giovedì 28 ottobre 2021

Gabriella Ghiribelli: i festini, i medici e le sedute spiritiche

Gabriella Ghiribelli, il cosiddetto teste Gamma, le cui dichiarazioni furono fondamentali per svelare il coinvolgimento di Giancarlo Lotti (Beta) e Fernando Pucci (Alfa) negli omicidi commessi dal cosiddetto “mostro di Firenze” ma anche ad orientare l’indagine sui presunti mandanti.

Breve riepilogo per meglio introdurre l’argomento:
Il 15 ottobre 1995, un nuovo capo della squadra mobile si è insediato in Questura a Firenze; dopo appena un mese e mezzo, ha letto 28 anni di atti d’indagine ed il 4 dicembre si reca dal Procuratore, dr Piero Luigi Vigna, per consegnare un rapporto contenente testimonianze utili, a suo dire, a dimostrare la presenza di più persone nella commissione degli omicidi attribuiti al cosiddetto mostro di Firenze.

Il rapporto giunge con un tempismo straordinario, considerato che da lì a poco la Corte di Assise di Appello di Firenze assolverà Pietro Pacciani da ogni addebito ed il trovare nuovi testimoni è l'unico modo per corroborare le tesi accusatorie della Procura.

L’indagine che ne seguì, il 24 marzo 1998, condusse ad una sentenza che condannò alla pena dell’ergastolo Mario Vanni e a 30 anni di reclusione Giancarlo Lotti.
Non furono acquisite prove dirette dei fatti, si trattò di un processo indiziario basato perlopiù sulla chiamata in correità di Giancarlo Lotti e sui riscontri alle sue dichiarazioni.
La sentenza  in premessa riporta: “Le dichiarazioni accusatorie di un imputato, (...) non sono di per sè sufficienti a portare ad alcuna affermazione di responsabilità se non sono accompagnate da ’’riscontri esterni” ben precisi, che confermino l'attendibilità del soggetto.”
Che, in parole povere, significa che se accusi qualcuno di un reato occorre verificare tu dica la verità.
Sui riscontri, sulla coerenza e sulla verosimiglianza di quanto riferito da Lotti stiamo lavorando, oggi ci occupiamo di Gabriella Ghiribelli, uno dei testi le cui dichiarazioni furono ritenute attendibili e coincidenti con quelle di Giancarlo Lotti.

Gabriella Ghiribelli entra nell’inchiesta bis sui complici di Pietro Pacciani il 15 dicembre 1995. È Giancarlo Lotti, presso gli uffici della Squadra mobile, ad indicarla come “una sua conoscente che esercita la prostituzione”.
Dal dicembre 1995 al luglio 2003, Gabriella Ghiribelli verrà sentita, dalla Squadra mobile e dal PM, una decina di volte, integrando, modificando, talvolta stravolgendo, le proprie iniziali dichiarazioni.
Nel suo primo verbale del 21 dicembre 1995, riferisce essersi prostituita tra il 1982 ed il 1986 ma da un’informativa dei Carabinieri di Firenze dell’8 febbraio 1996 si apprende sia dedita al meretricio fin dai primi anni ‘70; dalla stessa nota si apprende: “È stata sorpresa piu' volte in diverse zone della Toscana mentre era in attesa di occasionali clienti, per cui e' stata munita di foglio di via da parte dell'autorita' di P.S."

In data 25 maggio 1983, unitamente a Galli Norberto, è stata denunciata dall'Arma di Prato per "ricettazione continuata, contraffazione ed alterazione di titoli di credito;”
Riferisce aver smesso di “fare la vita” nel 1986 ma nel 1995, quando viene sentita a verbale, dichiara: “Posso dire che ho avuto ed ho tutt’ora rapporti intimi con Lotti Giancarlo, l’ultimo dei quali si è verificato una settimana fa.”

Dubito, francamente, i due fossero divenuti amanti, credo si possa pertanto affermare senza alcun dubbio che nel 1995 ancora si prostituisse.
Nel medesimo verbale rivela conoscere Mario Vanni, sia perché, come lei, abita in Borgo Sarchiani a San Casciano, sia perché l’ex postino è noto per recarsi a prostitute a Firenze; La Ghiribelli nell’occasione ci tiene a specificare però non si tratti di un suo cliente poichè, a suo dire, “eccessivamente volgare”.  

Che, detto da una prostituta, fa pensare a chissà quali sconcezze. In realtà, Vanni, pare prediligesse negli incontri intimi l’uso di “vibratori e falli di gomma” (verbale di Gabriella Ghiribelli del 27/12/1995). Tutto qua.

È anche il caso di aggiungere che Giancarlo Lotti, nel verbale del 15 dicembre 1995, non riferisce di un diniego da parte della Ghiribelli nei confronti del Vanni semmai di questioni meramente burocratiche:

“Con il Vanni una volta sono stato a Firenze da una prostituta di nome Gabriella ma il Vanni non potè avere rapporto in quanto aveva dimenticato a casa il documento.”
Passa quindi ad indicare una prostituta frequentata da Lotti: Filippa Nicoletti: “Questa Filippa, fino dal 1987 circa, conviveva con Indovino Salvatore, in una casa nella zona degli Scopeti”, la nota stamberga in via di Faltignano.

Dagli atti d’indagine risulta che Filippa Nicoletti sia emigrata da Faltignano, verso Arezzo, già dal 30 marzo 1984, ma quand’anche non si tenesse conto di questa circostanza occorre considerare che Salvatore Indovino è deceduto il 20 settembre 1986 e nel 1987, il tugurio di via di Faltignano, era già tornato in disponibilità dei legittimi proprietari.
Esili inesattezze, tutto sommato superflue che però indicano una certa inclinazione della teste. 

Andiamo avanti:

“Indovino a casa sua era solito riunirsi con persone per delle sedute spiritiche. Tra i partecipanti c’era la Filippa, Sebastiano (fratello di Indovino), un certo Domenico ed un medium di nome Manuelito. (...) Notavo residui di candele bruciate e stelle a cinque punte disegnate per terra, nonchè preservativi usati e cose che dimostravano attività orgiastiche”.
Vediamo allora cosa dicono in merito i quattro citati dalla Ghiribelli:

Filippa Nicoletti, verbale del 6 febbraio 1996: “Non mi risulta che Salvatore facesse il mago, almeno sino al 1984. lo non gli ho mai visto fare magie, nè ne ho sentito parlare da lui o da altri.”
Sebastiano Indovino, verbale del 30 dicembre 1995: “Quando sono stato a casa di mio fratello, non ho avuto mai modo di notare nell'abitazione tracce o cose che potessero far pensare che, in quel posto, fossero state tenute sedute spiritiche.”
Manuelito, verbale del 20 febbraio 1996,  “Non sono in grado di dire se all’epoca, credo nel 1984,  Salvatore facesse attività di magia in quanto non me ne ha parlato, nè io ho avuto modo di vedere qualcosa di tale attività.”
Di Domenico Agnello si sono perse le tracce nell’agosto del 1994 pertanto la PG non potè chiedergli cosa sapesse a riguardo.
Tre su quattro negano aver partecipato a sedute spiritiche. Che dire? Saranno tutti reticenti tranne la Ghiribelli!


“Mi pare, ma non ne sono sicura che talvolta abbia partecipato alle sedute anche una donna meridionale che era vedova di un uomo trovato impiccato di nome Malatesta Renato.” 

Si tratta verosimilmente di Maria Antonia Sperduto che però si trasferì in via di Faltignano, presso l’abitazione del signor Vincenzo Trancucci, nel novembre del 1980 per rimanervi fino all’aprile del 1983 (verbale del 06 novembre 1991).
E qui qualcosa non torna sul piano temporale poichè la Ghiribelli in altro verbale, quello dell’8 febbraio 1996, riporta “Abbiamo abitato a San Casciano in Borgo Sarchiani dalla seconda metà del 1984 a tutto il 1986. Quando abitavo a San Casciano, ho sempre frequentato la casa di Indovino Salvatore, in via di Faltignano”.

Conferma, seppur posticipando, l’arrivo a San Casciano, il suo convivente dell’epoca, Norberto Galli: “Ci trasferimmo a San Casciano, via Borgo Sarchiani nr.80, i primi mesi dell'85.”
In pratica quando la Ghiribelli giunse a San Casciano (luglio 1984), la Sperduto si era già trasferita a Poggibonsi, in provincia di Siena. Non si capisce pertanto come possa averla vista partecipare alle sedute spiritiche.

A conferma vi è anche una nota del 28 marzo 1996, a firma del dirigente della squadra mobile: “Sperduto Maria Antonia ha riferito di non aver mai avuto modo di vedere di persona la Ghiribelli Gabriella quando stava nella casa di via di Faltignano.”
Riguardo il marito della Sperduto, la Ghiribelli aggiunge:
“Ho conosciuto personalmente Renato Malatesta e lui mi confidò di essere stato minacciato e picchiato più volte da qualcuno, dichiarando inoltre che non poteva darmi altri particolari per evitare che anche io venissi coinvolta.”

Renato Malatesta fu rinvenuto cadavere, presso la propria abitazione in via Chiantigiana 10, alla Sambuca, il 24 dicembre 1980, quando Gabriella Ghiribelli ancora abitava a Firenze.
Nessuno ha mai segnalato la presenza di Renato Malatesta in Via di Faltignano, nè risulta che questi abbia frequentato prostitute, per quanto la Ghiribelli, in un verbale dell’8 febbraio 1996, riferì essere suo cliente.
Il verbale della Ghiribelli, di quel 21 dicembre 1995, si conclude con una dichiarazione che verrà presto smentita e poi riconfermata: “Per quanto riguarda Pietro Pacciani io l’ho visto a casa di Indovino Salvatore sicuramente quando arrivava il camper del medium che parlava siciliano”.
Nel verbale successivo, quello del 27 dicembre 1996, rettifica “Non ho mai visto il Pacciani Pietro nè a casa dell’Indovino né in altre occasioni. Ho visto il Pacciani solamente in televisione o sui giornali in occasione della nota vicenda del mostro di Firenze”.
Durante una conversazione telefonica intercettata, con Filippa Nicoletti, del 21 dicembre 1995, la Ghiribelli conferma la precedente circostanza: “No, il Pacciani non lo conoscevo!”

Trascorre una settimana, ed il 27 dicembre 1995, Gabriella Ghiribelli viene nuovamente sentita negli uffici della squadra Mobile. Nell’occasione aggiunse nuovi partecipanti alle sedute spiritiche che si sarebbero svolte in via di Faltignano: Alle riunioni partecipava anche un tale Luciano di Prato che si presentava con una donna fissa di nome Grazia”.

Luciano Paradiso sentito a riguardo il 3 febbraio 1996 ebbe a riferire: “All'epoca io avevo una relazione sentimentale con una ragazza di Prato ed iniziai a frequentare l'abitazione di Salvatore con questa ragazza allo scopo di poter avere dei momenti di intimità in quella casa.” La ragazza di Luciano Paradiso, nell’udienza del 10 luglio 1997, del processo a Vanni + altri, conferma la circostanza.
Pubblico Ministero: Senta ancora una cosa: sa se l’Indovino faceva il mago... un'attività di questo tipo?
Maria Grazia Patierno:  No. A noi almeno, non ha detto niente. Perché noi si andava soltanto per i' semplice motivo... 

Pubblico Ministero: Abbiamo capito.

La deposizione integrale è ascoltabile clikando qui.

Direi, senza alcun dubbio che Luciano e la sua ragazza, erano impegnati in tutt’altro che sedute spiritiche quando si recavano in via di Faltignano. Ma magari pecco di ingenuità...
Ad ogni modo, Gabriella Ghiribelli indica sei persone (Luciano Paradiso, Maria Grazia Patierno, Domenico Agnello, Manuelito, Filippa Nicoletti, Sebastiano Indovino) che avrebbero condiviso con Salvatore Indovino l’interesse per lo spiritismo. Sei persone. Tenete a mente questo dato perchè ci torneremo sopra.
Passiamo quindi al brano del verbale ritenuto fondamentale dall’accusa per riscontrare le dichiarazioni di Giancarlo Lotti: “Circa tre mesi fa, ho avuto modo di notare la macchina del Lotti e vedendo che essa aveva la portiera di colore rosa, mi venne spontaneo dire al Lotti, in tono scherzoso: "vuoi vedere che sei tu il Mostro?" Alla domanda del Lotti del perchè, risposi che, la notte del delitto degli Scopeti, avevo visto una macchina del medesimo colore della sua con la portiera sbiadita di altro colore, per l'appunto come quella sua. Il Lotti rimase male per questa mia affermazione e mi disse: "cosa c'entra la mia macchina con quella che hai visto te?".

A quel che riferisce la Ghiribelli, nell’agosto/settembre 1996, Giancarlo Lotti disponeva ancora dell’auto con la portiera di un colore diverso rispetto alla carrozzeria, con cui avrebbe partecipato al duplice omicidio avvenuto a Scopeti nel settembre del 1985.
In realtà, come emerge inequivocabilmente, da un prospetto riepilogativo del 29 agosto 1996, elaborato della Questura di Firenze, il vecchio FIAT 131 rosso con portiera bianca era nella disponibilità del Lotti dal 23/11/1988 al 18/07/1995 pertanto non poteva averne fatto uso nel settembre 1985, durante l'omicidio di Scopeti.

Torniamo al verbale della Ghiribelli.

“Il Lotti Giancarlo ho iniziato a frequentarlo dall’anno 1986. (...) Posso affermare con certezza che all’epoca, pur avendolo conosciuto tramite Filippa, non frequentavo il Lotti, che iniziai a frequentare nell’86, allorchè mi lasciai con il Galli.”
Verbale di Norberto Galli del 27 dicembre 1995: “Nell'82 conobbi una donna che si prostituiva tale Gabriella Ghiribelli, della quale mi innamorai e con la quale trascorsi un lungo periodo di convivenza protrattosi sino al primo febbraio 1988”. 1988, non 1986.
La data è certa poichè relativa ad un fermo operato dalla P.G. nei confronti del Galli, per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, ricettazione e lesioni, a seguito di una denuncia sporta dalla Ghiribelli Gabriella stessa.
Ma che Ghiribelli e Galli si siano lasciati nel 1988 anzichè nel 1986 è tutto sommato superfluo, ciò che stride terribilmente è la data riferita dalla Ghiribelli circa la frequentazione di Giancarlo Lotti.
Sia Fernando Pucci che Giancarlo Lotti dichiararono infatti che il pomeriggio e la sera dell’8 settembre 1985 lo  trascorsero con Gabriella Ghiribelli:

Udienza del 5 dicembre 1997, domanda dell’avvocato Filastò: Quel giorno, (08 settembre 1985), lei e Pucci andaste a Firenze della Gabriella Ghiribelli?
Giancarlo Lotti:
Fernando Pucci, verbale del 23 gennaio 1996, “Quella sera (08 settembre 1985) avevamo cenato a casa di Gabriella Ghiribelli e quindi eravamo partiti da Firenze piuttosto tardi.”
Pucci introduce anche un altro elemento che contrasta con le dichiarazioni della Ghiribelli, riferisce infatti d’aver cenato col Lotti a casa Ghiribelli ma costei, l’abitazione a Firenze, la prende in periodo decisamente successivo all’85. Verbale di Gabriella Ghiribelli dell’ 08 febbraio 1996: “Dopo aver lasciato il Galli, ho affittato una casa in piazza San Lorenzo al n.3 e in quel periodo, quasi tutti i sabati e domenica il Lotti ed il Fernando venivano a cena in quella casa. Ciò è avvenuto, grosso modo, tra il 1987 ed il 1991.”
C’è di che riflettere.

Tornando al verbale della Ghiribelli: “Ebbi modo di vedere che la tenda dei due turisti era di tipo canadese e di colore chiaro, come grigio sporco.”
Inserisco una foto della canadese di Nadine Mauriot e Jean Michel kraveichvili. Ogni commento sulla tonalità cromatica è del tutto superfluo.

Il verbale si conclude con: “A casa arrivai verso le 24, dopo essermi fermata al bar centrale di San Casciano a bere una bibita. Ricordo che al bar c'era soltanto il proprietario, Luciano, che si accingeva a chiudere il locale.”
Ulivelli Luciano, sentito il 17 gennaio 1996, riferì: “Per quanto riguarda la Gabriella e Norberto io non li conosco. Posso dire che talvolta una donna di nome Gabriella telefona al bar e cerca di Giancarlo e chiede di parlare con lui. Apprendo da voi che Norberto era, una volta, il marito di Gabriella e che entrambi abitavano a San Casciano alcuni anni fa, ma se li ho visti mi riesce difficile abbinare il nome alla figura”
O il barista è reticente o la Ghiribelli mente, o si confonde, anche su dettagli del tutto superflui.
A seguito di quanto dichiarato alla Squadra Mobile di Firenze, l’8 febbraio 1996 Gabriella Ghiribelli venne convocata presso gli uffici della Procura della Repubblica di Firenze dinanzi il PM dr Francesco Fleury, il Procuratore aggiunto dr Paolo Canessa ed il Sostituto Procuratore dr Alessandro Crini.
Nell’occasione ripetè quanto precedentemente riferito pur contraddicendosi su talune circostanze e riportando eventi e situazioni superflue o al limite del paradossale.

Poco prima di chiudere il verbale, Gabriella Ghiribelli riferì di un episodio a dir poco curioso: “La domenica successiva all’omicidio di Scopeti, Lotti è venuto a trovarmi come sempre, senza però il Fernando. Io gli chiesi ragione di ciò ed egli, con fare molto alterato, mi disse che c’era stata una litigata tra loro e che egli aveva rotto l’amicizia”.
Persino le sentenze contro i cosiddetti “compagni di merende” riportano dettagliatamente questa circostanza come a porre in evidenza che a seguito di quanto vissuto la sera del duplice omicidio di Scopeti, Pucci non volle più avere niente a che fare con Lotti.
“Significativo è anche il fatto che da allora il Pucci ha interrotto ogni rapporto col Lotti, essenzialmente per le seguenti due ragioni:
a) per aver capito in quella notte agli Scopeti che il Lotti era complice a tutti gli effetti di coloro che avevano eseguito materialmente gli omicidi, avendo constatato direttamente il ruolo che aveva assolto in quell'occasione;
b) per aver avuto un forte risentimento nei confronti dello stesso Lotti, per essere stato da lui ingannato e trascinato maliziosamente in una situazione che avrebbe potuto anche coinvolgerlo penalmente, ove non fosse stato creduto: "
Sentenza contro Mario Vanni +4, Corte di Assise di primo grado di Firenze.
In realtà gli atti riportano tutt’altra versione dei fatti.

Il verbale del 2 gennaio 1996 sottoscritto da Fernando Pucci riporta: “Ho conosciuto Giancarlo Lotti che ho anche frequentato per circa 6/7 anni fino a circa 10 anni fa, allorché egli non venne ad un appuntamento che mi aveva dato a San Casciano, per cui non lo cercai più e mi allontanai da lui”.
Nell’udienza del 4 ottobre 1997, nel processo a Mario Vanni + altri, la sorella di Fernando Pucci, Marisa, spiegò invece che Lotti aveva abbandonato un lavoro che il fratello gli aveva trovato, questi, sentitosi offeso, aveva smesso di cercarlo. Valdemaro Pucci, l’altro fratello di Fernando nell’udienza del 06 ottobre 1997, chiarì che il distacco tra i due era avvenuto nel novembre 1991, a causa di un assegno scoperto che Lotti gli aveva consegnato a saldo di generi alimentari acquistati presso il suo esercizio. La circostanza risulterà riscontrata dall’assegno acquisito dal P.M.

Nel febbraio 1996, Pacciani venne assolto dalla Corte di Assise di Appello, i nomi dei testi Alfa, Beta, Gamma, Delta, rispettivamente Pucci, Lotti, Ghiribelli, Galli furono svelati e tutti gli organi di informazione ci si gettarono a capofitto.
L’attività di indagine dell’inchiesta bis sui delitti del mostro trovò nuovo impulso dalle dichiarazioni di nuovi e vecchi testimoni. Tra coloro che furono risentiti comparve anche Francesco Rubbino, ex marito di Milva Malatesta. Una sua intervista comparve su La Nazione il 23 febbraio 1996, a suo dire “Milva gli disse che nella morte di suo padre c’entravano sua madre Antonietta Sperduto, Pietro Pacciani e Mario Vanni.”

Gabriella Ghiribelli seguiva certamente quanto emergeva dai quotidiani, si parlava spesso di lei, della sua vita complicata, delle sue dichiarazioni; per par condicio rilascia interviste a Rai e a Mediaset, a quotidiani e a riviste, fin quando probabilmente si fa prendere la mano; talune dichiarazioni alla stampa vengono viste con sospetto dagli inquirenti che la convocano in Questura alle 22:30 del 22 marzo 1996.
Quanto riferisce ha i tratti di un’allucinazione, un delirio lucido, dove occorre abbandonarsi completamente alla sospensione dell’incredulità per seguirla, mentre deraglia, incurante di ogni incoerenza.
“Il 23 dicembre 1980 c’è stata una cena a casa della Nicoletti, io abitavo in Borgo Sarchiani (già sappiamo abbia vissuto a San Casciano “dalla seconda metà del 1984 a tutto il 1987”), eravamo io e il Galli (che però nel 1980 abitava ancora con la moglie ed avrebbe conosciuto la Ghiribelli solo 2 anni dopo); c’erano la Filippa, c’era Sebastiano, c’era la Sperduto, c’era il Vanni e Pacciani. (Fino ad allora ha dichiarato di non averlo mai visto a Faltignano…). Dopo cena Pacciani telefonò da un telefono di quelli avana a disco ma non so con chi parlava. Dopo un po’ arrivò una macchina blu con la scritta bianca e mi sembrò dei carabinieri che suonò il clackson. Si alzarono tutti, dissero “si va fuori”, “si va a dare una lezione a qualcuno” e se ne andarono. Io con il Galli rimasi a casa con la Filippa che era sbronza. Saranno state le 23:00. Dopo un’ora, un’ora e mezza li vidi tornare. Non mi dissero dov’erano stati. Facevano dei sorrisini ed avevano il ghigno.”

Il verbalizzante esita, appare diffidente, per tre volte esorta la Ghiribelli a riferire la verità, costei non cede: quella cena avvenne il giorno precedente il rinvenimento del cadavere di Renato Malatesta.

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Le indagini sui Mandanti

Nel marzo 2003, abbandonata la teoria del serial killer unico, tramontata la tesi secondo la quale gli esecutori materiali dei delitti fossero portatori di particolari perversioni, alla Procura della Repubblica di Firenze non rimase che dare la caccia a coloro che avevano assoldato manovalanza per entrare in possesso dei feticci.
Gabriella Ghiribelli aveva già dato prova di essere un teste serio, affidabile, utile per ricostruire certe dinamiche, ed il 28 febbraio 2003 venne nuovamente sentita a verbale presso gli uffici della squadra mobile di Firenze.
-Avevamo pensato di fare un sunto delle sue dichiarazioni ma riportare quanto fu messo a verbale crediamo sia decisamente più efficace ed opportuno.-
“Nel 1981 vi era un medico svizzero che cercava di fare esperimenti di mummificazione in una villa vicino a Faltignano, che sembra che l’avesse comprata sotto falso nome. Questa villa so trovarsi nei pressi del luogo dove furono uccisi nel 1983 i due ragazzi tedeschi."
Il giorno successivo, primo marzo 2003, personale della squadra mobile condusse Gabriella Ghiribelli in via Volterrana, dinanzi l’ingresso di Villa La Sfacciata, questa esclamò: “Sì... sì… sì… La villa è questa, è qui che ho visto quello stronzo… insieme ad una bambina… Lo svizzero era in compagnia di una bambina.”

Verbale del 05 giugno 2003: “Ho collegato lo svizzero con la villa sulla Volterrana in quanto fu Lotti che mi disse che il medico svizzero abitava presso quella villa, io però non l’ho mai visto nè nei pressi nè all’interno di detta villa."
Poche idee ma confuse.
Di villa La Sfacciata mi parlò anche Giancarlo Lotti in più occasioni e sempre negli anni ‘80 quando ci frequentavamo ...
Ricordate vero il verbale del 27 dicembre 1995 in cui riferisce aver iniziato a frequentare Giancarlo Lotti nel 1986?
“Giancarlo mi fece vedere anche dove furono uccisi i due tedeschi e mi disse che il Pacciani l’aveva costretto perchè lui Lotti aveva visto la storia degli Scopeti… Allora gli disse che doveva sparare a questi qui, così tu sei dei nostri”
Ritorno al futuro. Traduco: Siccome nel 1983 sei stato testimone di un evento che avrà luogo nel 1985 adesso, se vuoi far parte del gruppo dei mostri, devi sparare anche tu.
Ma andiamo avanti che il bello deve venire.

“Sempre il Lotti mi disse che questo medico svizzero, a seguito di un viaggio in Egitto, era entrato in possesso di un vecchio papiro dove erano spiegati i procedimenti per la mummificazione dei corpi. Detto papiro mancava però di una parte che era quella relativa alla mummificazione delle parti molli e cioè, tra le altre, il pube ed il seno.
Mi disse che era per quello che venivano mutilate le ragazze nei delitti del cosiddetto mostro di Firenze. Mi spiegò anche che la figlia di questo medico nel 1981 era stata uccisa, aveva 12 anni, e la morte non era stata denunciata, tanto che il padre aveva detto che era tornata in Svizzera per giustificarne l'assenza.

Il procedimento di mummificazione gli necessitava proprio per mummificare il cadavere della figlia che custodiva nei sotterranei.”
Non è un brano tratto dall’ultimo libro del fratello storto di Dan Brown è il testo di un verbale raccolto presso gli uffici della Questura, che un dirigente della Polizia di Stato il 16 giugno 2003 ed il 17 novembre 2003, in una nota alla Procura della Repubblica, ritenne contenere “notizie di particolare interesse investigativo.”

Il verbale della Ghiribelli prosegue rivelando che il medico svizzero, proprietario di Villa La Sfacciata, frequentava assiduamente San Casciano, dove si incontrava con un orafo, con un medico delle malattie tropicali, col “medico di Perugia che poi scomparve nel Lago”, evidentemente il Dr Narducci. Ma chi sono il medico svizzero, l’orefice ed il medico delle malattie tropicali?
È la stessa Ghiribelli a svelarlo.
Il primo marzo 2003, nel corso di un’ispezione luoghi, Gabriella Ghiribelli, dinanzi l’orologeria Filippi a San Casciano, riconobbe, nell’uomo dietro al banco, la persona precedentemente definita “l’orefice”. Il dirigente della Squadra mobile, nella nota del 16 giugno 2003, riguardo l’orefice, segnalò alle Procure di Firenze e Perugia: “la madre è originaria di Montefalco (PG), a pochi chilometri da Foligno ove aveva lo studio medico il Narducci Francesco”.

Coincidenze, se di coincidenze si tratta, che taluni potrebbero addirittura ritenere sospette!
Ma andiamo avanti. Il medico delle malattie tropicali, nel verbale del 05 marzo 2003, fu riconosciuto dalla Ghiribelli in Achille Sertoli, ex professore associato al Dipartimento di dermatologia dell’Università di Firenze.
Ed il “medico svizzero”?
La Ghiribelli, il 5 giugno 2003, non ebbe dubbi e fece mettere a verbale: “Riconosco l'uomo la cui foto è contrassegnata con il numero 4 come il medico svizzero di cui mi aveva parlato il Lotti. Sono certa altresì che si tratta della stessa persona che si accompagnava spesso con il medico di Perugia.”

La foto n.4 ritraeva un certo Nathanel V. che però non ha mai abitato a Villa La Sfacciata, non ha mai svolto la professione di medico, non è originario né ha  mai avuto parenti in Svizzera ma soprattutto, la figlia, tutt’ora vivente, non risulta abbia mai subito processi volti a mummificarla.
Nonostante questo inequivocabile riconoscimento, due settimane dopo, il primo dirigente della Polizia di Stato di Firenze, nella nota alla Procura della Repubblica di Firenze del 16 giugno (pag.6), inspiegabilmente riporta: “la teste (riferendosi alla Ghiribelli)  ha riferito di un medico svizzero, non meglio indicato e per l’identificazione del quale sono in corso accertamenti.”
Alcuni mesi dopo, nella nota del 17 novembre 2003, a pag.7 ribadisce:
“La teste ha indicato anche un medico svizzero del quale però non aveva fornito elementi sufficienti per la sua identificazione.”

A pag.83 della medesima nota viene addirittura azzardata l’interpretazione che segue: “E che il Narducci (il gastroenterologo scomparso nel lago Trasimeno ndr) avesse avuto all’epoca un’abitazione o comunque dei punti di riferimento ben precisi su questo territorio è un dato ormai acquisito dalle attuali indagini. Come pure lo sono la conoscenza e la frequentazione del farmacista Francesco Calamandrei e di un medico svizzero che abitava a La Sfacciata, probabilmente il tedesco Reinecke che conviveva con una donna svizzera (…)."
Non si può che apprezzare la buona volontà nel decifrare le dichiarazioni della teste è però oltremodo curioso siano stati mostrati molti album fotografici alla Ghiribelli, durante le sue audizioni, ma mai le fu esibita una foto del Reinecke per un riconoscimento risolutivo.

Peraltro nel verbale del 28 febbraio 2003, la Ghiribelli riferisce: “Il medico svizzero aveva una macchina di lusso di colore nero lunga con le codine dietro ed alla fine di queste c’erano le luci”
Dall'annotazione del Gides del 17/11/2003, apprendiamo che Rolf Reinecke fosse proprietario fin dal 24 marzo 1982 di una Innocenti Mini 90 che certamente non è l’auto indicata della Ghiribelli.
Torniamo al verbale del 28 febbraio 2003. - FESTINI minorenni
“Il medico di San Casciano di malattie tropicali, il medico di Perugia e l’orafo frequentavano la villa del medico svizzero dove facevano anche festini con minorenni.”
“Questi bambini venivano portati a La Sfacciata da una certa Marisa di Massa, che all’epoca era minorenne, mentre la sorella si prostituiva alla pensione Tamerici in via Fiume.”
“Fu Giancarlo Lotti a portarla dallo svizzero. Lotti mi riferì di aver avuto rapporti sessuali sia con Marisa che con sua sorella” (verb.05/06/2003)
Ma Lotti non era omosessuale?!?

Almeno così viene definito nella perizia del dr Fornari e del dr Lagazzi: “orientato in senso omosessuale” e come la stessa Ghiribelli riporta in un’intervista rilasciata nel 2001 a Roberta Petrelluzzi per “Un giorno in pretura”.

“La Marisa di Massa e sua sorella (coloro che procuravano i bambini per i festini) venivano in pullman il venerdì e venivano a mangiare a casa mia a San Casciano. I bambini sparivano.”
“La Marisa aveva sempre con sè pacchi di soldi da centomila, mi diceva che glieli aveva dati lo svizzero.”
Lo spunto è certamente interessante per quanto la Ghiribelli avesse nominato le due sorelle di Massa già in un verbale del 27 dicembre 1995 ma si fosse guardata bene dal riferire alcunchè riguardo il loro presunto ruolo di procacciatrici di bambini:

Riporta il verbale: “...due sorelle di Massa Carrara venivano a Firenze per prostituirsi fermandosi ogni settimana dal venerdì alla domenica. Queste sorelle, una era bionda e una bruna...” - STOP.

Di una certa Marisa di Massa riferì anche l’avvocato storico di Pacciani, Pietro Fioravanti; il 05 dicembre 2002 fece mettere a verbale: “Poco prima che incominciasse il processo Pacciani ricevetti in studio le telefonate di una donna, qualificatasi come Marisa da Massa, la quale, mi iniziò a parlare di magia e di festini che si facevano in una villa nel territorio di San Casciano. Mi spiegò che era lei a procurare le ragazze vergini che dalla Garfagnana poi si recavano in questa villa.”
È decisamente insolito che due testi riferiscano del ruolo di una stessa persona ed infatti il 05 marzo 2003, il personale della squadra mobile chiese alla Ghiribelli se non avesse usufruito dell’avvocato Fioravanti come legale.

“L’ho conosciuto tramite una mia amica ora defunta di cui non ricordo il nome ma solo il soprannome (così a chicchessia è precluso ogni genere di accertamento). L’ho incontrato più volte sul bus e anche in tribunale. Un giorno cominciammo a parlare delle feste che avvenivano da Indovino. Fioravanti mi confermò di esserne a conoscenza e disse che anche lui voleva andarci.”
Ma torniamo alla Marisa di Massa e a sua sorella. L’11 luglio 2003, presso gli uffici del GIDES, Gabriella Ghiribelli riconobbe finalmente “le due sorelle di Massa” in: Veronica C. e Alessandra M..
Un significativo passo in avanti per le indagini.

Tutte le risorse disponibili furono impiegate per rintracciare le due presunte delinquenti in modo da accertare il loro ruolo nella vicenda?
Manco per niente. Il 30 agosto 2003, quindi 49 giorni dopo, pertanto non proprio celermente, e a conferma di quanto fosse ritenuta attendibile (o inattendibile) la Ghiribelli, il responsabile del Gides (gruppo investigativo delitti seriali) richiese alla Procura della Repubblica di Firenze l’emissione di un provvedimento di perquisizione locale e personale per Candido Veronica.
Perquisizione che ebbe luogo 2 settimane dopo. Il verbale redatto il 12 settembre 2003 riporta “La perquisizione dava esito negativo in quanto nulla di quanto ricercato veniva rinvenuto.”
Candido Veronica (e sua sorella) con questo atto, svaniscono nel nulla e nessuno ne parlerà mai più. Si può pertanto ritenere che anche su questa circostanza non emersero riscontri concreti a quanto riferito dalla Ghiribelli.

Nel corso del verbale del 28 febbraio 2003 fu mostrato a Gabriella Ghiribelli un album con alcune foto; dinanzi le foto di Francesco Calamandrei, Giovanni Faggi, il mago Manuelito riferì: “mi dicono qualcosa ma non riesco a focalizzare bene i ricordi. Nella foto n. 5 sono sicura di riconoscere un uomo che frequentava soprattutto il Vanni ed Indovino.  Era uno di quelli che partecipavano alle feste a casa di Indovino e l'ho visto personalmente all'interno della villa dello Svizzero mentre passavo da lì."
La foto n.5 ritraeva il conte Roberto Corsini;

Riconobbe nelle foto il dr Narducci, Giancarlo Lotti, Mario Vanni ed altri senza alcun ruolo in questa vicenda.
Le fu chiesto se non avesse notato l’effige del dr Narducci in televisione, la risposta della Ghiribelli fu fin troppo risoluta:

“Lo escludo. Da oltre 7 mesi non vedo la televisione perchè è rotta.Il medico di Perugia lo vidi personalmente più volte a San Casciano in compagnia dell’orafo e dell’altro medico. Li vidi anche al bar grande”

Vale la pena ricordare a questo punto alcune meritevoli considerazioni del giudice dr Paolo Micheli che nella sentenza del 20 aprile 2004 scrive: “A parte ogni rilievo sulla verosimiglianza dei vari elementi di fatto rappresentati dalla donna, (...) va tenuto presente che il verbale è del febbraio 2003, quando la stampa si era abbondantemente dedicata al Narducci anche a causa delle risultanze della riesumazione del corpo.”
Sì, è noto, la sentenza del dr Micheli è stata annullata dalla Cassazione ma il dr  Micheli non è “un bracciante lucano, un pastore abruzzese, o una modesta casalinga di Treviso” pertanto un suo parere in merito credo sia comunque prezioso.

Il primo marzo 2003 la Ghiribelli aggiunge, relativamente al Narducci: “Fu Giancarlo a dirmi che quello era un medico di Perugia che collaborava con lo svizzero per la mummificazione. Ricordo che Giancarlo in un’occasione voleva presentarmelo ma io non volli perchè non mi piaceva il discorso della mummificazione.”
Non volle averci niente a che fare per la questione della mummificazione che, comprensibilmente la turbava, peccato però che poi l’11 luglio 2003 dichiarò: “Ho fatto sesso col dottore di Perugia 4 o 5 volte. Per ogni prestazione mi dava 300.000 lire. Andavamo nell’albergo di San Casciano che si trova nella piazza dove fanno il mercato. Lo vidi più volte a San Casciano al bar centrale insieme all’orafo. Qualche volta anche insieme a Lotti e all’altro medico, quello delle malattie tropicali. Ricordo che era molto curato nell’aspetto, vestiva bene in maniera sportiva. Ricordo anche bene che aveva al polso un orologio molto fine tipo rolex ed al collo una catena a maglie grosse con un medaglione che raffigurava il volto di Cristo.”

Il verbale del  28 febbraio 2003 si conclude con i dettagli, riferiti dalla teste, relativi ad improbabili aborti clandestini, a murales a villa La sfacciata somiglianti i disegni di Pacciani, al capo degli Hare Krhisna certamente coinvolto nella  vicenda del Mostro.


Il 5 marzo 2003 Gabriella Ghiribelli venne nuovamente sentita presso gli uffici della Squadra mobile. In questa occasione riferì di altri festini. Non più a La Sfacciata ma questa volta presso l’abitazione di Indovino, a Faltignano.

Ne aveva già parlato precedentemente, quando era stata sentita durante le indagini sui cosiddetti “compagni di merende”, indicando sei partecipanti a questi festini. Nel 2003 il gruppo diventa decisamente più folto; oltre alla Filippa Nicoletti, Salvatore e Sebastiano Indovino, Domenico Agnello, Manuelito, Luciano Paradiso e Maria Grazia Patierno aggiunse: l’orafo, un carabiniere di San Casciano, il medico delle malattie tropicali, Vilma Malatesta, il titolare di un negozio di alimentari, il capo degli Hare Krishna ma anche un indefinito numero di “uomini pieni di soldi vestiti bene.” (verb 05 marzo 2003)

Se davvero avevano luogo congiungimenti di tipo orgiastico, come riferisce la teste, si può presumere accadessero in modo del tutto accidentale, considerato l’esiguo spazio a disposizione di ognuno presso la bettola di Indovino “...era piuttosto piccola. Si componeva di un vano cucina, che era all'ingresso, una camera da letto ed un ripostiglio.” (Verbale di Filippa Nicoletti del 6 febbraio 1996)
Prosegue la Ghiribelli: “Le feste avvenivano sempre a casa di Indovino, (ma non avevano luogo anche a La Sfacciata?) tranne una volta che andarono in un cimitero assieme al capo degli Hare Krishna. Il cimitero era nei dintorni di San Casciano ed il periodo erano i primi anni ‘80.” (Quando la Ghiribelli stava a Firenze e non frequentava San Casciano). Aggiunge: “I festini avvenivano il venerdì notte ed io ero presente…”

Peccato che nel verbale della stessa Ghiribelli del 27 dicembre 1995 ella riferisca tutt’altro: “A Firenze per prostituirmi venivo ogni sera dalle 20:00 alle 23:00/24:00 sempre in auto con il Galli, mentre la domenica venivo verso le 14:00/14:30 e ritornavo a casa verso le 23:00/24:00.” Circostanza riscontrata da Norberto Galli nel verbale del 27/12/1995: “Eravamo soliti venire a Firenze il primo pomeriggio e fermarci fino alle 23:00/23:30.”

Torniamo al verbale della Ghiribelli:

“Ai festini partecipava anche Sebastiano Indovino che si accompagnava con dei bambini minorenni di circa 8/11 anni.” “Era Sebastiano Indovino che li portava con il suo furgone bianco. So che questi provenivano dalla zona di Prato.”

Al dr Giuttari non deve aver convinto questa versione della teste, tant’è che in una nota alla Procura della Repubblica del 30 agosto 2003 riporta: “La Marisa di Massa, a dire della Ghiribelli, era la stessa che avrebbe accompagnato dei minorenni ai festini che si svolgevano in quegli anni a Faltignano presso l'abitazione di Indovino Salvatore e presso la villa “La Sfacciata”.
Sebastiano Indovino addetto al reclutamento di bambini probabilmente doveva essergli sembrato inverosimile; beninteso, non che il resto del verbale brilli per credibilità ed attendibilità!

Il 30 giugno 2003, Lorenzo Nesi, storico “amico” di Mario Vanni (“amico” si fa per dire) si presentò al carcere di Pisa per incontrare l’ex postino di San Casciano. Il colloquio venne intercettato e registrato. La trascrizione riporta:
“Vanni: “È stato Ulisse che ha ammazzato tutta questa gente! Nero”.
Nesi: “Chi gl’è il nero”?
Vanni: “È un americano”.
Nesi: “Un americano?
Vanni: Un americano sì! Un negro! Un certo Ulisse!”

E, incredibile ma vero, puntuale come un orologio, direi svizzero, pochi giorni dopo, l’11 luglio 2003, la Ghiribelli rilasciò le sorprendenti dichiarazioni che seguono:
“Ricordo che in quegli anni (tra l’80 ed i ‘90) il mio amico Giancarlo Lotti mi riferiva della sua conoscenza con un uomo di colore di nazionalità italo americana. Quest’uomo viveva nella villa La Sfacciata.
“Giancarlo (Lotti) lo chiamava Uli, altre volte Ulisse. Ulisse l’ho visto non solo al bar Centrale, ma anche al bar dell’orologio, e altre volte invece l’ho visto in macchina in compagnia “dell’orafo” e anche del “medico delle malattie tropicali”.

Aggiunse d’aver notato Ulisse anche assieme al medico svizzero, al dottore giovane di Perugia, al farmacista di San Casciano.
Inutile dire che fino ad allora mai avesse parlato di Ulisse.
In sede di individuazione fotografica riconobbe “al mille per mille”, nella foto di Mario Robert Parker, la persona che aveva indicato col nome di Ulisse.
“Ulisse era alto 1,80/85, robusto di corporatura, capelli scuri corti, indossava occhiali con lenti chiari e la montatura dorata, aveva un orecchino a cerchio sul lobo sinistro e a volte aveva un cappello alla borsalino sempre abbinato al colore della camicia. Aveva un modo di camminare come una persona effemminata. Aveva al polso un orologio  tipo Rolex tutto d’oro. Al bar era sempre lui che pagava da bere agli altri.”

Delle numerosissime persone di San Casciano interrogate durante le indagini, nessuno, nessuno, incredibilmente, ricorda una persona con simili caratteristiche, che a quel che racconta la Ghiribelli avrebbe dovuto apparire a dir poco vistosa, soprattutto in un paese come San Casciano che conta poche migliaia di abitanti
"Uli viaggiava a bordo di un’auto molto bella, ricordo che era un modello sportivo mi pare di colore scuro, ma non ne sono sicura, mentre gli interni mi sembra erano grigi, ricordo che all’interno vi era un alberino per profumare, dal lunotto posteriore si vedeva un pupazzo di un cane che avevo preso per un cane vero."
Nota dei carabinieri numero 166 del 25 novembre 1983: “Mario Robert Parker dispone di un’autovettura Citroen Visa di colore rosso, e di una vettura Fiat 126 personal quattro, di colore bianco.”

“Ricordo che Uli è sparito della circolazione nel periodo in cui fu pubblicato sui quotidiani il fatto che il Pacciani era stato indagato per i delitti del mostro.”
La Ghiribelli si trasferì a Firenze nel 1986 non si comprende pertanto come potesse aver visto sparire Ulisse nel 1991 da San Casciano ma se anche fosse giova ricordare che Mario Robert Parker si trasferì per lavoro a Milano “in epoca immediatamente successiva al duplice omicidio del 1983“ come ricorda il PM, dr Paolo Canessa nella requisitoria del 28 novembre 2007: “Beh, siamo al 1983. (…) Questi signori, negro e tedesco, la notte e l'indomani vengono pizzicati. Il tedesco viene tartassato; viene poi processato e condannato (per possesso non autorizzato di armi ndr). Ma sapete cosa succede dopo queste indagini? Questi signori, dopo pochissimo tempo, entrambi se la danno a gambe, abbandonano, a gambe levate, la Sfacciata.”

“Li devi prendere di brutto… a cattiva devi andare”
La Ghiribelli rilascia questa intervista nel 2001, verrà trasmessa su Rai 3 il 12 febbraio 2004 nel corso di una puntata del programma “Un giorno in pretura”.
Si tratta di un appello fermo, risoluto, accorato che pare però perlopiù una suggestione, una ammissione, che seppur spontanea, conduce a ben poco.
Anche nelle sue dichiarazioni a verbale, la Ghiribelli, non fornisce alcuna ulteriore informazione relativamente al farmacista di San casciano, limitandosi a riferire che questi facesse parte del gruppo che nel fine settimana era solito ritrovarsi al bar centrale di San Casciano, gruppo di cui facevano parte il medico di Perugia, l’orafo, il medico delle malattie tropicali ed Ulisse.

Luciano Ulivelli, titolare del bar centrale a San Casciano, sentito il 17 gennaio 1996, invitato ad indicare chi frequentasse assiduamente il proprio esercizio indica, tra gli altri, anche il farmacista di San Casciano la cui attività era attigua al bar in oggetto ma non cita nè il medico di Perugia, nè l’orafo, nè il medico delle malattie tropicali e tantomeno Mario Robert Parker.

L’ultimo verbale di cui disponiamo è del 22 luglio 2003, ad una prima parte dove ripete dettagli già riferiti altrove, segue l’ennesimo inventario di vaneggiamenti, che leggerò però senza alcun commento: “Vorrei raccontare di un episodio accaduto la sera in cui avvenne l’omicidio della coppia di francesi, avvenuto a Scopeti. Verso le ore 22:30 io trtansitavo in auto in compagnia del Galli Norberto in direzione Firenze, giunti nei pressi dell’abitazione di Indovino Salvatore, notai un uomo che si stava spogliando e che aveva tutte le vesti, un camice di colore bianco, tutto sporco di sangue. Io immediatamente facevo fermare l’auto al Galli e mi avvicinavo all’uomo che mi sembrava tutto stralunato. In questo contesto notavo che aveva tracce di sangue anche sulle mani ed aveva uno sguardo allucinato. Si stava lavando in questa specie di trogolo che si trovava più precisamente nel giardino della casa di Salvatore Indovino. Io chiedevo all’uomo che fosse successo, pensando ad un incidente. L’uomo non mi rispondeva e anzi si limitava a togliersi la tunica di colore bianco che indossava, rimanendo tutto nudo, incamminandosi poi in direzione dell’entrata della Villa degli Hare Krisna. Sono a conoscenza che si trattava di uno dei “capi” degli Hare Krisna, in quanto lo stesso indossava un bracciale di colore bianco, in avorio che per quanto è a mia conoscenza può essere indossato solo dai “capi” degli Hare Krisna. All’episodio ha assistito anche il Galli Norberto, il quale per portarmi via in fretta mi prese anche a schiaffi, dal momento che a vedere quella scena si impaurì molto.”

Gabriella Ghiribelli mente puntualmente, si contraddice spesso, riporta storie inverosimili al limite del paradossale. Non si comprende come le sue dichiarazioni possano avere un qualsivoglia “interesse investigativo”, e francamente si fa pure una certa fatica a ritenerle attendibili e credibili.
È davvero plausibile abbia mentito su talune circostanze ma non su altre?
Una volta rimosso ciò che risulta platealmente spurio, non autentico, cosa rimane di concreto, di significativo?
-Delle sedute spiritiche di cui accenna, quand’anche fossero avvenute, non è mai stato provato un collegamento con gli omicidi attribuiti al mostro di Firenze;

-Mente sulla morte di Renato Malatesta;

-Mente sull’insensato coinvolgimento degli Hare Krishna;

-Mente sulle sue frequentazioni e su suoi spostamenti.
-Nè il medico svizzero (chiunque egli fosse), nè il medico delle malattie tropicali, nè l’orafo sono stati mai accusati di qualsivoglia reato collegato alle vicende del cosiddetto mostro di Firenze.
-A Marisa di Massa e a sua sorella non sono stati contestati neppure i reati di sfruttamento, favoreggiamento ed induzione alla prostituzione.

-L’ex farmacista di San Casciano, che secondo l’Accusa “avrebbe svolto il ruolo di trait d’union tra il gruppo dei cd mandanti ed il gruppo degli esecutori materiali,” il 21 maggio 2008, è stato assolto perché “il fatto non sussiste”. La sentenza non è stata neppure appellata della Procura di Firenze.
Cosa rimane?

Le dichiarazioni riguardo Ulisse della cui verosimiglianza, precisione, coerenza logica e ragionevolezza abbiamo già detto e ciò che riguarda la presunta presenza del dr Narducci a San Casciano, presenza che quand’anche fosse accertata non implica necessariamente un suo coinvolgimento della vicenda del cosiddetto mostro di Firenze.

Vorrei davvero avere la convinzione di chi si accontenta di simili traballanti ammissioni per sostenere la propria versione dei fatti.

2 commenti:

Hazet ha detto...

Grazie Flanz per la coppiata di video assolutamente imperdibili.

Venti² ha detto...

M.Giuttari definì la Ghiribelli "preziosa testimone" (Gamma) e le prime dichiarazioni hanno trovato riscontri (Delta) e nell individuazione di Pucci il successivo confronto davanti alla PG con l allora ex amico e per nulla collaborativo Lotti G.
Intercettata parla con la Nicoletti (altra preziosa quanto restia p.i.f.) di "Quello di Prato" che loro "ufficialmente non conoscono" poi la sentono parlare con un già indagato Lotti del di lui 128 coupé parcheggiato quella notte a V.degli Scoperti.."un si puo pisciare?" biascicò Katanga
Poi la Gabriella si lascia andare a dichiarazioni parzialmente non riscontrate cmq per esempio
-il medico di malattie tropicali era in realtà dermatologo e amicissimo di
Un indagato assolto con formula dubitativa per l ombra nera... dell'Innominato di "Prato"?
-più persone parlano di individui sospetti che frequentavano all'epoca la villa degli Hare Krishna e di uno somigliantissimo ad un Procuratore ma non era cmq detto magistrato... il mistero continua.....