Segue dalla seconda parte.
P.M.: Cioè, vi dico: verificate e vi offro la prova, che c'è un riscontro oggettivo all'attendibilità al di là di quelle che sono le dichiarazioni dei testimoni che hanno visto o hanno fatto. Al di là della confessione, c'è un altro elemento oggettivo per l'84. È di identico valore probatorio di quello che vi ho appena descritto. Vi chiedo nuovamente attenzione per quanto riguarda l'omicidio di Vicchio, il riscontro oggettivo in un documento medico-legale è il seguente: Lotti dichiara 12 anni dopo, dichiara nel '96, i fatti sono del '84: lì guardate, sparò Pacciani alla Panda dei ragazzi di Vicchio, la ragazza fu poi trascinata fuori dall'auto nel campo di erba attiguo. Qui avvennero le escissioni ad opera di Mario Vanni". Questo è in estrema sintesi il racconto, poi ci sono molti più particolari, Lotti dice: "Ero lì vicino, era buio, ho visto, ho intravisto, comunque le cose andarono così". Aggiunge: "Ero abbastanza vicino da sentire che la ragazza dopo gli spari emetteva dei gemiti". Questo dice Lotti. Guardiamo l'elemento oggettivo, perizia medico¬legale fatta dai medici legali questa volta dell'università di Firenze allora. Nell'elaborato dell'istituto di Medicina Legale fatto allora, dai professori Maurri e Marini, leggo testualmente. Perché vi è un intero capitolo sul fatto di cosa è successo alla ragazza dopo gli spari, perché ha avuto uno sparo in testa, un colpo di pistola. E questo capitolo - perché noi dobbiamo vedere quel discorso di Lotti che ha sentito gemere dopo gli spari - l'intero capitolo che dura una decina di pagine, titola: "Eventuale sopravvivenza e possibilità di movimenti coordinati finalistici della ragazza dopo il colpo di arma da fuoco alla testa". Pagina 59. Sono dieci pagine tutte identiche con dovizia di particolari e con tutta la professionalità di questi medici legali e con tutte le incertezze che loro portano nel loro elaborato, nello spiegare come vi è sopravvivenza dopo un colpo di arma da fuoco e quali sono i sintomi per cui si può dire nel caso specifico quello che vediamo. Dicono i medici legali, Lotti dice: 'la ragazza dopo gli spari, gemeva, si lamentava'. Traduciamolo come vogliamo, glielo richiederemo cosa ha sentito. I medici legali dicono: "Sul cadavere non ci sono segni che indichino la comparsa di morte immediata”. Secondo: "Al contrario, al contrario, ci sono segni indicativi di una certa sopravvivenza che come abbiamo già detto - io ho preso un pezzo e basta - sono rappresentati dall'edema polmonare”. Ancora, poi, dicono, più sotto: "Per quanto riguarda il carattere delle lesioni da arma bianca al collo della ragazza - perché c'è una lesione al collo della ragazza - si può conclusivamente dire che se sono molto più probabilmente inferte in vita che in morte - cioè dopo un colpo di arma da fuoco, c'è un colpo al collo - inferte in vita che non in morte. Ciò perché lo stravaso ematico - e qui danno la spiegazione scientifica - lungo il tramite, lungo alcuni dei muscoli della regione latero cervicale sinistra è stato abbondante". Cioè questa ferita.. . è difficile anche per me raccontare questi fatti, perché sono fatti che dimostrano una verità incontestabile: la ragazza era viva, fu ammazzata con un coltello. Lo dicono i medici legali allora. C'era una ferita che sanguinava abbondantemente, la ragazza era viva, gemeva, l'autore - il Vanni, secondo il Lotti - usò il coltello per finirla. Ecco qua. Noi non ci spiegavamo come mai c'era questa ferita al collo. C'è anche in altri delitti quando c'è sopravvivenza, lo vedrete, io vi ho offerto tutti i fascicoli fotografici di tutti i delitti per i quali oggi vi è processo. Cioè c'è una ferita al collo sanguinante, perfettamente compatibile con uno stato di sopravvivenza; e quando uno è stato colpito da un colpo di arma da fuoco, è in coma, non è in coma, coma profondo, ce lo spiegheranno i medici, non ha importanza. Chiederemo tutto quelle che voi vorrete chiedere a riscontro di questo. Ma il fatto storico è che vi era una ferita al collo, la ragazza non era morta; Lotti dice: 'gemeva e fu poi portata nel campo accanto e sono state fatte le escissioni'. Ecco la spiegazione. Erano finiti i colpi, la ragazza gemeva: colpo al collo per ammazzarla. A me costa raccontare così crudamente i fatti. Perché mi viene in mente la scena e mi viene in mente Lotti che ora la racconta e le difficoltà che ha avuto a raccontarcela. Ecco: "La ragazza gemeva e l'autore ha usato il coltello per farla smettere di gemere. Perché poi ha dovuto fare le escissioni". Questo è il racconto di Lotti, questa è la verifica oggettiva di quello che vi ho detto. Abbiamo ulteriore bisogno oggi di verificare l'attendibilità di questa confessione quantomeno per i fatti dell'85 e dell'84, o ci sono - come ritengo - già elementi obiettivi a questo punto per capire due cose: che la confessione è giusta e secondo che le difficoltà di questo signore che in questi giorni si è presentato davanti a voi dicendo: 'Ho commesso quei fatti', essendo additato da tutti come il “mostro”, o uno dei "mostri”, le difficoltà che ha avuto questo signore a raccontarle. Però ciò che ha raccontato trova riscontro nelle carte che voi avete già oggi nel fascicolo del dibattimento. Ecco cosa vuol dire "Sentii la ragazza che gemeva”. C'è una spiegazione chiarissima in questa perizia, così come c'è la spiegazione della presenza di due coltelli nell'85. Ecco cosa dice Lotti. Si può ipotizzare che avesse letto le perizie, ma mi rifiuto dì andare su questi racconti. Perché il suo racconto è talmente imperfetto che non ci possono essere dubbi su questo. C'è un ulteriore riscontro oggettivo anche per il 1983. Lo sintetizzo al massimo, perché mi sembra che è sufficiente ciò che avvenne nell'85 e nell'84. Andiamo a Giogoli. Qual è il racconto di Lotti, in estrema sintesi? È l'omicidio dei due tedeschi nel pulmino, due uomini. È descritto nel capo di imputazione, ci sono le foto dei rilevamenti dei corpi, in atti. E le foto del pulmino. Il racconto di Lotti, in sintesi proprio estrema, è questo: "eravamo lì, io, Pacciani e Vanni. Pacciani mi mise la pistola in mano, mi invitò a sparare. Io sparai attraverso i finestrini verso le sagome dei due giovani che mi parvero seduti. Sparai alcuni colpi, poi non ce la feci più. La pistola me la tolse di mano Pacciani, fece il giro, sparò altri colpi. Vanni era lì accanto con il coltello. Erano due uomini, non se ne fece di nulla. Io mi allontanai perché non reggevo all'emozione. E Pacciani si era accorto che io non ero capace di sparare. Mi voleva coinvolgere nello sparo, nel delitto fino al punto che poi non avrei più parlato". Questo è il succo di Lotti. Ma allora, se voi verificate quel dato oggettivo che è l'altezza degli spari dalla parte destra del pulmino, vedrete come giustamente mette in evidenza il GIP nel suo decreto di rinvio a giudizio: che finalmente abbiamo capito come mai c'erano stati dei dubbi sull'altezza dello sparatore, nell'83, dalla parte destra. Perché si diceva, quando si parlava di Pacciani, l'altezza era incompatibile, era più basso di quegli spari. Un ragionamento difficilissimo da fare in punto di vista tecnico. Abbiamo Lotti davanti a voi, non oggi, è una persona dell'altezza che voi potrete verificare. È la persona che quando dice: 'io ho sparato', è la persona alta a sufficienza, alta esattamente come è la direzione che può avere impresso a quegli spari. Io direi che, in punto di riscontri oggettivi sulla attendibilità, io non avrei grandi altre cose da dire. Ma io sono sincero, potrei anche smettere di andare avanti nell'illustrare la mia convinzione su questa confessione. Ripeto, convinzione che è: oggi io non ho verità davanti, l'accusa non ha verità. Facciamo, verifichiamo tutto in dibattimento. Siamo tutti. Però vi dico che questi elementi sono elementi che a me lasciano fortemente impressionato dal punto di vista della attendibilità. Verifichiamolo insieme, perché solo con la verifica dibattimentale possiamo essere ancora più tranquilli. Però l'elemento oggettivo è lì, quelle perizie e quei cadaveri, con quelle caratteristiche, non ce li sposta più nessuno. Allora vi dicevo: ci sono riscontri obiettivi sulla attendibilità di Lotti, vi sono riscontri testimoniali. Cioè persone che raccontano fatti vissuti e visti nell'identico modo che ha raccontato Lotti. Quindi io vi dico: guardate, che oltre i riscontri oggettivi dati dalle perizie, e ci sono elementi testimoniali. Io li ho elencati uno dopo l'altro nella mia lista testi che ho già depositato e vi ho indicato punto per punto, teste per teste, le persone che hanno visto qualcosa relativamente alla posizione Lotti, perché per ora io sono sempre sulla posizione Lotti. Perché vorrei che, fin da questa fase, rimanesse ben chiaro che è il processo a Lotti, che bisogna prima verificare se Lotti dice il vero. Poi, se abbiamo questa convinzione, andiamo avanti. Allora vi dico: guardiamo i riscontri testimoniali che io vi ho indicato sulle dichiarazioni Lotti. Sono talmente tanti e provenienti da testimonianze di persone terze estranee, che anche queste ci lasciano sufficientemente tranquilli. Verifichiamole in dibattimento. Io proverei a sintetizzare cosa dicono queste persone, indipendentemente da nomi e cognomi che sono indicati. Vi faccio solo presente che c'è quel Pucci che dice di essere stato presente insieme al Lotti nell'85. Entrambi sono stati minacciati da Pacciani, per questo poi non hanno, non sono andati dai Carabinieri. Tutta ima serie di fatti che riscontrano le dichiarazioni Lotti. Ma soprattutto quel Pucci Fernando, quella persona che verrà in quest'aula a dire cosa ha visto. Pochi giorni fa ha ripetuto il suo stato alla Polizia Giudiziaria dicendo che finalmente si è liberato di un peso che era aver taciuto per dieci anni, ma avevano avuto paura. Era stato Lotti a non voler andare dai Carabinieri. Lui, Pucci, dieci anni fa - anzi, 12 per la verità, nell'85 - ci sarebbe andato. Pucci dice: 'io ho visto' e dice esattamente ciò che ha visto Lotti. Non abbiamo elementi per dubitare di questo perché la scena che racconta Pucci è identica.Vi sono quei testi che vi ho già anticipato, quelli che quella sera hanno - sono due - visto la macchina di Lotti davanti alla piazzola di Scopeti. Vi sono, per quello che riguarda Pucci, i familiari che danno riscontro alle sue dichiarazioni. Ma vi sono una serie di persone terze, vi dicevo, cioè che non hanno assolutamente alcuna parte in questo processo, che danno riscontro su singole circostanze relative sostanzialmente al Lotti. Perché? Vi accennavo ieri, quando si parlava della questione relativa alle minacce, alla lettera di minacce per le quali è imputato l'avvocato Corsi, che già nel bar di San Casciano, dopo l'omicidio, qualcuno riferiva, od aveva sentito dire che Lotti diceva di essere stato lì la sera dell'omicidio. Vi è un teste, un orefice, che racconta che questo è vero. Al bar si diceva questo e lo stesso Lotti ammetteva di essere passato di lì allora. Ovviamente diceva di essere passato, però è un dato del 1985, non di ora. È un riscontro al Lotti di allora. Purtroppo è un riscontro che non aveva avuto, perché questo signore lo ha confermato successivamente, lo sviluppo che doveva avere avuto allora. Ma ci sono dei testi, altri, che dicono di aver visto il pomeriggio della domenica la 128 di Lotti, quella 128 caratteristica. È una 128 sport coupé, come le chiamavano allora, tronca dietro di un rossiccio molto sbiadito per il sole. Il teste dice: "ho visto il pomeriggio due persone - e descrive le sue caratteristiche fisiche che sono Lotti e Pucci - che guardavano verso la tenda". Erano le cinque, le sei di pomeriggio. "E le ho viste bene, perché volevo fare una fotografia, stavo facendo delle foto. Non avevo rotolino, sennò lo avrei fotografato". Sapete Lotti e Pucci cosa dicono? Non sapendo ovviamente nulla di questa testimonianza: 'il pomeriggio, verso le sei, eravamo lì e guardavamo nella piazzola'. Quindi le dichiarazioni di Lotti e Pucci trovano riscontro in questo signore terzo, che questo dice. Altro teste indicato nella lista: 'nei giorni precedenti, vicino alla piazzola di Scopeti, c'era una 128 rossa', altro teste. Questo, solo per indicare i riscontri per quanto riguarda solo la posizione Lotti. E poi ci sono anche quelle per quanto riguarda la posizione Vanni. Nella piazzola, Scopeti, nell'85. Identico discorso, riscontri terzi per quanto riguarda l'84.
Sono... cerco di essere estremamente sintetico, perché è tutto indicato nella lista testi, ma volevo far vedere quanti sono numerosi, su circostanze diverse, tranquilli, i riscontri alle dichiarazioni Lotti per l'84. C'è una signora, prostituta, non prostituta, amica, non amica di Lotti, che dice: 'sì, è vero ciò che dice Lotti. Nell'84, noi, io e lui, eravamo stati a fare l'amore nella stessa piazzola dove poi c'era la Panda. La macchina la mettemmo nella stessa posizione. Lotti dice il vero quando dice di essere già stato lì a fare i sopralluoghi. Ci siamo stati anche io e lui'. Lo stesso Pucci dirà: 'si, è vero, siamo andati prima dell'omicidio a fare un sopralluogo'. Entrambi, Pucci e questa signora Nicoletti, ci sono stati portati, hanno riconosciuto il posto, ce li possiamo riportare, se la Corte crede, in qualsiasi momento. Vedremo cos'hanno da dire. Ci sono due ultime testimonianze ancora più importanti, perché provengono da terzi, per l'84. Lotti dice: 'dopo l'omicidio, per allontanarci dal posto, non facemmo la strada statale, ma passammo da una strada sopra, sterrata. Passammo effettivamente da una fonte'. Ci sono due testi che sono stati, si sono presentati spontaneamente anni e anni fa. E hanno sempre detto: 'a mezzanotte, alle undici, avevamo una casa in campagna lì, sulla strada sopra la Boschetta dell'84. Facevamo, prima di tornare a Firenze, riserva di acqua. Portavamo acqua a casa' - chi non lo fa quando va in campagna, la domenica? - 'eravamo alla fonte, abbiamo preso l'acqua, abbiamo visto una cosa che ci ha subito colpito e che quando abbiamo saputo che c'era stato l'omicidio, l'abbiamo legata'. Questo lo dicono anni e anni fa quando di Lotti nessuno parlava. Dice: 'a quella fonte, ad un certo punto, in quella strada che noi percorriamo tutte le domeniche perché abbiamo una casa lì, non passa mai nessuno, è una strada assolutamente... che non porta altro che alle nostre case e a quella fonte. Sono passate due macchine. Una davanti piccola bianca e una dietro, rossa. Che la seguiva subito al parafango, tant'era vicina. Facevano un sacco di fumo e andavano ad una velocità assolutamente incompatibile con quei luoghi e con l'ora notturna. E facevano una gran polvere'. Lotti, nel sopralluogo e subito, ha detto: 'è vero, noi quella notte facemmo quella strada'. Poi spiegherà perché, per evitare un passaggio a livello, perché il Pacciani conosceva meglio quella strada, perché doveva nascondere la pistola... Tutte cose che vedremo. Il punto fondamentale è che, al racconto di Lotti che erano passati da sopra e non dalla statale, che erano passati su una certa curva dove c'era una fonte, Lotti dice: 'sì, davanti era Pacciani che sapeva la strada, con la macchina bianca; e io ero dietro. Pacciani e Vanni, e io ero dietro con la mia macchina rossa'. Identica, precisa, la spiegazione a questi due cittadini che spontaneamente si presentano e dicono: 'ma voi processate un signore Pacciani, una macchina bianca... Noi, quella sera abbiamo visto anche una macchina rossa'. Cosa gli doveva rispondere a questi signori la Polizia Giudiziaria allora? Cerchiamo la macchina rossa. E' quello che hanno fatto, c'è voluto del tempo, troppo, sicuramente. Però oggi è una spiegazione con fonte testimoniale di quella circostanza vista da questi signori. Ci sono altre testimonianze, numerose, sempre per l'84: quelle che vedono che conferma ai discorsi che la ragazza Pia Rontini, dopo il lavoro, veniva probabilmente seguita da qualcuno. Tant'è che l'accompagnavano a casa. Lotti puntualmente ipotizza e dice: 'sì, nei giorni precedenti l'abbiamo seguita'. L'avranno seguita più facilmente Pacciani e Vanni. 'Io sono andato una volta con Vanni'. Fa tutto un racconto che è l'esatta fotocopia come circostanze di quelle emerse sul punto. La ragazza aveva paura la sera perché qualcuno la seguiva, tant'è che ci sono testi che hanno detto, allora e ora, che la ragazza veniva accompagnata.
Sono... cerco di essere estremamente sintetico, perché è tutto indicato nella lista testi, ma volevo far vedere quanti sono numerosi, su circostanze diverse, tranquilli, i riscontri alle dichiarazioni Lotti per l'84. C'è una signora, prostituta, non prostituta, amica, non amica di Lotti, che dice: 'sì, è vero ciò che dice Lotti. Nell'84, noi, io e lui, eravamo stati a fare l'amore nella stessa piazzola dove poi c'era la Panda. La macchina la mettemmo nella stessa posizione. Lotti dice il vero quando dice di essere già stato lì a fare i sopralluoghi. Ci siamo stati anche io e lui'. Lo stesso Pucci dirà: 'si, è vero, siamo andati prima dell'omicidio a fare un sopralluogo'. Entrambi, Pucci e questa signora Nicoletti, ci sono stati portati, hanno riconosciuto il posto, ce li possiamo riportare, se la Corte crede, in qualsiasi momento. Vedremo cos'hanno da dire. Ci sono due ultime testimonianze ancora più importanti, perché provengono da terzi, per l'84. Lotti dice: 'dopo l'omicidio, per allontanarci dal posto, non facemmo la strada statale, ma passammo da una strada sopra, sterrata. Passammo effettivamente da una fonte'. Ci sono due testi che sono stati, si sono presentati spontaneamente anni e anni fa. E hanno sempre detto: 'a mezzanotte, alle undici, avevamo una casa in campagna lì, sulla strada sopra la Boschetta dell'84. Facevamo, prima di tornare a Firenze, riserva di acqua. Portavamo acqua a casa' - chi non lo fa quando va in campagna, la domenica? - 'eravamo alla fonte, abbiamo preso l'acqua, abbiamo visto una cosa che ci ha subito colpito e che quando abbiamo saputo che c'era stato l'omicidio, l'abbiamo legata'. Questo lo dicono anni e anni fa quando di Lotti nessuno parlava. Dice: 'a quella fonte, ad un certo punto, in quella strada che noi percorriamo tutte le domeniche perché abbiamo una casa lì, non passa mai nessuno, è una strada assolutamente... che non porta altro che alle nostre case e a quella fonte. Sono passate due macchine. Una davanti piccola bianca e una dietro, rossa. Che la seguiva subito al parafango, tant'era vicina. Facevano un sacco di fumo e andavano ad una velocità assolutamente incompatibile con quei luoghi e con l'ora notturna. E facevano una gran polvere'. Lotti, nel sopralluogo e subito, ha detto: 'è vero, noi quella notte facemmo quella strada'. Poi spiegherà perché, per evitare un passaggio a livello, perché il Pacciani conosceva meglio quella strada, perché doveva nascondere la pistola... Tutte cose che vedremo. Il punto fondamentale è che, al racconto di Lotti che erano passati da sopra e non dalla statale, che erano passati su una certa curva dove c'era una fonte, Lotti dice: 'sì, davanti era Pacciani che sapeva la strada, con la macchina bianca; e io ero dietro. Pacciani e Vanni, e io ero dietro con la mia macchina rossa'. Identica, precisa, la spiegazione a questi due cittadini che spontaneamente si presentano e dicono: 'ma voi processate un signore Pacciani, una macchina bianca... Noi, quella sera abbiamo visto anche una macchina rossa'. Cosa gli doveva rispondere a questi signori la Polizia Giudiziaria allora? Cerchiamo la macchina rossa. E' quello che hanno fatto, c'è voluto del tempo, troppo, sicuramente. Però oggi è una spiegazione con fonte testimoniale di quella circostanza vista da questi signori. Ci sono altre testimonianze, numerose, sempre per l'84: quelle che vedono che conferma ai discorsi che la ragazza Pia Rontini, dopo il lavoro, veniva probabilmente seguita da qualcuno. Tant'è che l'accompagnavano a casa. Lotti puntualmente ipotizza e dice: 'sì, nei giorni precedenti l'abbiamo seguita'. L'avranno seguita più facilmente Pacciani e Vanni. 'Io sono andato una volta con Vanni'. Fa tutto un racconto che è l'esatta fotocopia come circostanze di quelle emerse sul punto. La ragazza aveva paura la sera perché qualcuno la seguiva, tant'è che ci sono testi che hanno detto, allora e ora, che la ragazza veniva accompagnata.
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