mercoledì 11 gennaio 2012

Ruggero Perugini - Deposizione del 15 giugno 1994 - Tredicesima parte

Segue dalla dodicesima parte.

Presidente: Faccia la domanda.
A.S.F.: Precedentemente si è parlato anche delle cosiddette “piste alternative”, perché furono abbandonate o meno. Poi il discorso venne, nelle scorse udienze venne abbandonato. Ora le volevo fare alcune domande su questo. Lei ha detto che per quanto riguarda - faccio riferimento alla sentenza di archiviazione del dottor Rotella, del giudice istruttore - alcune posizioni, non indagaste più perché, ovviamente mentre queste persone erano detenute, l'assassino ha colpito ancora, giusto?
R.P.: Erano detenute o erano sotto osservazione dei carabinieri.
A.S.F.: Sotto osservazione.
R.P.: Perché non tutte erano detenute.
A.S.F.: Una cosa diversa è essere detenuti durante un omicidio.
R.P.: Salvatore Vinci non era detenuto.
A.S.F.: Oh, io sto parlando apposta di Salvatore Vinci.
R.P.: Si.
A.B.: E c’è un alibi così e così…
A.S.F.: Ecco, io volevo chiedere, appunto…
R.P.: No avvocato, io ho stima dei carabinieri.
A.B.: Va be’, grazie , io ho stima di tutti…
R.P.: Se i carabinieri dicono che ce l'avevano sotto osservazione, io devo dedurre…
A.S.F.: Ecco io volevo sapere questo, lei mi ha già risposto implicitamente: era sotto osservazione, ma sotto osservazione non credo voglia dire molto. Io vorrei sapere invece è esattamente se… quali sono i motivi specifici che vi hanno fatto abbandonare - se vi sono dei motivi specifici - fatto abbandonare questa pista.
R.P.: Ora io vorrei precisare una cosa.
A.S.F.: Diciamo che un modo di iniziare un colloquio…
R.P.: Credo di averlo detto più volte in passato ma probabilmente non sono stato compreso. Spero che tutti intendano quello che sto per dire adesso in modo inequivocabile. Noi non abbiamo abbandonato mai nessuna pista. Noi abbiamo fatto una scala di priorità sulla base di quanto emergeva dai vari accertamenti in corso. Noi abbiamo fatto una serie di indagini, una numerosa, una serie di numerose indagini sul conto di tante persone. Alcune erano di particolare interesse, ma tutte sono state approfondite nello stesso e con lo stesso identico criterio con cui abbiamo approfondito l'indagine sul conto dell'imputato. Quindi parlare di abbandono è improprio. L'altra volta probabilmente mi sono espresso male. Noi non abbiamo abbandonato nulla. E non abbiamo abbandonato nulla fino alla fine. Non abbiamo abbandonato nulla fino alla fine perché nessuno ci dava la sicurezza che la persona dell'imputato fosse l'autore dei duplici omicidi. Naturalmente, nello svilupparsi dei vari accertamenti sul suo conto sono emersi un numero di chiamiamoli così, indizi, di coincidenze. Un numero inverosimile di coincidenze che lo hanno reso il favorito, ecco, diciamo così, fino al momento in cui poi noi abbiamo sviluppato le indagini con la maxi perquisizione, al momento in cui le abbiamo proseguite con gli accertamenti all'estero. Ma voglio ricordare che l'imputato era già sotto intercettazione mentre noi svolgevamo altri accertamenti, in Italia e all'estero.
A.S.F.: Bene, dottor Perugini. Voi sapete perfettamente - voi intendo che avete seguito le indagini - che nel vecchio gruppo dei “sardi” e parte è Salvatore Vinci, vi erano delle, chiamiamole perversioni molto particolari, nel senso che vi era uno scambio di mogli, scambio di amanti, un numero di persone portate spesso in questo entourage.
R.P.: Io nell’occa…
A.S.F.: Un momento, finisco la domanda, sennò qualcuno mi potrebbe dire che sono vago. Le volevo dire questo, voi, io so perfettamente che lei, lo ha detto in questa sede, considera l'assassino un “single”, rigidamente, senza altre persone che possono aver cooperato. L'ha detto a chiarissime lettere e gliene do atto. Ma avete fatto delle indagini per sapere se in questo ambiente veramente particolare, vi ricordo: alla moglie, mi sembra, di uno dei precedenti imputati sardi, gli arrivarono una notte, addirittura, delle persone sconosciute nel letto portate dal marito in seguito questi scambi. Portavano le loro donne alle Cascine cercando amanti lì per lì, non ha scopo di lucro ma ha scopo di divertimento.
A.B.: Libidine.
Bene, libidine. Chiamiamola dissesto, come volete voi. Ecco, quindi c'era un rifrullo di persone incredibile. Avete pensato a fare… che vi potessero essere dei collegamenti tra questo gruppo così strano, così vario, così aperto - usando un termine appropriato - e il Pacciani? Ecco, al di là della vostra concezione rigidamente monoteista, in questo caso - scusate il termine - ecco, avete pensato che è possibile un collegamento? Avete cercato, avete chiesto a queste persone protagoniste di queste storie se il Pacciani, per caso, poteva avere, alla lontana o alla vicina, qualche rapporto?
R.P.: Nel corso di questi accertamenti noi abbiamo intervistato, diciamo interrogato Stefano Mele.
A.S.F.: Va bene, informalmente…
R.P.: No, no formalmente.
P.M.: Formalmente, c’è un verbale.
R.P.: E perquisito Stefano Mele nel suo domicilio di Ronco all’Adige, allo scopo di verificare se per caso nel giro famoso dei sardi - pista appetibilissima e appetita - il Pacciani fosse mai comparso. Lo abbiamo fatto in modo meno formale, ma lo abbiamo fatto ugualmente, nei confronti di altre persone che si aggiravano, che gravitavano intorno alla famosa vicenda del ’68. Abbiamo interrogato, a questo fine, anche, per esempio gliene cito una, ne abbiamo sentiti 25/30, non so bene quanti.
A.S.F.: Mi immagino.
R.P.: I più, ecco… La vedova di Antonio Lo Bianco, abbiamo sentito i fratelli della Barbara Locci, abbiamo girato, abbiamo sfondato un ambiente che era già stato ultrastrasondato dai carabinieri che lo avevano fatto con estrema capacità.
A.S.F.: Sì ma non in questa direzione particolare.
R.P.: Per quanto riguarda… No. Però naturalmente noi abbiamo battuto a fondo tutta la zona di Lastra a Signa con questo scopo. Per quanto riguarda il discorso delle attitudini sessuali di quel gruppo, io – avvocato lei si è specializzato a Modena in criminologia, alla mia stessa scuola e prima di me probabilmente anche meglio - però vorrei ricordarle che quelle che lei chiama perversioni sono varianti dell'amore e sono estremamente più diffuse di quanto non si pensi. Nel senso che quando facevamo i servizi di pattuglia prevenzione nella provincia di Firenze di coppie scambiate su 2,3,4 macchine ne trovavamo diverse.
A.S.F.: Lo so, lo so, è vero.
R.P.: Vorrei aggiungere che l'uso - io personalmente non ne faccio - ma l'uso di strumenti sessuali è molto diffuso un pochino dappertutto. La perversione è una cosa un pochino diversa. La perversione è sostituire l'attività sessuale consueta con qualcosa di diverso. Può essere perverso quello che ottiene l'orgasmo accarezzando una donna che ha in mano un biglietto da centomila lire, e se non ha in mano quel biglietto da centomila lire non ottiene l'orgasmo. E noi non siamo psicologi, non siamo psichiatri, ma ci siamo dovuti per forza fare una cultura sull'argomento. Devo dire che io mi sono sorpreso tante volte all'inizio e continua sorprendermi, adesso mi sorprendo molto meno. Ecco, questo è per quanto riguarda il discorso...
A.S.F.: Quindi, avete fatto indagini su questi collegamenti, che non hanno dato esito positivo.
R.P.: Per quanto riguarda l'ipotesi monoteistica che lei dice, io le dirò, voglio essere preciso su questo perché questo è molto importante: noi non abbiamo mai escluso nulla. Perché noi non ci siamo mai avvicinati a questa inchiesta con l'arroganza di chi conosce la verità, di chi sa. Noi non sapevamo niente. Molta gente si è avvicinata - quelli che non erano interessati all'indagine - a questa inchiesta, con una propria opinione in testa, convinti che quella fosse la verità rivelata, naturalmente non è da loro che abbiamo preso quello che abbiamo appreso. Questa è un'inchiesta che ha bisogno di umiltà, ed è stata la stessa umiltà che ci ha spinto a chiedere a chi sapeva perché aveva esaminato 30,40,50,100 casi di assassini seriali nel corso degli anni, ricerche ventennali condotte da università prestigiose che avevano addestrato degli investigatori che avevano alle spalle 30 anni di esperienza nei casi di omicidio e che avevano esperienza di delitti seriali, condotte secondo le tecniche più ampie della statistica, dell'intervista. Sulla base di questo abbiamo scoperto, abbiamo appreso che, di autori, gruppi di autori che si occ… gruppi, ecco uno o più autori, due autori infatti, un fatto solo nella storia criminale; più autori, no, perché il delitto di setta anche sulla scena del crimine lascia tracce di un certo tipo, inoltre un assassino seriale è uno che dispone la scena del crimine in modo che corrisponda a una sua precisa fantasia e tende a ripeterla ma non è condivisibile da due, tre, quattro persone.
A.S.F.: Benissimo, questo è il suo…
A.B.: Ma questo è il suo…
Presidente: Va bene, va bene, queste però, scusate, sono teorie bellissime, rispettabilissime ma…
R.P.: Ho risposto alla domanda.
Presidente: Ma, ripeto, tra l'altro il dottor Perugini ne ha parlato diffusamente e ampiamente…
A.S.F.: La mia domanda era diversa, Presidente la mia domanda era diversa. Se c'erano, se aveva notato, trovato, contatti tra questi gruppi estremamente estesi, strani...
Presidente: Pare di no.
A.S.F.: Di no.
P.M.: Ha detto di no.
A.S.F.: Bene, dopo, se lui si è allargato non è colpa mia. Io ho un'altra domanda.
R.P.: Non li abbiamo trovati, ecco.
A.S.F.: Perfetto, perfetto, una domanda e una precisazione.
R.P.: Diciamo, non li abbiamo trovati.
A.S.F.: Abbiamo, quindi, parlato di Salvatore Vinci, dei collegamenti che non ci sono stati, riscontrati con il signor Pacciani, ma io le chiedo un'altra cosa. Nel 1982 lei ha detto e l’ha ricordato alla Corte e a noi, cambiò l'indirizzo delle indagini. Perché? Perché evidentemente fu trovata la pistola, il delitto del ‘68, giusto? Quindi ci fu un collegamento fra le indagini e il ‘68 che prima nell'81 non c'era. Lei si ricorda che nel 1981 le indagini erano indirizzate in tutt'altro settore. Non si pensava cioè a un “las mortes”, se lo ricorda questo? Quali erano le indagini? Le indagini venivano…
R.P.: Le indagini erano…
A.S.F.: … portate su un mondo specifico, cioè non verso persone pervertite, chiamiamole così, che non c'entra niente, ma perché sia in grado…
R.P.: Sì, tout court.
A.S.F.: …un grosso pubblico, capisca ma anzi esattamente al contrario. Cioè, persone che non avevano rapporti sessuali, che vivevano come “single” e che avevano un catastrofico rapporto edipico con la madre. Tanto è vero che le indagini colpirono tutte queste persone, nel Mugello ne hanno trovate tantissime.
Presidente: Allora, facciamo una domanda.
A.S.F.: La domanda è questa: questa pista fu abbandonata nell'82 dopo che la Procura della Repubblica e gli investigatori hanno abbandonato a loro volta quella del ’68, è stata in qualche modo ripresa o no? Visto che è antitetica, ovviamente. Lei a pagina 101 del 23 - nel verbale del 23 maggio ’94 - ha spiegato com'è iniziata l'indagine dei tanti nomi che poi hanno portato al Pacciani ma che sono un'indagine completamente diversa da quella dell'81. Ecco, se lei mi può rispondere: questa pista è stata in qualche modo ripresa o è stata completamente abbandonata in questo tipo di ricerca?
R.P.: Ecco avvocato, mi consenta una precisazione. Il termine “abbandonare” è improprio. Noi non abbiamo abbandonato nulla.
A.S.F.: Lo so, lo so, però…
R.P.: Ma non abbiamo abbandonato nulla, proprio per quella famosa, chiamiamola così, umiltà ecco, che non ci permetteva di dirci sicuri di alcunché. Alcune di quelle… Lei dice: “fino a quel momento era orientata in un certo modo”, no, era persa. L'indagine era persa, l'indagine seguiva le farneticazioni del Marabuti-Saint Malò, della pranoterapista britannica e del mago argentino. Anche quello, anche quello, seguiva tutte le possibili caratteristiche, cioè i possibili indizi che arrivavano, o meglio, doveva seguirli. Perché una cosa che non si è mai capito perché la spropositata quantità di lavoro che ci arrivava da…
A.S.F.: Comunque l'avete…
R.P.: … dai pendolini…
A.S.F.: Lo so. Il problema lo capisco.
R.P.: Ecco, io non ce l'ho con i medium, per carità, però ha capito?
A.S.F.: Ma l'avete abbandonata o ha dato…?
R.P.: Non le abbiamo abbandonate. Ci furono anche polemiche dopo l'82 su quella che chiamarono la “schedatura dei celibi”, su quelli che erano stati riformati al servizio militare, su quelli che avevano avuto rapporti incestuosi, su quelli che avevano litigato con la mamma. Cioè, ci fu una serie spropositata… gli impotenti, tutti.
Presidente: Quindi dottore non la abbandonaste, però evidentemente non trovaste riscontro.
R.P.: Però capimmo che se volevamo… cioè dovevamo mirare al concreto. Un'indagine come questa deve sempre mirare al concreto perché siccome è suggestiva crea e produce a getto suggestioni e noi per investigare non possiamo basarci sulle suggestioni: ci dobbiamo basare sui fatti.
A.S.F.: Benissimo, ha risposto. Ultima domanda - che poi non è una domanda è una precisazione-. Lei ha parlato, nella precedente udienza, sempre 23 maggio…
R.P.: Si.
A.S.F.: …del delitto del ‘51 - e nessuno si è opposto – di “overkiling”, giusto?
Presidente: Scusi avvocato Santoni.
R.P.: Prego.
A.S.F.: Ha parlato di “overkilling”.
Presidente: Funziona il suo microfono?
A.S.F.: Non lo so, presidente.
Presidente: Funziona il microfono, sì?
A.S.F.: Di “overkilling”.
A.S.F.: Avrei dovuto dire stra-ammazzamento, forse sarebbe piaciuto di più.
A.S.F.: No, c'è un termine, e disse, fra l'altro, che non c'era…
R.P.: E’ un termine tecnico.
Presidente: Ce lo ha spiegato.
A.S.F.: La produzione italiana c'è, è colpo non vitale. Questa è la traduzione della nostra medicina legale: colpo non vitale, cioè tirato quando uno è morto.
Presidente: No, no, no, assolutamente.
P.M.: Assolutamente.
R.P.: No.
P.M.: Assolutamente.
Presidente: Assolutamente.
A.S.F.: Assolutamente si.
Presidente: È un eccesso dei mezzi rispetto al fine che si vuole ottenere, vero?
P.M.: Presidente, questo è quello che disse il dottor Perugini. Se lo facciamo rispiegare da lui…
Presidente: Noi lo abbiamo imparato da lui.
A.S.F.: Certo.
P.M.: A noi ce lo ha spiegato lui.
A.S.F.: Io sto dicendo che “overkilling” vuol dire: colpo non vitale. E volevo una precisazione su questo. Quindi la traduzione c'è; tra l'altro “overkilling” è un termine americano del 1930 fatto da un medico legale polacco, se non sbaglio, giusto? Le sappiamo queste cose, la traduzione c'è. Il problema è questo, io volevo soltanto rispondere, sapere una spiegazione. Nel ’51 noi non sappiamo assolutamente niente, ma questa domanda non trovò obiezione tanto è vero che il presidente, fu lui stesso a chiedere ulteriori delucidazioni che voglio anch'io. Io so che i colpi non vitali, chiamiamoli “overkilling” che è la stessa cosa, sono di due specie, cioè sono il colpo gratuito, faccio un esempio: quelli ritirati alla povera Pettini, perché 3 mi sembra che furono tirati quando era in vita, gli altri 90 quando era morta. Io posso capire che il quarto, il quinto, il sesto siano trascinamento di quelli tirati ancora in vita, cioè io la devo finire, non so quando è morta, non sono medico legale: continuo a colpire.
R.P.: Si.
A.S.F.: minimo Gli altri 80, minimo, sono colpi superflui quindi “overkilling”. Però, quando i colpi sono tirati molto in fretta e non sono tantissimi è difficile capire se è “overkilling” o no.
P.M.: La domanda.
A.S.F.: Cioè dipende, così ci hanno insegnato a medicina legale, dipende dal tipo seriale di colpo. Cioè, si tirato molto in fretta...
Presidente: Avvocato, guardi siamo completamente al di fuori del tema su cui il teste veniva chiamato a rispondere.
A.S.F.: Lui ha detto… io voglio sapere questo: i colpi che furono inferti nel 1951 erano ristretti nello spazio corporale e nel tempo? Cioè tirati, come si dice, in rapida successione o no?
R.P.: No.
P.M.: Se lo sa.
A.S.F.: Se lo sa, io… se lo sa.
Presidente: Se lo sa il dottor Perugini.
P.M.: Se lo sa.
A.S.F.: Ma siccome ha parlato di “overkilling”, io presuppongo che lo sappia. È questo che vogliamo sapere noi.
R.P.: Ecco…
A.S.F.: Una specificazione su questa famose fase: furono tirati in rapida successione - secondo lei, che non è medico legale, ovviamente - o no? Però, insomma, vedendo si può capire.
Presidente: Non pongo la domanda al teste, perché?
A.S.F.: Benissimo presidente.
Presidente: Perché il teste non può parlare in generale, ne ha parlato in generale, ci ha detto di questo “overkilling” eccetera ma di questi fatti lui non ne è a conoscenza diretta.
A.S.F.: Lui disse l'altra volta…
Presidente: Semmai in altro modo potremo supplire.
A.S.F.: Presidente, lui ci disse l'altra volta che il cadavere…
P.M.: Io ricordo alla Corte che abbiamo l'autopsia.
Presidente: Signori, qui poi dovrebbe dare un giudizio che non gli spetta assolutamente.
A.S.F.: Scusi, su una cosa sola, Presidente. Leggo quello che ha detto precedentemente. Teste Perugini: “Il cadavere presentava quello che si chiama ‘overkilling’”.
Presidente: Va bene, ci ha spiegato che cos'è ma…
A.S.F.: Appunto, allora ora una maggiore delucidazione.
Presidente: … secondo me è andato al di là, lui adesso, probabilmente.
A.S.F.: Prima, precedentemente.
Presidente: Prima, certo…
A.S.F.: Basta così presidente.
Presidente: Quindi non facciamogli ripetere questo.
A.S.F.: Non ho altre domande.
Presidente: Semmai, se del caso, vedremo di accertare. Il Pubblico Ministero aveva chiesto certe produzioni che la Corte…
P.M.: E insisto anche ora.
Presidente: …per il momento…
E noi ci associamo subito, ovviamente.
Presidente: … ha respinto.
P.M.: Insisto.
A.S.F.: E noi ci associamo subito.
Presidente: Si vedrà, visto che qui certamente sono cose che dovranno rivedersi, quindi per il momento…
P.M.: Lo farò a tempo debito, insisto già da ora.
Presidente: Va bene.
A.S.F.: È noi ci associamo sin da ora.
Presidente: Va bene..
A.S.F.: Presidente, non ho altre domande e ringrazio il teste Perugini augurandogli….
Presidente: Ci sono altre domande signori avvocati di parte civile? Nessuna.
A.P.: No grazie.
Segue...

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