lunedì 12 luglio 2010

Natalino e Stefano Mele - Intervista su Panorama Mese - Gennaio 1986

Nel gennaio 1986 la rivista Panorama Mese pubblicò il colloquio che segue tra Stefano Mele ed il figlio Natalino che lo raggiunse a Ronco all'Adige dove stava scontando gli arresti domiciliari.

Natalino Mele: Babbo, non devi aver paura. Io quella notte non ti ho visto. Non ho visto nessuno. Se io avessi visto il mostro, da tempo mi avrebbe fatto fuori.
Stefano Mele: Non potevi avermi visto, perché io non c'ero.
NM: E perché hai confessato?
SM: Io ero il marito. I carabinieri, i tuoi zii, tutti in paese erano convinti che ero stato io a uccidere la mamma. Negli interrogatori mi hanno picchiato. Alla fine riescono sempre a farti dire quello che vogliono.
NM: Ma perchè hai accusato i Vinci e gli altri amanti della mamma?
SM: Perché mi hanno fatto un grande male. Alla fine erano diventati prepotenti. Pestavano me, la Barbara e qualche volta anche te. Il Francesco minacciava di morte tua madre.
NM: Ma tu non lo hai visto ucciderla?
SM: No, non l'ho visto.
NM: Dunque non devi accusarlo.
SM: Ma sono convinto che siano stati loro ad ucciderla
NM: Basta babbo! Se non li hai visti, non puoi saperlo. Non devi continuare ad accusare gente perché a te hanno fatto del male. E poi, perché hai accusato gli zii Giovanni e Piero?
SM: È stato il giudice Rotella a farmelo dire. Mi ha fatto confondere. Anche quest'ultima volta che mi ha tenuto in galera, ha tentato di farmi dire altre cose. Per convincermi a parlare, mi ha detto che tu eri morto. Che il tuo cadavere era stato trovato nei boschi. Che il mostro ti aveva ucciso. E che tutto questo era colpa mia, perché non parlavo. Ma io di Rotella non ho più paura. Non ho più paura di nessuno. Alla fine di quest'anno, quando finirò di scontare la condanna per calunnia e tornerò finalmente libero, due cose voglio fare: trovarmi un bravo avvocato che si interessi al mio caso e faccia causa allo Stato per il male che mi ha fatto; e poi fare un viaggio all' estero . Voglio andare in Francia, in pellegrinaggio a Lourdes.
Rif.1 - Panorama Mese - Gennaio 1986 p.81

4 commenti:

A.P. ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Davide I ha detto...

Trovo molto dubbia la genuinità di quest'intervista.
E' autentica?
Come è possibile che codesta intervista sia da interpretare
come "La pietra tombale della pista sarda?" (dove lessi tempo fa
in un forum")

"Natalino Mele: Babbo, non devi aver paura. Io quella notte non ti ho visto.
Non ho visto nessuno.
Se io avessi visto il mostro, da tempo mi avrebbe fatto fuori."

Non hai visto nessuno, ma un alibi al padre lo hai fornito

"Stefano Mele: Non potevi avermi visto, perché io non c'ero."

Balle. Hai fornito particolari dell'omicidio che solo chi era sul posto
poteva sapere. Hai fornito perfino il numero dei colpi sparati che manco
gli inquirenti sapevano. Ti sei fatto trovare pure vestito di tutto punto
e con le mani sporche di grasso. Ma non eri malato e a letto? E la tua malattia
non ti aveva fatto desistere dal cercare tua moglie e tuo figlio? E come mai
"aspettavi che ti portassero la notizia se del caso fosse capitato qualche
cosa? (Matassino pag.8)" [il classico "Lu cori me lu diceva" di Misseriana memoria
a meno che gli inquirenti non si siano inventati tutto o non ti abbiano estorto
anche questo]
E poi? Il 6 settembre 1982, quando ti hanno lasciato solo a parlare con tuo figlio,
senza occhi indiscretti non avevi "ammesso che eri stato presente"? (Rotella, pag. 78)
O anche Natalino aveva il vizietto di estorcerti dichiarazioni?

"NM: E perché hai confessato?
SM: Io ero il marito. I carabinieri, i tuoi zii, tutti in paese erano convinti
che ero stato io a uccidere la mamma.
Negli interrogatori mi hanno picchiato. Alla fine riescono sempre a
farti dire quello che vogliono."

FALSO! I carabinieri, gli zii, i mostrologi del sk unico, tutti in paese erano convinti che non
eri credibile come assassino ma Francesco Vinci si. Ti hanno perfino lasciato andare a casa con il
bambino. Alla fine sei risultato positivo al guanto di paraffina. Non è vero che riescono sempre a
"farti dire quello che vogliono". Ma la prova a "farti dire quello che non vuoi" devono farla, altrimenti
che vengono pagati a fare.

Davide I.

Davide I ha detto...

"NM: Ma perchè hai accusato i Vinci e gli altri amanti della mamma?
SM: Perché mi hanno fatto un grande male. Alla fine erano diventati prepotenti.
Pestavano me, la Barbara e qualche volta anche te. Il Francesco minacciava di morte tua madre."

FALSO! Hai ritrattato subito le accuse su Salvatore (e ti ci sei messo a piangere in ginocchio)
Lo hai accusato 17 anni dopo quando hai sparato tutte le cartucce e ti sei giocato Francesco
Vinci, Cutrona (Violento e prepotente con te, Barbara e Natalino anche lui????) e pure i tuoi
parenti. E non hai avuto il benchè minimo rimorso con loro piangendogli in ginocchio.

"NM: Basta babbo! Se non li hai visti, non puoi saperlo. Non devi continuare ad accusare gente
perché a te hanno fatto del male. E poi, perché hai accusato gli zii Giovanni e Piero?
SM: È stato il giudice Rotella a farmelo dire. Mi ha fatto confondere"

FALSO! Risulta invece che appena scoperto il biglietto dello zio Pieto hai capito che era inevitabile
che facessi i nomi dei tuoi congiunti, come risulta da un'intercettazione (quella si autentica) telefonica
con tua sorella Maria (Rotella, pag.112). Non risulta da tale intercettazione che Rotella ti abbia fatto confondere
A confondersi è stato, semmai, il Rotella quando ha interrogato tuo fratello con le sue
acrobazie narrative (il bambino aveva fatto il nome di Pietro, prima, e poi lo hanno fatto confondere)
E poi, in tutta la tua storia giudiziaria, possibile che tra i tanti inquirenti (Caponnetto, Funari,
Dell'Amico, Ferrero, Vigna, Rotella, ecc...) non ci fosse manco un padre di famiglia che fosse uno
che si fosse accorto che eri innocente e che andavi lasciato in pace... un esercito del male in divisa!

"Alla fine di quest'anno [...], voglio fare": trovarmi un bravo avvocato che si interessi al mio caso
e faccia causa allo Stato per il male che mi ha fatto;

Potevi farlo benissimo il 27 luglio 1982, quando venisti informato che quella pistola che ha ucciso tua
moglie stava sparando ancora. Era un elemento emerso a tuo favore per fare una revisione del processo.
Ma preferisti depistare l'indagine accusando Francesco Vinci...

Domanda: come si è avuta questa intervista/intercettazione? chi è il giornalista?

Davide I.

Giraldiro ha detto...

Non fu il Mele a compiere il delitto del '68, e le domande di Natalino a riguardo in questo caso dimostrano chiaramente che lui non si svegliò quella sera, e che proprio per questo sospettò come tanti altri del padre.
"Non devi aver paura, io non ti ho visto" tradotto significa: "a me puoi dirlo, tanto non posso testimoniare contro di te".
Il padre, che capisce l'insinuazione del figlio, risponde: "ma tu non potevi avermi visto, perché io non c'ero", che significa: "anche se ti fossi svegliato non mi avresti visto comunque perché io non ero lì".
Inoltre quel poco che il Mele sapeva sul delitto poteva averlo appreso dal figlio la sera prima.