Segue dalla decima parte.
P.M.: E lì trovaste anche le matite?
R.P.: No, non tutte, non tutte.
P.M.: Ecco, le matite almeno sembra, sono disseminate in posti diversi, a leggere da quel verbale.
R.P.: In compenso la confezione completa, nuova, di pastelli da disegno “Faber Castle”, si trovavano nell'anta sinistra della credenza bianca del garage di Piazza del popolo 6… No, un momento… due matite “Faber Castle” le trovammo lì, la confezione la trovammo in un Mobil in un verde posto nel locale sottoscala nel retro del garage anzidetto. Ho detto che il garage aveva un retro a forma di “L” in cui c'era di tutto...
P.M.: In una mobile e quindi sequestrasse anche questi oggetti.
R.P.: Facemmo anche un accertamento sull'epoca di produzione di questi pastelli. Voglio essere preciso quindi, se consente, mi prendo i miei appunti.
P.M.: Erano prodotti in Germania anche questi?
R.P.: Dunque, questi erano stati prodotti…
A.B.: Scusi dottor Perugini è meglio che lega il verbale che lei… non i suoi appunti, il verbale che lei li ha…
P.M.: E’ autorizzato a leggere…
A.B.: no, no, il verbale che lei ha fatto.
Presidente: E’ autorizzato, avvocato!
P.M.: Sono annotazioni…
R.P.: Mi scusi, se vuole gliene do copia.
Presidente: In aiuto della memoria…
R.P.: Sono… non sono annotazioni, sono verbali… cioè sono… questi dati emergono da alcuni accertamenti che io feci fare, e feci, su un memoriale spedito da Pacciani il 30 giugno ’92 e dice…
Presidente: Cosa diceva? Perché ne ha scritti tanti.
R.P.: Ecco, non ho la copia del memoriale però io facevo accertamento sulle sue cose. “ Per quanto attiene la provenienza delle matite di marca “Staedler”, “Stabilo” e “Faber Castle” di cui egli parla” – eccetera, eccetera – “c’è un accertamento a parte” che era quello che dicevo: le settanta… “Almeno per quanto riguarda le scatole da 12 matite colorate “Faber Castle” è probabile che possa averle acquistate, come diceva lui, nelle edicole di San Casciano e dintorni infatti…
P.M.: Come mai?
A.F.: Riferisce le cose dell'imputato.
P.M.: Voi chiedete se, per caso...
R.P.: Sì, certo, noi verificammo contestualmente alle sue dichiarazioni, quando noi chiedemmo nel corso della perquisizione, gli dicemmo: queste dove le ha prese? ‘Ah’ – dice – ‘le ho prese nelle edicole qua’.
P.M.: Va be’ voi comunque, indipendentemente dalle sue dichiarazioni faceste questi accertamenti.
R.P.: Ecco, dalla base degli accertamenti emerge che questo tipo di articoli prodotto a Norimberga negli anni compresi tra il ’74 e l’84 - epoca in cui la produzione venne proseguita poi in Brasile - era ed è importato in quantitativi assai modesti e commercializzati in pochissimi negozi.
P.M.: Vabbè…
A.B.: E’ il processo di Norimberga.
P.M.: E’ il processo di Norimberga bis, si per fortuna si hanno meno imputati.
R.P.: Questa affermazione della commercializzazione in pochissimi negozi è perché poi io ho la lista fatta, che mi fu inviata perché io la richiesi al rappresentante di questi prodotti in Italia, che mi mandò una lista non soltanto dei negozi in tutta la Toscana in cui erano stati venduti questi prodotti, ma anche quante scatole ne erano state vendute per ogni negozio.
P.M.: Quindi lei ha fatto la verifica sia nei negozi di San Casciano sia al rappresentante per l'Italia e quanti ne aveva venduti in Toscana e a Firenze.
R.P.: Esatto.
P.M.: Bene, furono sequestrati altri oggetti in questa perquisizione?
R.P.: Quindi trovammo questo foglio, trovammo questo… furono sequestrati altri oggetti, e alcune giacche...
P.M.: Vabbè…
R.P.: … vabbè, insomma e furono sequestrate cose apparentemente non importanti…
P.M.: Comunque sono lì nel verbale di sequestro.
R.P.: Si esatto, cose che sono nel verbale di sequestro, fra cui 10 fotografie a colori relative alla città di Amsterdam che costava… c'era segnato un prezzo, fiorini 1,75, edite da Bergmann. Anche su queste poi facemmo un accertamento per scoprire chi le aveva fatte, quando erano state fatte, quando erano state commercializzate e fino a che data erano state commercializzate e da chi, se erano state poi riprodotte, se erano state commercializzate le riproduzioni e dove.
P.M.: In Italia?
R.P.: All’estero.
P.M.: E cosa venne fuori?
R.P.: In Italia no, credo di avere l'accertamento… cioè praticamente, queste…
P.M.: La Corte non ce l’ha quindi o l'accertamento lo ricorda lei, oppure può consultarlo, altrimenti non è possibile riferirlo.
R.P.: Ora guardo… un attimo soltanto perché quello è sempre in relazione…
Presidente: Anche noi abbiamo notato il prezzo sopra però naturalmente poi ci fermiamo lì.
R.P.: Allora… mi scusi, ma qua, una montagna di accertamenti soltanto su una cosa…
P.M.: Se ha bisogno di qualche minuto, in fondo…
R.P.: Si avrei bisogno di un attimo…
P.M.: Possiamo interrompere due minuti.
R.P.: Diciamo posso proseguire e poi vi do i dati.
P.M.: Prego faccia pure.
Presidente: Sospendiamo si perde troppo tempo.
R.P.: Allora poi trovammo dei rasoi elettrici, marca “Brown” alcuni con matricola semicancellata. Feci esaminare col microscopio a scansione anche questi ma la matricola si ricostruì soltanto parzialmente e comunque non fummo in grado dalla Brown di ricavare il negozio che li aveva venduti, eccetera, eccetera. Quindi assolutamente inutile come… ci incuriosì perché l'imputato si faceva all'epoca la barba con rasoio e lametta… Eppoi c'erano altre… un quadernetto… e così via…
P.M.: Vabbè… questo è quanto.
R.P.: Un pochino è di cosine sulle quali mi interessava… Ah! E sequestrammo in quella circostanza anche la trousse perché… beh, la trousse aveva una, come si chiama? Una clip, che serviva a chiudere la cerniera, che aveva un nome tedesco, adesso non ricordo esattamente quale. Facemmo accertamenti anche sulla commercializzazione di quella trousse ma non arrivammo a nulla. Facemmo accertamenti sulla commercializzazione di quella cerniera, scoprimmo che era effettivamente tedesca ma che veniva commercializzata anche in Italia, a Milano, quindi ci fermammo lì.
P.M.: Bene.
R.P.: Dunque il foglio che noi ricavammo da quest'ultima perquisizione, lo passammo al microscopio a scansione.
P.M.: Il foglio ultimo del blocco?
R.P.: Il primo.
P.M.: Ultimo in ordine di tempo, primo in ordine di fogli.
R.P.: Ultimo nel rinvenimento, il primo nel blocco. Lo passammo con il microscopio a scansione per molti giorni, per molto tempo. Lo mandammo anche a Roma però il risultato migliore lo ottenemmo con le apparecchiature del Gabinetto regionale di polizia scientifica e ricostruimmo…
P.M.: C’è una consulenza tecnica poi, in atti, del dottor Donato e nel caso sentiremo lui. Cosa ricorda lei?
R.P.: Si, ricordo che sulle sovraimpressioni - perché noi non cercavamo, non avevamo bisogno di leggere quello che era stato scritto dall'imputato, quello lo avevamo già letto su un foglio sottostante - in sovrimpressione…
P.M.: Avevate l'originale suo.
R.P.: ... cercavamo di capire cosa ci fosse scritto sul foglio che precedeva o sui fogli che precedevano e trovammo qualcosa che era stata scritta dall'imputato ma insieme alla scrittura dell'imputato e trovammo dei grafemi che erano assolutamente difformi dalla grafia dell'imputato e nella circostanza cercammo di confrontarli con le scritture di Meyer e di Rusch, un cui campione ci eravamo fatti inviare attraverso il consolato tedesco per fax. A quel punto decidemmo che era il caso di andare in Germania per proseguire gli accertamenti sugli oggetti rinvenuti e naturalmente, pensammo che fosse opportuno farlo anche in Francia per integrare gli accertamenti, per vedere se per caso quegli oggetti provenissero da qualche scena di uno degli otto duplici delitti e interpellammo anche i parenti delle vittime…
P.M.: Soprattutto sui monili?
R.P.: Soprattutto sui monili.
P.M.: Delle vittime anche italiane.
R.P.: Si esatto, in Francia non riuscimmo mai ad andare, i francesi…
P.M.: Non vi hanno dato la collaborazione richiesta.
R.P.: No preferirono fare…
P.M.: La rogatoria loro.
R.P.: …la rogatoria loro.
P.M.: Questo è in atti, la rogatoria…
A.B.: Non è vero, perché le hanno detto, le hanno fatto vedere i monili alle sorelle…
P.M.: Sta dicendo non l'hanno fatta loro, calma! Calma!
A.B.: Ah, ecco.
P.M.: Sta dicendo che non li hanno fatti di andare, preferirono fare la rogatoria loro. Non ho capito perché si inalbera… Se la rogatoria l'hanno fatta loro, ci sta dicendo: ‘ io, dottor Perugini, non posso riferire…’ Non ho capito che bisogno ci abbiamo di inalberarsi!
Presidente: Va bene, va bene, non polemizza siamo, andiamo avanti.
P.M.: E’ dire non è vero! Un teste parla e la difesa dice: ‘ non è vero’.
A.B.: Lasciamoglielo dire.
Presidente: Non polemizziamo!
P.M.: No polemizzo perché sta parlando, dice: ‘ non è vero…”
Presidente: E quindi andiamo avanti, Pubblico Ministero, non perdiamo tempo per favore.
P.M.: Non perdiamo tempo, lasciamo finire il dottor Perugini anche perché noi abbiamo veramente finito.
R.P.: E invece i tedeschi ci fornirono la massima collaborazione fin dall'inizio e prendemmo accordi per andare a Osnabruck che era il centro più vicino. Era strategicamente collocato in modo più opportuno rispetto agli due posti dove dovevamo recarci che erano Lenford - molto vicino a Osnabruck – e Cuxhaven che è sul mare del Nord, in bassa Sassonia.
P.M.: E gli atti sono…
R.P.: Dove viveva la mamma di Rusch.
P.M.: … sono a disposizione della Corte dottore quindi i risultati possono essere utilizzati. Io non ho altre domande al dottor Perugini su tutte le perquisizioni effettuate per cui non ho altre domande.
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