo nemmeno Pacciani. Informazioni. E la coppia dei francesi perché ritarda, se sono francesi? Perché nessuno li cercherà. Perché da laggiù, dal posto dove abitano la povera Nadine Mauriot e il povero Jean Kraveichvili, nessuno dice: 'ma questi non sono tornati, non si sono visti '. Fossero stati due ragazzi come la Pia Rontini e come l'altro, immediatamente, a distanza dì poche ore... - di poche ore? Di un'ora - c'è qualcuno che li aspetta a casa e che subito mette in movimento la ricerca. E invece i francesi no. Tant'è vero che rimangono là, poverini, secondo me, per un giorno, per due giorni. Eh, dal sabato, sabato. La notte del sabato, il giorno della domenica, e poi vengono scoperti il lunedì mattina. Secondo me, poi vi dirò per quale ragione sono di questo parere. Di questo parere, insomma, parere piuttosto suffragato, piuttosto serio. Ci sono degli elementi, sia testimoniali che di prova generica, cospicui da questo punto di vista. Li esamineremo perché ho detto che quello è uno degli aspetti della prova generica di cui mi occuperò. Fatto sta che qui vengono nascosti. Non solo ci si premunisce del fatto che sia una coppia civetta -era tutto pieno in quell'epoca di poliziotti e poliziotte che fingevano di far l'amore in automobile - ma si fa in modo da impedire una tempestiva scoperta dei cadaveri. "Quindi, va aggiunto questo secondo me: freddezza dell'autore, è comune ad altri precedenti casi, un proporzionale decremento di forza nell'agire dell'aggressore, in rapporto al progressivo raggiungimento dei singoli obiettivi, per cui ogni intervento appare lucido e calcolato sulle effettive necessità del momento." E questo lo dice il professor De Fazio nella sua perizia e che non identifica un super-uomo, certamente no, ma un uomo freddo e determinatissimo nell'uccidere, questo sì. E nell'ultima annotazione che io vi faccio sulla base delle risultanze di carattere obiettivo e che affido alla vostra serena, distaccata e fredda osservazione: la determinazione, Signori. Mai nessun ferito. Queste azioni non hanno mai lasciato dietro di sé un ferito, uno che l'abbia mai raccontato. C'è una determinazione nell'uccidere, nel non lasciare traccia, da questo punto di vista, che ha del disumano. E su questo punto di vista - se non super-uomo - questa persona certamente un assassino terribile è. Stefania Pettini viene colpita al torace e ancora viva: tac! col coltello. Il Kraveichvili gli scappa: dietro col coltello, dra! Colpito in quel modo, con quella violenza che provoca lo stampo su un osso di questo povero ragazzo. Mai nessun ferito. E la cosa da questo punto di vista più terribile è Baccaiano, perché a Baccaiano - come vi ricostruirò - quando lui scende dalla macchina, prima li chiude dentro, perché poi devono forzare lo sportello i soccorritori, poi s'accorge di un movimento di qualcuno, di uno dei due, allora spenge i fari, perché gli danno noia a mirare, spara quel colpo sul parabrezza. Che sia quello il colpo che ha preso in testa, nella fronte la povera Antonella Migliorini? Non saprei dire. Certo è che compie questa azione rivolta a chiudere la partita, sicuramente. Poi deve andarsene in fretta, perché stanno arrivando quelli con le automobili. Ma qui voi lo apprezzate, voglio dire, in questo gesto dello spengere i fari con due colpi di rivoltella, uno di qua e uno di là, perché danno noi a prendere la mira, e i tre bossoli ci sono i tre bossoli, eh. Voglio dire, il foro corrisponde ai bossoli, i due bossoli sui fari corrispondono, ci sono, ci sono, sono lì, sono nel punto giusto. Dopodiché, il gesto di scaraventare le chiavi lontano. Perché nessuno apra tempestivamente? Perché nessuno salvi il povero Mainardi? Luì si è accorto che è ancora vivente? Fatto sta che le scaraventa via e i due sono chiusi dentro. Il Pubblico Ministero vi propone delle suggestioni: signore che ruzzolano le scale quando non ruzzolano; prostitute che vengono uccise. Io non nego che questa mia ricostruzione in questo modo, con riferimento a questi aspetti - che poi ce ne sono altri obiettivi dei quali parlerò e che non sono suggestivi - questa può essere suggestiva. E va be'-, consentitemelo. Gli spari ai fari però ci sono, eh, lo sparo sul parabrezza c'è. La determinazione che non lascia mai sul terreno un ferito, salvo il povero Mainardi che muore poco dopo all'ospedale, c'è, è quella. E se voi ritenete che possa, anche t minimamente, questo e tutto il resto che vi ho detto, collimare col gruppo di "amici di merende", va be'... Va be', lo ascriveremo anche guesto a profondissima malinconia di un mestiere, per tanti versi molto ingrato. Per stamani ho finito, Presidente.
Presidente: Bene.
Avvocato Filastò: Grazie.
Presidente: Allora si va a domani mattina alle ore 9.00. Grazie, l'udienza è tolta. Nuova traduzione del Vanni.