mercoledì 3 giugno 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 20 febbraio 1998 - Quarta parte

Segue dalla terza parte

P.M.: Ha dimostrato una qualche sensibilità. "Io non l'avrei fatto. Voi non avete rimorsi." È come dire: io ce li ho, ma di più che questo non so dirvi. È un biglietto che proviene dall'imputato, è una dichiarazione esplicita confermata in questo dibattimento. È un elemento oggettivo che voi avete davanti. Capite che, con una serie di elementi di questa portata a carico dell'imputato Lotti, la vostra decisione sarà sicuramente tranquilla, sicura. Sarà convinta. Però vi dicevo - e ve lo dicevo con altrettanta convinzione - guardate, per nostra, chiamiamola fortuna in questo dibattimento, abbiamo avuto una serie, la prova di una serie, dell'esistenza di una serie di circostanze che ci consentono di essere ancora più tranquilli. Sono quelli che io e tutti, la giurisprudenza, chi sì occupa, gli addetti ai lavori, li chiamiamo i cosiddetti "riscontri oggettivi alla confessione". Sono sempre indispensabili. A volte non ci sono ed è sufficiente lo stesso convincersi in altro modo. In questo processo ci sono e sono veramente numerosi. Li dividerei nell'esame, perché così è avvenuto anche nel corso del dibattimento, in due tipi, questi riscontri. Perché sono divisibili sulla base della fonte da cui provengono. Io li distinguerei fra elementi oggettivi, per così dire, documentali che provengono da situazioni oggettive di ricostruzione da documenti e testimoniali, perché sono racconti di circostanze che vi sono state fatte. Quindi anch'io nell'esame, siccome questa è la realtà, li divido in questo modo. Ovviamente, quelli che sono i riscontri oggettivi documentali, sono quelli per i quali stiamo ancora più tranquilli, perché non dobbiamo nemmeno valutare il teste che ci racconta la circostanza. Dobbiamo vedere questo elemento obiettivo da cosa nasce e se questo obiettivo ci consente di dare riscontro a quello che ha detto Lotti. Sono elementi oggettivi, io li ho chiamati documentali, perché spesso sono perizie, autopsie, sono relazioni della Polizia Scientifica. Non sono interpretabili oggi. Per questo sono obiettivi. Non dobbiamo fare nessuna operazione di verifica ulteriore, se non prenderne atto. Prendere atto del contenuto di questi documenti. Sono talmente convincenti e lineari che serve solo oggi ricordarli a voi nella loro oggettività, di come si sono svolti i fatti, di quello che vi è stato raccontato nel corso del dibattimento. Mi riferisco, per intendersi - l'ho appena accennato - agli esiti dei sopralluoghi della Polizia Giudiziaria, della Polizia Scientifica, delle autopsie sui cadaveri, delle perizie medicolegali che sono state fatte nel corso delle indagini. Perché, se in quelle perizie abbiamo una ricostruzione dei fatti identica a come l'ha raccontata Lotti o altri, siamo già a buon punto. Certo, potremmo pensare che le ha imparate a memoria. Ma scusate, io, su questo terreno, non ci voglio più entrare, anche perché si tratta di elaborati scientifici di una certa consistenza che le competenze e le capacità di capire di Lotti o di altri, non sarebbero stati in grado, non dico di memorizzarle, ma nemmeno di capirle. Argomento che io riuso al solo fine di prendere veramente le distanze da chi fa queste illazioni senza dimostrarle. Allora, vediamo queste ricostruzioni fatte dalla Polizia Scientifica. Noi abbiamo a lungo, in questo dibattimento, puntato sulla ricostruzione dei fatti, sulla cosiddetta prova generica. E sul vedere, attraverso le perizie, sopralluoghi. Abbiamo sentito tutti coloro, ufficiali di Polizia Giudiziaria che si sono recati sul posto e medici legali che hanno fatto le perizie. Abbiamo cercato di capire quello che oggettivamente era emerso, per questo è oggettivo. Quello che è indiscutibile, la ferita in quel punto, il morto era in quel punto, la causa di quella morte è A, B e C. Allora noi vediamo, e lo abbiamo visto, lo abbiamo sentito in aula. Potevamo farne anche a meno, perché si tratta di atti tutti irripetibili, che erano già a disposizione della Corte, ma abbiamo avuto, secondo me, la curiosità, il dovere di verificare sentendo noi stessi quei carabinieri e quegli ufficiali di Polizia e quei medici che avevano fatto quei rilievi che sono già a vostra disposizione, per vedere noi, per chiedergli, per chiedergli spiegazioni, per vedere se qualcosa poteva ancora essere chiarito. E abbiamo visto che la descrizione della dinamica materiale di questi omicidi è perfettamente coincidente, in maniera impressionante, con il racconto di Lotti e degli altri, più o meno testi che, in qua e là, hanno dimostrato di essere a conoscenza di singole circostanze. È impressionante. Per questo dico il riscontro è oggettivo e documentato. Impressionante la corrispondenza. Non è una semplice circostanza che Lotti ha detto grossomodo nello stesso medo, no, è impressionante. Una dinamica così complessa, com'è la dinamica di questi omicidi, è una dinamica che viene ricostruita dagli Ufficiali di Polizia Giudiziaria e dai medici legali, in maniera perfetta, tranquilla. E oggi noi verifichiamo ex post che corrisponde al racconto esatto di Lotti. Che ci dà certezza. Lotti era presente, sennò non potrebbe sapere quei fatti. È speculare, il racconto di Lotti che abbiamo ricostruito in quelle sei udienze, è speculare alla ricostruzione della cosiddetta "dinamica materiale" degli omicidi, fatta dalla polizia Giudiziaria, dalla Polizia Scientifica e dai medici legali. In un paio di casi la specularità è talmente impressionante che ha lasciato tutti voi, sicuramente alcune parti, certamente il P.M., impressionati. Vediamoli, lo avevo accennato un po' nella mia relazione introduttiva, se qualcuno lo ricorda, ma è stato il dibattimento, alla curiosità, alla necessità di verità del Giudice e di tutte le parti, è stato il dibattimento che ha dato, su questi elementi oggettivi che sono elementi che riscontrano Lotti totalmente, ha dato sicurezza. Io mi riferisco a una prima circostanza: è quella della ricostruzione dell'85, il delitto dell'85 fatto dai medici legali. Soprattutto quella ricostruzione complessiva che viene fatta dai periti dell'università di Modena. Io vi avevo accennato, nella mia relazione introduttiva, che c'erano dei passi - la pagina 27 di quell'elaborato - che era chiarissima. Vorrei che voi la ricordaste bene, la rileggeste. Però, ora è importante sottolineare che cosa, all'epoca, avevano detto i periti e cosa ha detto Lotti. Ecco, nel 1985, nessuno sapeva il racconto vero. Nessuno sapeva chi erano coloro che quella sera erano lì presenti. Allora ricordiamo,. sono tre... due frasi, tre righe di quella relazione. Si riferiscono ad una circostanza fondamentale, che è stata poi confermata dal professor Perini in aula perché era bene farselo dire da lui se avevamo capito bene, se avevamo scritto bene. La circostanza che quella notte, nell'omicidio dell'95, già allora, dalla dinamica ricostruita, si pensava alla presenza di due coltelli. Ricordate che Lotti parla di aver visto Pacciani che con un coltello aggrediva il ragazzo francese che scappava; e, dall'altra parte, c'era un Vanni che aveva aperto la tenda con un coltello ed era nella tenda. Quindi, necessariamente, c'erano due coltelli. Nell'economia poi della morte dei ragazzi, è un altro discorso. Ma che c'erano fisicamente due coltelli, Lotti e Pucci, nei limiti del suo racconto, ce l'hanno fatta. I periti di Modena che avevano esclusivamente dati oggettivi, cioè avevano i cadaveri, avevano la tenda, avevano qualche fotografia, arrivano a quella conclusione dieci anni prima. E che a noi aveva portato a un minimo di sconcerto. Ce lo hanno spiegato gli stessi professor Beduschi e Luberto, dice: 'avevamo fatto i miracoli per fare una ricostruzione'. Vedremo anche quello. Dicono, nella ricostruzione di allora, elemento oggettivo tranquillizzante: "Dopo aver ucciso la vittima di sesso maschile, il reo" - perché, ci hanno spiegato perché parlavano del reo - "è tornato sui suoi passi. E, operando all'interno della tenda, ha iniziato con calma la rituale escissione dei feticci." "E, come già detto in precedenza" - perché lo avevano detto in un'altra pagina. Ne ho presa ima sola. Voi, se lo riterrete opportuno, lo verificherete - "come già detto in precedenza, prima il seno" - hanno tagliato - "con le sopra citate difficoltà di affilatura del mezzo tagliente." Guardate subito, allora, cosa mettono in evidenza. "Quindi, il pube. Dove, tali difficoltà di taglio, non appaiono documentabili." Cioè, allora dicono: 'quando si taglia il seno, il coltello non ha difficoltà; quando si taglia il pube... ha difficoltà, il contrario'. Quindi mettono già in evidenza questo dato sconcertante, come se ci fossero due coltelli. Non parlano di due mani, perché sono ancorati a quello che sappiamo. Ma aggiungono: "Il che rende possibile l'ipotesi che egli disponesse di un secondo coltello. Un coltello che aveva perso l'affilatura" - loro diranno, forse nel taglio della tenda Ecco: il riscontro oggettivo. Già allora, dall'esame obiettivo dei fatti da parte di tecnici, di scienziati, si dice: 'guardate, inquirenti, investigatori, quando andrete a cercare di capire come stanno le cose, guardate che qui, come minimo, c ' erano due coltelli'. È il racconto di Lotti. Ancora una osservazione, sempre prendendo in esame questa relazione di persone che vanno su fatti obiettivi. Eh, c'è la descrizione che a noi ci ha lasciato un po' perplessi. Dice: ma il lotti dice che poi Vanni e Pacciani operarono, andarono entrambi alla tenda; dentro, fuori la tenda. Lotti parla di dieci minuti in cui lui li ha visti lì, non descrive altro. Dimostra di non esserci stato dentro. E noi ci ha lasciato perplessi. Ma come, due in una tenda, a operare, a fare quelle operazioni, una tenda piccola, come può Lotti essere preciso su questo? Come mai è cosi spreciso? Teniamo presente che questo dubbio che tutti abbiamo avuto, che era impossibile o quasi strano che si operasse un qualcosa all'interno della tenda, va tenuto ben presente davanti al racconto circostanziato, su questo punto, di Lotti, quando dice: 'io li ho visti entrambi alla tenda. C'era già Vanni, dopo l'aggressione al ragazzo francese, tornò Pacciani lì'. E che cosa dice Lotti, che ci fa capire come veramente siano andate le cose? 'Quando poi tornò alla tenda, Pacciani mi invitò subito ad andare alla strada a vedere che non venisse nessuno'. Perché? Perché c'era da fare, dopo quei colpi sparati e dopo quel delitto - le escissioni. Occorreva essere sicuri che qualcuno dalla strada controllasse che non venisse un'altra coppietta. E quindi il Lotti ci ha dato la spiegazione più ovvia, più semplice: "Io un po' andavo verso la strada, un po' guardavo. Che ne so cosa e come hanno operato in quei dieci minuti." Eh, allora, attenzione anche qui. Quando giustamente tutti, Presidente per primo, ma tutte le parti hanno avuto delle perplessità su questa operazione a due dentro la tenda - che abbiamo tutti, perché sicuramente è difficile pensarci -sappiamo solo che il corpo della ragazza è stato attinto da due coltelli, probabilmente, verosimilmente. E su questo abbiamo gli esiti della perizia di Modena. 

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