Segue dalla quinta parte.
Avvocato Pepi: Bene. Senta, lei ha avuto una relazione con l’Indovino Salvatore?
G.G.: Per carità di Dio!
Avvocato Pepi: No...
G.G.: Ci mancherebbe che quella.
Avvocato Pepi: Signora, non è mica nulla di male, poteva averla anche avuta.
G.G.: Per carità di Dio.
Avvocato Pepi: Senta signora, lei si ricorda se nel 1981, verso la fine dell'anno, è stata ricoverata
in ospedale?
G.G.: Chi?
Avvocato Pepi: Lei.
G.G.: Io?
Avvocato Pepi: Sì.
G.G.: Sì.
Avvocato Pepi: Per che cosa?
G.G.: Come per che cosa?
Avvocato Pepi: In ospedale si va per una malattia...
G.G.: Ma a lei che cosa gliene importa?
Avvocato Pepi: Signora, questo lasci fare...
G.G.: Un ho capito io.
Avvocato Pepi: (voce fuori microfono)
G.G.: Che gliene frega a lei, che gli porto, tutto il currucolo che son stata all'ospedale?
Presidente: Va bene, allora...
G.G.: No, l'è una domanda assurda secondo me. Scusi, eh.
Avvocato Pepi: Signora, lei...
G.G.: No, io non le rispondo.
Presidente: Non risponda, via signora.
Avvocato Pepi: Lei è una testimone e deve rispondere.
G.G.: No, io non le rispondo perché son cazzi mia.
Avvocato Pepi: No, signora...
G.G.: No, finché la mi domanda su quello che c'è da dire, tutto mi sta bene...
Presidente: Signora, signora...
G.G.: No, abbia pazienza, signor Giudice.
Presidente: No, no, abbia pazienza lei, abbia pazienza lei, perché qui sta per fare il
testimone e non per fare le sceneggiate o...
G.G.: Ma io non faccio sceneggiate, proprio per questo.
Presidente: Calma, calma, calma e sangue freddo. Ora facciamo i seri, eh.
Avvocato Pepi: Eh.
G.G.: Ma son stata ricoverata tante volte, sa, mica quella e basta. Anche per ubriaca.
Presidente: Signora... Avvocato, mi dica che attinenza ha questo fatto con i fatti di cui è
processo.
Avvocato Pepi: Ha attinenza perché la domanda mia era di sapere per qual motivo era
stata ricoverata e se mi dava una certa risposta, volevo sapere se questa malattia,
chiamiamola così, la signora ce l'ha tutt'ora.
Presidente: E non so che malattia...
G.G.: Il diabete.
Avvocato Pepi: Per il diabete? Non per forme acute di etilismo, signora?
G.G.: Anche, perché sono ubriaca.
Avvocato Pepi: Ecco.
G.G.: Ogni tanto prendevo delle sbronze. Perché io da sana non ci andavo a
fare la mignotta, dovevo sbronzarmi.
Avvocato Pepi: Signora, non c'era nulla di male.
G.G.: Ebbe lo poteva dire subito, scusi, glielo dicevo.
Avvocato Pepi: Signora, io...
Presidente: Sbronza, bere un po' per eccitarsi un po', alterarsi un po'. Non è che andava ubriaca.
Io non credo.
P.M.: (voce fuori microfono)Per prendere coraggio.
Presidente: Come?
P.M.: Per prendere coraggio.
Presidente: Per prendere coraggio, bene.
P.M.: (voce fuori microfono)
G.G.: Se io andavo sana, a fare la mignotta non ci andavo.
Avvocato Pepi: Senta signora, un'ultima domanda e poi la lascio andare.
G.G.: Ancora!
Avvocato Pepi: Eh, oh. ... anche poche, via signora.
G.G.: Mi sembra di sì.
Avvocato Pepi: Senta, lei oggi ha detto, rispondendo proprio a me, di aver visto il Vanni in
casa dell'Indovino. Io le chiedo: come mai, invece, precedentemente, nell'istruttoria aveva
sempre detto che questa circostanza non l'aveva vista direttamente, ma gliel'aveva detta la
Filippa?
P.M.: Scusi, l'ha detto.
G.G.: No, io l'ho detto.
P.M.: (voce fuori microfono)
G.G.: Detta e circoscritta, addirittura.
P.M.: Avvocato, c'è il verbale...
Presidente: Va bene, va bene.
P.M.: C'è un verbale...
Avvocato Pepi: Bene, io non ho altre domande.
G.G.: Ancora!
Presidente: Signora, senta un po', abbia pazienza.
G.G.: Sono stanca.
Presidente: E va be', ma un momento...
G.G.: Eh.
Presidente: Vuole che si faccia una pausa o preferisce...
G.G.: No, no, si tronca subito. Diciamo come stanno le cose e via.
Presidente: Senta...
G.G.: Voglio andare a casa.
Avvocato: Solo una domanda, una precisazione.
Presidente: Ah, scusi.
Avvocato: Lei ha detto che si fermava a casa dell'Indovino quando tornava il sabato sera per
fargli la iniezione.
G.G.: Sì.
Avvocato: E si fermava anche il sabato quando andava di giorno a lavorare.
G.G.: Sì. Anche la domenica, di giorno.
Avvocato: Ma si fermava a casa o vi transitava soltanto davanti? Questo non l'ho capito bene.
G.G.: No, no, mi fermavo proprio a casa di lui.
Avvocato: Quindi andava a trovarlo a casa?
G.G.: Scusi, abbia pazienza, ma che gli facevo la puntura a distanza?
Avvocato: No, la puntura...
G.G.: Un ho capito.
Avvocato: Dice il sabato sera, la puntura; anche la domenica faceva la puntura, due volte?
G.G.: Sì.
Avvocato: Ah, perfetto. Era solo questa precisazione. Grazie.
G.G.: Prego.
Presidente: Signora, forse ha già risposto, comunque è una precisazione, non si preoccupi. Lei ha detto che vide lì agli Scopeti, quella sera, nel tornare sulla mezzanotte, minuto più minuto meno...
G.G.: Sì.
Presidente: ... insomma, non è questo il problema, macchina rossa scodata. Bene?
G.G.: Uhm
Presidente: Riconobbe che era quella del Lotti?
G.G.: No, non ho detto che era del Lotti, che io l'era del Lotti l'ho saputo ora, in seguito.
Presidente: Benissimo, benissimo. Allora...
G.G.: Ma da lui stesso, da Giancarlo stesso.
Presidente: Allora la domanda è questa: perché allora gli ha telefonato per sapere di quella macchina?
G.G.: È andata così: che a me mi son venuti gli inquirenti a casa - quelli della SAM, la Squadra Anti Mostro - e ho riconosciuto, tra l'altro, uno di questi della Squadra Anti Mostro, perchè all'epoca era lì, così, no? Mi son venuti a casa, dice: 'guarda, ti devi presentare... ', insomma, addirittura... Mi sono presentata lì con loro, addirittura, e mi hanno detto che Giancarlo aveva fatto il mi' nome. Perché probabilmente gli avevano domandato a Giancarlo se frequentava qualche donna e lui ha detto di me.
Presidente: Sì.
G.G.: Cioè, questo deduco io, almeno a essere coerente, no? Senonché, quando io son tornata, io naturalmente agli inquirenti ho detto la verità.
Presidente: Sì.
G.G.: Ho detto: 'sì, io quella macchina l'ho vista quella sera, era scodata' perché
torno a ripeterle, signor Giudice, che io non mi intendo affatto di macchine, sicché che tipo di
macchina fosse proprio non lo so. Quando son tornata a casa - visto che mi hanno fatto il nome
di Giancarlo, perché si vede che gli aveva fatto il mio - io ho telefonato a Giancarlo a San
Casciano e gli ho detto: 'Giancarlo, puoi venire un attimo a Firenze, ti devo parlare? Dice: 'sì'
Arrivato a Firenze gli faccio: 'ma che discorsi fai te nei miei riguardi?' Dice: 'no, mi hanno
domandato se io frequentavo qualche ragazza, ho detto che frequentavo anche te, oltre alla
Filippa', mi fa Giancarlo. Dico: 'ma non è che, allora, quella macchina rossa che io ho visto,
scodata, che forse la fosse tua?'.E lui mi fa: 'che, non ci si puó fermare nemmeno. a pisciare?'
Parole sue testuali, lineari. Con questo ha ammesso che la macchina era veramente sua. Ma io
l'ho saputo proprio il giorno che mi hanno interrogato quello della Squadra Anti Mostro.
Presidente: Ma lei l'aveva vista una macchina simile in possesso del Lotti?
G.G.: No, io n'avevo vista una celeste...
(voce fuori microfono)
Presidente: Come?
G.G.: Lui ce n'aveva una celeste, però comunque lui... soltanto una celeste, perché lui l'ha sempre avute rosse le macchine, comunque. Comunque l'ha ammesso lui che la macchina l'era la sua.
Presidente: Senta, un'altra cosa: quando lei è passata col Galli quella sera, lì agli Scopeti, questa macchina dov'era esattamente?
G.G.: Gliel'ho detto: vicino alla piazzola. Però col muso verso per arrivare...
Presidente: Ma "piazzola" parla su alla piazzola o giù alla strada? Cioè, lei passava...
G.G.: Cioè, lui nell'altro... no proprio in cima in cima.
Presidente: Ecco, qui all'ingresso della strada che porta alla piazzola.
G.G.: Sì, sì. Col muso che va poi...
Presidente: C'era qualche altra macchina ferma lì o no?
G.G.: No. Io ho visto soltanto che c'era questa tenda, cosi, e questa macchina rossa. Che tant'è vero io faccio a Roberto, dico: 'o che ci fa una macchina rossa?'. Già due giorni avanti m'ero meravigliata del discorso di una tenda, una canadese, cosi.
Presidente: Ma lei la tenda quando l'ha vista? Perché la tenda si vedeva dalla strada?
G.G.: Sì. Ora, non lo so com'è messa ora la piazzola, ma all'epoca c'era questa piazzola tutta senza alberi, né erba, né niente.
Presidente: Sì, va be'. Voglio comunque sapere che questa macchina rossa era a fianco...
G.G.: Sì.
Presidente: ... della strada, all'imbocco della stradina che porta alla piazzola.
G.G.: Sì, sì.
G.G.: Sì, sì.
Presidente: È così?
G.G.: Sì, sì.
Presidente: E non c'era nessun'altra macchina?
G.G.: No.
Presidente: Bene. Senta, lei ha parlato di una cricca che frequentava la casa di Indovino.
G.G.: Sì.
Presidente: E c'era il Vanni, il Lotti, il Pacciani. Chi altro c'era? Il Pucci?
G.G.: Gliel'ho bell'e detto, no. Fernando a una cert'ora andava a casa, perché c'ha la zia
che se lui non rientrava alle sette e mezzo, l'otto la sera non gli dava nemmen da mangiare, la zia.
Dice l'è la sua zia... Questo vu lo sapete voi. Poi c'era Luciano...
Presidente: Malatesta.
G.G.: No, Renato io l'ho rivisto, gliel'ho detto, l'ho conosciuto a Firenze, Renato.
Presidente: No, no, il Luciano... Ma è Luciano Malatesta.
P.M.: No, Presidente.
G.G.: No.
P.M.: Ha precisato che si chiama Luciano e poi alla mia domanda: Paradisi.
G.G.: Paradisi, sì.
Presidente: Allora... Luciano Paradisi, poi?
G.G.: Poi chi c'era? C'era un'altra ragazza... Ma gliel'avevo detto una volta, mi sembra, a quel signore lì.
Presidente: Ecco, senta, un'altra cosa. Lei ha detto che passava lì il sabato e la domenica per fare la puntura all'Indovino e vedeva delle...
G.G.: No, un momento, io le punture gliele facevo tutte le sere, perché io la mignotta la facevo tutte le sere, all'epoca del Galli, capito?
Presidente: Sì.
G.G.: Io venivo alle sette e mezzo di casa, da San Casciano e rientravo verso l'undici e mezzo, mezzanotte, così.
Presidente: Sì.
G.G.: Sicché, siccome so che questa persona aveva un tumore, di conseguenza...
Presidente: Lei faceva...
G.G.: Invece di prendere la superstrada per venire a San Casciano, facevo quella strada lì così mi fermavo direttamente da Salvatore, a fargli la puntura.
Presidente: Bene.
G.G.: E poi andavo via, normale. Comunque, torno a ripetere, il sabato e la domenica - siccome il sabato e la domenica venivo a Firenze il pomeriggio verso le due e mezzo, le tre anche perché avevo l'appuntamento sempre con Giancarlo o con Fernando, che loro venivano in giù con la macchina, ci si trovava lì in via Fiume, oppure, quando abitavo in via Delle Belle Donne, ci si trovava in Santa Maria Novella, per dire, con loro. allora il sabato e la domenica venivo via il pomeriggio e fino alla sera non ritornavo a casa. Capito come?
Presidente: Sì, sì. Senta, e l'Indovino ha mai invitato lei a andare a casa sua a questi convegni che si creavano lì?
G.G.: No, no, no, perché lo sa che in queste cose non ci credo. Quando lui mi diceva che faceva le magie, mi scappava da ridere.
Presidente: Ma l'ha invitata o no ad andare?
G.G.: No, no.
Presidente: No.
G.G.: Proprio perché sa che non ci credo.
Presidente: Lei nell'85 si prostituiva sempre in via Fiume, in una pensione lì vicino?
G.G.: Sì.
Presidente: Via Fiume?
G.G.: Sì.
Presidente: L'aveva detto prima, sì.
G.G.: Ce n'è diverse pensioni, a parte che non ci sono più, sicché posso fare anche i nomi. C'era il Tamerici, la pensione Banchi...
Presidente: Lei a che ora andava a lavorare li in via Fiume, il sabato e la domenica?
G.G.: Alle due e mezzo ero già lì.
Presidente: Alle due e mezzo.
G.G.: Eh.
Presidente: Lei, il Lotti, il Vanni fu suo cliente subito?
G.G.: No, Giancarlo veniva insieme a Fernando,
Presidente: Fernando.
G.G.: In macchina, così. Un giorno ai fa, perché io torno a ripetere che io col Vanni lo conoscevo già, perché veniva, quando io facevo la spesa la mattina, il lune,dì mattina al mercato, già lo conoscevo. Tra l'altro me l'aveva presentato Roberto, il Galli, me l'aveva presentato, no?
Presidente: Sì.
G.G.: Però dei veri rapporti io col Vanni non l'avevo mai avuti. Senonché, tramite Giancarlo, Giancarlo mi fa, dice: 'che hai necessità di soldi?', dice, mi disse il giorno avanti, venerdì sera. 'Sennò mica ero qui'. Dice: 'allora ti porto io diverse persone, tanto loro vengono con la SITA'. Dice: 'io tanto vengo insieme al Fernando con la macchina, non c'è problemi', mi fa.
Presidente: E così ha conosciuto il Vanni.
G.G.: E così ho conosciuto il Vanni.
Presidente: Bene, bene. Io non ho altre domande.
P.M.: Nessun'altra il P.M., Presidente.
Presidente: Può andare, signora.
G.G.: Grazie.
P.M.: Possiamo fare cinque minuti di interruzione, Presidente?
Presidente: Bene.
P.M.: Grazie.
Presidente: Cinque minuti di interruzione, via, dieci.
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