venerdì 24 febbraio 2012

Extras 1 - 29 luglio 1984 - La Boschetta di Vicchio - Quinta parte

Segue dalla quarta parte.

LE PAROLE DI GIANCARLO LOTTI
Giancarlo Lotti, soprannominato Katanga, si esprime ripetutamente a riguardo del delitto della Boschetta, con testimonianze contrastanti fra loro e talvolta con l’evidenza dei fatti. Dice ripetutamente che ‘Pacciani sparò solo all’uomo’ e che ‘Alla ragazza non fu sparato’ salvo poi ricredersi ‘Mah, di colpi n'è partiti diversi, li avrà presi di certo tutti e due’ e ‘Gli hanno sparato e hanno preso anche lei’. Dapprima dice di non sapere se Vanni e Pacciani abbiano mai fatto un sopralluogo a Vicchio ‘Non lo so, non m'hanno detto niente, non son sicuro’, poi cambia idea ‘Vanni col Pacciani c'è andato’, e altrettanto si corregge raccontando dell’ordine delle auto durante il viaggio fra San Casciano e La Boschetta: ‘La sera dell'omicidio si partì da San Casciano, si passò da Firenze, il Girone e da Pontassieve, Pacciani e Vanni andettero avanti, io andai con la mia macchina’ che in seguito diventa ‘Mi disse anche, noi la strada non si sa bene, vieni anche tu, partimmo e fui io a fare con la mia macchina la strada fino alla piazzola di Vicchio’. Si contraddice poi parlando della propria posizione rispetto a Vanni e Pacciani nel momento in cui questi stavano compiendo l’aggressione, che varia da ‘Io non ero lì vicino’ a ‘Ero un po’ più lontano’ passando per ‘Io ero invece a due/tre metri di distanza’ che cresce in ‘Io ero a tre/quattro metri’ per concludersi con ‘Io ero a dieci metri’. Stiamo parlando di Lotti che fa il ‘palo’, un palo che ha il compito di osservare la S.P. ‘Sagginalese’ per avvertire Vanni e Pacciani nel caso fosse sopraggiunto qualcuno, ma che invece si trova distante 50 metri dalla strada, in una posizione dalla quale è impossibile vedere chi sopraggiungesse da Vicchio. Lotti formula spontaneamente anche il nome di Filipponeri Toscano, appuntato dei carabinieri in servizio presso la caserma di San Casciano e già indagato per la morte di Renato Malatesta, che avrebbe segnalato le coppie di Vicchio e Scopeti e fornito i proiettili a Vanni, il quale li faceva avere a Pacciani. In altra occasione Lotti aveva invece affermato di aver spiato la coppia insieme a Mario Vanni, sostenendo di essere stato lui a segnalarla. Scende addirittura nei dettagli, raccontando che durante un’osservazione pomeridiana Pia e Claudio si erano accorti della loro presenza e avevano immediatamente abbandonato il luogo, recandosi in seguito al bar dove lei lavorava. Va tuttavia precisato che il carabiniere Toscano rientra nelle indagini anche perché detentore di una pistola Beretta calibro 22 Long Rifle dal 25 febbraio 1975 al 29 settembre 1984. Nei suoi racconti Lotti sembra assiduo frequentatore della piazzola della Boschetta, raccontando ‘Ci sono stato in un primo tempo con la Filippa [Nicoletti, ndr, che in altra occasione racconterà essere colei che ce l’ha condotto ‘Mi ci ha portato Filippa Nicoletti perché io la strada non la sapevo’, salvo poi essere contraddetto dalla stessa Filippa, che nel 1997 riferì ‘Il Lotti mi ci ha portato la prima volta quindi nell'81 e poi successivamente nell'82 e forse in periodi successivi’], poi da solo, poi con il Pucci, poi con il Vanni ed infine con Vanni e Pacciani la sera dell'omicidio’. Ma quanto ai contrasti con le precedenti dichiarazioni a proposito dei sopralluoghi e dell'avvistamento della Panda quand'era con Pucci, Lotti risolve la questione con: "oggi mi sono un pò imbrogliato nel parlare". Katanga accenna anche al coinvolgimento di tale Manuela Bazzi, collega di Pia, che in seguito dichiarerà “non sono stata io a chiedere a Pia Rontini di scambiarmi il turno di lavoro ma è stata la Pia Rontini che ha chiesto a me di fargli il turno serale in modo che lei fosse libera il pomeriggio”. Questa circostanza, secondo alcune interpretazioni, sarebbe quella che ha permesso ai Compagni di Merende di sapere con sicurezza che la sera del 29 Luglio Pia non avrebbe lavorato, rendendo sostanzialmente più probabile la presenza dei ragazzi alla Boschetta. Permane tuttavia qualche dubbio su come Pacciani, Lotti e Vanni abbiano saputo di questo cambio di turno, dubbio che l’Avv. Pellegrini (legale di parte civile della famiglia Rontini) scioglie dicendo “sembra quasi che questa notizia sia arrivata a San Casciano, che per l'appunto Pia cambiava programma, perché non si parte da San Casciano a Vicchio, sono 63 km, insomma c'è un po’ di strada da fare, non si parte così alla cieca”, ipotizzando anche il motivo per cui Manuela Bazzi potrebbe aver riferito del cambio di turno di Pia: “forse perché ricattata, forse perché costretta, chi lo sa, potrebbe aver avuto un ruolo nel causare la morte di Pia, involontaria probabilmente, non gli era stato certo detto che volevano ucciderla”. In seguito Lotti parla di una lettera che avrebbe impostato a Vicchio il giorno seguente al delitto, accuratamente preparata da Pacciani ‘Mi chiamò, s'andò a Mercatale da Pacciani, Pacciani stava preparando una lettera, prese un boccaccio, da questo barattolo, tirò fuori qualche cosa, la mise in questa busta, bisognava andare a imbucarla a Vicchio’, destinata a tale Manuela (quindi forse la stessa persona che aveva testimoniato il cambio turno al bar con Pia) e impostata da Vanni per l’appunto nella cassetta delle poste prossima al bar della stazione dove Pia lavorava. Secondo alcune interpretazioni questa lettera poteva contenere parti anatomiche di Pia, costituendo di fatto un precedente a quella recapitata l’anno successivo alla D.ssa Dalla Monica. Con la differenza che il destinatario non era un Procuratore della Repubblica ma tale Manuela, collega di Pia (sempre secondo Lotti), e che incomprensibilmente viene impostata da Vicchio per Vicchio, vale a dire che Lotti e Vanni partirono da Mercatale per impostare a Vicchio una lettera probabilmente diretta nello stesso paese. Non si comprende come mai non l’abbiano imbucata in una qualsiasi cassetta delle poste incontrata per strada ma abbiano preferito raggiungere il Mugello (e per giunta impostare di fronte al bar in cui lavorava Pia). Per dovere di cronaca, si puntualizza che tale busta non sembra sia mai stata ricevuta da nessuno. Si potrebbe continuare citando le contraddizioni relative al discorso dell’illuminazione, per cui dapprima non avevano nessuna luce mentre nelle successive dichiarazioni la luce c’era, con tanto di descrizione di come Vanni impugnasse la torcia. E potremmo andare ancora avanti. Quello su cui vorrei maggiormente porre l’attenzione, tuttavia, sono le parole che l’11 Marzo 1996 Giancarlo Lotti riferisce spontaneamente a Michele Giuttari, in quel momento capo della squadra mobile di Firenze, al quale racconta la propria versione dell’omicidio del 1984. Le sue dichiarazioni, a mio parere, restano talvolta dubbie e contrastanti: ne riporto di seguito alcuni estratti, corredati delle relative personalissime obiezioni: “I fatti si sono, quindi, svolti nel seguente modo: La sera prima di andare alla piazzola di Vicchio, incontrai Mario nel piazzone di San Casciano e questi mi disse di tenermi disponibile per la sera successiva per andare insieme a lui e a Pacciani nella piazzola di Vicchio per guardare la coppietta con la Panda celestina di cui io gli avevo parlato nei giorni precedenti” Leggendo questa dichiarazione non si capisce come facesse Mario Vanni a sapere che la sera successiva Pia e Claudio si sarebbero recati alla Boschetta, giacché, come ampiamente ribadito, la presenza dei ragazzi è stata del tutto casuale perché dapprima era previsto che Pia lavorasse, dopodiché solo il consiglio di sua madre Winnie l’ha convinta ad uscire di casa. “La sera successiva andai all’appuntamento che mi era stato dato per le ore 22 al piazzone di San Casciano e, prima di partire, Mario mi disse che si andava a Vicchio per un lavoro che lui e Pietro avrebbero dovuto fare nella piazzola. […] Lungo il tragitto ci fermammo al bar di Galluzzo, che ho già detto, e tutti e tre scendemmo per prendere un caffè” Se fossero partiti puntualissimi da San Casciano, e avessero percorso la strada senza soste e passando dal Girone e da Pontassieve come in un’altra occasione aveva sostenuto, sarebbero giunti alla piazzola circa 1 ora e 10 minuti dopo, alle 23:10. A questo lasso di tempo va tuttavia aggiunto qualche minuto per il caffè, per un totale di circa 1 ora e 15 minuti. Sembra tuttavia che il delitto si sia consumato fra le 21:30 e le 22:00, più di un’ora prima del loro arrivo. Va inoltre aggiunto, come vedremo poi, che le auto fuggono percorrendo strade sterrate a causa del passaggio a livello chiuso, che, come riferito dallo stesso Lotti e confermato dall’Ing. Rondellini delle Ferrovie dello Stato, aveva le sbarre abbassate intorno alle 23:00, quindi circa 15 minuti prima del loro ipotetico arrivo. Lotti dichiara inoltre che rientrano a San Casciano dopo mezzanotte: se fossero ripartiti dalla Boschetta mezz’ora dopo il loro arrivo, alle 23:45, vi sarebbero giunti alle 1:00 di notte, quindi ampiamente dopo mezzanotte. E’ evidente quindi che gli orari raccontati da Lotti sono un po’ contrastanti. NB: il percorso da San Casciano e La Boschetta passando dal Girone e da Pontassieve è lungo circa 55 km. “Giunti alla piazzola, Vanni e Pacciani entrarono con la macchina dentro la piazzola, mentre io rimasi un po’ in disparte e mi avvicinai a piedi dove erano loro per vedere ciò che facessero. Il Pacciani la macchina la fermò di traverso davanti alla Panda allo scopo di evitare che l’autista di questa potesse scappare; in pratica l’aveva “bloccata” non consentendo quindi un’eventuale via di fuga” Secondo questa descrizione Pacciani ferma la propria auto “di traverso” di fronte alla Panda di Claudio: ma se si osservano le fotografie si noterà come sia improbabile posizionare l’auto “di traverso”, che in linguaggio colloquiale significa perpendicolare o diagonale rispetto all’altra. “Vidi poi che il Pacciani, che nel frattempo si era avvicinato a piedi alla Panda velocemente è tornato alla propria auto, ha preso la pistola dalla parte destra sotto il sedile e dopo ha raggiunto di corsa la Panda ed ha sparato alcuni colpi di pistola” In questo caso non si capisce come mai Pacciani non sia uscito armato dall’auto: forse per verificare che quella fosse effettivamente la coppia che cercavano? Poi torna indietro e prende la pistola, quindi si avvicina di nuovo alla Panda “di corsa”. Ma non si capisce per quale ragione dovesse correre, visto che l’auto dei ragazzi, per stessa ammissione di Lotti, era lì davanti. “Quindi Mario, che vidi tirar fuori dalla macchina del Pacciani uno spolverino di quelli che si mettono gli operai per non sporcarsi e che durante il viaggio non aveva addosso, lo indossò e armato di un coltello, tirò fuori la ragazza che ancora era viva perché strillava e la trascinò sul prato chinandosi su di essa e colpendola con il coltello più volte per come potei vedere dal movimento del suo braccio” Mi ha colpito l’idea di Vanni che indossa un vestito consono al delitto un attimo prima di entrare in azione… ma aldilà di questo, appare improbabile che Pia “strillasse” giacché il primo colpo ricevuto sembra le abbia fatto perdere i sensi. Dopodiché, secondo questa descrizione, Vanni trascina la ragazza nel prato (prati non ce n’erano) e la colpisce più volte. Pia è stata in realtà colpita al collo da due fendenti da arma da taglio, inferti con tutta probabilità in auto poco prima di essere estratta, e quindi l’espressione “colpendola con il coltello più volte” non trova granché riscontro. Non solo, secondo questa ricostruzione Claudio non subirebbe alcuna coltellata, mentre il suo corpo riporta dieci segni. “Poi li ho fatti partire e con la mia macchina sono andato dietro. Prima di lasciare il posto vidi che Pacciani e Vanni scesero al fiume proprio dirimpetto la piazzola e si lavarono le mani ed il coltello. Io rimasi in macchina e non scesi. Vidi anche che Vanni si levò lo spolverino e lo mise in macchina. Quindi partirono ed io andai dietro loro. Dopo pochi minuti presero una strada sterrata che Pietro mi disse bisognava fare per evitare il passaggio a livello ed io andai dietro di loro seguendoli a breve distanza e ricordo che riuscivo a vedere poco perché la macchina di Pacciani alzava parecchia polvere. Dopo questo tragitto in terra battuta, che sarà durato 5/10 minuti, abbiamo ripreso la strada normale verso Dicomano per tornare a casa e li seguii sino a San Casciano dove arrivammo tardi sicuramente dopo la mezzanotte” Lotti usa l’espressione ‘dopo pochi minuti presero una strada sterrata’, ma in realtà quel breve tragitto si percorre in meno di un minuto. Ho personalmente provato a far manovra con l’auto, uscire dallo stradello e raggiungere l’imbocco della strada sterrata, compiendo il tutto in circa 50 secondi. Inoltre da questa descrizione sembrerebbe che Lotti fosse solo a bordo della propria auto e seguisse la macchina con a bordo Pacciani e Vanni a breve distanza. Questo contrasta con la testimonianza della signora Maria Grazia Frigo, secondo cui la seconda auto (quella di Lotti) era a 200-300 metri dalla prima e che Pacciani, che conduceva la prima auto, la occupasse da solo. Secondo Lotti invece era lui quello solo in auto e la distanza dal veicolo che lo precedeva era così poca da non vedere quasi niente a causa della polvere. “Chiesi anche a Mario che cosa facevano con la parti della donna che lui aveva tagliato e che io avevo visto avevano messo in una specie di sacchetto, Mario mi rispose che non me lo poteva dire, però devo dire che quella notte vidi che Pacciani e Vanni si chinarono a qualche metro di distanza dalla Panda e vidi che nascosero qualcosa in quel posto. Ricordo che vi era un fossetto e i due gettarono sopra della terra per coprire quanto vi avevano nascosto” Secondo questa testimonianza le parti escisse sarebbero state messe in un sacchetto e sotterrate a pochi metri dall’auto di Claudio. Questa operazione farebbe pensare che in seguito qualcuno sarebbe passato a recuperare il sacco, ma personalmente lo considero piuttosto rischioso perché era evidente che il mancato ritorno a casa di Pia e Claudio avrebbe fatto scattare immediatamente le ricerche, con conseguente attenta perlustrazione del luogo che sarebbe stato reso inaccessibile dalle forze dell’ordine. Quindi la possibilità che qualcun altro trovasse il sacchetto nascosto era notevole e probabilmente chiunque avesse avuto un po’ di buon senso non si sarebbe preso la briga di sotterrarlo. Quanto a eventuali buche nei pressi del luogo dell’aggressione, va tuttavia precisato che Renzo Rontini dichiarò “Pia era morta da quasi un anno e Winnie non era mai andata alla Boschetta, dove fu uccisa. Finalmente si decise. Voleva che quel posto fosse un giardino e non un luogo di morte. Andò con una sua amica e si misero a sistemare. Trovarono un sasso. Sotto c'era questa buca, così precisa che sembrava fatta con una paletta, e dentro un letto di paglia”. In ogni caso Lotti non parla né di palette né di paglia, e dalla descrizione di Rontini non si capisce quali fossero le dimensioni della buca, peraltro stranamente scoperta a quasi un anno di distanza dal delitto. Queste descrizioni dei fatti, rese da Giancarlo Lotti quasi 12 anni dopo il loro accadimento, presentano alcune incongruità rispetto a dati inconfutabili come lo stato o la posizione di ritrovamento dei corpi, nonché rispetto alle tempistiche e agli orari. E’ anche sulla base di tale versione dei fatti che si è articolato il processo ai Compagni di Merende che ha portato alla condanna in via definitiva di Mario Vanni e Giancarlo Lotti.

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