lunedì 25 febbraio 2013

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 23 maggio 1997 - Seconda parte

Segue dalla prima parte

P.M.: Ma vediamo come è nata, perché se si capisce com'è nata si capisca anche la portata di questa confessione. È una confessione che nasce non spontaneamente; è frutto di contestazioni specifiche di fatti. Ecco perché è una confessione che ha un valore particolare che cercherò di mettere in evidenza. È sì Lotti Giancarlo un imputato che ha confessato, ma non è un pentito nel senso tradizionale. Non è una persona che si è presentata e ha detto: 'bene, vi voglio raccontare questi fatti', No, signori, è ben diverso. Per questo la sua confessione, a mio avviso, dovrà essere valutata con maggiore rigore, sì; ma con maggiore favore. Perché è una confessione che viene dopo che gli vengono contestati fatti specifici, ai quali il Lotti non può dare una spiegazione diversa, se non: 'sì, è vero, mi hanno visto sul posto. Dell'omicidio dell'85 io c'ero'. E poi a catena tutto il resto. E quindi, confessione che nasce - ecco qua il punto che ci dà tranquillità - solo perché vi sono contestazioni che vengono fuori dal lavoro investigativo minuzioso sui fatti. Quindi è una confessione che ci può, come origine, lasciare tranquilli sul fatto com'è nato. Poi vediamo l'attendibilità. Ma è una confessione che si basa sui fatti che sono testimonianze di quei testi oculari che dicevano di essere stati presenti. Perché erano passati, la notte dell'omicidio dell'85, del 9 settembre '85, quella domenica da Scopeti. Cioè, ci sono più persone che dicono di essere passate di lì, le sentiremo in dibattimento. C'è un teste oculare Pucci Fernando che dice: 'sì, io c'ero'. Ci sono i testi, quelli che sono stati chiamati in una fase processuale - Alfa Beta e Gamma Delta - che hanno ammesso di essere stati lì. Ma perché tutte queste persone, un bel giorno, alla Polizia Giudiziaria ammettono di essere passate di lì? Non certo nemmeno loro spontaneamente. Ecco la difficoltà che vi dicevo nella raccolta degli elementi oggettivi. C'è una intercettazione telefonica, altra intuizione secondo me più che felice del dirigente della Squadra Mobile della Questura di Firenze, che decide, una volta in cui è necessario verificare certi elementi di fatto, di porre sotto intercettazione, di richiedere al P.M., quindi al GIP, di porre sotto intercettazione la utenza di un bar dove tutti i protagonisti di questa vicenda che stiamo ora esaminando, cioè il passaggio, nella notte degli Scopeti, dalla piazzola, decide di mettere sotto controllo quel telefono perché sa che Lotti da quel telefono parla. Non avendo un suo telefono, riceve telefonate li. È chiaro che la Polizia sente persone, conosce questa circostanza. È da quell'elemento oggettivo: intercettazione telefonica della utenza del bar di San Casciano, che si ha la convinzione, perché Lotti parlando con un'altra, con una donna - vedremo, è indicata nella lista testi Ghiribelli - dice: 'sì, è vero. Mi hanno chiesto... Ti hanno chiesto questa circostanza in Questura'. Dice: 'è vero, io c'ero lì quella notte. Ero lì a fare un bisogno fisiologico', dirà lui. È chiaro che quell'elemento oggettivo: conversazione fra persone che non sanno di essere intercettate è l'elemento che convince della bontà delle testimonianze fino a quel momento raccolte. Ecco come nascono le testimonianze: da fatti oggettivi. Una intercettazione telefonica nella quale chiaramente si raccontano cose incredibili. Cioè: 'eravamo lì per un bisogno fisiologico'. Mi capite che fermarsi la notte dell'omicidio, alla stessa ora, dove avvengono quei fatti in una campagna toscana così ampia, tornando da Firenze, nessuno ha creduto al Lotti nel momento in cui diceva che è, spiegava qual era il motivo per cui si era fermato la notte dell'omicidio all'ora dei fatti, intorno alle 11.00. Ecco, come parte; ecco perché vi dicevo e vi dico: sono elementi oggettivi quelli che portano alla confessione di Lotti. Cosa deve fare quando gli chiedono: 'ma perché ti sei fermato lì?' Ci sarà il Pucci prima che dice: 'sì, eravamo a guardare'. Vedremo il contenuto, perché poi spiegherà che hanno assistito all'omicidio. È chiaro che Lotti, non certo facilmente, arriva pian piano ad ammettere questi fatti. E capite allora che se le cose sono andate in questo modo, se 1'indagine è andata in questo modo, si capisce come gli elementi di fatto che io vi offro sono fatti concreti, sono fatti che sono tranquillizzanti, perché sono certi, sicuri. Perché nascono da una conversazione, nella quale le parti che ci interessano per quella conversazione, parlano sinceramente fra sé. Quindi, per questo, vi dico: fin dal primo momento di questa indagine, si è passati da una indagine solamente indiziaria, ad una indagine con prova diretta. Quindi, le fonti di prova che io intendo illustrarvi sono fonti di prova tranquille, sicure, certe, verificabili oggettivamente da voi. E quindi la verifica dibattimentale, a mio avviso, sarà più semplice. Ovviamente nel contraddittorio legittimo delle parti, ma nessuno potrà oggettivamente dubitare del contenuto di quella telefonata. Ecco che quindi siamo arrivati con quella telefonata che è a cavallo fra il '95 e il '96; siamo arrivati alla prova che la Corte di Assise aveva visto giusto nel dire che, almeno nell'omicidio dell'85, c'erano più persone. C'è un primo riscontro oggettivo, oltre quella prima testimonianza del teste spontaneo Nesi. Allora, andando avanti questa indagine che noi ci proponiamo di ripercorrere in quest'aula, ci siamo accorti che per ciascuno dei delitti contestati agli odierni imputati: '85 - '84 - '83 -' 82 - '81 per Calenzano, vi erano elementi oggettivi di riscontro dello stesso valore. Provo a sintetizzare ma abbiamo avuto la verifica subito che era vero che l'indagine era lenta e che vi erano state lacune nel momento in cui si era imboccata la strada dell'autore unico. Ma erano lacune che non dipendevano certo da una inerzia, ma dal fatto che era difficile ottenere testimonianze. Vedrete, nella ricostruzione che faremo, di come questi testi siano andati cauti nel raccontare. E quindi ci siamo subito accorti, dopo questo riscontro, al lavoro della Corte, cioè c'erano dei complici nell'85, che è stata una vicenda che ha avuto una lentezza incredibile. Un avvocato di parte civile, giorni fa, con un termine, con una espressione che rende bene l'idea, diceva: 'è una indagine a metabolismo lento'. È vero, è sicuramente lenta. Ma essendo lenta e fondandosi su elementi oggettivi, ci dà la certezza che siamo nel giusto. Ora siamo vicini - e questo dibattimento mi auguro darà ancora più certezza - siamo vicini ad una vera giustizia su questi fatti. Qualcuno, uno dei parenti delle vittime, in quest'aula diceva: 'sento odore di verità, sento sapore di giustizia'. In tutta sincerità, lo penso anch'io. Questa è la strada. E questo dibattimento, dicevo, è una tappa, è la verità. Non abbiamo nessun timore ad ammetterlo: è una tappa nella ricostruzione di questi fatti. Basta tener presente il capo di imputazione. Abbiamo delle certezze, o comunque degli elementi su una parte di questi fatti fra l'85 e l'8l. Sappiamo che gli omicidi sono di più, ma è anche vero che questo lavoro della Polizia Giudiziaria è stato utile. Nessuno si è fermato, nessuno si è arroccato sulla prima impostazione. Siamo arrivati solo così a quelle testimonianze relative all'85: nel non fermarsi, nel valutare tutto. Non solo nel portare avanti delle ipotesi investigative. Allora vediamo in concreto come procedere nella assunzione della prova. È abbastanza semplice, una volta che io vi ho fatto presente com'è andata l'indagine. Abbiamo, in questo dibattimento, la necessità di verificare la esistenza in concreto di tutti gli elementi di prova diretta e di fornire, o vedere, se vi sono riscontri. Cioè, il lavoro da fare è di due tipi dal punto di vista del P.M. i il primo è quello di verificare innanzitutto l'attendibilità della confessione, primo lavoro da fare. E quindi le prove che il P.M. vi offre sono tutte volte alla verifica - vedremo come - della attendibilità della confessione. Perché è questo che si propone di fare il P.M. Una volta verificata la attendibilità - come io credo - della confessione di Lotti, secondo lavoro da fare - se così si può chiamare - o attività della assunzione di prova da fare, è quella di verificare se vi sono riscontri sulla chiamata di correo. Perché gli elementi sono due: confessione e chiamata di correo. Quindi dobbiamo prima verificare l'attendibilità della confessione; secondo, verificare se per quanto riguarda la chiamata di correo vi sono riscontri diretti. Questo è il percorso che il P.M. intende fare. Ed è un percorso che, per fini diversi, quello della Verifica della attendibilità e della Perché voi sapete che, al fine soltanto di verificare se vi erano indizi o elementi per mantenere lo stato di custodia cautelare di Vanni, sia la Corte di Cassazione per ben tre volte, che il Tribunale della Libertà per un numero di volte - che io non ricordo nemmeno, da quante sono - hanno verificato due cose: sussistenza degli indizi, indizi, ovviamente, in momento diverso, e sussistenza delle esigenze cautelari. Però è questo il punto: già altri Organi giudiziari hanno valutato positivamente e la confessione e gli elementi di riscontro. Sono tutte cose che sono anteriori. Il vostro lavoro è diverso, non dovete valutare indizi, ma dovete vedere se queste possono arrivare ad essere considerate prove. È questo che il P.M. intende fare. Allora capite che il vostro lavoro ha già avuto un vaglio precedente fino al decreto del GUP che ha disposto il giudizio con la verifica della impostazione di accusa e col riconoscere che quegli elementi dovevano essere portati al vostro vaglio. Dicevo che la prima operazione da fare è quella della verifica della attendibilità della confessione di Lotti. Al di là di quelle che sono i primi testi che vi ho indicato per l'85 per quella telefonata. Quindi, se io vi faccio presente che la prima attività da fare è quella della verifica della attendibilità di Lotti, vi dico subito: signori Giudici, attenzione, perché questo processo è innanzitutto il processo a Lotti Giancarlo. Partiamo da questo, teniamolo ben presente. È vero, ci sono altri due imputati, tre per la verità, ma in primo luogo il processo a Lotti Giancarlo. Per la prima volta in un pubblico dibattimento c'è un imputato, un "mostro", fra virgolette - perché se rimaniamo alle definizioni giornalistiche, a questo punto è un mostro - è un mostro confesso. Cioè, per la prima volta, per questi fatti, una Corte di Assise è chiamata a giudicare o a verificare la confessione. Quindi è un processo che verte innanzitutto sulla figura di Lotti Giancarlo confesso. Ricordiamocelo questo, perché è una parte preponderante della vostra attività. E io vi dico che gli elementi acquisiti e forniti alla Corte che sono nel fascicolo del dibattimento, sono elementi tali che a mio avviso si potrebbe oggi - se il Codice lo consentisse - valutare la posizione di Lotti già con gli elementi che avete, senza procedere al dibattimento. Perché avete un incidente probatorio con la confessione, avete - e io li ho già offerti nella mia richiesta di ammissione testi ed acquisizione di documenti - gli elementi di prova generica sui fatti costituiti dai rilievi di Polizia fatti per ogni omicidio e dalle perizie medico-legali nelle quali i medici allora ricostruivano la dinamica degli eventi. Quindi voi avete già la possibilità di verificare, leggendo quegli atti, da una parte come si sono svelti e come sono stati ricostruiti i fatti dal punto di vista della dinamica allora - nell'85, nell'84 e nell'83 - e di verificare questi elementi oggettivi sicuri di allora - non c'erano imputati, quindi più obiettivi di quelli! - con le dichiarazioni di Lotti. Io ritengo di potervi dimostrare, alla fine di questo dibattimento, che solo con questi elementi, al di là delle testimonianze, avreste la possibilità di verificare l'attendibilità delle dichiarazioni, della confessione di Lotti. Si potrebbe fare, se fosse consentito, un processo abbreviato per lui. Cioè senza dibattimento. Si potrebbe, a mio avviso, arrivare ad una decisione sulla sua responsabilità sulla base degli atti che voi già avete all'inizio del dibattimento. Questo per dirvi che gli elementi di prova a carico di Lotti e della verifica della attendibilità della sua confessione, sono così forti che sono già nelle carte. Ci sono in più una serie di riscontri forniti da testimonianze. C'è, a questo proposito di questa confessione, un documento chiarissimo che io vi offro perché lo acquisiate. Ed è quella confessione scritta con calligrafia incerta, con modo di esprimersi incerto del Lotti che è allegata al verbale del 16 novembre '96, manoscritta presentata spontaneamente da Lotti, il quale, dopo aver descritto come sono andati i fatti, qual è stata la condotta che lui ha tenuto quando dice in quella lettera sua. È una lettera del 15 novembre '96 allegata ad un verbale - comunque io ve l'offro come documento. Poi lo valuterete voi che utilità dare a questo documento - comunque è un documento manoscritto che viene dall'imputato - quindi io chiedo che sia acquisito - nel quale descrive sinteticamente nell'italiano che gli è consentito dalla sua cultura, tre o quattro punti fermi: “Ho partecipato come palo ai delitti per i quali sono imputato. In un caso sono stato costretto a sparare". questa è la sintesi: "Sono stato costretto ad andare con loro - intendendo per 'loro' che Lotti dice Pacciani e Vanni - c'era stato una sorta di rapporto omosessuale con uno dei miei complici: Pacciani. Sono stato minacciato perché, per fatti diversi della mia omosessualità, avrebbero riferito in giro questi miei rapporti". Questo è il succo proprio stringatissimo della confessione. Ma c'è in quella confessione scritta un elemento in più che voi e noi tutti dobbiamo valutare. Perché alla fine di quella difficile, secondo me, sofferta, fra virgolette, confessione di Lotti, aggiunge quelle quattro o cinque parole che sono indicative del suo stato, del suo comportamento in tutti gli anni che ha taciuto. Dice, col suo frasario riferito a Vanni e Pacciani: 'fate cose mostruose. Io non le avrei fatte. Voi non avete rimorsi, siete come bestie. Io vi farei, vi leverei dalla faccia...', qualcosa del genere. Ma il contenuto di questa frase mette un attimo in evidenza l'evoluzione della condotta di Lotti. Siamo quasi, in quello scritto, manoscritto del Lotti, a riconoscere una sorta di rimorso. "Voi non avete rimorsi", come dire: 'io ce l'ho. Cosa ho fatto? Ho confessato'. Questo è il succo. E ha dimostrato fino in fondo quanto meno la coerenza, poi vediamo l'attendibilità. Pian piano ha ammesso ciò che ha visto, poi ha ammesso ciò che ha fatto, poi ha spiegato perché e poi ha tirato fuori questo, io lo chiamo rimorso. Per quello che può lui, poi il consulente tecnico nominato dal P.M. ha inquadrato bene la figura del Lotti, lo vedremo, lo sentiremo. Ma è una condotta coerente fino in fondo: si è presentato in quest'aula, a parte il suo stato di malattia. E ha pubblicamente manifestato, tramite il suo difensore, non solo la volontà di essere sottoposto a tutti gli interrogatori che le parti e loro vorrete fare di questo imputato, ma ha confermato che ha detto la verità ed è disponibile a ripetere ciò che sa. Questo è importante. Allora, questo è il percorso di Lotti che viene dopo una fase processuale che, in estrema sintesi, è quella: una Corte di I Grado che ipotizza complici, riscontri sull'esistenza di complici, un complice confesso. Un complice confesso con questo modo di comportarsi: graduale, impaurito, impaurito sicuramente. Man mano acquista coscienza di ciò che ha fatto fino ad arrivare al massimo che può fare uno che ha fatto questi, che ha partecipato a questi omicidi. Ammettere le proprie responsabilità, le proprie colpe. E credo che non sia difficile per tutti noi capire il tormento di questa persona, anche perché gli altri imputati si guardano bene dal raccontare come stanno le cose. Allora, se questo è il percorso che ha fatto Lotti, perché questo è il processo innanzitutto al Lotti, vediamo quali sono innanzitutto le fonti di prova relative alla verifica della sua attendibilità. Perché vi ricordavo che il primo scopo del dibattimento dal punto di vista del P.M. è verificare l'attendibilità. Allora, noi abbiado questa confessione che nasce, che va avanti nel modo che vi ho descritto. Ma dobbiamo innanzitutto, perché lo ha già fatto il P.M. e perché lo dobbiamo fare qui davanti a tutti in contraddittorio, dobbiamo riscontrare. Perché è vero che la confessione è una prova, ma il primo lavoro, ripeto, da fare è riscontrare. Allora gli elementi che io vi offro sono di due tipi: ci sono dei riscontri oggettivi a cui ho accennato e dei riscontri testimoniali. Quindi, attendibilità del Lotti da una parte: vediamo se dice la verità, vediamo in che modo è possibile oggettivamente, cioè non attraverso il racconto di qualcuno, ma oggettivamente riscontrare se dice il vero; e poi vediamo se ci sono testimonianze, cioè dichiarazioni di altre persone che consentono di verificare se dice il vero. Allora partiamo dai riscontri oggettivi che io vi offro, di natura oggettiva. E io vi dico che i riscontri oggettivi sicuri, tranquilli - li evidenzio fra un po' - delle dichiarazioni della confessione del Lotti, nascono proprio da quella ricostruzione dei fatti che aveva fatto, e la Polizia Giudiziaria dopo ogni duplice omicidio, e i medici legali che hanno fatto le perizie medico-legali. Che hanno descritto allora la dinamica degli omicidi- Perché se noi leggiamo quelle perizie o almeno alcune in alcuni punti, non possiamo avere dubbi: Lotti ha raccontato la verità. Perché la ricostruzione fatta allora, è una ricostruzione fatta ovviamente con parole diverse, con lacune, con imperfezioni dovute al racconto di uno dei protagonisti che ha visto e non visto l'intera scena: era sicuramente in un punto della zona dove avveniva l'omicidio; ha visto qualcosa meglio e qualcosa peggio, ma la dinamica descritta dal Lotti nella sua confessione di alcuni degli omicidi, è identica alla ricostruzione fatta dai medici legali. Io vorrei, e qui richiedo, mi scuso se lo faccio, la massima attenzione soprattutto dei signori Giudici popolari su questi due concetti e su questi due fatti che vado a esporre, cioè: riscontri oggettivi che nascono da perizie medico-legali. Mi riferisco alla perizia medico-legale, o meglio dalla ricostruzione della dinamica dell'omicidio del 1985 fatta da medici che ovviamente partivano solo dall'esame obiettivo delle ferite e del modo in cui erano stati trovati i corpi. Quindi non conoscevano non solo Lotti, ma non conoscevano nessuno e non potevano ipotizzare quale sarebbe stato il racconto fatto rispettivamente 12 o 11 anni dopo. Perché la stessa cosa vale per l'84. Allora io vi dico: se voi andrete a leggere - perché io ve lo offro, sono atti che ho offerto già alla Corte ex 238, cioè acquisibili già da voi d'ufficio, perché son atti ripetibili - se voi andate a leggere la ricostruzione fatta dai medici legali, in via ipotetica, sulla base di elementi oggettivi, ferite e posizione dei corpi, se voi leggete la ricostruzione dell'aggressione al giovane francese fatta dai medici legali nel 1985, medici legali dell'Università di Modena che l'hanno studiato sotto il profilo della dinamica, e leggete le pagine 14/15 e 16 dove si descrive nei dettagli in via ricostruttiva della dinamica dell'aggressione del giovane francese, voi poi prendete le dichiarazioni di Lotti sul punto dell'incidente probatorio e vedrete che sono speculari. Leggetele, perché è bene partire come dicevo da fatti obiettivi. È impressionante il racconto su come il ragazzo si è mosso, su come l'autore che gli è andato dietro - Lotti ci ha raccontato che era Pacciani con un coltello dopo aver sparato - leggetelo voi: vedrete quello che vi dico. Su questo punto l'aggressione del ragazzo francese è un racconto identico. Ma c'è qualcosa in più e ancora maggiormente dimostrativo del fatto che vi è un ulteriore, per l'85, riscontro obiettivo. E sono 4 o 5 righe della stessa perizia che riguardano il racconto di Lotti per quanto riguarda le escissioni alla ragazza francese, e dall'altra parte la ricostruzione dei medici legali. Sostanzialmente Lotti ha raccontato nel corso dell'incidente probatorio: "Nell'85 Vanni - innanzitutto Vanni - aveva un coltello, si occupò della giovane donna nella tenda, fece dei tagli prima nella tenda e poi fece le escissioni entrando in tenda. Contemporaneamente a questa azione, Pacciani inseguì il ragazzo francese, lo uccise". Poi spiegherò con un coltello, perché vide gli esiti, lui vedeva che gli tirava dei colpi. È stato corretto Lotti, dice: 'io ero a distanza, vidi che lo colpiva e quello cascava'. Gli è stato chiesto: 'saranno stati pugni, sarà stato... ? 'io vidi che lo colpiva, capii dopo che era un coltello'. Guardate come è corretto Lotti nel fare questo racconto. Lo metteva in evidenza l'altro giorno l'avvocato Colao. Poi, dopo l'aggressione al francese di Pacciani con il coltello mentre il Vanni era in tenda - secondo il racconto Lotti - dice Vanni, dice - chiedo scusa - Lotti: 'Pacciani tornò alla tenda dove c'era Vanni, dove rimasero circa 10 minuti per compiere le escissioni'. Quindi nel racconto di Lotti abbiamo questo discorso: ci sono due coltelli, uno in mano a Vanni e uno in mano a Pacciani. Leggiamo cosa dicono, dopo aver esaminato il cadavere della ragazza, i medici legali che hanno fatto la perizia nel 1985, ne leggo un pezzetto riassuntivo, è la pagina 26. Dicono i medici legali: "Dopo aver ucciso la vittima di sesso maschile, il reo - correttamente, dicono il reo - è tornato sui suoi passi e operando all'interno della tenda, ha iniziato con calma - loro dicono con calma; guarda caso allora loro notano un'azione con calma, oggi Lotti ci dice che ci son stati 10 minuti: che strana coincidenza, ma non è qui il punto – con calma la rituale escissione dei feticci. E come già detto in precedenza - perché è un punto che hanno già affrontato i medici, dicono - tagliando prima il seno della ragazza con le sopracitate - perché ne hanno già parlato - difficoltà di affilatura del mezzo tagliente". Cioè nel tagliare il seno, il mezzo tagliente non era ben affilato. Quindi è stato tagliato il pube, dove tali difficoltà di taglio non appaiono più documentabili. E aggiungono; "il che rende possibile l'ipotesi che egli, reo, disponesse di un secondo coltello". Signori, se questa non è una prova oggettiva dell'attendibilità di cosa dice Lotti, io non ho altro da aggiungere, da offrire a voi. Già nel 1985 si ipotizza o si dà certezza perché le escissioni dimostrano questo, che furono usati sulla ragazza due coltelli. Lotti cosa vi dice? 'prima Vanni taglia la tenda' quindi ipotizzabile che il coltello non è affilato come si deve, quello di Vanni, ma questa è un 'ipotesi e poi 'Pacciani ha l'altro coltello'. Quindi, sulla ragazza sono usati due coltelli. Lotti cosa vi dice? 'li ho visti in tenda per 10 minuti tutti e due a fare il lavoro sulla ragazza'. Qui c'è un riscontro oggettivo della presenza di due coltelli nell'esame del cadavere della ragazza francese. Ecco un elemento obiettivo sul quale signori, né io e né le altri parti, né voi Corte, potete nutrire dubbi. Ecco, su cosa si basa la convinzione del P.M. circa la attendibilità della confessione. Per l'85 c'è un elemento oggettivo: due coltelli si vedono sul cadavere. E voi avete la possibilità di verificare questo dato leggendo le pagine che vi ho detto di quella consulenza medico-legale. Sarebbe già abbastanza. Io sarei soddisfatto se, come P.M., avessi questo elemento insieme a una confessione, insieme a quelle testimonianze relative a quelle persone, a quella telefonata. Ma c'è di più: la Corte aveva, nel '94 aveva giustamente detto: 'attenzione, ci sono fatti... sicuramente questo sodalizio se c'è, è anche antecedente'. Vediamo un attimo se un riscontro oggettivo di tale portata e forza, esiste anche per l'omicidio del 1984, quello di Vicchio.
Segue...

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