Il 6 luglio 2011 la trasmissione Chi l'ha visto, su Raitre, si occupò del "Mostro di Firenze". Quella che segue la presentazione della puntata sul sito della RAI.
"La pista sarda ritorna nelle ipotesi di una ricercatrice su una lettera spedita dal Mostro di Firenze, affrancata con un particolare francobollo. Ripercorrono le indagini la dr.ssa Silvia Della Monica, il magistrato al quale la lettera era indirizzata e il giornalista e scrittore Mario Spezi."
Segue la trascrizione dell'ipotesi formulata durante la puntata.
Servizio.
"Subito dopo il delitto di Nadine e Jean Michel il serial killer sale in macchina, si lascia alle spalle la piazzola degli Scopeti dove ha appena finito di uccidere i due francesi e in piena notte percorre più di 60 chilometri. Arriva a San Piero a Sieve, scende dalla macchina, in mano ha una lettera che imbuca in una cassetta della posta."
In studio.
"E la lettera, quella con un lembo di pelle della vittima viene spedita alla dottoressa Silvia Della Monica, ora che cosa è successo? Una ricercatrice universitaria, Rosa Chiara Scaglione, ha trovato un particolare di questa lettera particolarmente interessante: il francobollo;
Rosa Chiara Scaglione: Un giorno navigando su internet mi sono imbattuta nel caso del mostro di Firenze sul quale c’è tantissima letteratura sia on-line che off-line, in particolar modo mi ha colpito molto tutta la parte che riguarda il messaggio, una lettera, che il mostro inviò nell’85 alla Procura della Repubblica di Firenze, al magistrato Silvia Della Monica. Ovviamente sono state fatte tantissime ipotesi sul perché di questo invio, sembrava che il mostro volesse sfidare gli inquirenti, un po’ come succede spesso, diciamo, in altri casi seriali, ovviamente all’interno era chiaro cosa ci fosse, un lembo di carne della vittima femminile ma ci sono state tantissime ipotesi invece formulate sul messaggio, magari nascosto, che il mostro stava cercando di inviare nella scrittura dell’indirizzo. In questo indirizzo, in particolar modo, mancava una “B” alla lettera Repubblica e ovviamente sono state fatte tantissime ipotesi sul perché mancasse questa “B”, tante, veramente tante ma i due filoni principali riguardavano o il fatto che il mostro fosse ignorante, non sapesse come scrivere Repubblica oppure l’avesse omessa apposta perché quella “B” potesse, magari, indicare una località. Allora mi sono incuriosita ancora di più e guardando attentamente ho notato questo francobollo, io poi sono una scrittrice, una storica e quindi mi sono accorta che il francobollo raffigurava il Castello di Bosa, Bosa è una cittadina in Sardegna e appunto il cui nome inizia con la “B”. A quel punto mi sono un po’ meravigliato perché mancavano delle ipotesi, invece formulate, sul francobollo e sono andata a fare tutta una ricerca che riguardava proprio la località e mi sono accorta che ci sono delle analogie veramente molto, molto intriganti e significative tra il luogo, la sua storia, la storia dei suoi… della sua iconografia all’interno di questa chiesa, all’interno del castello e la storia del mostro di Firenze."
In studio.
"Subito dopo il delitto di Nadine e Jean Michel il serial killer sale in macchina, si lascia alle spalle la piazzola degli Scopeti dove ha appena finito di uccidere i due francesi e in piena notte percorre più di 60 chilometri. Arriva a San Piero a Sieve, scende dalla macchina, in mano ha una lettera che imbuca in una cassetta della posta."
In studio.
"E la lettera, quella con un lembo di pelle della vittima viene spedita alla dottoressa Silvia Della Monica, ora che cosa è successo? Una ricercatrice universitaria, Rosa Chiara Scaglione, ha trovato un particolare di questa lettera particolarmente interessante: il francobollo;
Rosa Chiara Scaglione: Un giorno navigando su internet mi sono imbattuta nel caso del mostro di Firenze sul quale c’è tantissima letteratura sia on-line che off-line, in particolar modo mi ha colpito molto tutta la parte che riguarda il messaggio, una lettera, che il mostro inviò nell’85 alla Procura della Repubblica di Firenze, al magistrato Silvia Della Monica. Ovviamente sono state fatte tantissime ipotesi sul perché di questo invio, sembrava che il mostro volesse sfidare gli inquirenti, un po’ come succede spesso, diciamo, in altri casi seriali, ovviamente all’interno era chiaro cosa ci fosse, un lembo di carne della vittima femminile ma ci sono state tantissime ipotesi invece formulate sul messaggio, magari nascosto, che il mostro stava cercando di inviare nella scrittura dell’indirizzo. In questo indirizzo, in particolar modo, mancava una “B” alla lettera Repubblica e ovviamente sono state fatte tantissime ipotesi sul perché mancasse questa “B”, tante, veramente tante ma i due filoni principali riguardavano o il fatto che il mostro fosse ignorante, non sapesse come scrivere Repubblica oppure l’avesse omessa apposta perché quella “B” potesse, magari, indicare una località. Allora mi sono incuriosita ancora di più e guardando attentamente ho notato questo francobollo, io poi sono una scrittrice, una storica e quindi mi sono accorta che il francobollo raffigurava il Castello di Bosa, Bosa è una cittadina in Sardegna e appunto il cui nome inizia con la “B”. A quel punto mi sono un po’ meravigliato perché mancavano delle ipotesi, invece formulate, sul francobollo e sono andata a fare tutta una ricerca che riguardava proprio la località e mi sono accorta che ci sono delle analogie veramente molto, molto intriganti e significative tra il luogo, la sua storia, la storia dei suoi… della sua iconografia all’interno di questa chiesa, all’interno del castello e la storia del mostro di Firenze."
In studio.
"Considerate che la pista sarda è completamente tramontata perché i delitti sono stati fatti ancora nuovi delitti, c’erano dei sardi in galera che naturalmente poi verranno fatti uscire se non ci sono rimasti per altri delitti, allora ci dice la ricercatrice Rosa Chiara Scaglione che il francobollo ci porta in Sardegna a Bosa e naturalmente, incuriositi, noi a Bosa con Claudio Fattori e Bruno Andreozzi ci siamo voluti andare. Vediamo che cosa abbiamo trovato."
Servizio.
Servizio.
"In questa antica incisione delle lettere indicano dei luoghi, il castello di Bosa, quello raffigurato sul francobollo, è contrassegnato proprio dalla lettera B, come potete vedere. Il castello eretto dai Malaspina, un’antica famiglia di origine toscana da sempre evoca le sue leggende. Una di queste, forse la più famosa, racconta di un marito esasperato dal tarlo della gelosia che destina la sua compagna ad una fine orribile, le amputa le dita delle mani e poi la uccide. L’uomo si infila in tasca le dita tagliate alla moglie e con questo macabro feticcio vaga per la città. In un’altra storia si racconta di una giovane marchesa che avrebbe tradito il marito con il cognato e per questo sarebbe stata terribilmente punita. Queste sono le leggende nere che in paese tutti conoscono, in tutte una donna infedele che fa un’orribile fine ma questi racconti che nesso hanno con i delitti del mostro di Firenze? Forse nessuno ma nel primo delitto quello del 1968 il movente è passionale, il delitto è dettato dalla gelosia, barbara ha tradito il marito ma anche i suoi amanti e tra questi anche il cognato. Le relazioni però non finiscono qui, la cittadina di Bosa è famosa anche per i suoi ricami. Una signora ci racconta che in alcuni periodi dell’anno di usava ricamare dei tralci di vite soprattutto in concomitanza di alcune feste religiose. E un tralcio di vite lo troviamo anche nella terribile storia del mostro di Firenze quando il 15 settembre del 1974 uccide Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore. Alla povera ragazza il mostro infila un tralcio di vite tra le gambe. Ma torniamo a Bosa, all’interno della chiesa della Madonna si possono ammirare alcuni affreschi di un anonimo fiorentino risalenti al 1300. La morte la fa da padrone in queste raffigurazioni, un particolare inquietante: negli affreschi della cappella ci sono Sant’Agata e Santa Reparata. Santa Reparata, patrona di Firenze, subì nel suo martirio orribili torture prima di morire. Sant’Agata ebbe come martirio l’amputazione dei seni. Ma le coincidenze non finiscono qui. A Bosa si festeggia Nostras Signoras di Regnos Altos, ebbene tre dei duplici omicidi del Mostro di Firenze avvengono quando nel castello di Bosa si preparano i festeggiamenti."
1 commenti:
..era un francobollo comunissimo per quell'epoca, facente parte di una serie riproducente castelli italiani.Io ne ho diversi a casa, tra la corrispondenza che ho ricevuto intorno alla metà degli anni'80.Il Mostro sarà andato dal tabaccaio e avrà acquistato la prima affrancatura che gli hanno dato come qualunque altro mortale... Veramente la fantasia dei giornalisti non ha più limiti, siamo alla farsa!
V.A.
Posta un commento