venerdì 29 maggio 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 23 febbraio 1998 - Seconda parte

Segue dalla prima parte

P.M.: Abbiamo già due situazioni oggettive, che ci portano a credere questa versione. Primo: nasce da contestazione, l'ho detto più volte. Secondo: è una ricostruzione dei fatti perfettamente in linea con quello che erano già le conoscenze relative all'autore, o agli autori, o alla dinamica soggettiva di questi delitti. Cioè, il racconto di Lotti è perfettamente coerente a quello che sapevamo già. Cioè, chi era coinvolto in questi fatti, Pacciani Pietro, con quelle ulteriori indicazioni di quella sentenza di I Grado, di cui abbiamo più volte parlato. È chiaro che, in una situazione di questo genere, siamo venuti davanti a voi, in questo dibattimento, in una situazione in cui è chiaro che, per l'imputato Lotti, la situazione processuale poteva essere definita già - come ho accennato nella mia relazione introduttiva - nella fase pre-dibattimentale. Perché le prove, questi elementi c'erano già tutti. Sapete che c'era un incidente probatorio, con le sue dichiarazioni. C'erano gli elementi oggetti che nascevano da quelle autopsie e dalla ricostruzione obiettiva dei rapporti di Polizia, delle annotazioni, delle relazioni della Polizia Scientifica. Quindi il dibattimento, per quello che riguarda la posizione Lotti, che come abbiamo visto è una posizione che va esaminata, essenzialmente e in primo luogo, dal punto di vista della sua responsabilità penale; era una situazione già completa, era possibile già addivenire a una decisione. È il Codice che non permette che per questi reati si vada al cosiddetto rito abbreviato. Ma se era possibile, sicuramente era una situazione da rito abbreviato. C'erano già tutti gli elementi. Questo ve lo dico per mettere in evidenza di come il dibattimento abbia portato qualcosa ancora in più, e lo vedremo. Perché i sei giorni di esame dell'imputato Lotti e tutta l'istruttoria dibattimentale che ha riguardato i riscontri testimoniali e oggettivi, è stato qualcosa in più. Parlo, ovviamente, sempre per ora della posizione Lotti. Quindi tenete presente che il dibattimento ha offerto un ricco materiale in aggiunta. Eh, anche questa è cosa da non trascurare. Perché il materiale è successivo, è stato acquisito nel contraddittorio delle parti, ma era un materiale che già esisteva ed è un materiale che è giunto alla fase della piena prova, sulla quale abbiamo una continuità di impostazione, una corrispondenza totale a quello che era emerso nelle indagini e a quello che è emerso nel dibattimento per questo fatto. Dicevo, ma che strano. È credibile nel momento in cui Lotti non si attarda a riferire cose che già sappiamo e che lui non sa. Ma si dedica, con molta attenzione, spontaneamente, a raccontarci fatti che ignoriamo, che sa solo lui. Ecco la genuinità. Mi riferisco a quell'episodio ulteriore - oltre quello del rapporto omosessuale con Pacciani quell’'episodio, qualunque tipo di rapporto sia stato non ha importanza, di quell'incontro in macchina, la sera, che sarebbe stato fatto con questo Butini e che il Pacciani e Vanni lo avevano visto e lo avevano impaurito e intimorito. È un episodio che, nell'economia del suo racconto, non solo è genuino e dobbiamo credere, non dobbiamo credere tanto come sia andato l'episodio, se il Butini, se c'è stato un rapporto omosessuale o meno; dobbiamo crederlo nel momento in cui ci fa un racconto, su fatti che noi completamente ignoriamo e quindi sono nell'economia di questa ricostruzione assolutamente ininfluenti. Ma ci spiega il suo stato d'animo dopo quel fatto. Che bisogno avrebbe di inventare. No, lui ha proprio l'opportunità, necessità, la voglia di raccontare quelle che sono state le sue impostazioni soggettive, le sue impressioni, le sue paure davanti a una situazione di questo genere. Poi le adopra per dire: per questo mi hanno costretto. Però la situazione obiettiva è di questo tipo. Quindi è un episodio sul quale, riscontri o no, che sia utile o no, che sia vero in toto o che ci abbia raccontato solo le sue impressioni, quello che ha capito, quelle che sono state le paure che gli sono derivate. È un episodio che ci ha raccontato lui. Il Butini esiste. Noi non sapevamo chi era. Ha determinate caratteristiche. È persona che lui conosceva. Quindi, nell'economia del suo racconto, capite che, anche su questo, non solo va creduto, ma va letto nei termini giusti. Che importanza ha capire se c'è stato un qualcosa di più o un qualcosa di meno. Non è quello che interessa oggi. E così lo stesso identico discorso, è sempre per un episodio che Lotti ha raccontato, dei quali noi non sappiamo nulla. E le possibilità di riscontri sono parziali. Quella lettera che, con dovizia di particolari, il Lotti racconta è stata spedita dopo l'omicidio dell'84 a quella Manuela di Vicchio. Altro episodio che la persona che non inventa non aveva bisogno di tirar fuori se era un episodio inventato. No, la dovizia di particolari, voi ve lo ricordate come sono andate le cose. La settimana dopo, qualche tempo dopo, è stata confezionata la lettera, si è andati a impostarla a Vicchio. Più che credibile sotto il profilo di una economia di delitti di questo tipo. Abbiamo il riscontro poi dal fatto che nell'85 effettivamente una lettera è stata mandata. Questa dell'84 non l'abbiamo trovata. Dopo 10 anni come si fa a trovare una cosa di questo genere. Ma in questo racconto, ci spiega il Lotti: guardate, le cose, come le so io, andarono in 3 questo modo, ma non perché mi sono state raccontate. Nell'episodio della lettera alla Manuela io ho partecipato, personalmente, sono andato, mi hanno acco,.. mi hanno costretto ad accompagnare Vanni a impostare. Era una certa Manuela. Non l'abbiamo trovata questa lettera. L'unica Manuela che abbiamo trovato - sarà quella o no -ha negato la circostanza, in una situazione di credibilità che è quella che è, per quello che riguarda quel benedetto pomeriggio, di quelle ragazze Rontini Pia e le altre che si sostituivano o meno nel bar. Chiaramente è rimasto un episodio che noi non abbiamo potuto, a distanza di tempo, assolutamente chiarire. Non lo abbiamo potuto chiarire perché non ne sapevamo niente. È questo il punto. Ci ha fatto un racconto su circostanze che noi ignoravamo e quindi era impossibile assolutamente inventarle, per fare contenta la Giustizia. Allora, anche qui: se la racconta così e se noi abbiamo la oggettiva situazione, nella quale è più che credibile - perché effettivamente una lettera dopo è stata spedita - dobbiamo pensare che tutto quel racconto a cui Lotti dice di aver... a quell'episodio a cui Lotti dice di aver partecipato, è più che vero. Nell'economia del processo ha l'importanza che ha. Non si può assolutamente dargli nessuna importanza diversa da quella di un racconto, con i riscontri che sappiamo, ma lo dobbiamo valutare esclusivamente dal punto di vista che è un racconto di persona che ci dice cosa ha fatto lui. Ecco qua l'importanza. Non è che noi avevamo una lettera, una Manuela e quindi era facile inventare. Un altro episodio ancora, che ha le stesse identiche caratteristiche. Voi sapete, avete avuto il racconto diretto dal Lotti, di quell'episodio relativo alla pistola, o comunque quel luogo dove, a dire del Lotti, in quella casa, dietro la piazzola di Vicchio in alto, in quel determinato percorso, che poi sappiamo. In quella casa c'era una buca dentro un anfratto, dentro una stanza, in cui nascondevano qualcosa, in cui lui, Lotti, ha pensato che nascondessero qualcosa dopo l'omicidio: la pistola o cos'altro. Anche questa circostanza com'è venuta fuori? Perché gli dobbiamo credibilità e perché dobbiamo oggi riconoscere che ha raccontato cose di sua spontanea volontà. In questa seconda fase è sicuramente un imputato che ha, non solo collaborato, ma che ha cercato di aiutare gli inquirenti. Come andò? Eh, si trattava di un giorno in cui si faceva - se ne dà atto nel verbale di sopralluogo che è agli atti - si faceva il sopralluogo per vedere esattamente il percorso che quella notte, a dire di Lotti, avevano fatto allontanandosi dopo l'omicidio, dalla piazzola di Vicchio, nel momento in cui la macchina di Pacciani e Vanni era davanti e lui era dietro con la sua. Dice: in questo percorso, per quel che mi ricordo, il momento non lo ricordo. E poi vedremo meglio in quale situazione si colloca, prima di quella fonte dove poi quei testi Caini e Martelli lo avrebbero visto. Ci fermammo... Si fermarono, fermarono le macchine e andarono su a piedi e nascosero qualcosa dentro uno stanza, che ci descrive. Ecco, questa casa, dove sarebbero - a dire del Lotti - avvenuti questi fatti e dove Lotti ci ha portato, è una casa che noi non conoscevamo, non l'avevamo mai nemmeno ipotizzato che potesse esistere un luogo di questo tipo. Capite, anche questo è un elemento di una certa importanza, di una certa rilevanza. Ma come, un Lotti che durante il sopralluogo certe cose le ricorda, certe cose non le ricorda, da solo dice: ma guardate, in quella casa là io ci sono stato. Ci porta e da solo... come vi ha raccontato il dottor Giuttari diffusamente, le cose andarono così. Scese dalla macchina. Una strada impervia, una strada dove con le macchine non si poteva veramente andare. Un modo di avvicinarsi alla casa, durante il sopralluogo, chiaramente di persona che conosce i luoghi. Si avvicina alla stanza, sa come entrare. Eh, anche questo è un episodio che, non solo completamente sconosciuto, ma sicuramente si inserisce nella sua mente, nel suo ricordo, come un episodio legato a quella notte. Di più non sa. Ma vi immaginate un Lotti... un Pacciani e Vanni che si allontanano dal luogo dell''omicidio; che si fermano a depositare un qualcosa, quanto vogliano mettere al corrente Lotti dei dettagli. È chiaro che Lotti ha visto; quello che ha visto ci racconta. Quello che ha visto personalmente ci racconta nei dettagli; non ha visto cosa è stato messo, e su quello dice: ‘io non lo so'. Il classico modo di raccontare di Lotti. Ecco: 'le cose che ho visto nei dettagli; le cose di cui non so darvi spiegazione specifica cosa c'era, chiedetelo agli altri'. Anche questo episodio che motivo aveva di essere svelato da Lotti se non fosse stato vero? Che bisogno c'era di fare questo racconto che nasce sul posto, sul luogo. Evidentemente non ci ha pensato prima. Vede la casa, dice: 'guardate, così'. Eh, in quel verbale di sopralluogo si dà atto, minuto per minuto, circostanza dopo circostanza, come andarono le cose. Ci meravigliammo tutti, c'ero anch'io. E gli andammo dietro; e Lotti conosceva benissimo i luoghi. È persona quindi, un imputato che si comporta in questo modo, incapace? È persona che non capisce, che non si rende conto? 

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