venerdì 10 aprile 2009

Pietro Roselli

È stato il sindaco di San Casciano fino al 2004. Il primo febbraio del 2004 Michele Giuttari, capo della squadra mobile di Firenze, accusò i cittadini di San Casciano di non aver contribuito alle indagini sul "mostro di Firenze". Al giornalista del TG5, Massimo Canino, dichiarò: "I delitti sono avvenuti in quei luoghi, gli assassini finora condannati sono tutti di lì, i testimoni da noi rintracciati lo stesso. Non hanno mai parlato prima anche se avrebbero avuto molto da dire. Se non è omertà questa, ditemi voi cosa è..."
Il sindaco, Pietro Roselli, replicò: "Non si può parlare di omertà. Può darsi che qualcuno in passato abbia evitato di dichiarare quello che sapeva, e allora si è trattato di reticenza che può essere perseguita se ha favorito gli assassini. Però, credo che nessuno si sia rifugiato nel silenzio per non far scoprire l’ autore o gli autori dei delitti. Si può parlare di omertà per realtà dove c’è mafia o altri sistemi di criminalità organizzata che penetrano il tessuto sociale introducendo elementi di paura, di interesse diffuso, di connivenza: una miscela che fa diventare omertoso un territorio. Ma non è il caso di San Casciano e delle colline fiorentine, perchè siamo in presenza di delitti scaturiti dalla pazzia non da interessi di mafia. D’altra parte c’è il gusto di rappresentare la vicenda del mostro come un fenomeno ambientale, legato ad un territorio dove persisterebbero chissà quali stili di vita e riti arcaici. La cronaca recente ci dice che questi fatti purtroppo accadono nelle metropoli come in campagna. Lombroso è superato da tempo. Per la delicatezza della questione sarebbe preferibile conoscere gli esiti dell’inchiesta solo quando ci saranno i rinvii a giudizio, anzichè attivare una gogna mediatica che provoca chiacchiericcio e può pregiudicare anche lo svolgimento dell’ inchiesta medesima."

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