Quella che segue è la trascrizione integrale dell'udienza del 17 maggio 1999 relativa al Processo d'appello per i delitti del "mostro di Firenze" davanti alla prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Firenze.
Segue dalla parte 06.
Relatore: La Corte di Assise passa ad esaminare omicidio per omicidio, meglio ancora, duplice omicidio per duplice omicidio, richiamando la descrizione dei fatti che è quella che ho fatto io fino ad adesso, alla quale aggiungerò qualcosa, se necessario, portando a fianco, immediatamente dopo le dichiarazioni rese dal Lotti circa le modalità di questi omicidi e poi indicando quelli che, ad avviso della Corte di Assise di Firenze, sono i riscontri a quelle dichiarazioni. E incomincia ancora con il duplice omicidio di San Casciano, località Scopeti, il Lotti con riferimento a questo duplice omicidio ha dichiarato quanto segue, riporto quel che ha riportato la sentenza, che l'8 settembre era andato col suo amico Pucci dalla Ghiribelli, qui a Firenze, era venuto in una pensione. Che era venuto qui con la sua Fiat coupè rossa, che al rientro in San Casciano, verso le 23,00, si era fermato dove precedentemente il Pacciani e il Vanni gli avevano detto: "tu ti fermi qua". Che il Pacciani ignorava che lui aveva portato un amico e che lui aveva portato l'amico perchè questo Pucci non ci credeva neanche con i fatti, dirà a un certo punto, che il Pacciani, che quei due ammazzavan le coppiette. Apro e chiudo parentesi. Dirà il Pucci in uno dei tanti verbali, di aver saputo dal Lotti che Pacciani e Vanni ammazzavano le coppiette, allorquando le ragazze che loro avevano visto far l'amore, con loro non ci stavano e allora, arrabbiatissimi, facevano questo macello. Lo dice Pucci questo. Il Pacciani non sapeva che lui aveva portato il Pucci, tanto che appena li vide tutti e due si arrabbio molto e li cacciò via. Comunque aveva parcheggiato, aveva trovato sul posto l'auto del Pacciani, che era parcheggiata dietro il muro di una villa, erano saliti, perchè la stradina è in lieve salita, verso la piazzola dove si trovava la tenda dei due francesi e in quel momento gli avevano detto di andarsene via per la prima volta, perchè almeno due volte il Pacciani gli dirà di andar via. Si era allontanato, ma non di tanto; dico subito "non di tanto" perchè l'unica volta in cui si allontana di più di 5 mt, 12 mt, lo dico una volta per tutti, perchè tutte le altre volte dista 4/5 mt. Questa volta sono 12 mt, che io abbia visto dalla tenda e aveva potuto vedere che cosa stava capitando. In particolare disse che il Vanni e il Pacciani si erano posti ai lati corti della tenda, sul retro, diciamo, la parte tergale, Il Vanni con un coltello e davanti il Pacciani. Il Vanni da dietro aveva tagliato e lui aveva sentito nettamente il rumore della tela che si rompe, dopodichè era scomparso dalla sua vista. A questo punto Pacciani aveva iniziato a sparare dentro la tenda, a questo punto, ancora dalla tenda, fuoriesce un giovane mezzo nudo che si da alla fuga, come ho detto prima, verso il bosco e non verso la strada. Il Pacciani, questa volta armato di coltello, si era posto all'inseguimento del giovane, lo aveva raggiunto, lo aveva afferrato con la mano sinistra, lo aveva colpito prima sulla schiena, poi con una coltellata al collo, trapassante, finchè l'aveva finito e questo era cascato in terra. Lui aveva fatto finta di andarsene, questa volta il Pacciani aveva detto di nuovo di andarsene via ma si era nascosto mentre il Pucci se ne era fuggito vicino la macchina e aveva notato Pacciani e Vanni uscire dalla tenda con una specie di involto tra le mani che avevano depositato in terra. Allora anche lui, finalmente, vista questa cosa, se ne era andato col Pucci, che il Pucci, in macchina, saputo da lui che avevano, Pacciani e Vanni, ammazzato due francesi gli aveva detto: "ma andiamo dai carabinieri a dirglielo subito", ma lui ha detto che non era una cosa ben fatta e quindi non erano andati dai carabinieri. Queste essendo le dichiarazioni del Lotti, la Corte di Assise si da alla ricerca dei riscontri e in questo caso ne enumera molti. Primo riscontro, io non so se parlarne, bisogna, ne parliamo completamente, è la 128 rossa. Siccome, avete visto, vi sono dei motivi aggiunti, tratto tutto l'argomento e non ne parlo più. Dunque di questa 128 rossa, ho accennato prima com'è venuta fuori. E' venuta fuori che la Polizia ha saputo, in qualche modo, che in quella zona doveva esserci un 128 rosso e indaga ch t'indaga, vengono a scoprire che nell'85 il signor Lotti aveva un 128 rosso, che, notate, aveva una particolarità che verrà raccontata dalla Ghiribelli Gabriella, aveva la portiera, mi pare, lato guida, sbiancata. Di colore non proprio uguale a quella che sia, perchè trovandosi una volta con la Filippa, evidentemente un pò eccitato, aveva avuto un incidente stradale e allora era andato a cercare una porta di ricambio, ne aveva trovata una un pò sbiadita e aveva messo quella. Si viene a scoprire che questo Lotti ha 128 rosso, gli chiedono negli esami, negli interrogatori, quelli che lui chiama colloqui, che macchineha e lui le enumera tutte ma non la 128. Allora gli contestano: "guarda che noi si sa già che tu avevi..." allora se lo ricorda, tutto ciò viene interpretato, anche in sentenza, come una voluta dimenticanza del Lotti circa la 128 rossa, "non ce l'ha detto apposta, non se n'è dimenticato, ce lo voleva nascondere". Finchè il Lotti dice: "si me lo ricordo, avevo il 128 rosso", da allora in poi e fino alla fase della discussione, mi pare che il Lotti sia andato agli Scopeti con la 128 rossa, non ci piove proprio, è un dato acquisito nel processo fino a quel momento. Non se ne discute neppure, fino a che, non se ne discute neppure, non solo per quello che ho detto ora, ma perchè la 128 rossa, lo dirà anche Pucci, che sono andati con la 128 rossa, anzi, aggiungo ora, è il Pucci che ricorderà al Lotti in sede di confronto al Lotti che gli chiede: "Ma con quale macchina siamo andati?", "Col 128 rossa", "Ah col 128 rossa". Glielo ricorda il Pucci in sede di confronto, inoltre lo dirà la Ghiribelli. La 128 diventa un dato pacifico, come lo dice la Ghiribelli? La Ghiribelli, che è la prostituta dalla quale andavano nel 1996, febbraio '96, interrogata, ricorda che nell'85, nel rientrare, perchè la Ghiribelli esercita la prostituzione in Firenze ma vive a San Casciano, nel rientrare a San Casciano, la domenica dell'omicidio degli Scopeti col suo protettore, Galli, aveva visto questa macchina parcheggiata sulla destra ma non vi aveva fatto alcun caso. La mattina successiva nel girare per San Casciano vedendo il paese pieno di Polizia, Carabinieri e quant'altro, chiede e viene a saper che erano stati ammazzati questi due turisti.
Relatore: La Corte di Assise passa ad esaminare omicidio per omicidio, meglio ancora, duplice omicidio per duplice omicidio, richiamando la descrizione dei fatti che è quella che ho fatto io fino ad adesso, alla quale aggiungerò qualcosa, se necessario, portando a fianco, immediatamente dopo le dichiarazioni rese dal Lotti circa le modalità di questi omicidi e poi indicando quelli che, ad avviso della Corte di Assise di Firenze, sono i riscontri a quelle dichiarazioni. E incomincia ancora con il duplice omicidio di San Casciano, località Scopeti, il Lotti con riferimento a questo duplice omicidio ha dichiarato quanto segue, riporto quel che ha riportato la sentenza, che l'8 settembre era andato col suo amico Pucci dalla Ghiribelli, qui a Firenze, era venuto in una pensione. Che era venuto qui con la sua Fiat coupè rossa, che al rientro in San Casciano, verso le 23,00, si era fermato dove precedentemente il Pacciani e il Vanni gli avevano detto: "tu ti fermi qua". Che il Pacciani ignorava che lui aveva portato un amico e che lui aveva portato l'amico perchè questo Pucci non ci credeva neanche con i fatti, dirà a un certo punto, che il Pacciani, che quei due ammazzavan le coppiette. Apro e chiudo parentesi. Dirà il Pucci in uno dei tanti verbali, di aver saputo dal Lotti che Pacciani e Vanni ammazzavano le coppiette, allorquando le ragazze che loro avevano visto far l'amore, con loro non ci stavano e allora, arrabbiatissimi, facevano questo macello. Lo dice Pucci questo. Il Pacciani non sapeva che lui aveva portato il Pucci, tanto che appena li vide tutti e due si arrabbio molto e li cacciò via. Comunque aveva parcheggiato, aveva trovato sul posto l'auto del Pacciani, che era parcheggiata dietro il muro di una villa, erano saliti, perchè la stradina è in lieve salita, verso la piazzola dove si trovava la tenda dei due francesi e in quel momento gli avevano detto di andarsene via per la prima volta, perchè almeno due volte il Pacciani gli dirà di andar via. Si era allontanato, ma non di tanto; dico subito "non di tanto" perchè l'unica volta in cui si allontana di più di 5 mt, 12 mt, lo dico una volta per tutti, perchè tutte le altre volte dista 4/5 mt. Questa volta sono 12 mt, che io abbia visto dalla tenda e aveva potuto vedere che cosa stava capitando. In particolare disse che il Vanni e il Pacciani si erano posti ai lati corti della tenda, sul retro, diciamo, la parte tergale, Il Vanni con un coltello e davanti il Pacciani. Il Vanni da dietro aveva tagliato e lui aveva sentito nettamente il rumore della tela che si rompe, dopodichè era scomparso dalla sua vista. A questo punto Pacciani aveva iniziato a sparare dentro la tenda, a questo punto, ancora dalla tenda, fuoriesce un giovane mezzo nudo che si da alla fuga, come ho detto prima, verso il bosco e non verso la strada. Il Pacciani, questa volta armato di coltello, si era posto all'inseguimento del giovane, lo aveva raggiunto, lo aveva afferrato con la mano sinistra, lo aveva colpito prima sulla schiena, poi con una coltellata al collo, trapassante, finchè l'aveva finito e questo era cascato in terra. Lui aveva fatto finta di andarsene, questa volta il Pacciani aveva detto di nuovo di andarsene via ma si era nascosto mentre il Pucci se ne era fuggito vicino la macchina e aveva notato Pacciani e Vanni uscire dalla tenda con una specie di involto tra le mani che avevano depositato in terra. Allora anche lui, finalmente, vista questa cosa, se ne era andato col Pucci, che il Pucci, in macchina, saputo da lui che avevano, Pacciani e Vanni, ammazzato due francesi gli aveva detto: "ma andiamo dai carabinieri a dirglielo subito", ma lui ha detto che non era una cosa ben fatta e quindi non erano andati dai carabinieri. Queste essendo le dichiarazioni del Lotti, la Corte di Assise si da alla ricerca dei riscontri e in questo caso ne enumera molti. Primo riscontro, io non so se parlarne, bisogna, ne parliamo completamente, è la 128 rossa. Siccome, avete visto, vi sono dei motivi aggiunti, tratto tutto l'argomento e non ne parlo più. Dunque di questa 128 rossa, ho accennato prima com'è venuta fuori. E' venuta fuori che la Polizia ha saputo, in qualche modo, che in quella zona doveva esserci un 128 rosso e indaga ch t'indaga, vengono a scoprire che nell'85 il signor Lotti aveva un 128 rosso, che, notate, aveva una particolarità che verrà raccontata dalla Ghiribelli Gabriella, aveva la portiera, mi pare, lato guida, sbiancata. Di colore non proprio uguale a quella che sia, perchè trovandosi una volta con la Filippa, evidentemente un pò eccitato, aveva avuto un incidente stradale e allora era andato a cercare una porta di ricambio, ne aveva trovata una un pò sbiadita e aveva messo quella. Si viene a scoprire che questo Lotti ha 128 rosso, gli chiedono negli esami, negli interrogatori, quelli che lui chiama colloqui, che macchineha e lui le enumera tutte ma non la 128. Allora gli contestano: "guarda che noi si sa già che tu avevi..." allora se lo ricorda, tutto ciò viene interpretato, anche in sentenza, come una voluta dimenticanza del Lotti circa la 128 rossa, "non ce l'ha detto apposta, non se n'è dimenticato, ce lo voleva nascondere". Finchè il Lotti dice: "si me lo ricordo, avevo il 128 rosso", da allora in poi e fino alla fase della discussione, mi pare che il Lotti sia andato agli Scopeti con la 128 rossa, non ci piove proprio, è un dato acquisito nel processo fino a quel momento. Non se ne discute neppure, fino a che, non se ne discute neppure, non solo per quello che ho detto ora, ma perchè la 128 rossa, lo dirà anche Pucci, che sono andati con la 128 rossa, anzi, aggiungo ora, è il Pucci che ricorderà al Lotti in sede di confronto al Lotti che gli chiede: "Ma con quale macchina siamo andati?", "Col 128 rossa", "Ah col 128 rossa". Glielo ricorda il Pucci in sede di confronto, inoltre lo dirà la Ghiribelli. La 128 diventa un dato pacifico, come lo dice la Ghiribelli? La Ghiribelli, che è la prostituta dalla quale andavano nel 1996, febbraio '96, interrogata, ricorda che nell'85, nel rientrare, perchè la Ghiribelli esercita la prostituzione in Firenze ma vive a San Casciano, nel rientrare a San Casciano, la domenica dell'omicidio degli Scopeti col suo protettore, Galli, aveva visto questa macchina parcheggiata sulla destra ma non vi aveva fatto alcun caso. La mattina successiva nel girare per San Casciano vedendo il paese pieno di Polizia, Carabinieri e quant'altro, chiede e viene a saper che erano stati ammazzati questi due turisti.
Avv. Filastò: Solo che i cadaveri vennero scoperti nel pomeriggio, alle 14,30, piccolo particolare...
Relatore: Dice al suo protettore: "andiamo dai carabinieri, che si è visto questa macchina ieri!", e il suo protettore, esperto di vita e probabilmente di galera, dice di no, dice: "l'unico risultato che si raggiunge è che a me mi denunziano per favoreggiamento!" e aveva ragione, scusate eh?! Non è che avesse tutti i torti. Per cui si guardano bene dal parlarne, però arrivati al '96, alla signora Ghiribelli fanno vedere una serie di fotografie di 128 e la donna, dice: "si mi pare una macchina come questa", e dice la Ghiribelli, aveva un 128 rosso, anche se, per la verità, poi, in dibattimento specificherà che lei ne ricordava una celestina ma ne aveva tante, rossa. Si va avanti per tutto il dibattimento di primo grado fino a che, in sede di discussione, uno dei difensori del Vanni, l'avvocato Filastò, chiede l'interruzione della discussione e l'assunzione di prove, avendo scoperto, a mezzo di investigazioni personali, che quell'anno, 60/45 giorni prima, due mesi prima circa, lui dirà il 3 luglio, in realtà neanche questo è esatto, il Lotti aveva acquistato un'altra macchina, una 124 sicuramente non rossa, celestina, blu, non lo so e produce certificato del PRA; il certificato del PRA che sta in atti e poi vedete ci dice che nel novembre dell'86, su domanda dell'aprile, del febbraio dell'86, era stata trascritta una scrittura privata autenticata il 3 luglio '85 dal notaio, poi quando l'abbian fatta, questo non lo sa nessuno, perchè è andata al macero, non è che si sforzi a ritrovarlo, è andata al macero la scrittura privata di acquisto di una 124 da parte del signor Lotti; si scopre questo, per cui dice"fate delle indagini", la Corte di Assise effettua indagini e in questa occasione il difensore del Lotti, che li ha avuti evidentemente dal suo cliente, produce tre certificati di assicurazione. Uno che arriva, che attesta il pagamento della semestralità di premio fino al settembre dell'85 e si attiene al 128, un'altro che attesta il pagamento di una semestralità di premio dal settembre '85 e riguarda la macchina 124 e poi un terzo che direi non ce ne importa proprio nulla, che è una polizza che sostituisce la precedente del 124. Così stando le cose e dopo un'udienza che a leggere il verbale ci si rizzano i capelli in testa perchè il presidente della Corte di Assise vuole capire da questo Lotti: "ma che macchina usavi l'8 settembre dell'85?". Dopo pagine e pagine di verbali, finalmente Lotti dichiara che lui usò la macchina nuova, nuova tra virgolette perchè è una macchina usata comprata tramite un meccanico. La 124 la usò solo, comprata a quantomeno in luglio, poi vedremo, la usò solo a decorrere dal 20 settembre e fino ad allora aveva continuato ad usare la 128 perchè era assicurata. Invece, cioè, lui dice di andare dall'assicurazione dire: “senti ho cambiato macchina, provveda alle incombenze utili... facciamo..." no, aveva continuato ad usare il 128 e dal 20 settembre aveva, come dice lui, “rigirato” l'assicurazione e aveva iniziato ad usare la macchina nuova. Così stando le cose la Corte di Assise ne prende atto e dice, ma non solo dalle dichiarazioni del Lotti, ma dalle certificazioni in atti qua risulta che la 124 risulta assicurata solo dal 20 settembre e quindi è certo che fino ad allora Lotti ha usato la 128 rossa. Nel frattanto di questo prende atto e continua. Io non finisco qua ma aggiungo quanto ci viene detto in sede di impugnazione, avete visto i motivi aggiunti, se no ve lo spiego io. In serie di motivi aggiunti di appello, lo dico subito, i difensori, questa volta tutti e due, del Vanni hanno prodotto un documento, ci hanno detto che hanno effettuato loro indagini, più semplici di così si muore, infatti si meravigliano del fatto che ci sia stato un poliziotto a Firenze che l'abbia pensato, perchè si sono limitati a recarsi presso l'agenzia di quella compagnia assicuratrice di Firenze, che non è pensabile che Lotti vada a Genova ad assicurarsi, si assicurerà o a San Casciano o a Firenze e l'agente della compagnia assicuratrice gli ha consegnato tanto di polizza, che noi abbiamo in fotocopia ma che speriamo di leggere in originale attinente al 124. Io non ci ho letto nulla ma quello che si legge è un timbro. Sembrerebbe che questa polizza sia stata stipulata il 25 maggio 1985, quindi sembra che la 124 abbia iniziato a circolare, diversamente era inutile assicurarla, dal mese di maggio '85. Questa è la novità importante in questa sede di appello.
Avv. Filastò: Poi c'è gli accertamenti del Procuratore generale...
Relatore: Quelli ce li farà sapere. Se li è tenuti per se non ha fatto come lei. Dunque, quindi il difensore dice. “guardate abbiamo questa polizza”, e ne trae la conseguenza, i difensori, che quindi il Lotti dice le bugie, non solo che è un bugiardo che disse bugie in primo grado quando raccontò di essere andato agli Scopeti con la 128 ma ben di più, se ho ben capito eh? Sennò me lo spiegate voi o meglio lo spiegherete, che avrebbe prodotto documentazione falsa.
Avv. Filastò: Non falsa. A parte che c'è un, c'è sicuramente una data corretta in una di queste... Ma quello è un altro discorso, ma comunque forviante, tendenziosa quantomeno.
Relatore: Forviante è un discorso, falsa è un'altro. Di falso in quei tre certificati mi sembra non ci sia proprio nulla, forviante, ecco. E quindi veda la Corte intanto di acquisire la polizza originale, di sentire l'agente dell'assicurazione e quant'altro indispensabile. Comunque io continuo nell'esposizione che all'Appello non ci siamo ancora arrivati, quindi la Corte di Assise che queste ultime cose non le sapeva, dice la 128 era lì, se c'era la 128 c'era Lotti, quindi Lotti dice la verità, su questo punto, ancora, della 128, ma l'ho già detto ne ha parlato non soltanto Lotti ma ne han parlato Pucci e la Ghiribelli Gabriella. Ancora, il Pucci è persona della quale non vi è motivo di dubitare, dice la Corte di Assise, il Pucci è un testimone, è un normale testimone, non è coimputato, non sarà persona di grande cultura, è un uomo che si esprime come si esprime, d'altro canto il Lotti è peggio di lui, non si vede per quale motivo si dovrebbe dubitare del Pucci. Ancora, un riscontro viene ritenuto il fatto che davvero nella parte tergale della tenda è stato poi trovato un taglio di 40 cm di lunghezza così come il Lotti aveva detto essere avvenuto. Lui non ha parlato di 40 cm ma di un taglio. E' da precisare che il Vanni avrebbe fatto, il taglio riguarda il telo esterno della tenda, perchè la tenda è una canadese formata da un telo esterno, che tra l'altro è antiriflettente e poi un corpo centrale, quello non è stato tagliato, da quella parte nessuno può essere entrato nella tenda, su questo non ci piove. Ulteriore riscontro è stato ritenuto dalla Corte di Assise il rinvenimento di bossoli calibro 22 con lettera “H”, vicino all'entrata principale della tenda e il Lotti aveva dichiarato, dirà la Corte di Assise che il Pacciani sparava stando davanti all'entrata principale dentro la tenda. Ancora, le dichiarazioni del Lotti circa la fuga e l'uccisione del giovane francese, così come il Lotti aveva dichiarato. Questo giovane era uscito, il Lotti non ricorda se era completamente nudo, se era mezzo nudo, comunque era uscito e si era dato alla fuga e davvero il Pacciani lo aveva raggiunto, lo aveva fermato e aveva accoltellato particolarmente alla gola; l'orario ritorna perfettamente, l'orario della morte e qui il primo giudice fa riferimento ad una contestazione, probabilmente fatta dalla difesa, circa gli orari della morte, anche il giorno e dico subito qual'è il problema. Secondo la relazione dei periti Maurri, Caffaro e Borelli, la morte dei due francesi è da segnarsi l'8 settembre '85 fra le 23 e le 23 e 30 e ciò per certe ragioni tecniche che casomai ci andremo a leggere in camera di consiglio. In sede dibattimentale venne sentita una testimone, che si chiama Carmignani Sabrina. Questa ragazza ha raccontato che quel pomeriggio, essendo il suo compleanno si era recata in quella piazzola assieme al fidanzato e aveva torte e dolciumi con se, ho letto, e si trattenne non più di mezz'ora, primo perchè arrivò una macchina con un tale dentro che, pagine di verbali per sapere se aveva il collo tozzo, se non ce l'aveva tozzo, com'era vestito, se era il classico contadino toscano, se non lo era, insomma questo tizio se ne va via, grazie a Dio, ma soprattutto se ne vanno via questi due ragazzi per un gran fetore, come di animale morto, quello che è capitato a tutti noi di sentire in campagna. Così dice la ragazza e altro che io abbia letto non ha detto. Da ciò, però ne trae occasione uno dei difensori del Vanni per dire che il fetore non era di animale morto, ma era dei due francesi che erano morti dal giorno prima, verosimilmente, la Corte di Assise e ciò perchè non lo fa a caso il difensore, lo fa anche perchè nell'ultima perizia che il professor De Fazio e compagni faranno, costoro anche se non hanno mai fatto autopsie, né visto i cadaveri, scrissero che probabilmente erano morti il giorno prima.
Relatore: Forviante è un discorso, falsa è un'altro. Di falso in quei tre certificati mi sembra non ci sia proprio nulla, forviante, ecco. E quindi veda la Corte intanto di acquisire la polizza originale, di sentire l'agente dell'assicurazione e quant'altro indispensabile. Comunque io continuo nell'esposizione che all'Appello non ci siamo ancora arrivati, quindi la Corte di Assise che queste ultime cose non le sapeva, dice la 128 era lì, se c'era la 128 c'era Lotti, quindi Lotti dice la verità, su questo punto, ancora, della 128, ma l'ho già detto ne ha parlato non soltanto Lotti ma ne han parlato Pucci e la Ghiribelli Gabriella. Ancora, il Pucci è persona della quale non vi è motivo di dubitare, dice la Corte di Assise, il Pucci è un testimone, è un normale testimone, non è coimputato, non sarà persona di grande cultura, è un uomo che si esprime come si esprime, d'altro canto il Lotti è peggio di lui, non si vede per quale motivo si dovrebbe dubitare del Pucci. Ancora, un riscontro viene ritenuto il fatto che davvero nella parte tergale della tenda è stato poi trovato un taglio di 40 cm di lunghezza così come il Lotti aveva detto essere avvenuto. Lui non ha parlato di 40 cm ma di un taglio. E' da precisare che il Vanni avrebbe fatto, il taglio riguarda il telo esterno della tenda, perchè la tenda è una canadese formata da un telo esterno, che tra l'altro è antiriflettente e poi un corpo centrale, quello non è stato tagliato, da quella parte nessuno può essere entrato nella tenda, su questo non ci piove. Ulteriore riscontro è stato ritenuto dalla Corte di Assise il rinvenimento di bossoli calibro 22 con lettera “H”, vicino all'entrata principale della tenda e il Lotti aveva dichiarato, dirà la Corte di Assise che il Pacciani sparava stando davanti all'entrata principale dentro la tenda. Ancora, le dichiarazioni del Lotti circa la fuga e l'uccisione del giovane francese, così come il Lotti aveva dichiarato. Questo giovane era uscito, il Lotti non ricorda se era completamente nudo, se era mezzo nudo, comunque era uscito e si era dato alla fuga e davvero il Pacciani lo aveva raggiunto, lo aveva fermato e aveva accoltellato particolarmente alla gola; l'orario ritorna perfettamente, l'orario della morte e qui il primo giudice fa riferimento ad una contestazione, probabilmente fatta dalla difesa, circa gli orari della morte, anche il giorno e dico subito qual'è il problema. Secondo la relazione dei periti Maurri, Caffaro e Borelli, la morte dei due francesi è da segnarsi l'8 settembre '85 fra le 23 e le 23 e 30 e ciò per certe ragioni tecniche che casomai ci andremo a leggere in camera di consiglio. In sede dibattimentale venne sentita una testimone, che si chiama Carmignani Sabrina. Questa ragazza ha raccontato che quel pomeriggio, essendo il suo compleanno si era recata in quella piazzola assieme al fidanzato e aveva torte e dolciumi con se, ho letto, e si trattenne non più di mezz'ora, primo perchè arrivò una macchina con un tale dentro che, pagine di verbali per sapere se aveva il collo tozzo, se non ce l'aveva tozzo, com'era vestito, se era il classico contadino toscano, se non lo era, insomma questo tizio se ne va via, grazie a Dio, ma soprattutto se ne vanno via questi due ragazzi per un gran fetore, come di animale morto, quello che è capitato a tutti noi di sentire in campagna. Così dice la ragazza e altro che io abbia letto non ha detto. Da ciò, però ne trae occasione uno dei difensori del Vanni per dire che il fetore non era di animale morto, ma era dei due francesi che erano morti dal giorno prima, verosimilmente, la Corte di Assise e ciò perchè non lo fa a caso il difensore, lo fa anche perchè nell'ultima perizia che il professor De Fazio e compagni faranno, costoro anche se non hanno mai fatto autopsie, né visto i cadaveri, scrissero che probabilmente erano morti il giorno prima.
Avv. Filastò: Anche per la larva della mosca...
Relatore: La mosca, la larva cadaverica, non mi ricordo come si chiama. La Corte di Assise conflitta tale conclusione del difensore, osservando che, a parte nella perizia Maurri vi è un dato certissimo che escludeva che i due francesi fossero morti dal giorno prima ed era che gli stessi, quella mattina, la mattina dell'8 avevano fatto un'abbondante colazione in un bar ristorante sito nei pressi, come hanno dichiarato i gestori del bar ristorante, il cui verbale io però non sono riuscito a trovare, è quello, mi dispiace, è l'unico verbale che non ho trovato, se qualcuno ce l'ha me lo fa pure leggere.
Avv. Filastò: Quale presidente?
Relatore: Dei due gestori del ristorante, che avrebbero dato ampia colazione la mattina ai signori francesi, io quel verbale non l'ho trovato. Se ce l'ha qualcuno me lo fa leggere, io lo leggo. Ulteriore riscontro, secondo la Corte di Assise è la certa presenza, secondo la Corte, della Ford Fiesta del Pacciani, parcheggiata lì vicino e questo perchè? Perchè una certa signora Stepman Sharon, quella sera aveva accompagnato un suo amico dopo essere stata a Perugia, mi pare, lì nella casa che queso suo amico aveva in San Casciano. Nel tornare indietro aveva visto fuoriuscire da una strada questa macchina, che come verrà descritta risulterà essere bianca, forse una Ford, forse la coda ce l'ha anche questa, i fari quadrati, ecco, ed ebbe l'impressione che questa macchina appena vide quella della signora Stepman sopraggiungere, spense i fari e fece retromarcia. Ne dedusse la signora che erano due amanti che non volevano farsi vedere perchè erano tornati indietro, poiché la macchina verosimilmente rassomiglia a quella che doveva avere il Pacciani, dice la Corte di Assise: “E' molto probabile che davvero del Pacciani si trattasse”. Non solo ma questo Pacciani, se ben ricordo, quella sera era stato visto nella zona, ad un incrocio da un certo Nesi Lorenzo; questo Nesi lo dice con certezza matematica, perchè lo conosce, non ha dubbi questo Nesi che quella sera tra le 21,00 e le 22,30, quindi un paio d'ore prima, ivi si trovasse Pacciani Pietro. Concludeva su questo diritto la Corte di Assise, affermando che con riferimento al Lotti ce n'era più che da buttare per ritenerlo responsabile per aver descritto esattamente l'omicidio come si era verificato.
Segue...
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