lunedì 12 novembre 2012

De Fazio, Galliani, Pierini, Beduschi, Luberto - Deposizione del 15 luglio 1994 - Prima parte

I professori De Fazio, Galliani, Pierini, Beduschi, Luberto furono ascoltati il 15 luglio 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le loro dichiarazioni. 

Presidente: Bene, diamo lettura della seguente ordinanza. "La Corte, sulla richiesta della difesa dell'imputato, sentite le altre parti, rilevato che alla luce degli elementi acquisiti nel corso del dibattimento non appare assolutamente necessario procedere agli esperimenti giudiziari richiesti dalla difesa e conseguentemente, a prescindere da ogni questione di rito, non può essere accolta la richiesta di produzione del nastro videoregistrato; Per questi motivi respinge le richieste della difesa dell'imputato". Alleghiamola al verbale. Bene, allora mi pare che abbiamo il professor De Fazio.  
P.M.: Sì, il professor De Fazio. Sono...  
Presidente: Sono più di uno.  
P.M.: Sì.  
Presidente: Io dico De Fazio per dire...  
P.M.: De Fazio, Galliani, Luberto. Ora ci diranno esattamente. Sono i periti che nel corso delle indagini hanno fatto quello studio comparativo sugli otto duplici omicidi e il P.M., nella sua richiesta di prove, ha chiesto proprio di sentirli su questo punto.  
Presidente: Benissimo. Facciamoli accomodare, allora. Qui bisognerà probabilmente, Romano, staccare il microfono.  
P.M.: Stavamo già preparando. 
Presidente: Ah, si, va bene. 
P.M.: Il professor De Fazio, allora.  
Presidente: Buongiorno, Professore. Prego, accomodatevi, sistematevi meglio che potete. Buongiorno. Allora, Romano, lei ci presti assistenza, perché abbiamo, purtroppo, un microfono solo.  
A.B.: Quanti sono? Galliani, Pierini, Beduschi, De Fazio, Luberto?  
Presidente: Sono periti, vero?  
P.M.: Sono i periti del giudice, sì. Esatto.  
Presidente: Per ribadire la loro qualità. Allora, il nome di ciascuno.  
F.D.F.: Francesco De Fazio.  
Presidente: Professor De Fazio. Le generalità, Professore, mi scusi, e basta. Le generalità.  
F.D.F.: Nato a Serrata, XX/XX/XX.  
Presidente: Ecco, aspetti: la formula non dei periti, dei testimoni - perché sono in qualità di testimoni. Si osservano per quanto compatibili.  
F.D.F.: "Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza".  
Presidente: Benissimo. State pure comodi, eh, nel parlare. Ecco, lo stesso: generalità e leggere quella formula.  
G.B.: Giovanni Beduschi, nato a Casalmaggiore, XX/XX/XX. "Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza".  
S.L.: Salvatore Luberto, nato a Cosenza il XX/XX/XX. "Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza". 
I.G.: Ivan Galliani, nato a Carpi di Modena il XX/XX/XX. "Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza".  
G.P.: Giovanni Pierini, nato a Firenze il XX/XX/XX."Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.
Presidente: Bene. Allora, il Pubblico Ministero vi formulerà, e poi le altre parti, formuleranno delle domande. E quindi direi che, per rispondere, diciamo che risponderà il professor De Fazio e poi, a seconda delle necessità lei, Professore, passerà il microfono agli altri. Prego, allora. 
P.M.: Ecco la mia domanda, la più semplice, iniziale, è questa: se vuole, professor De Fazio, spiegare alla Corte qual è la loro professione e qual è il ramo, la disciplina di cui loro si occupano, innanzitutto. 
F.D.F.: Sissignore. Questo Collegio peritale è stato composto in base alla individuazione di competenze. Personalmente, io sono direttore dell'Istituto di Medicina Legale di Modena. Ero, all'epoca della perizia, direttore della Scuola di specializzazione di Medicina Legale, nonché di Criminologia e il Collegio peritale è costituito dal professor Beduschi, anch'egli medico legale di formazione e, come me, interessato alle problematiche criminalistiche; dal professor Luberto e dal professor Galliani, entrambi criminologi e psicopatologi forensi; e dal professor Giovanni Pierini che è titolare della cattedra di Tossicologia Forense, ma per una impostazione eclettica del suo sapere, si occupa molto di problematiche di informatizzazione, anche relativamente all' immagine.  
P.M.: Grazie, Professore. Io farei, ho due domande che le sembreranno ovvie, ma servono a far capire alla Corte qual è stato il loro lavoro. La prima domanda è questa. Il lavoro porta la data... è in due tempi: 1984, 1985. Io chiedo, loro conoscono l'imputato, l'hanno mai visto? Lo hanno mai esaminato? Lo so che è una domanda ovvia, ma vorrei che fosse ben chiaro questo. 
F.D.F.: Certamente no. 
P.M.: Nessuno di loro?  
F.D.F.: No.
P.M.: Io guardo, vedo l'oggetto di quello che era l'incarico dato a suo tempo, e voi l'avete titolata riassuntivamente come "Indagine peritale, criminalistica e criminologica, in tema di ricostruzione della dinamica materiale e psicologica dei delitti". Vorrei che lei, innanzitutto, spiegasse alla Corte cosa è stata, innanzitutto parlerei della ricostruzione della dinamica materiale: qual è stato l'oggetto del loro lavoro e, dal punto di vista della dinamica materiale, qual è stato il risultato. 
F.D.F.: Sissignore. Il titolo che noi abbiamo dato alla relazione riflette i quesiti che la Procura della Repubblica ci ha posto. Cioè se... I quesiti erano una ricostruzione della dinamica materiale e psicologica, sottesa alle azioni dell'aggressore o degli aggressori e il secondo quesito - che era poi il quesito principale - se presumibilmente si trattasse dell'opera di un solo aggressore. E quindi le modalità delle azioni lesive e quant'altro.  
P.M.: Io rimarrei a questo primo punto. 
F.D.F.: Ecco, allora, nel titolo noi abbiamo dato la preminenza "Ricostruzione della dinamica materiale e poi psicologica", per un fatto molto semplice. Perché praticamente la prima parte, la ricostruzione della dinamica materiale, risponde in realtà ad una ricostruzione basata su dati non acquisiti direttamente da noi, tranne che nell'ultimo duplice omicidio. Ma, nei primi sette, dati documentali, verbali di sopralluogo, verbali di autopsia e dati circostanziali, cioè tutti i dati che potevano essere asseriati e comparati per valutare le singole azioni omicidiarie, ma le connessioni anche fra l'una e l'altra. E questo diventava una base documentale che poteva dare alla nostra perizia, o almeno nelle nostre intenzioni, la validità di strumento di prova. Quando passiamo, invece...  
P.M.: La parte materiale. 
F.D.F.: La parte materiale. Quando passiamo alla valutazione della dinamica psicologica, evidentemente questa volta si tratta di una dinamica psicologica non dedotta da un rapporto con il possibile autore, ma dedotta in astratto in base a valutazioni desunte dalla dinamica materiale. È chiaro che, a questo punto, si passa da valutazioni che hanno dei punti di riferimento su dati obiettivi in valutazioni che tengono conto della nostra personale esperienza e, soprattutto, della esperienza di studiosi di altri paesi. Non per nulla per questa seconda parte ci siamo documentati presso fonti straniere anche, quando abbiamo assunto l'incarico, perché si trattava non di fonti bibliografiche che conoscevamo, fonti esperienziali oltre che bibliografiche. E quindi abbiamo messo prima "dinamica materiale" e poi "dinamica psicologica". Evidentemente, nel fare questo, noi abbiamo utilizzato un metodo - e io ci terrei a chiarire questo punto - . Non in sede giudiziaria ma in sede di mass media, si sono fatte delle confusioni parlando di identikit. Noi non abbiamo fatto nessun identikit. 
P.M.: Ecco, ci vuole spiegare...  
F.D.F.: Certo.  
P.M.: ... il limite o la portata o lo scopo di questo secondo lavoro? Questa seconda parte. 
F.D.F.: Un identikit è un lavoro sintetico, che si basa sull'esistenza di dati che vengono correlati per riferirli ad un possibile autore. Noi abbiamo svolto un lavoro analitico sulla base dell'analisi dei singoli casi, sul piano medico¬legale e criminalistico, per desumere la dinamica materiale. Poi, una voi...  
P.M.: E quello per lei è un elemento di prova, dice.  
F.D.F.: Certo. E poi abbiamo svolto un lavoro interpretativo che, essendo interpretativo, può essere un elemento di convincimento, può essere un elemento che può essere accolto o meno dal giudice, in base al suo vaglio non tecnico. Ma abbiamo svolto un lavoro interpretativo sul secondo punto - la dinamica psicologica - che non è che sia infondato o fantasioso.  
P.M.: Certo.  
F.D.F.: Non tiene conto di elementi di riferimento obiettivi. 
P.M.: Che voi non conoscevate, non conoscete.  
F.D.F.: Allora, a questo punto, noi abbiamo fatto una perizia che, a quello che mi risulta, è la prima che sia stata disposta in Italia in questo settore, per risalire - in questo settore o anche in altri settori delittuosi - per risalire dalla dinamica delle azioni delittuose alle tipologie degli autori.  
P.M.: Al fine di indagine, quindi.  
F.D.F.: Questa perizia serviva a fine di indagini per indirizzare l'indagine in un versante o in un altro. Non faceva riferimento... faceva riferimento a prototipi, al plurale, non ad un prototipo. Ecco perché non era un identikit. È praticamente una perizia che è basata sul metodo analitico piuttosto che sul metodo sintetico. D'altra parte, la perizia basata sul metodo sintetico avrebbe validato arbitrariamente una nostra prevalente opinione, del Collegio Peritale, rispetto ad altre, mentre noi abbiamo esposto dei dati che poi abbiamo riportato a sintesi, ma che l'uno e l'altro possono essere anche in parte contraddittori, facendo un'analisi dei casi sul piano della dinamica materiale e sul piano della dinamica psicologica. 
P.M.: Credo di aver capito, e la Corte pure. Lei è stato chiarissimo su questo punto. Allora vorrei esaminare con lei i risultati di quella che è la parte che lei ci ha indicato che ha più un contenuto di prova, in quanto si basa su elementi oggettivi, cioè la parte della ricostruzione della dinamica materiale, per vedere se voi siete arrivati a delle conclusioni in tema di identità, o meglio di e/o di unicità di autore. Mi sembra un lavoro molto complesso il vostro. Vorrei che prima di spiegarci le conclusioni, come e attraverso quali mezzi e attraverso quali elementi siete arrivati a conclusioni sul punto.  
F.D.F.: Ecco, siccome la sua domanda innesca un discorso difficile, io lo introdurrei sinteticamente e darei la parola, poi, al professor Beduschi per…  
P.M.: Come crede.  
F.D.F.: Ecco, allora io direi che l'analisi seriata degli episodi delittuosi, con riferimento specifico in questo momento alla lesività riscontrata nei singoli casi, avalla l'ipotesi, concretamente, che tutti gli omicidi sono stati commessi dalla stessa persona. A ciò si arriva prescindendo, diciamo, dall'elemento cerniera che ha guidato l'indagine: stessa arma, stesse...  
P.M.: Bene, indipendentemente da questo. 
F.D.F.: Si arriva sulla base di una valutazione che tiene conto anche delle apparenti difformità e della discontinuità della serialità lesiva che caratterizza i casi dal primo all'ottavo. Dico dal primo all'ottavo, non dal secondo. Perché dal primo? Perché il primo è un caso spurio, che è spurio per la distanza di tempo rispetto alla sequenza dei delitti successivi; per la mancanza di armi da taglio nella dinamica del delitto; per la mancanza di riferimenti tipici dei delitti sessuali. E così anche il caso numero sei, Horst Meyer e Jens Rusch, è spurio per la mancanza di armi da taglio nella dinamica del delitto, per la mancanza di riferimenti tipici dei delitti sessuali nella modalità lesiva. Si tratta, in sostanza, del caso della Locci e del caso dei due tedeschi. Ma il problema è che, a cominciare dal secondo caso, noi notiamo una prevalente lesione da arma da fuoco nel maschio, che ha per i caratteri, per le sedi - nuca, fronte, eccetera - lo scopo di mettere fuori gioco la figura maschile. Salvo caso di spreco dei proiettili nell'uso, nell'azione delittuosa. Una lesività spuria da taglio nel maschio, non ben interpretabile comunque, di volta in volta diversificata; tranne, per esempio, diversificata... Prendiamo l'ultimo caso: la lesività da arma da taglio riguarda la fuga dell'uomo e quindi, praticamente, l'uomo che veniva rincorso e, man mano che veniva rincorso, veniva colpito. Poi abbiamo una lesività da taglio che comincia a diventare elettiva come finalismo nel secondo caso - nel secondo caso, cioè la Stefania Pettini - e si definisce in modo chiaro il senso sadico-sessuale nei casi successivi. Ora, cominciamo con... Faccio solo qualche flash su determinati casi. Ad esempio il caso Mainardi. Il caso Mainardi è tale che presenta delle differenze rispetto agli altri casi, perché l'uomo è andato lì, l'aggressore è andato li per compiere un delitto avente valenze sadico-sessuali come gli altri poi però, il ragazzo ha messo in moto la macchina, stava per scappare e lì l'omicidio che probabilmente nasce, sul piano dell'ideazione, come omicidio sessuale, diventa un omicidio da rapporto interpersonale con quello che fuggiva. Cioè lì si è cimentato con una persona che gli sfuggiva. Ecco che lì noi abbiamo, in questo caso, un tipo di delitto reso diverso rispetto agli altri da un fattore circostanziale: uomo che fugge e necessità dell'aggressore di cimentarsi con quest'uomo che fugge. Dopodiché infierisce sulla donna con 96 o 98 coltellate e... No, questo è il secondo caso, questo è il secondo caso. Dopodiché praticamente infierisce sulla donna con... non c'è lesività da arma da fuoco. L'esposizione dei singoli casi la facciamo dopo.  
P.M.: Sì, può darsi che i singoli casi, come ricostruzione, l'abbiamo già fatta abbondantemente. Quindi possiamo essere anche sintetici. 
F.D.F.: Ecco, io concluderei dicendo questo: che in tutti i casi, tenendo conto delle variabilità circostanziali come nel caso Mainardi, in tutti i casi noi abbiamo una ideazione, programmazione razionale, fredda, del delitto e questo, in aggiunta a determinate scelte, scelte di notti di novilunio; a determinati calcoli o opportunità, giorni prefestivi o come tali; scelta dei luoghi; sistematicità e metodicità, sovente di stampo ritualistico, delle lesioni; portano praticamente a convalidare che si è trattato di una stessa mano ma su questo punto interverrà poi il professor Pierini, in riferimento all'analisi elettronica di immagini che ci dà dei dati molto interessanti.  
P.M.: Ecco, voi avete dedotto qualcosa sul fatto che sia una sola mano, nel senso non più mani? 
F.D.F.: Noi abbiamo dedotto e in base alla ricostruzione e alla tipologia dei singoli delitti e poi, in sede di elaborazione elettronica dell'immagine, in base a comparazioni computerizzate. 
P.M.: Allora vogliamo vedere questo punto?  
F.D.F.: No, io passere all'illustrazione velocissima dei singoli casi. Io ho sintetizzato...  
P.M.: Ecco. Possiamo essere senz'altro sintetici, perché l'abbiamo fatta abbondantemente. Quindi possiamo senz'altro farla, ma in sintesi.  
F.D.F.: Si possono proiettare, signor Presidente, questi nostri... ? 
Presidente: Questi grafici?  
F.D.F.: Sì.  
Presidente: Credo di sì.  
P.M.: Non so, può darsi che sia un... Come crede, Presidente. Noi l'abbiamo già fatto, quindi...  
A.B.: Ma io...Fallo velocemente.  
G.B.: Comunque, molto brevemente, il caso numero uno Lo Bianco-Locci vede una lesività esclusivamente da arma da fuoco e, in assoluto, è il più spurio. Spurio perché è il primo della serie e spurio perché non è ancora inquadrabile con valenze tipo lust murder, tipo omicidio sessuale, a sfondo sessuale. Il caso due diventa immediatamente più significativo in rapporto alla assoluta singolarità delle 96 lesioni da taglio sul corpo della Pettini.  
P.M.: Che noi abbiamo visto proprio sui corpi, quindi...  
G.B.: Ecco, lesioni da taglio, alcune profonde e quindi espressive di una pacifica volontà necatoria; ma altre, invece, assolutamente superficiali e apparentemente fuori da ogni economia delittuosa, se non quella di poter costituire un saggio, perché il coltello non si è approfondito oltre che qualche millimetro sulla superficie cutanea. In questo caso...  
P.M.: Quindi non sono mortali?  
G.B.: Non mortali.  
P.M.: Ecco.  
G.B.: O, addirittura, "in limine vitae" o forse post-mortali. Ecco, in questo caso di significativo è sembrato rilevarsi in una lettura a posteriori cioè in epicrisi con i successivi, una delimitazione dell'area del pube e una delimitazione dell'area del seno, precordiale, attraverso delle punteggiature di lesioni da arma e taglio come se se ne delimitasse il perimetro. È chiaro che ciò è stato una lettura suggestiva e interpretativa, però, di fatto, sul pube sono sei lesioni o sette che ne delimitano l'arco superiore e in regione precordiale viene quasi ad essere circoscritta... solo le fotografie potranno...  
P.M.: Le abbiamo viste.  
G.B.: Ecco.  
P.M.: Quindi la Corte le conosce già, quindi va bene una sua sintesi.  
G.B.: Ecco, altrettanto - sempre caso numero due, Gentilcore - c'è una prevalenza di lesioni da arma da fuoco finalizzata al torace, torace-addome, finalizzata quindi al cosiddetto effetto letale, più ancora che non all'effetto d'arresto. Nel caso tre Foggi-Di Nuccio compare per la prima volta l'escissione del pube. Un'escissione estremamente disordinata a livello di lesività, di morfologia della lesività.  
P.M.: Ecco, questo è importante per capire.  
G.B.: Assolutamente incongrua, per guanto possa concepirla, ad esempio, chi fa una autopsia o chi effettui un prelievo o chi abbia pratica chirurgica.  
P.M.: Ecco, ci può spiegare il disordine, proprio?
G.B.: Perché è un'escissione che si spinge in modo irregolare a estirpare anche l'ano, si spinge anche in zona anale, e presenta dei margini estremamente irregolari come per ripetuti tentativi di immissione dello strumento da punta e taglio e di irregolarità nella escissione rispetto ai tessuti profondi.
 P.M.: Quindi apparentemente, mi scusi, una conoscenza anatomica scarsa? 
G.B.: Una conoscenza anatomica, ovvero, più che una conoscenza, una pratica di manualità.  
P.M.: Pratica, si, scusi, scusi. 
G.B.: È una pratica di manualità, tutto sommato, estemporanea. Soprattutto in riferimento alla diversa durezza dei piani tissutali profondi, per cui...  
P.M.: Nessuna esperienza.  
G.B.: Può esprimere una certa sorpresa nell'avere, ad esempio, incontrato l'osso pubico e quindi nell'aver dovuto modulare il taglio in un modo diverso da come lo si poteva concepire inizialmente. È un discorso che poi, invece, non si ritroverà nei casi successivi, dove si è...  
P.M.: Questo è il primo in cui c'è un'escissione del pube e la caratteristica è questa: di una scarsa capacità di...  
G.B.: Sì, un certo… 
P.M.: Una certa meraviglia.  
G.B.: Un certo impaccio.  
P.M.: Ecco, impaccio.  
G.B.: Un certo impaccio nella nettezza del taglio e nell'uso sicuro dello strumento. Anche qui poi ci sono lesività da arma da fuoco nell'uomo, assolutamente tipiche di colpo di grazia, colpi alla nuca. Si passa poi al caso quarto, se sono eccessivamente sintetico, me lo dica. 
Presidente: No, no, va bene. 
P.M.: Va benissimo così, penso. Grazie.

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