Il 3 ottobre 1985 il quotidiano La Repubblica pubblicò l'intrvista che segue al sostituto procuratore Francesco Fleury.
E' un caso ancora difficile da risolvere?
In linea generale è sempre più difficile l' indagine su un delitto singolo e specialmente sui delitti come quelli commessi dal maniaco svincolati da qualsiasi movente. Dove esiste un' organizzazione invece c' è un ambiente su cui indagare. La sensazione che ho provato quando ho cominciato a occuparmi di questo caso è un po' analoga a quella dei primi sequestri quando i rapiti sparivano. Era un reato nuovo per questa regione e non si sapeva da che parte cominciare.
Viene da pensare che il mostro vi ha colti impreparati.
No, le cose non stanno proprio così. Quando i delitti sono stati collegati c' è stata la speranza di individuare l' assassino partendo dal primo omicidio, quello del 1968. Una speranza che è durata a lungo. Dopo il duplice delitto di Vicchio avvenuto lo scorso anno abbiamo deciso di usare un sistema di indagine diverso sperando di arrivare anche alla conferma di certi dati emersi nell' omicidio del ' 68. Siamo partiti da un' indagine sulla personalità dell' assassino fatta attraverso una serie di perizie affidate a vari specialisti.
Ma sembra che il maniaco abbia sempre qualche sorpresa. L' assassinio dei due turisti francesi pare un po' diverso e poi c' è stata la lettera inviata al sostituto procuratore Silvia Della Monica. Una presa di contatto raccapricciante ma inattesa.
Non è del tutto esatto. L' ultimo omicidio è uguale agli altri. Non è cambiato nulla. Le diversità sono puramente accidentali. Non ci aspettavamo la lettera, questo è vero. Ma guardando la casistica criminologica si vede che negli omicidi in serie, tipo questo, c' è sempre stata da parte dell' assassino una forma di rivendicazione, o un gesto di sfida. Fino ad oggi in questo caso non c' era mai stato nulla di simile. Quest' ultima circostanza quindi lo fa rientrare nella casistica. Scompare così un aspetto di singolarità.
Nel parcheggio dell' ospedale di Santa Maria Annunziata è stato trovato uno dei proiettili solitamente usati dal mostro. Perchè proprio lì, avete già una spiegazione?
A questa domanda preferisco non rispondere.
C' è mezzo miliardo a disposizione degli informatori. Questa taglia serve a qualcosa?
Serve a limitare il numero di segnalazioni anonime. Aumentano le persone che fanno conoscere le loro generalità. Ci aiuta nell' inchiesta.
In città però avviene il contrario. Le voci si accavallano, c' è chi assicura che il mostro è già in carcere.
Capisco che certi episodi sono tali da suscitare degli aspetti morbosi. Il fatto però è seccante. Devo anche aggiungere che ora la pubblicazione di un eccesso di notizie sulle indagini rischia di compromettere le indagini stesse.
Rif.1 - La Repubblica - 03 ottobre 1985 pag.13
E' un caso ancora difficile da risolvere?
In linea generale è sempre più difficile l' indagine su un delitto singolo e specialmente sui delitti come quelli commessi dal maniaco svincolati da qualsiasi movente. Dove esiste un' organizzazione invece c' è un ambiente su cui indagare. La sensazione che ho provato quando ho cominciato a occuparmi di questo caso è un po' analoga a quella dei primi sequestri quando i rapiti sparivano. Era un reato nuovo per questa regione e non si sapeva da che parte cominciare.
Viene da pensare che il mostro vi ha colti impreparati.
No, le cose non stanno proprio così. Quando i delitti sono stati collegati c' è stata la speranza di individuare l' assassino partendo dal primo omicidio, quello del 1968. Una speranza che è durata a lungo. Dopo il duplice delitto di Vicchio avvenuto lo scorso anno abbiamo deciso di usare un sistema di indagine diverso sperando di arrivare anche alla conferma di certi dati emersi nell' omicidio del ' 68. Siamo partiti da un' indagine sulla personalità dell' assassino fatta attraverso una serie di perizie affidate a vari specialisti.
Ma sembra che il maniaco abbia sempre qualche sorpresa. L' assassinio dei due turisti francesi pare un po' diverso e poi c' è stata la lettera inviata al sostituto procuratore Silvia Della Monica. Una presa di contatto raccapricciante ma inattesa.
Non è del tutto esatto. L' ultimo omicidio è uguale agli altri. Non è cambiato nulla. Le diversità sono puramente accidentali. Non ci aspettavamo la lettera, questo è vero. Ma guardando la casistica criminologica si vede che negli omicidi in serie, tipo questo, c' è sempre stata da parte dell' assassino una forma di rivendicazione, o un gesto di sfida. Fino ad oggi in questo caso non c' era mai stato nulla di simile. Quest' ultima circostanza quindi lo fa rientrare nella casistica. Scompare così un aspetto di singolarità.
Nel parcheggio dell' ospedale di Santa Maria Annunziata è stato trovato uno dei proiettili solitamente usati dal mostro. Perchè proprio lì, avete già una spiegazione?
A questa domanda preferisco non rispondere.
C' è mezzo miliardo a disposizione degli informatori. Questa taglia serve a qualcosa?
Serve a limitare il numero di segnalazioni anonime. Aumentano le persone che fanno conoscere le loro generalità. Ci aiuta nell' inchiesta.
In città però avviene il contrario. Le voci si accavallano, c' è chi assicura che il mostro è già in carcere.
Capisco che certi episodi sono tali da suscitare degli aspetti morbosi. Il fatto però è seccante. Devo anche aggiungere che ora la pubblicazione di un eccesso di notizie sulle indagini rischia di compromettere le indagini stesse.
Rif.1 - La Repubblica - 03 ottobre 1985 pag.13
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