Raccogliere su Insufficienza di prove gli interventi più interessanti degli utenti del forum IL MOSTRO DI FIRENZE è un'idea che abbiamo accarezzato più volte in questi anni e che finalmente si concretizza a partire da questo post. Ringrazio Rover, l'autore del testo che segue, per la generosità e la dedizione e Ale Feri fondatore e curatore dell'area di discussione più polemica, prolifica, vivace, delirante, controversa, animata (...) della rete.
29 luglio 1984 - La Boschetta di Vicchio - Di Rover
PREMESSA
Scrivo queste poche righe senza velleità alcuna, solo per provare a mettere in fila idee, pensieri e ragionamenti relativi del delitto del 29 Luglio 1984 in cui persero la vita Pia Rontini e Claudio Stefanacci. Non ho elementi nuovi da presentare: ciò che scrivo è basato solo sui dati reperibili su blog, tv e forum, foto disponibili in rete, test personali, sopralluoghi e parole espresse da persone che, pur essendo completamente estranee ai fatti, hanno visto questi avvenimenti accadere nella loro terra. Ho letto vari blog, l’intero thread dedicato del forum mostrodifirenze.forumup.it, articoli di giornale dell’epoca, commenti, libri, opinioni trovate sul web… e sono arrivato a un’unica conclusione, chiara e indiscutibile: si è detto tutto e il contrario di tutto. Ho letto opinioni completamente contrastanti, dati teoricamente ufficiali che si contraddicono, ricostruzioni improbabili quando
non impossibili, conclusioni basate sul nulla e dati palesemente sbagliati. Da questo groviglio ho provato a tirare fuori una soluzione che mi sembrasse lineare e plausibile, ma non è stato facile. Per questa ragione molte delle conclusioni alle quali sono giunto restano evidentemente discutibili. E’ grazie soprattutto ai blog Calibro22 e Insufficenzadiprove, gli unici veramente dettagliati, che ho potuto reperire la gran parte dei dati e delle immagini. Per questa ragione ringrazio sentitamente i rispettivi amministratori che spero non me ne vogliano se ‘rubato’ loro qualche piccola informazione. A buon rendere, semmai sarà possibile. Ovviamente le ricostruzioni sono figlie della mia fervida fantasia, ed è probabile che non corrispondano in alcun modo al vero. Per aggiustare il tiro sarà perciò necessario che chi può smonti o integri queste ricostruzioni in modo da avvicinarsi a un quadro quanto più possibile veritiero. Ci sono tuttavia alcune basi dalle quali parto, opinioni personalissime che non metto in discussione in queste poche righe, che sono le seguenti: per quel che mi riguarda, la serie dei duplici omicidi è stata compiuta da un unico soggetto, maschio, destrimane, che si è servito di un’unica pistola. Mi spingo anche a dire che abbia utilizzato un unico caricatore per ciascun delitto. E, sempre personalissima opinione, non sono ancora del tutto certo che il delitto del 1968 possa essere attribuito al Mostro di Firenze, inteso come la persona che ha sparato alle successive sette coppie di ragazzi (con opzione dubitativa sull’omicidio del 1983 a Giogoli). Per cui nei miei ragionamenti tendo momentaneamente ad escluderlo dalla serie. In ultimo non sono completamente convinto della teoria dei Compagni di Merende (che oltretutto viene automaticamente esclusa se si accetta la teoria del killer unico) e ho ragionato ipotizzando che non fosse Pietro Pacciani a impugnare la pistola Calibro 22. Per il resto ho sempre argomentato cercando di rimanere quanto più possibile neutrale e prediligendo l’aspetto umano della vicenda, quello delle famiglie straziate da tali scempi e quello di una terra – quella fiorentina – tenuta in scacco per 20 anni da un pazzo che ha privato i giovanidella libertà di amarsi serenamente.
PIA E CLAUDIO
Pia Gilda Rontini era nata a Copenaghen il 26 Maggio 1966 e risiedeva a in Via Carducci a Vicchio di Mugello con la madre Winnie Kristensen Dalgaard, il padre Renzo e la sorellastra Marzia, figlia del primo matrimonio del padre. Si era diplomata in lingue e, all’inizio del 1984, si era recata in Danimarca, paese natio suo e della madre, per frequentare una scuola di cucina della durata di quattro mesi. Rientrata in Italia nella primavera del 1984, dal 1’ Luglio aveva iniziato a lavorare presso il bar “La Nuova Spiaggia”, oggi “Baraonda”, situato nei pressi della stazione ferroviaria di Vicchio e gestito da amici di famiglia dei coniugi Rontini. Svolgeva per lo più il turno serale, fra le 19:00 e le 1:00 di notte, ma nei giorni di fine mese aveva intensificato la presenza a causa di un collega in ferie (secondo altre fonti il collega era malato). Quanto al suo lavoro, sembra che alla signora Ingrid Von Pflugk Harttung (amica di famiglia conosciuta da Pia durante la permanenza danese di pochi mesi prima), Pia abbia confessato di sentirsi scontenta di lavorare in quel locale, perché lo considerava un luogo frequentato da gente di una certa età e di scarso livello culturale e dove le venivano rivolte battute e doppi sensi anche volgari, come troppo spesso accade in Toscana. Faceva parte della Vicchio Folk Band, per la quale ricopriva il ruolo di majorette e con la quale girava paesi e città in occasione delle molteplici esibizioni. In merito sembra che nei primi anni ’80 (1982 o 1983) la banda si fosse recata anche a Mercatale Val di Pesa, paese in cui abitava Pietro Pacciani. Pia si era legata sentimentalmente a Claudio fin dall’adolescenza: stando alle testimonianze niente faceva pensare che la coppia attraversasse un momento di crisi o che i ragazzi potessero avere relazioni parallele. Il padre di Pia, Renzo, terzogenito dei quattro figli di Ferruccio Rontini, pittore post-macchiaiolo di fama internazionale, era nato il 16 Ottobre 1930. Dopo un primo matrimonio dal quale era nata la figlia Marzia (in seguito sposatasi con Giovanni Spinoso, giornalista RAI sfiorato dalle vicende processuali degli anni ‘90), si era sposato nuovamente con Winnie Kristensen, conosciuta in Danimarca mentre vi si trovava per lavoro (per anni è stato capitano di macchina di una compagnia di navigazione danese), dalla quale aveva avuto la figlia Pia Gilda. Renzo era sempre stato molto legato alla figlia, tant’è che dopo la sua scomparsa ha caparbiamente perseverato nella ricerca della verità sul suo assassinio, compromettendo la propria vita su vari fronti. Al momento del delitto, Renzo Rontini era un meccanico navale estremamente apprezzato, tanto da esser chiamato in quasi tutto il mondo per riparare imbarcazioni in avaria. Questo tipo di lavoro gli permetteva di vivere abbastanza agiatamente, pur mancando di tanto in tanto da casa e recandosi sovente a Livorno dove lavorava (sembra che per un periodo sia stato proprietario di un cantiere navale) e aveva alcuni parenti, soprattutto in conseguenza al fatto che il padre vi aveva vissuto a lungo. Per sua stessa ammissione, quando possibile, attendeva sua figlia al termine del turno al bar per riaccompagnarla a casa, discorrendo nel frattempo con gli amici.
Claudio Stefanacci era nato a Vicchio il 19 Luglio 1963 ed era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza di Firenze. Risiedeva con la famiglia a Vicchio di Mugello lungo Corso del Popolo, nei pressi dell’esercizio di elettrodomestici di famiglia, che conduceva in collaborazione con la madre e con i fratelli Luca e Sauro. Era
orfano di padre, vittima di un incidente stradale, e anche per questa ragione si divideva fra lo studio e l’esercizio di famiglia. Trascorre il tardo pomeriggio del 29 Luglio a casa in compagnia del fratello Sauro, assistendo alle gare olimpiche: dopo cena lo stesso fratello esce da casa intorno alle 21:15, secondo alcune
testimonianze incrociando Pia che sta sopraggiungendo, e lascia Claudio solo in casa ad attendere l’arrivo della fidanzata. Se tali testimonianze corrispondono al vero, Sauro Stefanacci è stata l’ultima persona ad aver visto Pia e Claudio prima che venissero aggrediti.
Scrivo queste poche righe senza velleità alcuna, solo per provare a mettere in fila idee, pensieri e ragionamenti relativi del delitto del 29 Luglio 1984 in cui persero la vita Pia Rontini e Claudio Stefanacci. Non ho elementi nuovi da presentare: ciò che scrivo è basato solo sui dati reperibili su blog, tv e forum, foto disponibili in rete, test personali, sopralluoghi e parole espresse da persone che, pur essendo completamente estranee ai fatti, hanno visto questi avvenimenti accadere nella loro terra. Ho letto vari blog, l’intero thread dedicato del forum mostrodifirenze.forumup.it, articoli di giornale dell’epoca, commenti, libri, opinioni trovate sul web… e sono arrivato a un’unica conclusione, chiara e indiscutibile: si è detto tutto e il contrario di tutto. Ho letto opinioni completamente contrastanti, dati teoricamente ufficiali che si contraddicono, ricostruzioni improbabili quando
non impossibili, conclusioni basate sul nulla e dati palesemente sbagliati. Da questo groviglio ho provato a tirare fuori una soluzione che mi sembrasse lineare e plausibile, ma non è stato facile. Per questa ragione molte delle conclusioni alle quali sono giunto restano evidentemente discutibili. E’ grazie soprattutto ai blog Calibro22 e Insufficenzadiprove, gli unici veramente dettagliati, che ho potuto reperire la gran parte dei dati e delle immagini. Per questa ragione ringrazio sentitamente i rispettivi amministratori che spero non me ne vogliano se ‘rubato’ loro qualche piccola informazione. A buon rendere, semmai sarà possibile. Ovviamente le ricostruzioni sono figlie della mia fervida fantasia, ed è probabile che non corrispondano in alcun modo al vero. Per aggiustare il tiro sarà perciò necessario che chi può smonti o integri queste ricostruzioni in modo da avvicinarsi a un quadro quanto più possibile veritiero. Ci sono tuttavia alcune basi dalle quali parto, opinioni personalissime che non metto in discussione in queste poche righe, che sono le seguenti: per quel che mi riguarda, la serie dei duplici omicidi è stata compiuta da un unico soggetto, maschio, destrimane, che si è servito di un’unica pistola. Mi spingo anche a dire che abbia utilizzato un unico caricatore per ciascun delitto. E, sempre personalissima opinione, non sono ancora del tutto certo che il delitto del 1968 possa essere attribuito al Mostro di Firenze, inteso come la persona che ha sparato alle successive sette coppie di ragazzi (con opzione dubitativa sull’omicidio del 1983 a Giogoli). Per cui nei miei ragionamenti tendo momentaneamente ad escluderlo dalla serie. In ultimo non sono completamente convinto della teoria dei Compagni di Merende (che oltretutto viene automaticamente esclusa se si accetta la teoria del killer unico) e ho ragionato ipotizzando che non fosse Pietro Pacciani a impugnare la pistola Calibro 22. Per il resto ho sempre argomentato cercando di rimanere quanto più possibile neutrale e prediligendo l’aspetto umano della vicenda, quello delle famiglie straziate da tali scempi e quello di una terra – quella fiorentina – tenuta in scacco per 20 anni da un pazzo che ha privato i giovanidella libertà di amarsi serenamente.
PIA E CLAUDIO
Pia Gilda Rontini era nata a Copenaghen il 26 Maggio 1966 e risiedeva a in Via Carducci a Vicchio di Mugello con la madre Winnie Kristensen Dalgaard, il padre Renzo e la sorellastra Marzia, figlia del primo matrimonio del padre. Si era diplomata in lingue e, all’inizio del 1984, si era recata in Danimarca, paese natio suo e della madre, per frequentare una scuola di cucina della durata di quattro mesi. Rientrata in Italia nella primavera del 1984, dal 1’ Luglio aveva iniziato a lavorare presso il bar “La Nuova Spiaggia”, oggi “Baraonda”, situato nei pressi della stazione ferroviaria di Vicchio e gestito da amici di famiglia dei coniugi Rontini. Svolgeva per lo più il turno serale, fra le 19:00 e le 1:00 di notte, ma nei giorni di fine mese aveva intensificato la presenza a causa di un collega in ferie (secondo altre fonti il collega era malato). Quanto al suo lavoro, sembra che alla signora Ingrid Von Pflugk Harttung (amica di famiglia conosciuta da Pia durante la permanenza danese di pochi mesi prima), Pia abbia confessato di sentirsi scontenta di lavorare in quel locale, perché lo considerava un luogo frequentato da gente di una certa età e di scarso livello culturale e dove le venivano rivolte battute e doppi sensi anche volgari, come troppo spesso accade in Toscana. Faceva parte della Vicchio Folk Band, per la quale ricopriva il ruolo di majorette e con la quale girava paesi e città in occasione delle molteplici esibizioni. In merito sembra che nei primi anni ’80 (1982 o 1983) la banda si fosse recata anche a Mercatale Val di Pesa, paese in cui abitava Pietro Pacciani. Pia si era legata sentimentalmente a Claudio fin dall’adolescenza: stando alle testimonianze niente faceva pensare che la coppia attraversasse un momento di crisi o che i ragazzi potessero avere relazioni parallele. Il padre di Pia, Renzo, terzogenito dei quattro figli di Ferruccio Rontini, pittore post-macchiaiolo di fama internazionale, era nato il 16 Ottobre 1930. Dopo un primo matrimonio dal quale era nata la figlia Marzia (in seguito sposatasi con Giovanni Spinoso, giornalista RAI sfiorato dalle vicende processuali degli anni ‘90), si era sposato nuovamente con Winnie Kristensen, conosciuta in Danimarca mentre vi si trovava per lavoro (per anni è stato capitano di macchina di una compagnia di navigazione danese), dalla quale aveva avuto la figlia Pia Gilda. Renzo era sempre stato molto legato alla figlia, tant’è che dopo la sua scomparsa ha caparbiamente perseverato nella ricerca della verità sul suo assassinio, compromettendo la propria vita su vari fronti. Al momento del delitto, Renzo Rontini era un meccanico navale estremamente apprezzato, tanto da esser chiamato in quasi tutto il mondo per riparare imbarcazioni in avaria. Questo tipo di lavoro gli permetteva di vivere abbastanza agiatamente, pur mancando di tanto in tanto da casa e recandosi sovente a Livorno dove lavorava (sembra che per un periodo sia stato proprietario di un cantiere navale) e aveva alcuni parenti, soprattutto in conseguenza al fatto che il padre vi aveva vissuto a lungo. Per sua stessa ammissione, quando possibile, attendeva sua figlia al termine del turno al bar per riaccompagnarla a casa, discorrendo nel frattempo con gli amici.
Claudio Stefanacci era nato a Vicchio il 19 Luglio 1963 ed era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza di Firenze. Risiedeva con la famiglia a Vicchio di Mugello lungo Corso del Popolo, nei pressi dell’esercizio di elettrodomestici di famiglia, che conduceva in collaborazione con la madre e con i fratelli Luca e Sauro. Era
orfano di padre, vittima di un incidente stradale, e anche per questa ragione si divideva fra lo studio e l’esercizio di famiglia. Trascorre il tardo pomeriggio del 29 Luglio a casa in compagnia del fratello Sauro, assistendo alle gare olimpiche: dopo cena lo stesso fratello esce da casa intorno alle 21:15, secondo alcune
testimonianze incrociando Pia che sta sopraggiungendo, e lascia Claudio solo in casa ad attendere l’arrivo della fidanzata. Se tali testimonianze corrispondono al vero, Sauro Stefanacci è stata l’ultima persona ad aver visto Pia e Claudio prima che venissero aggrediti.
SITUAZIONE COMPLESSIVA, GIORNO E LUOGO DEL DELITTO
Vicchio del Mugello è un piccolo comune dell’Appennino, che vanta i natali di Giotto e Beato Angelico, oltre ad aver apprezzato il paziente operato di Don Lorenzo Milani. Nel 1984 era un modesto agglomerato di stampo soprattutto rurale, come pressoché tutto il Mugello. Contava circa 6.000 abitanti, suddivisi fra il capoluogo e le frazioni che costellano l’ampio territorio aperto che gli fa da contorno. A livello esclusivamente demografico era vicino ai minimi del secolo, perché negli anni ’60 e ’70 le valli del Mugello si erano progressivamente spopolate a causa dell’abbandono delle campagne, che i giovani lasciavano alla volta della città, dov’era possibile lavorare con meno fatica, minore orario e maggiore retribuzione. Per questa ragione la media anagrafica era un po’ spostata in avanti, le condizioni sociali discrete ma i redditi medi rimanevano relativamente bassi e il costo della vita era ben lontano da quello della vicina Firenze. Anche per queste ragioni Vicchio è un luogo che non ha mai conosciuto grandi problemi di criminalità e malavita, tanto che il
duplice omicidio di Pia e Claudio resta ancora l’omicidio contemporaneo più efferato. Nel 1984 a Vicchio paese tutti conoscono tutti, i ragazzi si ritrovano al bar “Stellini” di Piazza Giotto, la piazza centrale. Accanto
al bar, sulla destra, c’era (e c’è) il negozio di elettrodomestici gestito dalla famiglia Stefanacci, che abitava a breve distanza dal proprio esercizio, lungo Corso del Popolo, la strada che taglia in due il paese e lambisce Piazza Giotto, sino a diventare Via Carducci, lungo la quale risiedeva Pia con la propria famiglia. Il 29 Luglio 1984 è un caldo giorno d’estate, che ha registrato una temperatura massima superiore ai 32°, salvo poi ridiscendere intorno i 25° al calar del sole, che tramonta intorno alle 19:40 lasciando spazio al crepuscolo, che termina intorno alle 21:15. Non si tratta però di una notte di novilunio, benché l’oscurità fosse pressoché totale, dato che il ciclo lunare era iniziato il 28 Luglio, giorno precedente al delitto. Sono dunque queste le condizioni che si presentano il 29 luglio alla Boschetta di Vicchio: temperatura mite e buio pesto. E’ opportuno ricordare che quello del 1984 è a mio parere l’unico delitto che viene compiuto alla vigilia di un giorno lavorativo: tutti gli altri avvengono di venerdì (1983 e forse 1985), sabato (1974, giugno 1981, 1982) e giovedì (ottobre 1981), vigilia di uno sciopero generale. L’unico altro delitto ufficialmente compiuto in un giorno pre-feriale è quello del 1985 (domenica 8 Settembre) che, anche secondo considerazioni ampiamente trattate da altri, relative soprattutto all’avanzato stato di degrado in cui furono trovati i cadaveri, potrebbe essere da anticiparsi a venerdì o al massimo sabato. La Boschetta di Vicchio si trova a circa 60 metri dalla Strada Provinciale n. 41 denominata ‘Sagginalese’, nel tratto compreso fra Ponte a Vicchio e Dicomano, a una distanza di circa 3,2 Km da Ponte a Vicchio in direzione Dicomano. Per arrivarvi è necessario percorrere un tratto di strada sterrata, che oggi ha un tracciato leggermente diverso da quello del 1984, e che inizia con uno spiazzo dov’è possibile fare manovra con un’auto, sia adesso che allora. E’ qui che presumibilmente Claudio ha invertito la rotta della propria Panda, percorrendo l’ultimo tratto a retromarcia. La strada sterrata ha lunghezza totale di circa 60 metri e larghezza di circa 3,00 mt, e termina nel punto in cui era posteggiata l’auto dei ragazzi. Alle spalle c’è solo la folta vegetazione che delimita l’adiacente campo agricolo sino a ridosso del bastione della ferrovia, che dista circa 50 metri dal luogo dell’aggressione.
In quel punto la strada ferrata è soprelevata rispetto al campo sottostante e s’immette in una breve galleria della lunghezza totale di circa 180 metri in direzione Vicchio. Circa 30-40 metri più avanti rispetto all’innesto fra la strada sterrata che conduce al luogo del delitto e la S.P. ‘Sagginalese’, sulla sinistra per chi la percorre verso Dicomano, è presente un’altra strada sterrata che raggiunge il fiume Sieve, lo guada, e prosegue sulla sponda opposta fra i campi sino a raggiungere la S.S. 551 “Traversa del Mugello” all’altezza dell’Azienda Agricola “Il Forteto”, l’attraversa e sale sul versante opposto sino a raggiungere Ampinana, il luogo di cui era originario Pietro Pacciani.
Vicchio del Mugello è un piccolo comune dell’Appennino, che vanta i natali di Giotto e Beato Angelico, oltre ad aver apprezzato il paziente operato di Don Lorenzo Milani. Nel 1984 era un modesto agglomerato di stampo soprattutto rurale, come pressoché tutto il Mugello. Contava circa 6.000 abitanti, suddivisi fra il capoluogo e le frazioni che costellano l’ampio territorio aperto che gli fa da contorno. A livello esclusivamente demografico era vicino ai minimi del secolo, perché negli anni ’60 e ’70 le valli del Mugello si erano progressivamente spopolate a causa dell’abbandono delle campagne, che i giovani lasciavano alla volta della città, dov’era possibile lavorare con meno fatica, minore orario e maggiore retribuzione. Per questa ragione la media anagrafica era un po’ spostata in avanti, le condizioni sociali discrete ma i redditi medi rimanevano relativamente bassi e il costo della vita era ben lontano da quello della vicina Firenze. Anche per queste ragioni Vicchio è un luogo che non ha mai conosciuto grandi problemi di criminalità e malavita, tanto che il
duplice omicidio di Pia e Claudio resta ancora l’omicidio contemporaneo più efferato. Nel 1984 a Vicchio paese tutti conoscono tutti, i ragazzi si ritrovano al bar “Stellini” di Piazza Giotto, la piazza centrale. Accanto
al bar, sulla destra, c’era (e c’è) il negozio di elettrodomestici gestito dalla famiglia Stefanacci, che abitava a breve distanza dal proprio esercizio, lungo Corso del Popolo, la strada che taglia in due il paese e lambisce Piazza Giotto, sino a diventare Via Carducci, lungo la quale risiedeva Pia con la propria famiglia. Il 29 Luglio 1984 è un caldo giorno d’estate, che ha registrato una temperatura massima superiore ai 32°, salvo poi ridiscendere intorno i 25° al calar del sole, che tramonta intorno alle 19:40 lasciando spazio al crepuscolo, che termina intorno alle 21:15. Non si tratta però di una notte di novilunio, benché l’oscurità fosse pressoché totale, dato che il ciclo lunare era iniziato il 28 Luglio, giorno precedente al delitto. Sono dunque queste le condizioni che si presentano il 29 luglio alla Boschetta di Vicchio: temperatura mite e buio pesto. E’ opportuno ricordare che quello del 1984 è a mio parere l’unico delitto che viene compiuto alla vigilia di un giorno lavorativo: tutti gli altri avvengono di venerdì (1983 e forse 1985), sabato (1974, giugno 1981, 1982) e giovedì (ottobre 1981), vigilia di uno sciopero generale. L’unico altro delitto ufficialmente compiuto in un giorno pre-feriale è quello del 1985 (domenica 8 Settembre) che, anche secondo considerazioni ampiamente trattate da altri, relative soprattutto all’avanzato stato di degrado in cui furono trovati i cadaveri, potrebbe essere da anticiparsi a venerdì o al massimo sabato. La Boschetta di Vicchio si trova a circa 60 metri dalla Strada Provinciale n. 41 denominata ‘Sagginalese’, nel tratto compreso fra Ponte a Vicchio e Dicomano, a una distanza di circa 3,2 Km da Ponte a Vicchio in direzione Dicomano. Per arrivarvi è necessario percorrere un tratto di strada sterrata, che oggi ha un tracciato leggermente diverso da quello del 1984, e che inizia con uno spiazzo dov’è possibile fare manovra con un’auto, sia adesso che allora. E’ qui che presumibilmente Claudio ha invertito la rotta della propria Panda, percorrendo l’ultimo tratto a retromarcia. La strada sterrata ha lunghezza totale di circa 60 metri e larghezza di circa 3,00 mt, e termina nel punto in cui era posteggiata l’auto dei ragazzi. Alle spalle c’è solo la folta vegetazione che delimita l’adiacente campo agricolo sino a ridosso del bastione della ferrovia, che dista circa 50 metri dal luogo dell’aggressione.
In quel punto la strada ferrata è soprelevata rispetto al campo sottostante e s’immette in una breve galleria della lunghezza totale di circa 180 metri in direzione Vicchio. Circa 30-40 metri più avanti rispetto all’innesto fra la strada sterrata che conduce al luogo del delitto e la S.P. ‘Sagginalese’, sulla sinistra per chi la percorre verso Dicomano, è presente un’altra strada sterrata che raggiunge il fiume Sieve, lo guada, e prosegue sulla sponda opposta fra i campi sino a raggiungere la S.S. 551 “Traversa del Mugello” all’altezza dell’Azienda Agricola “Il Forteto”, l’attraversa e sale sul versante opposto sino a raggiungere Ampinana, il luogo di cui era originario Pietro Pacciani.
A circa 200 metri dal luogo del delitto, senza ostacoli visivi, è presente un’abitazione posta lungo la S.P. ‘Sagginalese’, nella quale al momento del duplice omicidio sembra vivesse un’anziana signora che era andata a letto verso le 21:00 senza sentire più nulla. Raggiungendo la piazzola, sulla destra per chi la osserva, c’è una collinetta che domina la zona: è da lì che sono state scattate le fotografie dell’epoca che appaiono più alte rispetto all’auto. Il corpo di Pia viene estratto dall’auto e trascinato nell’attiguo campo di erba medica, a una distanza di circa 7 metri dal veicolo e una quota di non più di un metro più in basso. Nel 1984 il luogo del delitto era leggermente diverso da come si presenta adesso: dopo aver lasciato la provinciale era presente uno spiazzo in cui era possibile fare manovra ma da cui non si vedeva la piazzola dell’aggressione. Da tale spiazzo ripartiva la strada sterrata, che, dopo un tratto leggermente curvilineo a destra, si concludeva nel luogo in cui è stata ritrovata la Fiat Panda di Claudio: la vegetazione era folta e rigogliosa, tanto che l’auto rimaneva seminascosta alla vista dalla provinciale. Osservando la conformazione della strada, soprattutto la parte terminale per come si presentava nel 1984, si può concludere che probabilmente all’epoca aveva la sola funzione di accogliere coppie in cerca di intimità. Infatti, superata la prima piazzola dalla quale oggi si diparte un tratturo che taglia il campo e porta alla vicina casa, il percorso terminava (e termina) a ridosso della vegetazione, senza condurre da nessun’altra parte. Non serviva (né serve) per consentire accesso ai campi per i mezzi agricoli, non proseguiva e non raggiungeva la ferrovia, distante 50 metri. Non vedo dunque altre funzioni se non quella di riparare da sguardi indiscreti le auto in cerca di intimità.
Segue...
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