Segue dalla settima parte
P.M.: Parliamo quindi delle due successive perquisizioni.
R.P.: Molto poco, tutto sommato.
P.M.: Come mai dopo un mese, un mese e mezzo si torna di nuovo, l'8 maggio, addirittura il 2 giugno e il 13 giugno si torna a fare perquisizione? Cosa era successo?
R.P.: Ecco ora c'è da dire una cosa: quando noi si opera, sui dati, sugli elementi che vengono acquisiti si riflette. Certamente quella perquisizione era stata enormemente più accurata di quelle che avevamo fatto in precedenza, disponevamo anche degli strumenti adatti. E c'eravamo concentrati prevalentemente sull'arma. L'arma era, diciamo, un pensiero focalizzato su quello che è considerata la prova principe. Avevamo trovato soltanto questo proiettile, devo dire che io non ero soddisfatto, non ero per niente soddisfatto, ero anche perplesso sul come avevamo cercato, anche se avevamo cercato molto bene. L'impiego massiccio di metal detector ci voleva perché i metal detector servono a rilevare metalli, però mi accorsi, riflettendo sopra che avevamo cercato proprio essenzialmente cose metalliche e non ci eravamo soffermati a pensare che in considerazione del fatto che l'assassino aveva frugato sulla scena del crimine gli effetti personali delle vittime…
P.M.: Poteva, insomma secondo voi…
R.P.: … avrebbe potuto portar via qualcosa di diverso come souvenir dell'impresa, qualcosa di diverso anche dai pezzi di carne che aveva asportato. Cose che potevano…
P.M.: Che non avevate cercato in quelle perquisizioni.
R.P.: No, devo dire, devo dire siamo stati molto superficiali in questo; io personalmente mi sentivo molto superficiale.
P.M.: Quindi?
R.P.: E quindi niente, ormai avevamo fatto la perquisizione, non c'era certo modo di farne un'altra, ci saremmo fatti ridere dietro, arrivo… Comunque il dato acquisito era quello. Punto. Mi pare che mentre io ero… nel frattempo ero stato mandato a Roma a fare un corso alla direzione della Criminalpol, un corso breve, mi pare che fu proprio in quei giorni che arrivò alla stazione carabinieri di San Casciano la famosa busta con l'asta guidamolla. Io fui informato tempo dopo, insomma quando… quando tornai dal maresciallo Minoliti che l'aveva ricevuta, tempo dopo, tempo dopo la ricezione della busta. La cosa mi… non mi piacque. Un po' perché io non ho in grande stima gli anonimi in genere ma soprattutto non mi piacque perché un'asta, un pezzo di pistola non ci significava assolutamente nulla. Era accompagnata da una lettera che non diceva neanche che quella cosa fosse di Pacciani ma in qualche modo richiamava il fatto che Pacciani da quelle parti andava, insomma era un po' come la prima lettera famosa, come tono, che senza dire diceva o senza dire con esattezza, indicava. Su un pezzo di ferro si possono fare soltanto accertamenti tecnici che ci possono dire se quell'asta guidamolla è uno né di provenienza interessante. In effetti la Beretta, mi pare, disse che quell'asta guida molla poteva provenire da una pistola Beretta serie 70, non ne indicava il modello. Ora la serie 70 è prodotta in diversi modelli: c'è la serie, mi pare, il modello 71, il 72, il 73, il 74. Comunque un'asta guida molla che poteva essere servita anche per una pistola calibro 7,65, insomma era l'altro calibro in cui venivano prodotte quelle cose. Quindi non ci diceva nulla di più. Il dato interessante che poteva essere di un qualche interesse era che questa asta guidamolla era avvolta in lembi di stoffa; quindi sul lembo di stoffa noi dovevamo sviluppare un accertamento. Nei giorni successivi - mi ricordo che era una domenica pomeriggio - eravamo a casa, ci sentimmo per telefono come ci sentivamo tutti i giorni, ci sentimmo per telefono per concordare, no? Le future mosse e pensando che era domenica e che era quindi il giorno in cui a casa di piazza del popolo c'erano anche le figlie, tutte e due, oltre alla Manni Angiolina, pensammo che era un giorno buono per chiedere loro se in casa loro si era mai vista una stoffa di quel genere. Quindi andammo lì...
P.M.: Era presente l'imputato?
R.P.: L’imputato era…
P.M.: Stava in via Sonnino.
R.P.: L'imputato stava in via Sonnino e anche la Manni Angiolina si era spostata a piazza del popolo dopo essere stata percossa era scappata via.
P.M.: Quindi in piazza del popolo c'erano le tre donne e non lui.
R.P.: Esatto. Quindi andammo lì...
P.M.: Con l'intenzione di chiedere qualcosa su quello straccio?
R.P.: Sì dimostrammo, non mi ricordo se erano le foto… credo le foto o i lembi di stoffa che avevamo trovato e gli chiedemmo se avevano mai visto per casa una stoffa del genere, di quel tipo, perché era una stoffa, mi pare… non mi ricordo se verde chiaro a fiori bianchi o se viceversa…
P.M.: Furono fatte delle fotografie, ci sono se necessario, dopo le mostriamo.
R.P.: E le figlie dissero: no, la stoffa… No in realtà non gliele mostrammo, non gli mostrammo niente, gli chiedemmo se c'era in casa una stoffa con quelle caratteristiche…
P.M.: Chi eravate, scusi?
R.P.: Dunque, eravamo l'ispettore Lamperi… eravamo l'ispettore Lamperi, Alessandro Venturini, l’assistente Venturini e mi pare basta non credo che ci fosse Di… non me lo ricordo, comunque…
P.M.: Almeno voi tre.
R.P.: Si. Durante la conversazione Venturini era rimasto sulla soglia della porta…
P.M.: Di quale casa, di quale stanza?
R.P.: Avevamo parlato, diciamo, chiamiamolo così, nel salotto di casa di piazza del popolo, il salotto è confinante con la cucina, Venturini era rimasto in piedi sulla soglia appoggiato con la schiena… cioè rivolto verso la finestra della cucina e verso il salotto, stava a metà, quindi quando ci dissero che non avevano memoria di una stoffa del genere dissi: va be’ se cortesemente potete cercare in giro, se trovate qualcosa fatecelo sapere. Quindi ci eravamo alzati per andarcene, anche Sandro Venturini si spostò e in quel momento disse: - Ma non è quella la stoffa? – Perché c’era e ci indicò uno straccetto appeso a un gancio vicino alla cappa della cucina…
P.M.: Sporco?
R.P.: Mhmm… uno straccetto… la Rosanna disse: - Già si quello è uno strofinaccio lo usiamo per asciugare i piatti – Allora gli chiedemmo se avevano anche altri pezzi di quella stoffa, dove l'avevano presa, dice: - Si, si ce n’è un monte di quelle stoffe lì - e ci indicarono un sottoscala dove c'erano anche scarpe, altra roba…
P.M.: Vi portarono loro?
R.P.: Ci portarono loro e c'erano alcuni quadrati, lembi di questa stoffa ripiegata. A quel punto ne chiedemmo un pezzo in… per vedere se si trattava proprio della stessa stoffa che era arrivata con l'asta guidamolla e la portammo alla scientifica, la scientifica fece dei confronti e vide che era la stessa stoffa o che comunque era estremamente… era identica…
P.M.: Compatibile.
R.P.: …insomma ecco…
P.M.: Vogliamo mostrare, dottore…
R.P.: Si io non ho…
P.M.: Sono qui.
R.P.: In quei giorni, in forma indiretta, feci fare un appello agli anonimi perché non rimanessero tali…
P.M.: Con poco successo, almeno sul punto.
R.P.: Con poco successo che nel frattempo feci fare un sopralluogo fotografico nella zona che era stata indicata dall'anonimo che aveva fatto anche una specie di cartina, molto rozza…
P.M.: Un disegno dietro.
R.P.: E che indicava questa zona di Cr… Crespello, Crespello…
P.M.: Ecco questo è il panno che avete sequestrato, dottore.
R.P.: Esatto.
P.M.: La… il taglio in alto a sinistra è quello che dice lei?
R.P.: No questo è uno dei, questo è uno dei…
P.M.: Vogliamo leggere la didascalia, scusi?
R.P.: “Scampolo di stoffa di identica fattura e colore dei precedenti che si trovava nello sgabuzzino delle scarpe ubicato nella casa di piazza del popolo numero sette, acquisito il 31.5.92, c che misura cm75 di lunghezza per cm…”
P.M.: Quello che vi dettero le ragazze…
R.P.: Si adesso non mi ricordo se ci dettero solo quello o se ce ne dettero di più.
P.M.: Vogliamo fare qualche altra
R.P.: Dovremmo rivederci un attimo quello che abbiamo scritto.
P.M.: Ecco, giriamo, ecco questo invece leggiamo la didascalia…
R.P.: Oh “Frammento di stoffa dello stesso tipo e colore sopra descritto della lunghezza di cm 48 circa, rinvenuto nell’anta di sinistra della credenza del garage di piazza del popolo 6, consegnata spontaneamente da Pacciani Graziella in data 31.5.92.”
P.M.: Questo era tagliato così.
R.P.: Ah ecco…
P.M.: Vediamone altri…
R.P.: Si insomma le…
P.M.: Vediamoli qualchedun’altro, così poi… Andiamo indietro? Ecco. Qui invece? Leggiamo la didascalia.
R.P.: “Insieme dei rilievi numero 1 bis e 2 come sopra, maggiore ingrandimento…”
P.M.: Allora guardiamo 1 e 2.
R.P.: “… relativamente alla parte…”
P.M.: Vogliamo vedere… Mostriamo dall’inizio, forse è meglio allora, se sarà spiegato… Ecco, allora vediamo…
R.P.: “Frammento di stoffa in cotone stampato a fondo bianco con motivi floreali di colore verde pallido con varie macchie scure di natura da precisare, della lunghezza di cm11,5 x cm5, rinvenuto nella missiva anonima inviata alla stazione carabinieri di San Casciano Val di Pesa, Firenze, e identificato successivamente per un'asta porta molla…”
P.M.: Quindi questo era il frammento di stoffa che era nella busta. Bene?
R.P.: Si.
P.M.: Con quella macchia. Allora andiamo avanti, 1bis invece… idem…
R.P.: Idem, “Come al precedente rilievo misurante cm 43 di lunghezza e cm5 circa di altezza”.
P.M.: Questo…
R.P.: Ecco si, adesso ricordo, mi pare di ricordare che quest’asta tiramolla era avvolta in due pezzetti di straccio.
P.M.: Leggiamo… Per ora sembrano due, leggiamo ancora il… andiamo avanti…
R.P.: Credo che sia così perché…
P.M.: Questi due. Ecco, leggiamo questo…
R.P.: “Frammento di stoffa in cotone stampato a fondo bianco con fiori di colore verde pallido, simile al precedente, forma irregolare triangolare della lunghezza di cm17 circa e base di cm11, rinvenuta nell'anta sinistra della credenza di colore bianca ubicata nel garage di piazza del popolo 6, di proprietà di Pacciani Pietro durante la perquisizione del 2 giugno ’92.”
P.M.: Allora i primi due erano con l'asta guidamolla, questi successivamente. Vediamo allora di spiegare.
R.P.: Si.
P.M.: Almeno che non c'è qualche altra foto. Vogliamo vedere ques… Questo… vedo che sono unite, vuol vedere questo?
R.P.: Si…
P.M.: Questi sono i due che erano…
R.P.: Se non mi ingrandisce io non vedo manco… ecco…
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