Segue dalla seconda parte.
Avvocato Filastò: "Senta una cosa, vediamo che ora ha un po' più di ricordi, ritorniamo ancora a quel locale: La Cantinetta di San Casciano, dove c'erano varie persone a bere. Lei per ora ci ha detto c'era Pacciani, c'era lei, a volte c'era il maresciallo Simonetti." "Sì, codesto maresciallo.” Ora io vorrei capire una cosa: ma il maresciallo Simonetti, non sarà mica, nella impostazione dell'accusa, anche lui un "amico di merende"? Io non ho mica capito niente in questo processo, ogni tanto.
Questo è un poeromo morto, fra l'altro, non si può nemmeno difendere. E si inseriscono delle battute, delle indicazioni, per cui questo maresciallo Simonetti comincia a diventare anche lui un ... Di che? Maresciallo dei Carabinieri. Certo, frequentava Pacciani. Perché beveva lui, beveva Pacciani. Gente... Ma insomma... L'altro giorno - poi non ne fo più di digressioni, perché il tempo stringe - l'altro giorno sono andato, come spesso vado, quando vado a trovare Mario là in questa casetta sua, vado a mangiare Da Nello. Accanto a noi c'era tre signori tutti rossi nel viso che ci davan dentro con questo vino della Gasdia. Da quelle parti ha messo su un podere col vino, la cantante Gasdia, cantante pucciniana, quella famosa, fantastica, nella parte di Liù della Turandot. È un vino straordinario, perché poi il vino va bevuto nei posti.
E questi qua, tutti rossi così che, giù, dentro ci davano, bevevano come... E io ho detto: 'guarda quei compagni di merende qui accanto, come ci dan dentro'. E insomma, voglio dire, siamo in un paese così, con della gente così, che sbevazza. Ma non ho capito. E poi, a questo punto: "Lei" - gli domanda il Pubblico Ministero - "ha mai visto col Pacciani alla Cantinetta, un signore che ha come nome Faggi Giovanni?" Hai sentito, Fenyes? L'avevi presente questa cosa? Quindi, non c'è solamente alla data del 26 maggio del '94, prima che compaiano sulla scena i signori Lotti e Pucci, non c'è solamente l'ipotesi, ma c'è persino i nomi. Ora, io vorrei sapere al Pubblico Ministero, qui, che gliene importa di sapere da Vanni se la Cantinetta era frequentata dal Faggi Giovanni. E quando dopo voi vi ritrovate il Faggi Giovanni con quella sua faccia - in qualche maniera assomiglia a quell'identikit - imputato in questo processo come "amico di merende", e vale a dire come correo, complice, è bell'e fatto tutto; era già fatto. Non c'era bisogno del Lotti e del Pucci. Insomma, ce n'era eccome bisogno, ma insomma, voglio dire... Però l'impostazione c'era di già, no? "Talvolta ho visto nel locale La Cantinetta di San Casciano, insieme a Pacciani Pietro" - gli contestano - "un uomo di cui ho visto alcune foto che mi avete mostrato oggi e mi dite chiamarsi Faggi Giovanni."
"Lei riconosce di aver detto questo alla Polizia?" E il teste Vanni, che è così che si scava la fossa, poveromo, vero, perché è onesto, una persona per bene, trasparente, dice: "Mah..." Mah.
Perché sicuramente gli avranno fatto vedere delle foto. Gli avranno detto: 'questo è...', mah... Avrà detto: 'mah, può darsi. Insomma, sì, forse lo riconosco...' Come fa uno a vedere delle fotografie, a riconoscere una persona che 7-8 anni prima ha visto a bere alla Cantinetta? Una persona che è per bene e che è onesta, quando gli viene fatto vedere una cosa di questo genere e riconosce una certa persona da una fotografia, dice: 'può darsi'. Solamente testimoni come la signora Frigo possono dire: 'sono assolutamente sicura...', eccetera. Va be', quando una persona dice: "Sono assolutamente sicura", eh, bisogna subito prenderla con le molle, insomma, no, perché vuol dire che ha qualche tensione emotiva, è convinta di una certa situazione, si sente portata a stabilire con gli inquirenti una sua relazione, una sua importanza di un certo tipo. "Mah, io un lo so, io un lo conosco." Dice. Il Faggi Giovanni non lo conosce, e ha ragione. Chi lo ha mai visto? E qui il Presidente interviene. Cioè, sentano, eh? L'estensore della sentenza interviene e dice:
"Ma senta un po', Vanni, i portalettere normalmente conoscono tutti: vita, morte e miracoli, perché girano per il territorio."
Come? Ma lui il territorio suo è Montefiridolfi. Che c'entra con questo Faggi che poveraccio sta a Calenzano?
"Ora lei ci vuol far credere che non conosce, non sa, non si ricorda. Lei mi sembra molto più sveglio di quanto voglia far credere, quindi faccia mente locale e dica quello che sa."
Mah! Ma io poi voglio sapere una cosa: ma qui si sta parlando del processo Pacciani, no? Siamo dentro il processo Pacciani. L'udienza riguarda un testimone del processo Pacciani. Si può sapere che c'entra Faggi Giovanni? Non lo so, io ogni tanto mi volto di là, da quella parte, vedo il Pubblico Ministero che mi fa...
P.M.: È un'imputazione.questa qui.
Avvocato Filastò: ...dei segni, no? Nel processo Pacciani c'è una imputazione contro Faggi Giovanni? Sì, c'è una imputazione?
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: In questo. Ah, in quello.
No, ma qui si... No, dice c'è l'imputazione, lo so che c'è l'imputazione per Faggi Giovanni, accidenti, poveraccio! Sento dire che forse si cambiano le conclusioni, si chiede l'ergastolo anche per lui. Così, voci di corridoio. No, io sto... ina qui siamo dentro il processo Pacciani. Siamo all'udienza del 26 maggio del '94. Dice: "Io non lo conosco. L'ho visto insieme a Pacciani a bere con lui? E l'avrò visto", dice poi alla fine il poveruomo, che è sempre così scoperto, così disponibile, oltre ogni... "E l'avrò visto." E il Pubblico Ministero interviene e dice: "Credo di aver visto questo personaggio prima della morte del Malatesta."
Ahia! Perché qui, a questo punto, interviene anche questa situazione, no? Non siamo ancora arrivati, come arriveremo in questo dibattimento, ad accreditare a Mario Vanni, così - tipo "Toccata e Fuga" di Giovanni Sebastiano Bach, eh, vero - la morte e l'assassinio di una prostituta. Però ci siamo di già a addensare delle ombre intorno a chissà chi sull'impiccagione, sul suicidio del Malatesta. "Mah," - dice lui - "dice che si impiccò." Sentano ora, eh. E qui, processo Pacciani, Giudici, eh: "Mah," - dice - "che si impiccò.". Pubblico Ministero: "Lei ha mai avuto discussioni con il Malatesta?" Da discussione - da cosa nasce cosa - da discussione, poi, può anche nascere l'omicidio, no? "No" - dice lui - "No, davvero. Mai."
"Lei sa se il Pacciani ha mai avuto discussioni con il Malatesta?" Ora, l'altra volta, di questo Malatesta ne abbiamo parlato. Ne abbiamo parlato e vi ho indicato quelle informazioni che vi ha riferito il teste figlio del Malatesta. Il quale: il babbo era depresso, il babbo parlava di uccidersi. Ma non solo, vi ha detto: "Una volta gli ho levato la corda dal collo che aveva messo sul trave." Quindi, non solo qui siamo nella insinuazione, perché questa è solamente una insinuazione, eh. Insinuazione gravissima - fra parentesi, vicina alla calunnia - per il Malatesta; ma quello che è più grave è che tutto questo sta dentro ad un verbale di dibattimento del processo Pacciani del 26 maggio del '94. "Ma io questa cosa qui non la so." Dice il Vanni. Dice: "Che sa se ha avuto una discussione il Malatesta?" "Ma io, questa cosa qui, non la so."
"No, lei quando apre le braccia" - dice il Pubblico Ministero - "dimostra che fa una distinzione. Questa cosa non la sa, cosa vuol dire? Prima, all'altra risposta, aveva detto di no; su questa dice: 'io...'. La domanda gliela rifaccio e lei deve dire la verità: sa se Pacciani ha mai avuto discussioni con il Malatesta?" "No, non lo so. No, non lo so."
"Lei ha detto" - dice il Pubblico Ministero - "che normalmente andavate con Pacciani per queste merende, o quel che era."
Va bene? "Merende o quel che era." L'associazione suggestiva fra le merende e i delitti c'è di già, eh. Poi gli si chiede se è andato qualche volta con la macchina insieme a Pacciani. E lui dice: "A volte nella 500, a volte nella Ford Fiesta?"
"No, ci sono andato anche qualche altra volta" -dice Vanni - "per dire la verità." "Io infatti le contesto che lei non solo dice che era un buon guidatore, ma che vi spostavate a bordo..."
Gli contesta che cosa? Che poi, fra l'altro, dice: 'era un buon guidatore?' E Vanni ha detto: 'guidava bene'. Non è vero che guidava bene Pacciani. Ma comunque Vanni ha detto che guidava bene. "Era un buon guidatore, guidava bene. E allora le contesto... io infatti le contesto che lei, non solo dice che era un buon guidatore, ma che vi spostavate a bordo della 500 di colore bianco o della sua Ford Fiesta. Quindi prendevate le macchine e andavate con l'una o con l'altra. Perché prima mi ha detto che con la Ford Fiesta ci è andato una volta sola?"
Ora il Pubblico Ministero vuol sapere quante volte Vanni è andato nella Ford Fiesta di Pacciani. La Ford Fiesta che sappiamo è la macchina bianca, questa macchina bianca che sarebbe stata vista nei luoghi dei delitti, eccetera.
Ecco, ma c'è tutto, no, c'è anche la macchina, c'è anche la frequentazione, c'è la frequentazione di Pacciani con quella macchina. Poi gli si chiede se sa della violenza alle figlie di Pacciani. Va be', e questo qui ci siamo, è in chiave.
"Se nessuna delle figlie si è mai lamentata con lei. "
Dice lui: "Per carità!" E poi ecco la lettera. La lettera; tutto, tutto sulla lettera, eh. "Lei è mai stato a casa della moglie di Pacciani?" Dice: "No." "Mai?" "Non ci sono mai stato, no." Dice Vanni. "Il teste ci ha raccontato di averla accompagnata a casa di Pacciani, dove c'era la moglie, perché lui era in carcere, mentre questo era in carcere."
E Mario Vanni, che evidentemente in questo momento a questo episodio non ci pensava, è lui spontaneamente che dice:
"Ma codesto gl'avvenne quando mi mandò una lettera, no?"
Quando dicevo l'atteggiamento collaborativo, trasparente, di quest'uomo. "Ma codesto gl'avvenne quando mi mandò la lettera, no? " E questa sarà la decima, la undicesima volta che il Vanni ammette l'esistenza di questa lettera. E ne parla anche davanti ai Giudici, spontaneamente. Perché il Pubblico Ministero gli ha contestato: "Guardi, qualcuno dice che lei c'è andato a fargli vedere una lettera." No, lo dice lui della lettera. "Allora" - dice - "c'è stato?" "Ci sono stato una volta, a Mercatale."
"Come mai andò a casa della signora Pacciani che lei, da quel che ho capito, frequentava poco? Qual era il motivo?"
"Ma" - dice Vanni - "io andetti per fargli vedere questa lettera." Allora il Pubblico Ministero vuol sapere: primo, perché ci andò a fargliela vedere; secondo, cosa c'era scritto.
E cosa c'era scritto lui lo dice, solito ritornello: "E c'era scritto che s'andava a far delle merende, quella cosa, quell'altra", perché non se lo ricorda, ovviamente. Un si ricorda icché c'era scritto. Poi proveremo, quando ne parleremo di questa storia, a cercare di ipotizzare quello che c'era scritto. E se rispetto a questa ipotesi, che poi sembrerebbe sotterraneamente ritenuta dal Pubblico Ministero, se questa ipotesi può collimare col fatto che lui di questa lettera ne parla a tutti. Questo è un dato significativo. Anche in questa occasione ne parla, spontaneamente. Dice: "E lei le merende (?) le porta a far vedere alla moglie? Signor Vanni, ma si rende conto di quel che sta dicendo?" "Ma io l'ho portata cosi, perché io gli dissi: non c'ho a che vedere nulla, Dio bono!"
"Vedere nulla di che?"
"A far questa lettera, dico, così..." "Cosa c'era..."
"Gliel'ho detto. Dice: ma ti ricordi quando si andava a fare delle merende, di quei giorni? Poi disse..."
"Signor Vanni, non tocca a me, ma lei deve dire la verità."
"Mi disse che le figliole gliel'avevano rovinate. Non lo so io."
Alla fine lo dice, un po', cosa c'era scritto in questa lettera.
Gli disse: "che le figliole gliele avevano rovinate. Non lo so io." Dice: 'in questa lettera si parlava di questo fatto delle figliole'. E allora il Pubblico Ministero si arrabbia anche di più: "E allora perché lei portò la lettera alla moglie? La lettera era indirizzata a lei o alla moglie?" "A me. "
"Perché, se si parla di merende, la portò alla moglie." Non ha detto che parlasse delle merende. Ha detto prima che parlava anche delle figlie, no? "E mi venne l'idea di portare così, alla moglie, a me." Dice lui. Allora interviene il Presidente e dice:
"Io l'ammonisco. Guardi, che lei è singolarmente reticente a dire poco. " "A dire poco", dice.
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