lunedì 21 novembre 2011

Walter Ricci - Deposizione del 24 maggio 1994


Walter Ricci fu ascoltato il 24 maggio 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.

Presidente: Possiamo proseguire con il prossimo teste.
P.M.: Si, senz'altro. Ricci Walter, grazie.
Presidente: S'accomodi il signor Ricci Walter, ecco signor Ricci, vuole leggere quella formula per cortesia
W.R.:Consapevole delle responsabilità morali e giuridiche che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è in mia conoscenza.
W.R.: Benissimo, vuol dare le generalità signor Ricci?
Ricci Walter nato il xx/xx del 'xx a Firenze abitante a San Casciano.
Presidente: A Firenze, residente San Casciano, dove?
W.R.: Via xxxxxxxxxxx xxx.
Presidente: Senta, consente la ripresa televisiva?
W.R.: Si, si, non ho niente…
Presidente: Benissimo allora lei può essere liberamente ripreso. Dunque Pubblico Ministero ci vuole indicare i verbali che lei ha prodotto? Con le date...
P.M.: Si, esattamente verbali sono quelli del 13 luglio '90 alla P.G., del 6 novembre '91 al P.M.
Presidente: Benissimo. Allora signor Ricci vuole rispondere alle domande per cortesia del Pubblico Ministero, prego.
P.M.: Signor Ricci lei conosce o ha conosciuto Pacciani?
W.R.: Si.
P.M.: Come mai? Quando? In quale occasione? Lei che attività svolge?
W.R.: Io? Che attività? Sono in un'impresa edile, faccio un pò di tutto.
P.M.: Ecco e come ha conosciuto se l'ha conosciuto il Pacciani?
W.R.: L'ho conosciuto tramite che andavo a trovare gli asparagi…
P.M.: A trovare, scusi?
W.R.: Gli asparagi, tutti si sa cosa sono no?
P.M.: Si, si, si.
W.R.: Ah, ecco, le chiocciole e soprattutto l'ho conosciuto alla "Cantinetta del nonno" a San Casciano a fare una partitina a carte e a bere un bicchiere di vino o due…
P.M.: E c'era anche lui.
W.R.: E soprattutto l'ho conosciuto tramite il Vanni.
P.M.: Vanni, postino?
W.R.: Postino, preciso.
P.M.: Il Vanni che rapporto aveva col Pacciani?
W.R.: Mah, erano amici, amici intimi, erano sempre insieme e andavan di qui andavan di là… con la macchina…
P.M.: Vanni aveva paura del Pacciani?
W.R.: Eh questo si.
P.M.: Questo si, come mai? Perché le diceva che aveva paura?
W.R.: Paura… Paura perché andavano a queste feste di campagna, a queste cose… da’ noia sempre di qui, qualche volta ci si trova a leticare…
P.M.: A litigare come? Dar noia a chi?
W.R.: Leticare con la gente, a fare i cazzotti.
P.M.: Come mai?
W.R.: E perché rompeva un po’ i coglioni a tutti.
P.M.: “Rompeva un po’ i coglioni a tutti” in che modo?
W.R.: Scusate i termine.
P.M.: In che modo… si può rompere anche con le parole… Come mai?
W.R.: Anche con le mani.
P.M.: Con le mani, come mai?
W.R.: Toccava…
P.M.: Toccava… lo dica, lo dica.
W.R.: In parole come so io?
P.M.: Si.
W.R.: Toccava i’ culo alle done.
P.M.: Ecco, a queste feste…
W.R.: Riferito da i’ Vanni…
P.M.: Certo, lo sentiremo, sentiremo lui. Sa se il Pacciani aveva un fucile in casa?
W.R.: Si questo l’ho visto io.
P.M.: Sa se la paura del Vanni nei confronti del Pacciani derivava anche da un’arma diversa dal fucile che questi aveva?
W.R.: Bah… Il Vanni diceva anche: - Ieri sera siamo stati fuori, ci vo volentieri ma ho una gran paura, una gran paura, mi fa timore quell’omo… e poi con qui pistolone…- Io i che volesse fare con qui pistolone… i che l’era questo pistolone io non lo so.
P.M.: E dove la teneva questa pistola?
W.R.: Mah, sotto lì al criscotto.
P.M.: Nella macchina.
W.R.: Nella macchina.
P.M.: Lei l’ha visto?
W.R.: Io? In macchina insieme al Pacciani non ci sono mai andato.
P.M.: Senta una cosa e lei dice che una sera andò a casa del Pacciani lei?
W.R.: Io?
P.M.: La sua famiglia.
W.R.: Dietro casa ci avevo uno spiazzato di terreno, d’erba, io con mia moglie, mia figlia, mio figlio s’andò lì a far merenda e poi la sera volle in tutte le maniere che si restasse a cena…
P.M.: E quindi cenaste tutti insieme?
W.R.: E io per non fargli un torto e si resto a cena a casa sua.
P.M.: Cosa successe a questa cena?
W.R.: Successe che s’entrò in casa, tutto apparecchiato, ci si mise a sedere però s’era io, Pietro, la mi’ moglie e i mi’ figlioli e si cominciò a mangiare e dico: ma le tu’ figliole e la tu’ moglie? - Eh lasciale perdere, lasciale perdere loro le mangian da se, l’hanno bell’e mangiato, lasciale perdere – Ma io gli dissi: Senti Pietro io ci sto volentieri a casa tua, tu mi hai invitato, per me tu sei un amico però se tu fai venire anche la tu’ moglie e le tu’ figliole bene, sennò io mi rizzo e vo via perché unn’è i sistema – Allora fu costretto a farle venire lì, però senza mangiare, le si misero lì…
P.M.: Non mangiarono?
W.R.: No.
P.M.: Lei sa la storia del Pacciani… l’ha messa al corrente della sua ex-fidanzata? La cercava?
W.R.: So che è stato insieme a i’ Vanni…
P.M.: No lo racconti nei dettagli, l’ha già raccontato… Lo sa…
W.R.: Che andavano insieme a i’ Vanni…
P.M.: A cercarla?
W.R.: A vedere a Cerbaia e a il Vanni il Pacciani gli disse che… -Guarda quella è la mia ex-fidanzata così e così…-
Pietro Pacciani: Ma cosa racconti cretino!
Presidente: Stia zitto Pacciani!
A.B.: Zitto.
P.M.: Presidente chiedo scusa...
Presidente: Finisce male!
P.M.: Chiedo scusa, è da ieri che ogni volta che si sente un teste…
W.R.: Mi scusi dottor Canessa! Perché ora parlo io.
P.M.: Lo dica lei.
W.R.: Io non sono i’ Vanni… io non sono i’ Vanni no?
P.M.: I’ Vanni.
W.R.: No, no quello di ieri…
P.M.: Il Nesi.
W.R.: Il Nesi, io mi rizzo e ti do una seggiolata ni’ groppone, sia ben chiaro eh… se tu rifai un’altra cosa...
Presidente: Lei si limiti a rispondere e a dire la verità e basta, lasci stare, Pacciani se lei continua io l’allontano… così poi…
W.R.: Io non ho smentito niente di quello che dovevo dire e son tutte cose di verità.
P.M.: Non ho altre domande Presidente.
Presidente: Signori avvocati di parte civile avete domande? Nessuna, allora prego avvocato Bevacqua.
A.B.: Grazie, senta signor Ricci…
W.R.: Si.
A.B.: Lei ha detto che questi suoi… che questo amico usciva spesso con il signor Pacciani…
W.R.: Sempre, erano sempre fuori insieme.
A.B.: E ha detto anche che qualche volta lei lo ha accompagnato…
W.R.: No io ho accompagnato il Pacciani a casa.
A.B.: A casa, perché Pacciani andava a piedi a giro?
W.R.: No andava a piedi… qualche volta veniva a “La cantinetta”, magari si faceva dare un passaggio da qualcheduno, lì da S.Anna, da Monte, e veniva a San Casciano…
A.B.: Quindi a piedi? Cioè veniva a…
W.R.: Non lo so, poteva venire anche a piedi, non lo so mica se veniva a piedi o… attraverso i campi, non lo so…
A.B.: Quante volte lo ha portato in macchina?
W.R.:
A.B.: Quante volte lo ha portato in macchina?
W.R.: Mah e che lo so? Due, tre, quattro volte, non lo so io.
A.B.: Quindi l’ha portato più volte in macchina…
P.P.(fuori microfono): E l’avevo da me la macchina io… che ero scemo?
A.B.: Stia buono.
W.R.: E due.
A.B.: No, no ha detto…
W.R.: Io scemo un sono…
A.B.: Non ha detto scemo…
W.R.: Non ha detto scemo?
P.M.: Abbiamo sentito tutti.
Presidente: Pubblico Ministero lei si riserva di procedere…
W.R.: Se m’offendi un’altra volta io…
A.B.: Senta, a volte mi chiedeva dei passaggi…
W.R.: Io son venuto… Senta avvocato
P.M.: Come minimo l’ingiuria…
A.B.: Io sto domandando a lei, ora se poi dovete litigare fra di voi…
W.R.: No, no io non voglio litigare con nessuno.
Presidente: Avvocato Bevacqua.
P.M.: Una cosa è litigare, una cosa è offendere in una pubblica aula…
W.R.: Io non voglio leticare con nessuno.
Presidente: Allora il teste è pubblico ufficiale e l’ha già oltraggiato due volte…
P.M.: Io chiedo gli atti.
Presidente: Benissimo e noi ordiniamo la trasmissione di copia…
P.M: Bene così sa…
A.B.: Va be’ tanto…
Presidente: E va be'… Lo so, piove sul bagnato, dice lei, comunque…
A.B.: Presidente piove… io spero che piova sull’asciutto. Parliamo di fucili, va bene?
W.R.: Si.
A.B.: Senta ma è vero che questo fucile… non mi guardi male perché io non la guardo male…
W.R.: E chi la guarda male? Guardo lui.
A.B.: Aveva un po’ di ruggine che rovinava la brunitura ed il calcio era di colore chiaro, color legno?
W.R.: Il calcio… il calcio… la mi domanda… la non mi faccia queste domande…
Presidente: Se lo ricorda? Era arrugginito?
W.R.: Un po’ di ruggine magari l’avrà avuta senz’altro.
A.B.: Quindi aveva la ruggine? Era un po’ vecchio?
W.R.: Si, è!
(…)
Presidente: Senta, risponda adesso a me per cortesia, ritorniamo un momento al fucile, faccia mente locale per cortesia, le canne, lei quindi se ne intende poco…
W.R.: No, io…
Presidente: Certamente, non è in grado di dirmi il calibro, niente…
W.R.: No.
Presidente: Non importa, era una doppietta a canne… Che lei ritiene fosse a retrocarica…
W.R.: Si
Presidente: Di quelli che si aprono…
W.R.: Di quelli che si aprono, si,si, credo, credo.
Presidente: Ricorda se le canne ancorché arrugginite in parte, come lei ha detto, fossero brunite? Sa cosa vuol dire brunite?
W.R.: Brunite si e lo so.
Presidente: Di colore?
W.R.: Nero, scuro insomma.
Presidente: Si, erano di colore scuro?
W.R.: Si, si, scuro, scuro.
Presidente: Quindi erano di colore scuro, brunite, in parte c’era delle tracce di ruggine o qualcosa del genere.
W.R.: Si ma non che la ruggine da poter mangiare…
Presidente: Una ruggine superficiale
W.R.: Una ruggine superficiale.
Presidente: Tenuto male.
W.R.: Tenuto male il fucile.
Presidente: Però le canne erano brunite.
W.R.: Si.
Presidente: Bene.
Avvocato Bevacqua: Mi scusi Presidente mi ero dimenticato una cosa che mi accennava il signor Pacciani.
Presidente: Prego.
A.B.: Senta, nell’occasione in cui voi eravate sull’aia, c’erano anche le bambine del Pacciani? Che giocavano con le sue?
W.R.: Vennero, vennero dopo una mezzoretta, insistentemente richieste dalla mi’ moglie e io: -Fa’ veni’ giù le bambine, no? Falle giocare con la bambina che si divertano no? Ma lasciale fare, lasciale fare…- poi insistentemente le chiamò e le fece venire lì.
A.B.: E si misero a giocare…
W.R.: E si misero a giocare, contente, si divertirono…
A.B.: Si ricorda se il signor Pacciani, a sua richiesta o a richiesta della moglie, portò una coperta perché vi distendeste…
W.R.: No, quella ce l’avevo io in macchina.
A.B.: Quindi vi siete distesi per terra lei, la signora, Pacciani…
W.R.: Io più che altro giocavo con i bambini.
A.B.: E la signora si distese…
W.R.: E la signora era lì, la mi’ moglie era lì a sedere, composta nelle dovute maniere e la bambina nel mettisi a sedere, una bambina non sta mica attenta a tante cose, l’allarga le gambe, le sottane gli si rizzan quassù e l’occhiata…
A.B.: Va be’… L’occhiata è anche un pesce.
W.R.: La vien fatta. Oddio, io un’occhiata alla bambina un gliene do…
A.B.: Grazie, grazie
Presidente: Possiamo licenziare il teste?
P.M.: Si Presidente.
Presidente: Prego può andare.
P.M.: Chiedo l’utilizzazione dei verbali.
Presidente: Benissimo.
P.M.: E sono esattamente: 13 novembre 91 al P.M., 5 novembre ’91…
A.B.: Per quale motivo? Non c’è mica stata contestazione?
P.M.: Si gli abbiamo chiesto dei…
A.B.: Quale?
Presidente: Quali? Gliele ha fatte anche lei avvocato!
A.B.: No, io non ho… ma io non ho chiesto l’utilizzazione di nulla, io ho chiesto…
P.M.: E io chiedo l’utilizzazione nelle contestazioni che ho fatto io perché non si ricordava, dopo che avevo fatto la domanda sulle ragazze, è venuto fuori solo perché io gliel’ho contestato.
A.B.: Va be’ ma l’ha già, ma l’ha già… Mi scusi
Presidente: Avvocato…
P.M.: E quindi io l’utilizzo.
A.B.: Mi perdoni Presidente il teste ha ricordato, basta.
Presidente: Ha ricordato… Dietro contestazione ha ricordato.
P.M.: Bene Presidente, mi sembra non ci siano problemi sennò veramente facciamo anche i falsi problemi, ci sono anche quelli veri.
A.B.: I problemi ci sono, eccome se ci sono.
Presidente: Non avanziamo eccezioni di questo tipo, acquisiamo quindi senz’altro.

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