lunedì 31 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Sedicesima parte

Segue dalla quindicesima parte 

Presidente: Bene. Altro? Avvocato Fioravanti.
Avvocato Fioravanti: Io pochissime cose perché è già stato molto lungo ed esauriente per la fase l’avvocato-collega Bevacqua. Dottor Perugini lei questa mattina ha affermato che Pacciani “è una delle nostre opzioni”, questa è una frase…
R.P.: Esatto.
A.F.: …che non può disconoscere
R.P.: Era.
A.F.: Questa sera ha detto. “Noi abbiamo degli elementi da verificare e non delle prove”, io le chiedo: voi cercavate l’autore, l’autore che firmasse questi delitti, come mai ci dite che siete partiti dal 1989 risultandovi da quegli 82 un condensato di 26 nomi e non vi siete curati dall’85 all’89 di una lettera anonima che penso sia stata la vera partenza per le vostre indagini? Cioè, è quella lettera o sono le vostre indagini dall’89?
R.P.: Quella lettera anonima si confonde con altre centinaia di migliaia di lettere anonime arrivate come arrivavano in genere subito dopo i duplici omicidi e come stesso arrivano dopo un fatto che desta scalpore. Quella lettera anonima ebbe sviluppo in una perquisizione condotta approssimativamente in una sola delle case del signor Pacciani, non nelle altre due che lui già possedeva e nelle loro pertinenze dopodiché l’ufficio continuò ad occuparsi, visto che carabinieri avevano dato esito negativo sul conto del… per quanto riguardava la perquisizione del Pacciani, continuammo ad occuparci di molte, numerose, numerosissime altre opzioni, ora è molto facile adesso… in questo momento il processo si focalizza su un personaggio, tutto ruota intorno a un personaggio: l’imputato; può sembrare, può dare la falsa impressione che noi per anni ci siamo occupati soltanto di lui, questo non è vero. Il fatto che noi nel 1989 iniziamo quel tipo di verifica, quel tipo di accertamento non potevamo iniziarlo nel 1985, subito dopo, perché quell’accertamento scaturisce dal silenzio dell’autore dei duplici omicidi per un certo periodo di tempo, spero di essere stato chiaro, quindi al momento in cui dopo una serie omicidi aria estremamente virulenta, ripetuta, l’autore, che tutti ci si aspetti torni a colpire con la stessa regolarità, non colpisce più, in quel momento e non colpisce più per certi anni, in quel momento noi cominciamo a considerare quella opzione però, vede, l’ipotesi investigative ne sono state fatte tante altre nel frattempo, se crede io posso farle avere..
A.F.: No, mi basta…
R.P.: Posso farle avere uno schema di quante ipotesi investigative abbiamo sviluppato…
A.F.: Mi basta la risposta
R.P.: Non con minor cura e non con minore attenzione.
A.F.: Mi basta la risposta soltanto mi resta il dubbio che la partenza non sia quella di un computer ma quella di una persona, non quella dei fatti ma quella di un soggetto e basta
Presidente: Va be’ evitiamo i commenti.
R.P.: Lei immagina…
Presidente: Ha altre domande?
A.F.: Mi resta il dubbio, mi resta il dubbio
Presidente: E va be’ avvocato...
A.F.: Ecco, me lo tengo.
Presidente: Se lo tenga e andiamo avanti.
A.F.: Ecco perché le indagini su Pacciani sono state intensificate perché poteva essere la chiusura più semplice di qualcosa che doveva essere chiuso oppure perché realmente i fatti riscontrati sulla persona di Pacciani e sull’ambiente di vita di Pacciani erano realmente oggettivi?
R.P.: Lei mi fa una domanda molto difficile io cercherò di essere esauriente nel rispondere…
A.F.: Sono 25 anni, 26 di indagini… …dal ’68…
R.P.: Primo, noi abbiamo sopportato per 25 anni un’indagine aperta quindi nessuno ci imponeva di chiuderla, ecco e nessuno di noi ha cercato di forzare i tempi per chiuderla. Io non credo sinceramente per quanto fosse grande il desiderio nostro di catturare l’autore dei duplici omicidi che potessimo pensare di chiuderla. Al momento in cui cominciamo ad investigare su questo nucleo di nomi lo facciamo come abbiamo sempre fatto con gli altri, con la giusta dose di scetticismo e con la giusta dose di impegno, naturalmente niente ci garantiva che l’una o l’altra ipotesi si sarebbe rivelata fruttuosa però i fatti ci sono capitati in mano, certo li abbiamo cercati, certo forse abbiamo posto in atto l’attività investigativa convenzionale forse nel modo giusto, di errori ne avremmo commessi diversi, indubbiamente, nessuno è perfetto però i fatti ci sono capitati in mano non è che li abbiamo creati, non è che li abbiamo inventati, non li abbiamo piantati ed innaffiati per farli crescere, sono cresciuti da soli.
A.F.: Non lo dice nessuno questo che voi li abbiate inventati, io ho detto forse c’era qualche caso più attinente ma più difficile al caso del mostro di Firenze, diciamo mostro, dell’autore…
R.P.: Io penso che… io vorrei avvocato Fioravanti sgombrare il campo una volta per tutte da questo perché credo che lei voglia parare sul discorso dell’insospettabile ad alto livello, è un discorso che molti hanno fatto, vede io credo che la SAM ha investigato più insospettabili di quanti sia possibile e lecito sospettare col risultato che questi cosiddetti insospettabili, le persone in posizioni eminenti, in posizioni di rilievo, di prestigio eccetera, eccetera hanno finito inevitabilmente ad essere i primi sospettati in questi duplici omicidi. Noi cercavamo un autore di duplici omicidi che fino a quel momento non era stato sospettato, vede e questa è una mia considerazione personale, in un immaginario collettivo in cui tutti pensano al chirurgo perché la stampa ha detto che l’autore taglia magnificamente bene da operazioni chirurgiche; tutti pensano al ginecologo perché si focalizza sul seno e sulla vagina della donna; tutti pensano alla persona talmente al di sopra di ogni sospetto… Noi abbiamo semplicemente considerato che non potevamo escludere neanche coloro che apparendo, sfuggendo all’immaginario collettivo dimessi erano ugualmente potenziali sospettabili, il signor Pacciani è stato un potenziale sospettabile esattamente come tutti gli altri, naturalmente non abbiamo escluso queste persone di cui lei parla e per quanto riguarda le difficoltà investigative…
A.F.: Ma oggi non sono… Nemmeno oggi sono escluse
R.P.: La prego.
A.F.: Nemmeno oggi queste persone sono escluse perché noi abbiamo elementi da verificare e non prove quindi non sono escluse
R.P.: Mi perdoni, mi perdoni, parlavo al passato
A.F.: Ah, al passato.
R.P.: Parlavo al passato.
A.F.: Quindi abbiamo messo una pietra sopra?
R.P.: Vede, scusate, quello che voglio dire è che noi non facciamo altra attività che quella di raccogliere elementi che sono quelli che sono, si presentano nella loro natura, nella loro essenza, nella loro quantità, sono quelli e al momento in cui ci sembrano pertinenti, ci sembrano rilevanti, ci sembrano significativi li presentiamo com’è dovere nostro, senza particolari interpretazioni, mi consenta avvocato Bevacqua, ma con l’apparenza del dato che è, del fatto che è all’autorità giudiziaria, non rilevano i convincimenti personali in questo processo ma lei certamente non vuol sapere di cosa sono convinto io…
A.F.: No
R.P.: Se me lo chiede io glielo posso dire
A.F.: Ma io non glielo chiedo.
Presidente: Nooo, assolutamente.
A.F.: io questo non glielo chiedo, no io volevo soltanto..
Presidente: Tronchiamo qui.
A.F.: Si, soltanto due cose ma le faccio in un’unica domanda brevissima. Il primo punto della domanda: quante persone ha frequentato il garage di Pacciani dal 6-12-91, giorno della libertà di Pacciani, al 25 maggio ’92, giorno dell’arrivo della lettera ai Carabinieri. Cioè quante persone l’hanno frequentato, tra cui anche molti della Polizia. Secondo, seconda domanda…
R.P.: Mi ripete le date perché su questo
A.F.: Si, Pacciani viene liberato il 6 dicembre del ‘91
R.P.: Mi perdoni avvocato lei ha fatto una domanda alla quale ha dato una risposta…
A.F.: No, no, no, no.
R.P.: Ha detto: “fra cui molti della Polizia”
A.F.: No, cioè oltre quelli della Polizia tante altre persone l’avranno frequentato, Pacciani stesso.
R.P.: Si.
A.F.: Io le chiedevo quante persone, quante volte, hanno frequentato quel garage per poter trovare qualcosa attinente a quello straccio e a quel tiramolla (?? n.d.r.). Questa era una delle domande. Seconda domanda, noi siamo stati insieme, lei ed io, in quel periodo delle perquisizioni quasi giornalmente lì
R.P.: Si.
A.F.: La mia grande meraviglia, se me la può spiegare, è il ritrovamento del proiettile in quel paletto di vigna…
R.P.: Non lo dica a me.
A.F.: Ecco, quel paletto di vigna, cioè la vigna..
Avvocato Bevacqua: Vigneto!
A.F.: Vigneto. No Vigna, io dico vigna, la chiamo vigna, sono marchigiano la chiamo vigna.
Presidente: Va bene, abbiamo capito.
A.F.: Ecco, in quel paletto fu trovato, senza prima esserci passato col metal detector, fu trovato per caso?
R.P.: Si.
A.F.: Oppure era stato… con qualche avvertimento?
R.P.: Allora guardi…
A.F.: Queste erano le mie due ultime domande
R.P.: Io le sono molto grato di queste domande. Primo, per quanto riguarda la frequentazione del garage di Pacciani, che se lei mi dice nel periodo intercorrente… beh, certo avevamo perquisito quel garage, certamente. Prima ancora della nostra perquisizione mi sembra che il Pacciani ci portò un paio di ex detenuti, no?
A.F.: Si insieme a Don Cuba.
R.P.: A Don Cubattoli, mi ricordo bene, perché può darsi che dica qualcosa di cui non sono…
A.F.: No, no, perfetto.
R.P.: E altre persone, a parte i familiari, non… a me personalmente non risulta che abbiano frequentato quel garage. Per quanto riguarda il proiettile, la sua grande sorpresa
Presidente: Però, scusate un attimo, io vi dico una cosa, del proiettile ancora non ne abbiamo parlato per la verità nell’esame, io direi che sul proiettile sarebbe bene…
P.M.: E’ da stamani che dico la stessa cosa ma vedo che nessuno mi sta a sentire, menomale qualcuno mi ha…
Presidente: E questo giova sia all’accusa che alla difesa naturalmente.
A.F.: Scusi mi ero dimenticato.
Presidente: Il proiettile è un punto piuttosto importante
A.F.: D’altra parte…
Presidente: Non ha fatto parte dell’esame, quindi magari ne parliamo diffusamente e compiutamente dopo se siete d’accordo.
A.F.: Io non ho altre domande.
Presidente: Va bene.

venerdì 28 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Quindicesima parte


A.B.: C’è un fatto invece del 1985…
R.P.: Bene.
A.B.: Che mi ha pure questo stupito, qua la prima volta mi ha stupito però lei mi ha spiegato che non essendo lo stesso calibro il mio stupore si è vanificato, ora invece questo è uno stupore che permane, perché? Perché viene sentito dai Carabinieri di Prato, non so se lei ha fatto anche queste indagini, un certo signore il quale dice che “Nell’estate dell’81 mentre mi trovavo a sorbire un caffè presso il bar sito in località Nome di Gesù di Calenzano è venuta una persona, mi ha dato tre proiettili, dicendo che lui ne aveva altri cinque o seicento. Questa persona aveva un’altezza di uno e ottanta circa e guarda caso questo proiettile, questa volta si, era un proiettile calibro 22 con fondello la lettera "H”.
R.P.: I proiettili calibro 22 Winchester vengono stampati nel numero di alcune decine di…
A.B.: La domanda è questa:
R.P.: …di migliaia…
A.B.: …se è stata effettuata o no indagine sul punto.
R.P.: Vede, la mole di…
A.B.: Ne aveva cinque o seicento questo.
R.P.: La mole di… Se è per questo avvocato sono stati trovati dei proiettili…
A.B.: 35
R.P.: …di analogo calibro nel piazzale dell’ospedale di Ponte a Niccheri…
A.B.: Uno solo.
R.P.: Alcuni… No credo qualcuno di più. Comunque qualcuno… Allora mi confondo con quelli inviati ai magistrati…
A.B.: Quelli sono tre.
R.P.: Vede, parliamo di oggetti che vengono prodotti in quantità veramente mostruosa, siamo nell’ordine di milioni di lotti ma in sè e per sè considerati questi proiettili credo che se andassimo a cercarli all’armeria qua vicino non avremmo difficoltà a procurarcene. Quelli che ci interessano sono proiettili riconoscibili, identificabili che abbiano i segni, i marchi, le tracce della pistola che sono quelle, quelle si, quelle sono riconoscibili.
A.B.: Ecco ma scusi io le faccio una domanda…
R.P.: Sul conto della persona…
A.B.: Siccome nei confronti del Pacciani non è stato trovato, prima, prima, non è stato trovato nulla ma si è soltanto personalizzata la indagine, me lo consenta perché questo mi pare che sia
R.P.: No non glielo consento perché non è vero.
A.B.: Certo, attraverso il computer, questo signore aveva dei problemi, ha avuto dei problemi…
R.P.: Allora si è spersonalizzata perché è intervenuto uno strumento estraneo oggettivo che non aveva nessuna…
A.B.: Che era il computer? Che era il computer?
R.P.: E che non aveva nessunissimo interesse a identificare il signor Pacciani
A.B.: Se non è zuppa è pan bagnato…
Presidente: Non facciamo questioni di parole, forza.
A.B.: Non è zuppa e pan bagnato, pappa con il pomodoro o qualcosa del genere
Presidente: Andiamo avanti non facciamo commenti.
A.B.: Scusi, questo mi pare che sia importante, mi pare che dovesse essere importante per l’attività di indagine, perché? “L’uomo che mi ha dato i proiettili posso descriverlo come segue, anche se non lo ricordo al 100%, altezza uno e ottanta, corporatura robusta, accento…” Non voglio dire chi è e chi non è perché non si sa. Questo signore che ha ricevuto questi proiettili è addirittura una guardia giurata, era addirittura una guardia giurata e questi proiettili li aveva avuti nell’81 dice che questo signore che glieli aveva dati…
P.M.: Chiedo scusa Presidente ma allora perché
A.B.: 62
P.M.: No, chiedo scusa, la devo interrompere perché mi ha interrotto lei. Perché non ha indotto questo teste invece di fare le domande al dottor Perugini? Io non ho altro da dire.
A.B.: Si, allora l’ha fatto lei le indagini su questo punto o no?
P.M.: Scusi eh, insisto, la domanda non è così ponibile.
A.B.: Ha fatto le indagini su una persona che aveva ricevuto dei proiettili e che questi proiettili erano con il fondello H?
R.P.: Io non ho nessuna difficoltà a rispondere perché la sua domanda è giusta ed è pertinente.
A.B.: La ringrazio.
R.P.: Quello che voglio dirle è che sono state fatte indagini, naturalmente non le ho fatte tutte io e quando intendo “io” intendo parlo della sezione della Polizia di Stato, anche perché sarebbe stato materialmente impossibile, lei si rende conto che avendo da macinare un numero di sospetti che si contavano nell’ordine delle migliaia io non credo che mi sarebbe bastata, né ai collaboratori, un’intera vita per approfondirli tutti, a meno che, a meno che non emergessero sul conto di queste persone dei dati di tale interesse da indurre ad un approfondimento particolarissimo…
A.B.: Quindi era una valutazione che lei faceva soggettivamente?
R.P.: Il primo… No, mi perdoni, non una valutazione soggettiva, è una valutazione oggettiva, valutazione di dati, sono i dati, sono i fatti che parlano per sempre.
A.B.: Io non ho capito una cosa
R.P.: Vede…
A.B.: E ho capito si, però il dato che cos’è? Il dato è il computer? Perché sennò ci… O il computer che mi da dei dati e non è un dato, oppure è un dato oggettivo, un elemento oggettivo dal quale noi dobbiamo risalire, attraverso questo dato, alla cosiddetta verità, il sillogismo, è vero? O no? Quindi il dato oggettivo qual è? Qua abbiamo dei proiettili con una marca ben precisa: H e una persona che dice: io li ho ricevuti da una persona che mi dice che questo nei aveva cinque o seicento.
R.P.: Benissimo.
A.B.: La domanda che le faccio: fu attivato oppure no la indagine?
R.P.: Quella cosa arrivò ai carabinieri che certamente fecero i loro accertamenti, aggiungo: quei proiettili consegnati da questo signore, in quella circostanza, va bene? Erano non diversi ad alcune altre centinaia di proiettili arrivati a noi per altre vie il cui unico motivo, interesse era la rispondenza ad un marchio di fabbrica che ne produce milioni…
A.B.: Va bene.
R.P.: Se quel signore ci avesse portato dei proiettili che erano significativi in quanto quei proiettili erano stati rinvenuti in luoghi significativi o erano segnati a quel punto, le posso assicurare, che l’attività di indagine non sarebbe stata inferiore a quella che è stata esperita per alcune centinaia di persone fra cui il signor Pacciani, che non ha goduto di un trattamento di particolare, particolare…
A.B.: Benevolenza no di certo. Di particolare benevolenza
R.P.: Mi perdoni.
A.B.: Che poi non dovete fare benevolenza
R.P.: Gli investigatori mirano ad accertare dei fatti non a voler bene agli indagati.
A.B.: Sono d’accordo.
R.P.: Ma voglio dire, non è che nei suoi confronti si sia adoperato un metro investigativo diverso da quello adoperato per chiunque altro e quando parlo di chiunque altro non parlo di due persone.
A.B.: Certo.
R.P.: Parlo di molte persone.
A.B.: Va bene. Senta io ora concludo perché poi casomai, siccome lei dovrà ritornare…
R.P.: Io sono a disposizione.
A.B.: E’ un piacere per me averla qua…
R.P.: Anche per me rispondere alle sue domande.
A.B.: Grazie. Ecco lei ha detto che la famiglia Rosselli Del Turco era la famiglia presso cui questo signore lavorava e avete fatto delle indagini sul punto, in particolare avete cercato di sapere che cosa facesse, dove lavorasse e in che zona lavorasse il signor Pacciani. Ecco io voglio che se lei, siccome leggo un suo rapporto, se conferma che lui “…stava in una casa colonica di via S.Anna, proprietà di Bonsignori Indro, posta di fronte alla casa e sull’altro versante della valle dove abitava il Pacciani Pietro, vedi foto numero 9, viene data in locazione da diversi anni a turisti stranieri prevalentemente di origine tedesca.” Questo me lo conferma?
R.P.: L’ho scritto io?
A.B.: E’ un rapporto della SAM…
R.P.: Sicuramente.
A.B.: Non ho altre domande Presidente.
Segue...

giovedì 27 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Quattordicesima parte

Segue dalla tredicesima parte.

A.B.: Senta lei mi ha detto, ci ha detto, per capire un pochino com’è stata l’attività di indagine, che voi comunque avete sempre mantenuto un rapporto con le altre forze di polizia che indagavano sugli altri elementi oggettivi/soggettivi che potevano avere una qualche rilevanza sul piano della prova, quindi sul piano della ricostruzione dei fatti e in particolare della individuazione del personaggio, personaggio che aveva commesso tutti questi efferati delitti, no?
R.P.: Dal 1989 abbiamo lavorato insieme.
A.B.: E allora io le domando questo, perché io son rimasto, da vecchio carabinieruccio da quattro soldi, sono rimasto un po’ perplesso di questo: ma come mai non si è fatta un’indagine sul punto? Io le leggo due…
R.P.: La prego.
A.B.: …pagine che mi sono un po’ rimaste strane a digerire, se si possono digerire la pagine, allora: Ci fu un fatto, io non so se lei lo ricorda oppure no, siccome lei m’ha detto che aveva ancora attività di indagine d’accordo con i Carabinieri le domando se è stata fatta un’indagine sul punto, perché qua ci sono degli elementi oggettivi da cui trarre… Ecco e si tratta di una pistola che tal Danio Bardi ebbe a denunziare smarrita.
R.P.: Calibro 6 corto.
A.B.: No calibro 22
R.P.: Si calibro 22 corto.
A.B.: Ma corto o lungo non mi interessa.
R.P.: E no, interessa a noi perché la pistola smarrita è un calibro diverso dalla pistola con cui sono stati commessi gli omicidi.
A.B.: Sicuro?
R.P.: Per quanto mi è dato ricordare si e la prego di credermi…
A.B.: no, perché, guardi questo fatto mi ha lasciato perplesso perché?
R.P.: Aveva lasciato perplesso anche me finchè non ho accertato che si trattava di un calibro 22
A.B.: Io però comunque sarei andato avanti, mi scusi, perché sarei andato avanti? Perché questo signore dice di avere smarrito il 21 agosto del 1971 questa pistola che lui aveva lasciato in una macchina, in una macchina…
R.P.: “Diceva” perché credo che sia deceduto
A.B.: O è morto? “Diceva”, si è morto. Però è morto dopo l’85, l’86, l’87, l’88, l’89, eccetera.
Presidente (fuori microfono): E’ morto due o tre anni fa.
R.P.: Infatti non l’abbiamo lasciato cadere.
A.B.: Però, mi scusi, c’è un dato che mi ha un po’… così, colpito: “Dal controllo effettuato dagli agenti all’interno dell’auto”, l’auto è stata poi ritrovata, non fu trovata la pistola…
R.P.: Le tracce di un colpo sparato.
A.B.: “La pistola di cui sopra non veniva rinvenuta e sul tappetino anteriore sinistro, vicino al sedile, veniva notata una piccola goccia di sangue, altre gocce di sangue venivano notate sul fianco sinistro del suddetto sedile e nel vano portaoggetti lato sinistro. Veniva trovato un tovagliolo intriso di sangue, inoltre sul pannello della portiera sinistra, all’altezza della manopola veniva notato un piccolo foro.” Qualcuno aveva sparato, qualcuno aveva ferito qualcosa o qualcuno…
R.P.: O si era ferito.
A.B.: O si era ferito. Ecco io ho visto che qua si è bloccato, si è fermato, non è andato avanti nulla, domandavo è andato avanti oppure no?
R.P.: E’ andato avanti.
A.B.: E che è successo?
R.P.: E’ andato avanti fino al momento in cui abbiamo ritenuto che se dovevamo approfondire oltre questo avevamo circa altre 6000 piste di gran lunga migliori da approfondire ma mi consenta, se io debbo fare accertamenti su colpi esplosi, che peraltro non sono stati esplosi con una pistola del calibro di quello che noi cerchiamo allora mi chiedo per quale motivo non dovrei fare accertamenti su colpi esplosi con una 44 magnum o con una 38. Quello che voglio dirle avvocato è che noi abbiamo in mente un’arma che ha una sua precisa connotazione che ha nelle sue caratteristiche meccaniche delle tracce che consentono di identificarla, perché vede avvocato, fra le altre cose di cui non ho parlato, fra quei 29.800 e spiccioli documenti che abbiamo inseriti nell’archivio famoso c’è uno dei documenti che riguarda le pistole smarrite, denunciate smarrite, rubate, quelle di cui non abbiamo trovato traccia perché gran parte di questa attività, come le ho detto noi non siamo andati a caccia di farfalle, siamo andati a caccia di dati, di fatti, si è svolta su elementi concreti, chiaro che il primo tipo di accertamento che noi dovevamo fare era su tutte quelle pistole che per un motivo o per l’altro venivano alla nostra considerazione in circostanze sospette.
A.B.: Ma io non è che voglio… Non le voglio fare un appunto.
R.P.: No, no, voglio dirle… Lei ha detto: mi chiedo perché non è stato sviluppato… E’ stato sviluppato, naturalmente alcuni degli sviluppi preferirei tacerli, se non è necessario, perché coinvolgono una persona che non è in questo momento indagata altrimenti dovremmo parlare di alcune centinaia di mediciR.P.: chirurghi, ginecologi, avvocati e così via.
A.B.: No ma qua si trattava di una pistola più di sangue
R.P.: Io ritengo…
A.B.: Pistola, sangue, un buco, di una pistola smarrita.
R.P.: Posso dirle avvocato, noi abbiamo spinto gli accertamenti fino al punto di rilevare che quella pistola non era del calibro che interessava a noi, che la persona in cui…
A.B.: Era 22 però.
R.P.: Guardi, era una 22… Mi scusi, fra la 22 corto e la 22 lungo esiste la stessa differenza che al gioco del lotto fra il 18 ed il 24, sono vicini ma sono due cose diverse, non c’è possibilità di confondersi.
A.B.: Il percussore è identico, è un problema di…
R.P.: E’ un problema di calibro avvocato.
A.B.: Va be’.
R.P.: Il 22 corto…
A.B.: E’ un altro calibro.
R.P.: Il 22 corto è un colpo da gara, io ho avuto modo… E’ un colpo da gara, il 22 corto è un colpo che si usa nelle gare di automatica ai poligoni di tiro…
A.B.: A proposito di gara…
P.M.: No, lasciamolo finire scusi per cortesia…
A.B.: Si certo.
P.M.: Sennò prima gli mette il dubbio, sta spiegando come mai facciamoglielo dire.
R.P.: Che è sostanzialmente
A.B.: Va be’ ma l’ha già detto, no?
R.P.: Che è sostanzialmente molto difforme, molto difforme dal… Comunque non voglio andare avanti, prego.
A.B.: No, no può pure andare avanti dove crede. Ecco io però…
R.P.: Mi perdoni, la interrompo e non vorrei, di quand’è quel rapporto?
A.B.: E questo rapporto è del… del… del… aspetti glielo dico subito… Del 1971 e poi viene ripreso nel ’91.
R.P.: Ecco insieme a tutti gli altri che noi prendemmo in considerazione

mercoledì 26 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Tredicesima parte

Segue dalla dodicesima parte.

A.B.: Ecco, a proposito della pistolina c’è un’asta guida molla che è stata introdotta nel processo, anche se un certo documento, il foglio che accompagna quest’asta guida molla è un foglio un po’ particolare, cioè la Corte di Assise ha ritenuto di non poterlo acquisire perché sennò si sarebbe violata la norma però potrà anche acquisirlo dopo, non lo so, comunque… Ecco voi, lei che ottimo indagatore ma non sto assolutamente, non mi permetterei neppure…
R.P.: Non me l’aspetto da lei.
A.B.: Che vede questo pezzo di ferro, che, lei capisce, è un pezzo di ferro, più corto di questa matita con una rotondella di ferro attaccata qui e nient’altro. Lei che vede, lei, io parlo di lei che conosce le armi, che lo vede per terra, che pare che l’anonimo abbia trovato soltanto questo pezzettino di ferro per terra, va bene? Ecco, vede questo pezzo di ferro, che fa? Come fa a ritenere che quel pezzo di ferro possa far parte di una pistola Beretta?
R.P.: Si, posso…
A.B.: Lei, dice ma… Non si è insospettito?
R.P.: L’anonimo non è stato in se, però io…
A.B.: No, no lo può dire dell’anonimo, perché…
R.P.: Mi perdoni, se male non ricordo l’anonimo dice: Questo è, o può essere, un pezzo di pistola che l’ho visto sul giornale.
A.B.: Ohooo!
R.P.: Il giornale La nazione…
A.B.: Se lo ricorda bene
R.P.: …come noi verificammo aveva pubblicato l’esploso…
A.B.: Il 5 maggio
R.P.: …l’esploso… io non ricordo quando, io oltretutto in quei giorni ero a Roma quindi son cose che acquisii successivamente, aveva pubblicato l’esploso di una pistola, indubbiamente io dico nel momento in cui, in una situazione di assoluta tranquillità, in una situazione di silenzio, io mi imbatto in una cosa del genere gli do un calcio e la butto via, se però…
A.B.: Lei Perugini o lei chiunque…
R.P.: Io chiunque. Se però, forse ma io poi non faccio testo, ma se io ho avuto per quasi due settimane un esercito a scavare in casa di una persona con i giornali che giorno, sera e a colazione parlano di: la ricerca della pistola, la ricerca della pistola, la ricerca dei proiettili, il rinvenimento di un proiettile, una sull’altra, se io sono un attento lettore di questi giornali, sono un curioso e magari, guardi aggiungo, conosco o di persona o per sentito dire la persona che è sotto investigazione in questo momento beh io probabilmente l’avrei presa e portata ai Carabinieri, io…
A.B.: Cosa che è stata mandata addirittura.
R.P.: Ecco questo io non l’avrei fatto, questo io non l’avrei fatto, io l’avrei presa e l’avrei portata ai Carabinieri senza lasciare l’incertezza…
A.B.: Ecco non vi a dato…
R.P.: A noi le ombre e i punti oscuri non ci sono mai piaciuti.
A.B.: Ecco ma queste ombre sono ancora più fitte, se si può parlare di ombre fitte, perché guarda caso questa asta guida molla è avvolta, a parte che da questo foglio di carta, anche da un pezzo di stoffa e questo pezzo di stoffa, io le voglio ricordare il verbale che voi avete fatto del ritrovamento della stoffa che mi ha un po’ colpito, nessuna ombra di dubbio sulla correttezza di coloro che facevano le indagini però mi ha colpito, io gliela leggo perché l’ha scritta lei, il dirigente della Sam è lei.
R.P.: Certo.
A.B.: “Decidevamo di aspettare il rientro di queste ultime due figlie per invitare anche loro alla verifica dei loro effetti personali” noi sappiamo che le figlie non vogliono vedere il padre, vogliono che il padre non ci sia, addirittura sono nemiche del padre per quei noti fatti…
R.P.: Sono intimorite dal padre.
A.B.: Quindi nemiche, non sono amiche.
R.P.: Sono spaventate.
A.B.: Spaventate, uno che è spaventato non è amico di quello che lo spaventa.
R.P.: No ma non gli è nemico, solo spaventato.
A.B.: Va bene io va bene. “L’assistente capo Venturini stando appoggiato con la schiena allo stipite della porta che dalla cucina affaccia sul salotto notava appeso ad un gancio, a lato della cucina a gas uno straccio, evidentemente usato…” grande intelligenza, grande capacità del Venturini che conosco, molto bravo “…evidentemente usato come strofinaccio avente le caratteristiche della stoffa da noi cercata. Richiamava quindi la nostra attenzione…” Venturini “…e la Rosanna notato lo straccio diceva che ce n’erano altri…”, la Rosanna, “…ciò detto apriva lo sgabuzzino delle scarpe prendendo a colpo sicuro…”, aspettava quasi che voi arrivaste, “…da un ripiano un altro straccio di simili dimensioni e fattura, all’interno dello stesso sgabuzzino in effetti ve ne erano altri cinque che ci venivano successivamente spontaneamente consegnati. Subito dopo arrivavano tanto la Manni Angiolina quanto la figlia Graziella le quali coadiuvavano la congiunta nell’attività di ricerca, in particolare la Graziella ci accompagnava anche nel garage…” pensi, questa ragazza che è mezza… si ricordava che laggiù c’era quel pezzo di stoffa, la Graziella è quella meglio però, “…sottostante dove rinveniva in un’anta della credenza…” guardi, nascosto però era lì nell’anta della credenza “…ivi presente una striscia sottile del medesimo tessuto che ci consegnava.” Ecco, lei che è uomo molto attento e molto intelligente, premesso che chiaramente nessuno della Polizia ha fatto questo, è chiaro
P.M.: Che cosa scusi avvocato?
A.B.: Che potrebbe aver fatto questo, lo detto subito.
P.M.: Fatto che cosa? Lo dica.
A.B.: Dico… Io non sto dicendo nulla
P.M.: Premesso che ha fatto questo…
A.B.: Premesso che nessuno… Quindi le persone che hanno potuto fare questo
P.M.: Le persone sono indicate lì.
A.B.: In particolare potrebbero essere o la Rosanna o la Manni madre o la Manni figlia, voi avete constatato che ad un certo punto c’era questo straccio
R.P.: O il signor Pacciani, diciamoli tutti.
A.B.: O il signor Pacciani ma mi pare che siamo nel giugno del ’92, il Pacciani era uscito da poco tempo, però qualcuno… No.
P.M.: Come no?
R.P.: Quello che voglio dirle, sembra che tutto sia nato in un’unica soluzione, non è così. Vede, un’asta guida molla, per quanto sia un pezzo di pistola che poi risulterà provenire da una pistola Beretta modello 70, esattamente l’arma… …l’arma… Del modello con cui l’omicida compie i suoi delitti, non ci diceva niente altro di più, il modello 70 non è soltanto prodotta nel calibro 22 Long Rifle, è prodotta nel calibro 7 65, presumo sia prodotta anche nel calibro 9, voglio dire, non ci dice nulla, noi con quel pezzo di pistola caro avvocato non ci facciamo assolutamente nulla, è un pezzo di metallo inerte e muto.
A.B.: Però c’era… No, ecco… Però qualcuno doveva incastrare Pacciani.
R.P.: C’è un… Mi perdoni. Mi perdoni. Aspetti. Mi faccia finire l’esposizione poi diciamo… Quel pezzo di metallo però è avvolto in un pezzo di stoffa, il minimo che noi possiamo fare è cercare di verificare se quel pezzo di stoffa può provenire dalle stoffe che in quantità industriale il Pacciani tiene in casa sua. Quando siamo andati noi non è che abbiamo fatto una ricerca in casa, abbiamo chiesto alle figlie se per caso rammentavano d’aver visto una stoffa bianca a fiori verdi, mi pare che fosse una cosa del genere, a casa loro. Loro ci dissero no, assolutamente non ce lo ricordiamo e quindi stavamo andandocene se non fosse stato per l’assistente Venturini, che avendo seguito la casa di Pacciani, salotto confinante con la cucina, lui è rimasto in piedi sullo stipite ha visto questo strofinaccio, lui ha la vista migliore alla mia evidentemente e a quel punto noi abbiamo detto: ecco, la stoffa è questa?
A.B.: Ecco, certamente.
R.P.: E loro ci han detto: Ehh. Dice: Ma di questa ce n’è un monte di pezze di questo tipo qui. Perché? Perché lo sanno?
A.B.: perché gliel’aveva data una certa signora eccetera, eccetera.
R.P.: Ma questo è un fatto importante, no? Perché quella stoffa era, faceva parte di lenzuola…
A.B.: Date due anni prima
R.P.: Date da una parente, datrice di lavoro della Graziella ma tempo prima. Era un dato che loro ricordano.
A.B.: Due anni prima, quando il signor Pacciani era ancora in galera però.
R.P.: Esatto.
A.B.: Ecco scusi io le faccio la domanda per l’investigatore…
R.P.: Si, però il signor Pacciani nel momento in cui l’asta guida molla viene ritrovata non è in galera, è fuori ed è furoi per l’esattezza da 6 dicembre 1991.
A.B.: Certamente.
R.P.: Dal 6 dicembre 1991 fino al mese di giugno del’92 intercorre un lasso di tempo più che sufficiente per fare in modo che il signor Pacciani, premetto, avvolga quel pezzo di pistola, nell’ipotesi che sia lo… ne prenda tutte le precauzioni atte alla conservazione, al non deterioramento di quel pezzo di pistola e cerchi di nasconderlo, per il resto avvocato io ho molto sperato, molto sperato che l’anonimo che ha scritto quella lettera si facesse vivo.
A.B.: Anch’io lo speravo.
R.P.: Lo abbiamo sperato tutti ma lo abbiamo sperato perché certamente questo dato anche se poi viene a connotarsi nei dati oggettivi appare, appare, si presta a questo tipo di interpretazione che lei gli da.
A.B.: No, io non gli voglio dare questa… io domando a lei, scusi, siccome…
R.P.: Perché guardi..
A.B.: No mi scusi le faccio io le domande, mi scusi dottor Perugini, abbia pazienza.
R.P.: Prego.
P.M.: Però lasciamolo rispondere.
A.B.: Certo ma certo.
Presidente: Prego.
A.B.: Mi perdoni, lei da ottimo investigatore qual è quando vede, sente, avverte, legge delle lettere anonime, avverte questa situazione strana di qualcuno che vuole a tutti i costi, mi scusi la terminologia, il verbo, “incastrare” il Pacciani che cosa fa? Cioè, capito, perché questi vogliono, questo qua è chiaro che è qualcuno che vuole incastrare Pacciani.
P.M.: Così la legge lei, perché lo vuol far dire al teste?
R.P.: Non deduco nessuna ipotesi di fantasia, non lo voglio fare ma posso raccontarle, posso dirle con assoluta certezza che ci sono persone sul conto delle quali sono arrivate ben più di due lettere anonime.
A.B.: Certo.
R.P.: Persone che per’altro non erano neanche mai emerse e comparse in evidenza come è comparso il signor Pietro Pacciani che ha goduto di una notorietà sui giornali, direi strepitosa, secondo me impropria però ce l’ha avuta, a questo punto è strano che ne sia arrivata soltanto una perché la nostra esperienza era ben diversa, perché al momento in cui qualcuno veniva nell’ordine d’idee… veniva pubblicato su la stampa poi sommerso di lettere anonime ma quello che lei dice non significa che qualcuno voglia incastrare il Pacciani. Il tono stesso della lettera anonima è il tono di chi racconta, per quel che ricordo io, di chi racconta un fatto: ho trovato questa lì, e aggiunge e non dice: il signor Pacciani è quello che l’ha nascosta; dice: guardate che lì ci abbiamo visto, ci va lui e con la moglie e le figlie, non so se ricordo, lui ci va, insomma tenetene conto. E’ questo il tono della lettera, quindi un tono narrativo, espositivo non un tono livoroso di colui che vuole a tutti i costi che si mettano le mani sul Pacciani. Aggiunge, il che è poi difficilmente contestabile, che la moglie e le figlie sono tenute in soggezione da lui, magari lo dice in un modo un po’… che quindi non sono libere molto spesso di ragionare col loro cervello, lo dice alla toscana: le son grulle, no?
A.B.: Si.
R.P.: E fanno tutto ciò che lui gli ordina il che è un dato oggettivo, abbiamo…
A.B.: Si, si certo, mi scusi lei però quando finisce questo rapporto per dare, forse inconsciamente, ulteriore peso indagativo a questo ritrovamento mi pare che faccia un’asserzione che non è confortata da un dato oggettivo vero e glielo ripeto, glielo leggo subito.
R.P.: Certo.
A.B.: “Tale affermazione più volte ripetuta dall’indagato… …L’indagato dice la circostanza appare tanto più interessante in quanto stando all’anonimo l’asta guida molla avvolta nella stoffa sarebbe stata da questi trovata in una zona grosso modo ubicata fra la strada che conduce a Luiano e la stradina di Crespello dove il Pacciani si sarebbe recato in passato, asseritamente per rintracciare la moglie che si era persa in quel bosco, andando a cercare funghi, fuori stagione. Tale affermazione più volte ripetuta dall’indagato non solo agli scriventi ed ai Carabinieri, risulta per quel che riguarda il suo essersi recato in quella zona veritiera e puntualmente riscontrata tanto in sede di intercettazione quanto da un servizio di osservazione. Si allega a tale scopo la relazione di servizio del n22-4-92.” E io vado a vedere questa relazione di servizio e la relazione di servizio è piuttosto muta, perché…
R.P.: La prego di leggerla.
A.B.: E la leggo si.
R.P.: Gli dia voce.
A.B.: Dunque, allora, no, no, no ora a me basta: “Annotazione di servizio relativa alla intercettazione ambientale a carico di Pacciani Pietro…” ambientale significa qua dentro, o no?
R.P.: Dovrebbe esserci allegato…
A.B.: Ci ho tutto, guardi le do tutto…
R.P.: Ecco, legga per cortesia…
A.B.: Tutto leggo, tutto leggo.
R.P.: Si.
A.B.: Ambientale cosa vuol dire tanto per cominciare?
R.P.: Che era intercettato in casa sua.
A.B.: In casa sua. “Al signor dirigente della squadra mobile la sottoscritta agente di P.S. Scirocchi Lidia… …di servizio turno 13/19” quindi sta lì a sentire quello che succede in casa
R.P.: E’ il suo compito.
A.B.: E’ il suo compito. E dice. “Ore 12 e 40 il Pacciani commenta quello che sta vedendo in televisione. Ore 14 il Pacciani sta dicendo alla moglie che ha fatto un altro viaggio a San Casciano senza pagare in quanto non ha timbrato il biglietto e se sarebbe passato il controllore gli avrebbe detto che lui lo aveva timbrato ma che non lo aveva segnato pertanto non era colpa sua. Ore 14 e 10 il Pacciani spegne la televisione. Ore 14 e 30 il Pacciani e la moglie vanno in cerca di asparagi.” Ma non si sa dove. Non c’è scritto dove.”Alle 17 il Pacciani e la moglie rientrano. Alle 17 e 30 il Pacciani è in giardino.”
R.P.: Quando il Pacciani e la moglie escono di casa per andare in cerca di asparagi c’è altro agente che si occupa di vedere dove vanno…
A.B.: Però lei non l’ha allegato questo
R.P.: Io ho allegato tutto e credo che si dovrebbe trovare anche quella relazione di servizio.
A.B.: No, non c’è perché io ho letto tutto.
R.P.: Allora…
P.M.: Perché non lo facciamo dire ai testi dato che gli atti di P.G. in questo processo non sono usufruibili?
A.B.: A tale scopo l’ho letto tutto
P.M.: Gliel’ho fatto leggere perché non si dicesse che il P.M. non vuole che si leggano gli atti ma questi atti non sono usufruibili, dobbiamo sentire i testi, avvocato Bevacqua.
A.B.: No Volevo sapere…
Presidente: Avvocato c’è poco da fare…
P.M.: No, c’è poco da fare ha letto fin’ora rapporti non usufruibili e io che devo fare?
Presidente: Chi di spada ferisce di spada perisce.
A.B.: E io non ho colpito di spada, né di pugnale, né di piede
P.M.: Tant’è che sono stato zitto, però non può dire che manca un atto, non sono usufruibili, sentiamo i testi.
A.B.: Va be’
P.M.: Se è da stamani che dico sentiamo i testi!
A.B.: No, siccome, mi scusi Presidente, la cosa è un po’ diversa.
Presidente: Formuli diversamente la domanda.
A.B.: No, la cosa è leggermente diversa perché nel rapporto si parla di un allegato e io leggo l’allegato e l’allegato non mi dice niente. Punto e basta.
P.M.: E’ un rapporto giudiziario non è usufruibile come atto della Corte
R.P.: C’è con assoluta certezza.
A.B.: Va bene, lei dice che l’ha allegato, lo vedremo, abbia pazienza. Allora io ho quasi finito perché mi passa la voce, la voce è importante per uno che parla sempre. No.

martedì 25 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Dodicesima parte

Segue dall'undicesima parte

A.B.: Mi scusi, lei ha parlato prima di arma, questa famosa arma che era il cosiddetto pallino fisso dell’attività indagativa di tutti, giusto? Perché quest’arma non si è mai trovata e allora partiamo col fucile a retrocarica, ce n’era uno ad avancarica, tanto lei sa tutto di questo, forse la Corte non lo sa ma credo che possano essere elementi di poco conto sul piano della valutazione probatoria. In realtà una pistola fu l’oggetto, non dei vostri desideri, certamente dei vostri desideri ma dell’indagine particolareggiata, puntuale insistita da parte della SAM, da parte sua, da parte dei Carabinieri, ecco, mi scusi, io le voglio fare una domanda di altro tipo: avete sempre lavorato insieme Carabinieri e SAM, quindi sempre d’accordo, nel senso che l’attività d’indagine per la scoperta del presunto omicida è stata solo attribuita a voi oppure avete continuato, fra di voi, a interferire…
R.P.: Sarebbe stato…
A.B.: No voglio saperlo questo perche voglio fare un’altra domanda dopo.
R.P.: Vede il passato ha insegnato che il seguire piste diverse, lavorando sugli stessi casi, non era produttivo, il problema dei rapporti sotto il profilo investigativo certamente si poneva, io sono stato felice e sono felice di dire che dal momento in cui noi abbiamo iniziato a lavorare in un certo modo c’è stata una specie di immedesimazione organica tra noi e l’arma dei Carabinieri…
A.B.: Ecco, benissimo, no, volevo sapere, perché le volevo fare una domanda su un punto prima cominciamo con la pistola, la pistola fu oggetto delle vostre ricerche, tutti dicevano, alcuni dicevano che sicuramente aveva un pistolone, nessuno l’aveva visto però era nell’involucro questo pistolone, ecco io le domando se poi questo pistolone fu trovato e dove fu trovato e che cos’era il pistolone?
R.P.: Questo pistolone non fu mai trovato.
A.B.: Eh no.
R.P.: Un momento. Arrivo. Lei vorrebbe che io… Questo pistolone non fu mai trovato per il semplice fatto che invece del pistolone nell’anno 1987, nel corso di una perquisizione che i Carabinieri quando arrestarono il Pacciani fecero, sommaria, su indicazione delle figlie, trovarono una pistolina, una pistolina, un modello Mari, una scacciacani, è qua che vuole arrivare avvocato… io…
A.B.: No, questo lo avete scritto voi!
R.P.: Questo che intende voglio dire.
A.B.: Certo.
R.P.: Una pistolina modello Mari che nella circostanza fu sequestrata, per la quale il Pacciani, credo subì un processo e fu regolarmente e giustamente assolto perché era una cosa ridicola. Quella pistolina Mari sulla cui provenienza l’imputato ci mentì ma era una sua costante…
A.B.: Credo che non mentì.
R.P.: Ci mentì perché disse che…
A.B.: Che gliela aveva data Afro Gaziero.
R.P.: Afro Gaziero che smentisce…
A.B.: Ma lo dicono loro
R.P.: Afro Gaziero che smentisce che la pistola…
A.B.: Certo perché tutti si allontanano da Pacciani
R.P.: Certamente, no, no, no questo… No tutti si allontanano, Afro Gaziero smentì, usiamo il tempo esatto, smentì allora di aver dato… I figli di Afro Gaziero dissero: A lui non abbiamo mai dato assolutamente nulla. Quindi, intanto non riconoscono il tipo di pistola ma secondo punto, nell’ipotesi fosse stata quella pistola e non era, certamente non gli è stata data, se l’è presa.
A.B.: Va be’ allora scusi…
R.P.: Io non glil’ho data. I figli non gliel’hanno date, certamente i genitori non gliel’hanno date
A.B.: lei ricorda, no mi scusi, perché su questo punto dobbiamo essere tutti puntuali, lei ricorda cosa disse, anche se lei ai sensi dell’articolo 62 non lo può dire, ma cosa disse sul punto Pacciani che cioè gli era caduta dentro la macchina questa pistola, si o no? Se la ricorda questo dato?
R.P.: Il Pacciani disse questo, mi ricordo a memoria quello che disse Pacciani, il Pacciani disse questo, disse: Io vidi i figli di Afro Gaziero che sparavano alle mosche dentro la macchina e avendo paura che mi rovinassero la macchina, paura che…
A.B.: Le mosche possono rovinare la macchina…
R.P.: Che tutt’ora mi stupisce, avendo paura che mi rovinassero la macchina li sgridai, loro lasciarono la pistola lì, io me la tenni sempre pensando di restituirla ai figli di Gaziero
A.B.: E non l’ha restituita.
R.P.: E poi non l’ho fatto.
A.B.: Allora mi scusi, sul punto lei prima ha detto che Pacciani ha mentito, io mi permetto di dissentire, perché? Lo scrive lei nel verbale, nel rapporto 25 novembre ’91: “In data 23-11-91 alle ore 10 e 40, Gaziero Alessandro, “ il ragazzino, “nuovamente sentito a verbale, ha individuato con certezza nella pistola a salve di Marca Mari, modello 320, tipo semiautomatica, di colore nero, con sportellino sul retro della culatta per l’introduzione del carrello caricatore porta capsule, l’arma giocattolo analoga in tutto e per tutto a quella con cui si divertiva da ragazzo.”
R.P.: Prosegua.
A.B.: “Questa pistola”, certo, ce l’ho tutta…
R.P.: La legga tutta.
A.B.: “A verbale precisava, rettificando, che il caricatore si inseriva appunto dal retro, inoltre dichiarava di non aver mai giocato con detta pistola insieme al fratello Gaziero Marco nelle circostanze e nei modi riferiti dal Pacciani Pietro”
R.P.: Allora il Pacciani Pietro stando a questo teste non ha detto la verità.
A.B.: E allora il Pacciani Pietro scusi…
P.M.: O non l’ha detta il teste.
A.B.: Ohooo, abbia pazienza
R.P.: O non l’ha detta il teste
A.B.: perché sennò scusi, io non credo che Pacciani si va a prendere… si…
R.P.: Ma quale rilevanza, mi scusi…
A.B.: La rilevanza la date voi, mi scusi dottor Perugini…
Presidente: Signori, ricordiamoci però del 62 troppo spesso oggi ce lo siamo dimenticato
A.B.: Il 62…
Presidente: Il 62, l’articolo 62.
A.B.: Ah, si.
Presidente: L’articolo 62 del codice di procedura penale.
A.B.: Certo, certo.
Presidente: Norma che io non condivido ma c’è.
P.M.: Fra l’altro, chiedo scusa, tutti questi testi sono ancora da sentire, il P.M. stamattina ha detto: sentiamo i testi perché la Corte mi ha dato con quell’ordinanza un’indicazione, sentiamo i testi poi vediamo se queste cose sono utili ma allora se quello che io ho cercato di seguire…
Presidente: Quindi vorrei, quindi vorrei… …capito?
A.B.: Certo Presidente. Io mi son già sentito sbilanciato una volta, mi scusi Pubblico Ministero, perché
P.M.: Mi son messo da una parte.
A.B.: Io ero intento a fare delle domande a un Colonnello dei Carabinieri che era stato indotto dall’accusa dopodiché il Colonnello non è più venuto
P.M.: No, mi scusi io le ho detto quando lo richiamo, questo non lo deve dire.
A.B.: Quando? Quando?
P.M.: Io ho detto li richiamo quei testi.
A.B.: Quando non lo so.
P.M.: Come ho detto, scusi è finita l’istruttoria dibattimentale? No ho detto il dottor Perugini lo risentirò dopo sentiti i testi, ora non mi può dire che non l’ho riportato il teste.
Presidente: Va bene.
P.M.: Perché io ancora…
Presidente: proseguiamo signori proseguiamo sennò si perde altro tempo.
P.M.: Sennò scusate!
Presidente: Allora, avete capito il discorso?
P.M.: Io l’ho capito.
Presidente: C’è il 62, per favore cerchiamo di rispettarlo.
A.B.: Certamente. Comunque questa pistola Mari fu trovata…
R.P.: Fu trovata nell’87 dai Carabinieri…
A.B.: Una pistola Mari che era identica a quella del ragazzo Gaziero.
R.P.: Ma non aveva molti elementi di somiglianza con quello che viene indicato come pistolone.
A.B.: Ah, va bene. Che nessuno ha visto però, hanno detto che c’era un pistolone avvolto ma nessuno ha mai visto.
R.P.: Eh c’è il 62 quindi non posso esprimermi, non posso rispondere.
A.B.: Ah, ho capito. Però lo vedremo dopo.
R.P.: Però immagino che lo vedremo dopo. Quello che voglio dirle è che la pistola Mari e che credo che possiamo esibire, mal si presta ad essere definita come pistolone avvocato, perché è una pistolina così.
A.B.: Ma mal si presta anche l’imputato ad essere imputato di questi delitti.
R.P.: E ma noi non l’abbiamo certamente accusato della detenzione di quella pistolina.
A.B.: No, no di altre, di ben altro ma la pistolina serve.

lunedì 24 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Undicesima parte

Segue dalla decima parte

A.B.: Si, ora mi scusi, dato che lei ha parlato delle macchine io voglio ricordarle due cose che ha detto lei in un suo rapporto: “Il soprascritto Pacciani è proprietario delle seguenti autovetture di color bianco: Ford Fiesta targata Firenze D26 eccetera e Fiat 500 targata FI, i cui numeri di targa non risultano annotati nel corso dei noti servizi preventivi di controllo del territorio.”
R.P.: Certo.
A.B.: E poi le dico un’altra cosa e poi lei mi dirà: Avvocato io questo non l’ho scritto, l’avete scritto voi. Dice, avete sentito voi tutta una serie di testi, questo teste non ha riferito quello che invece voi avete riferito, sennò avrei citato il teste, che era un cercatore di funghi, che si spostava anche in zone come il Muraglione, San Godenzo ed altri anche notevolmente distanti dalla sua abitazione, “il Cacioli Mauro aggiungeva però che però il P.P.” cioè Pacciani, “non sarebbe stato in grado di disimpegnarsi alla guida dell’autovettura per vie intensamente trafficate”. Questo lo dice, lo riportate voi in un vostro rapporto esattamente, glielo do anche sotto gli occhi, del 13 febbraio 1991.
R.P.: Verissimo.
A.B.: Ancora doveva uscire Pacciani.
R.P.: Benissimo.
A.B.: Pacciani esce il 6 dicembre 1991.
R.P.: Me lo ricordo perfettamente.
A.B.: Se lo ricorda. No, dico è un po’ leggermente…
R.P.: Posso…
A.B.: …in contrasto con quello che si dice da parte sua.
R.P.: Posso interromperla un momento?
A.B.: Prego.
R.P.: E’ vero quello che lei dice e questo fa fede del fatto che noi abbiamo segnalato tutti i dati, tutti gli elementi testimoniali non soltanto quelli che erano a supporto…
A.B.: Assolutamente.
R.P.: … di una ipotesi accusatoria.
A.B.: Non ho mai sospettato nulla di diverso.
R.P.: E torno a ripetere che ancorchè all’epoca avessimo già acquisito una certa serie di elementi e di sospetto non eravamo affatto, affatto persuasi della sovrapponibilità perfetta dell’imputato con l’autore dei duplici omicidi ma, questo verrà dopo, per quanto riguarda le macchine ed i mezzi di trasposto io voglio dirle questo, vede, lui la Lambretta ce l’ha dal ’57, guardo perché non…
A.B.: Si, si, vecchia Lambretta.
R.P.: Si. La 600 dal ’69, la 500 dal ’77 e infine dall’83, se non vado errato, la Ford Fiesta. In più ci ha un motorino sulla cui provenienza tutt’ora grava l’ombra del mistero che lui ci ha detto gli è stato regalato da uno che invece…
A.B.: Bengasi.
R.P.: Esatto.
A.B.: Evidentemente era un mezzo nostalgico questo.
R.P.: Questo non lo so è probabile. Quindi il discorso è sempre quello, non stiamo parlando di elementi di prova ma di elementi da verificare, noi abbiamo una persona che gira, si sposta, si sposta per la campagna, viene a Firenze, va a Vicchio del Mugello e dispone di un certo numero di mezzi di trasporto, soprattutto esce quando vuole, come vuole e senza dover rendere di conto a nessuno, certamente non doveva rendere conto di niente alla moglie…
A.B.: E alle figlie.
R.P.: … Manni Angiolina la quale aveva la proibizione di affacciarsi alle finestre, che tutt’ora quando si rivolge a lui lo chiama “il mio padrone”. Certamente non doveva rispondere di nulla alle figlie tenute in uno stato di soggezione ai limiti della…
A.B.: Lo sentiremo loro. Le sentiremo.
R.P.: Quindi quello che voglio dire è che lui è libero di muoversi senza dover rendere conto…
A.B.: Dopo il lavoro…
R.P.: … a niente e nessuno.
A.B.: Dopo il lavoro perché lui lavora.
R.P.: Avvocato…
A.B.: O no? Me l’ha detto prima lei che lavorava dai Marchesi o non so chi…
R.P.: Rosselli Del Turco.
A.B.: Rosselli Del Turco e faceva l’operaio agricolo
R.P.: Si.
A.B.: Rosselli del Turco, notorio, fatto notorio, ma lei credo lo sappia meglio di me, avevano una stalla con tanti buoi.
R.P.: Eccerto. Ma io credo che lui non dovesse pettinare tutti i buoi tutti i giorni e ho visto molti buoi prendersi…
A.B.: I buoi non si pettinano, le vacche si mungono
R.P.: Ho visto molti buoi prendersi cura da soli della pastura ma a parte questo noi ci siam presi la briga di verificare alcuni elementi: il suo libretto di lavoro, per citargliene una: nel mese di ottobre del 1981, se non sbaglio, lui ha 48 o 50 ore di lavoro nel mese, ora non mi dica che…
A.B.: Ha avuto un infarto.
R.P.: Mi consenta avvocato questo discorso dell’infarto, oltretutto collocato in una sede cardiaca, come ci fu detto da perizia, che non gli impediva di svolgere le attività lavorative neanche molto pesanti e certamente non gli ha impedito di andarsene in giro a bere con gli amici, di violentare le figlie…
A.B.: Le figlie. Va bene.
R.P.: No, ma soprattutto non gli ha impedito di svolgere attività faticose, né di far sfoggio della propria forza…
A.B.: Certo.
R.P.: … ogni qualvolta gli occorreva l’occasione. Sono numerosi gli episodi, siccome sono aneddoti li lasciamo stare.
A.B.: Dato che lei è un forte, dico anche, un uomo, uno studioso di psicologia…
R.P.: No, no, no, io sono un poliziotto.
A.B.: Di carattereopatia, studioso delle patie, delle malattie del carattere certamente, perché sennò non sarebbe un criminalista o un criminologo o comunque uno che studia i fatti di deviazione della personalità, ecco lei ha detto che il signor Pacciani era uno che andava a bere, era un forte bevitore di vino, vero?
R.P.:
A.B.: C’è scritto, da tutte le parti.
R.P.: I familiari lo dicono, i testi lo dicono, quindi io lo ripeto.
A.B.: Ohooo, quindi era un forte bevitore, no?
R.P.: Era un bevitore. Che beveva, insomma.
A.B.: Era uno che beveva.
R.P.: Non so come si definisca un forte bevitore, io sono pressoché astemio quindi per me un forte bevitore può essere uno che beve due bicchieri.
A.B.: Comunque uno che beveva. Uno che beveva abbastanza, che andava con Simonetti, con Vanni, che bevevano, era stato visto più volte…
R.P.: Si.
A.B.: … a bere…
R.P.: Era uno che quando beveva era difficile contraddirlo.
A.B.: Ohooo, quindi beveva normalmente, non le sembra, così, dal punto di vista concettuale, che la caratteristica del bevitore possa non bene attagliarsi alla caratteristica di colui che ha commesso questi delitti…
P.M.: Presidente…
A.B.: … con estrema, è un giudizio, certamente, un giudizio, non lo voglio sapere.
R.P.: No, no ma io glielo dico.
A.B.: Non glielo domando. Non glielo domando.
R.P.: Se vuole glielo dico.
A.B.: Grazie Pubblico Ministero. Mi scusi Presidente.
Presidente: Anche perché lascia il tempo che trova.
A.B.: Che trova. Certamente, anche perché è acqua fresca, rispetto al vino è acqua fresca.
R.P.: Però non avrei nessuna difficoltà a rispondere.
A.B.: No, no anche perché lo domanderemo eventualmente ai vari…
R.P.: Vorrei fare una rettifica, io non sono psicologo, non sono psichiatra, sono un poliziotto che ha fatto studi di criminologia, cioè io mi sono specializzato in criminologia clinica ma premetto che questo non mi da nessun diritto di definirmi un esperto. Ho sempre considerato questa specializzazione come un punto di partenza non come un punto di arrivo. Quanto all’appunto che lei fa è vero, l’ho pensato anch’io quello e purtroppo le statistiche, prurtroppo… Le statistiche sono un dato oggettivo, sembra che pongano in diretta relazione l’assunzione di sostanze, quali alcol… a determinati fatti, episodi di violenza e questo è un dato…
A.B.: Questo non c’è dubbio, siamo tutti d’accordo.
R.P.: Parliamo di questo tipo di delitti avvocato.

venerdì 21 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Decima parte

Segue dalla nona parte.

-RIPRENDE L’UDIENZA-
Presidente: Ecco dottor Perugini si accomodi. Benissimo prego avvocato Bevacqua.
A.B.: Grazie. Senta dottor Perugini lei ha fatto questa serie di indagine iniziato… Ecco, da quando è iniziato perché nell’89 lei parla di avere ipotizzato nel Pacciani una persona che poteva essere indagata per questi reati…
R.P.:Lui come tanti altri.
A.B.: Come tanti altri. Ecco, quando voi avete iniziato questa attività di indagine nei confronti del signor Pacciani vi siete attivati anche a vedere di reperire delle prove, quindi cercare di fare attività di polizia giudiziaria…
R.P.:No, mi consenta avvocato, non voglio interromperla ma visto che me lo chiede io preciso subito. La prima attività che noi facciamo in un caso del genere, soprattutto in un caso del genere in cui la persona è tanto importante, è quello di cercare di conoscerlo, quindi la nostra prima attività non è stata quella di reperire prove, la nostra prima attività è stata quella di renderci conto e questo abbiamo fatto anche con tutti gli altri, di chi fosse, cosa fosse, cosa avesse fatto, ecco, questo.
A.B.: Quindi avete cominciato a vedere chi era.
R.P.:Esatto.
A.B.: Costui. Chi è costui. No?
R.P.:Si.
A.B.: La domanda che fanno nei libri tutti i grandi investigatori: chi è costui? Una volta… Ecco, quando voi avete capito, che cosa avete capito che poteva essere costui una persona idonea ad essere indagata?
R.P.:Vede, le premetto e tendo proprio a sottolinearlo costantemente al limite della pedanteria, lui e altri.
A.B.: Si, certo.
R.P.:Ecco. Quando abbiamo capito? Abbiamo capito intanto che determinate cose non ci convincevano. Abbiamo capito per esempio, abbiamo evidenziato nei suoi trascorsi, abbiamo evidenziato degli elementi che potevano essere interessanti, naturalmente ciò che era accaduto nel 1951, quando l’imputato era un ragazzo, era un giovane…
A.B.: Siete risaliti al ’51
R.P.:Non potevano essere rapportati nello stesso modo a quella che noi consideravamo come l’ipotesi oggetto d’indagine: i duplici omicidi, però indubbiamente quelli che ho descritto prima, tutti gli elementi che collegavano come un messo, quantomeno operativo, modale, quell’omicidio con quelli successivi per noi assumevano una rilevanza, quantomeno ci mettevano nella condizione di non poter mollare, ecco, gli accertamenti fino al momento in cui non avessimo raggiunto il legittimo convincimento che lui era da escludersi dalla lista dei sospetti oppure procedere ad ulteriori attività d’approfondimento. Non a caso però, per esempio il primo momento in cui cominciamo materialmente ad operare sulla persona nasce dall’accertamento relativo all’arma, a questo fantomatico fucile che non abbiamo mai trovato, come peraltro non abbiamo trovato mai neanche la pistola che scomparve nel ’51…
A.B.: Posso fare una domanda a proposito del fucile?
R.P.:Prego.
A.B.: Ma cosa c’entrava il fucile con la pistola? Con i proiettili?
R.P.:Vede, è un dato investigativo e noi purtroppo non è che possiamo investigare soltanto ciò che ci piace, noi ci troviamo di fronte a una ipotesi di reato comunque commessa, anche se compare in questo ambito investigativo a una precisa ipotesi di reato, è su quella ipotesi di reato intanto che cominciamo a fare degli accertamenti. Perché? Perché ho detto prima, ci era stato fornito dalle numerose testimonianze un quadro talmente indicativo di una personalità quantomeno irruente, quantomeno prepotente, quantomeno violenta, quadro che non era soltanto voce di popolo, era desumibile da quelli che erano i motivi che avevano portato in carcere l’imputato nell’87: violenza continuata… I comportamenti familiari estremamente indicativi anche quelli di una personalità che certamente non perdona e l’omicidio del 1951, unico dato certo ma fonte ricchissima di indicazioni quantomeno sul come l’imputato poteva reagire. Ora ci troviamo di fronte ad un imputato, ad un detenuto che sarà scarcerato perché la condanna era di otto anni, considerando tutto sarebbe uscito di lì a poco, aveva già scontato quattro anni, come di fatto avverrà, sarà scarcerato di lì a poco, chiaramente è anche un dato di coscienza quello di esaurire tutti gli accertamenti necessari, per recuperare, per toglierli, la disponibilità di un’arma, della cui esistenza noi siamo assolutamente sicuri. Della cui esistenza noi siamo assolutamente sicuri non perché soltanto…
A.B.: Quale arma scusi?
R.P.:Il fucile.
A.B.: Ah il fucile.
R.P.:Fucile a retrocarica. Non soltanto perché ce lo dicono i testimoni ma perché della presenza di materiale da caccia, che provano di una attività venatoria, di un’attività venatoria clandestina come ci era stato detto, di un’attività venatoria praticata di sera, con un’arma che certamente non è il fucile ad avancarica perché nella disponibilità dell’imputato e di altre persone alle quali lui aveva portato gran parte di questo materiale, va bene? Troviamo oggetti che sono estremamente indicativi: un carichino per cartucce da caccia, ora il carichino, lo spiego per… serve per…
A.B.: Non è il carico della briscola, è un carichino.
R.P.:Serve per caricare cartucce che vanno utilizzate in fucili che vanno a retrocarica. Avevamo trovato borraggio, avevamo trovato cartucce calibro 12, avevamo trovato tutto ciò che a casa mia, che non sono cacciatore, non si trovano. Allora l’esistenza di questo fucile per noi era un dato quantomeno molto, molto, molto probabile. Quindi tutti gli accertamenti inizialmente si orientano nel tentativo di rintracciare questa arma. Non è neanche da dimenticare il fatto che noi cercavamo anche quel famoso revolver che era stato lasciato in un cespuglio e che era misteriosamente scomparso, revolver che lui diceva essere, aveva dichiarato ai Carabinieri che all’epoca lo interrogarono, essere inefficiente, revolver che peraltro risultava essere efficiente da altre testimonianze e quindi era certamente era un dato preoccupante per noi. Tanto più che l’imputato, in quel momento, si trovava in carcere per essere ivi stato mandato da persone che avevano testimoniato a suo carico una lunga vita di violenze praticate nei confronti di due ragazze, due bambine, le sue figlie.
A.B.: Mi scusi. Certo. Si, si ma questo delle figlie…
R.P.:Questo è un dato…
A.B.: Abbiamo le sentenze, lo so che è un dato ricorrente che lui avesse fatto queste cose, per carità, però io, mi scusi, ma devo un attimo contraddirla su quelle che sono le informazioni fatte da voi proprio sul punto del Pacciani e come guardone e come uomo che girava di notte. Voi avete sentito addirittura anche una persona, lo avete trasfuso questo in un rapporto e questa persona che era un maresciallo dei Carabinieri ha escluso che il Pacciani fosse persona che girasse di notte, affermando inoltre che durante i servizi notturni da lui svolti non ha mai avuto modo di controllarlo. Aggiungeva che il Pacciani era il proprietario di una Lambretta molto scassata, poi di una Fiat 500 e infine di una Ford che dovrebbe tutt’ora detenere. Non gli risulta che il Pacciani fosse un guardine né ha mai, ma questo vi fa onore perché avete preso tutto, non ha mai preso da voci di popolo che fosse stato sorpreso in particolari accertamenti sia nelle campagne di San Casciano né nell’abitato di quel centro. Questo è stato un maresciallo dei Carabinieri che voi avete escusso, avete sentito…
R.P.:Certamente.
A.B.: E un maresciallo della zona che conosceva Pacciani il quale ha escluso che Pacciani di notte girasse, che fosse cacciatore, che andasse a giro. Quindi sono altre dichiarazioni che voi avete preso.
R.P.:Lei noterà avvocato…
A.B.: Io noto.
R.P.:Lei noterà avvocato che il fatto che noi recepiamo tutto ciò e lo evidenziamo… E lo evidenziamo perché è giusto che sia detto perché tutti gli elementi coinvolgenti vanno detti e vanno detti tutti gli elementi non coinvolgenti ma escludenti.
A.B.: Questo l’ho detto solo io ora.
R.P.:Questo è stato un nostro modo di ragionare, quello che voglio dirle è che io la ringrazio della stima di cui fa oggetto le forze dell’ordine ma vede, io faccio parte…
A.B.: Io sono un uomo d’ordine, lo sa.
R.P.:Io faccio parte della famiglia, il maresciallo che dice di non averlo mai sorpreso in giro, ecco, non abbia passato tutte le sere della sua vita davanti all’abitazione o alle abitazioni del Pacciani, io non ricordo quale maresciallo sia quello che…
A.B.: Di Bella.
R.P.:Di Bella. Va bene…
A.B.: Se vuole le faccio… Le do gli atti…
R.P.:No, no, l’ho sentito io, ecco adesso me lo…
A.B.: Per questo…
R.P.:Me lo volevo ricordare. No, no, no perfettamente. Quello che voglio dire, che il fatto che lui non lo avesse mai sorpreso a girare non voleva assolutamente dire che il Pacciani non girasse.
A.B.: Ma lei l’ha sorpreso scusi?
R.P.:Che non lo aveva sorpreso il maresciallo…
A.B.: No ma lei lo ha sorpreso dopo Pacciani?
R.P.:Io no. Io mi sono limitato esclusivamente ad acquisire testimonianze di persone che lo avevano visto in giro, ma anche e soprattutto le testimonianze di coloro che con lui vivevano e che lo vedevano uscire…
A.B.: Cioè la moglie e le due figlie.
R.P.:La moglie, ho detto come è un dato preliminare. Vorrei aggiungere una cosa: mi avrebbe molto stupito allora, di trovare qualcuno che mi dichiarasse di aver sorpreso il signor Pacciani a spiare le coppiette, le sembrerà strana questa mia affermazione ma non… Sa perché? Perché i guardoni, mondo nel quale abbiamo dovuto addentrarci, abbiamo dovuto praticare, hanno degli usi, dei costumi, delle consuetudini: si dividono le zone, il territorio, hanno delle zone di caccia, hanno una loro particolare professionalità. Il discorso di un imputato noto, noto, molto noto, come guardone regolare in qualche zona, come guardone regolare, badi bene, in qualche zona, mi avrebbe sorpreso perché l’assassino, intendo l’assassino, non aveva nessun interesse certamente ad andare a spiare regolarmente le coppie, comprende…
A.B.: Quindi non era un guardone l’assassino?
R.P.:Al tempo. No, molto diverso.
A.B.: Era un guardone saltuario.
R.P.:Quello di cui stiamo parlando è l’attività… il voyerismo è una cosa, il sopralluogo è un’altra…
A.B.: Si ho capito.
R.P.:Che l’assassino potesse effettuare dei sopralluoghi in diversi modi, magari anche non da solo…
A.B.: Però si doveva addentrare in questi luoghi. Cioè questi luoghi dovevano essere a lui noti. Tipo Calenzano…
R.P.:Dovevano essere… Si, certo.
A.B.: Tipo Calenzano, tipo Prato, tipo Lastra a Signa dovevano essere luoghi a lui noti.
R.P.:Dovevano essere luoghi
A.B.: Ecco, avete fatto accertamenti sulla capacità, aldilà della capacità, sulla conoscenza di questi luoghi, approfondita deve essere la conoscenza…
R.P.:Si.
A.B.: …Da parte del Pacciani? Perché non risulta nulla agli atti.
R.P.:Io credo che lei allora non abbi letto tutti gli atti avvocato.
A.B.: Può darsi.
R.P.:No mi scusi perché qualche cosa può sfuggire…
A.B.: No a lei no perché voi avete legato, scusi, almeno per quel che ricordo, la presenza del Pacciani in certi luoghi legandola idealmente alla presenza della Bugli, tant’è che la richiesta di rinvio a giudizio del signor Pubblico Ministero al G.I.P. è proprio in funzione di questo legame strano, quasi ancestrale, fra il signor Pacciani e questa Bugli e quindi ogni volta che la Bugli si sarebbe spostata, lui da spostato, perché soltanto uno spostato può fare questo…
R.P.:Errore.
A.B.: Ecco.
R.P.:Mi consente?
A.B.: Perché lei è anche psichiatra? Non lo so…
R.P.:No, mi consenta. Perché definisce spostato…
A.B.: No, no non definisco da spostato andava ad uccidere nello stesso luogo dove c’era la sua amica, però qualche cosa non torna perché la sua amica non era sempre lì, non era negli stessi luoghi eccetera. Lei lo sa meglio di me e il Pacciani non ci stava, ecco, non riesco a capire questo collegamento.
R.P.:Mi perdoni se ho detto errore prima, mi è scappato. Quello che volevo dire è che io non trovo giusto definire “spostato” né il signor Pacciani né quello che noi riteniamo essere l’autore dei duplici omicidi, ecco, adesso non facciamo una sovrapposizione…
A.B.: La ringrazio per questa…
R.P.:Per comodità, perché i convincimenti personali in questa sede non contano…
A.B.: Non c’è dubbio.
R.P.:Quello che voglio dirle è un altro, sulla mobilità del signor Pacciani noi abbiamo numerosi riferimenti, non ultimi da parte sua, non ultimi da parte del signor Pacciani perché, vede, alcuni amici, uno in particolare che lui conosce negli anni…
A.B.: Vanni.
R.P.:No. A parte il vanni con cui andavano a fare le merendine, ci sono delle persone con cui lui va in giro a far le merendine e così via, si muove, si sposta, ma vede, per dirgliene una, gliene cito uno emblematico, c’è un signore che per l’appunto abita a Calenzano (Giovanni Faggi n.d.r.) , non so se sarà stato convocato come teste, però è uno….
P.M.: Certo.
R.P.:Immagino di si, immaginavo. E’ uno che abita a Via del lago e che incontra, circostanza poi raccontata anche dall’imputato, di averlo conosciuto in un ristorante…
A.B.: A proposito delle mattonelle.
R.P.:A Scarperia, bravo, si, quello delle mattonelle. A Scarperia o, dice lui, a Montespertoli, non ricorda bene…
A.B.: Mattonelle, siamo d’accordo.
R.P.:A Scarperia in occasione di una festa del vino nella quale lui stava pranzando al tavolo accanto. Amicizia che scaturisce negli anni ’70, che magari la persona che abbiamo sentito poi si confonde bene sugli anni se si trattava del ’79 degli anni ’80, però in effetti la conoscenza data da prima del ’77 e quindi questo è un dato che noi abbiamo accertato e quindi è sicuro che almeno negli anni ’70 lui si spostava, ma non è soltanto questo avvocato, lei vuole che io prosegua con…
A.B.: Continui, continui, io…
R.P.:Perché vede a Calenzano, aldilà di questa conoscenza di questo teste di Calenzano la cui abitazione, è un dato suggestivo, ma è a 900 metri dal luogo del delitto delle Bartoline, delitto del…  Non è soltanto lui, non è soltanto lui che gira con il Pacciani, perché il Pacciani gira con altri amici. Il Pacciani viene a Firenze, si muove, si sposta, ha la macchina, la sa guidare, la sa guidare molto bene, questo è un dato che abbiamo verificato anche noi, non ha quella incapacità di orientarsi, non ha quella incapacità di guidare che lui tende a sottolineare in ogni momento, in ogni momento e mi chiedo perché. Vede avvocato…
A.B.: Un dato oggettivo che deriva da altre cose. 
R.P.:Per un investigatore e lei lo è stato prima di me…
A.B.: Io facevo il sommozzatore, andavo sott’acqua e basta.
R.P.:Per un investigatore il fatto che una persona neghi o tenda ad evidenziare una cosa non vera, no? Appare sospetta.
A.B.: Ecco, mi scusi ma questo è un altro discorso. Questo…
R.P.:No ma volevo visto che lo ricolleghiamo…
Segue...

giovedì 20 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Nona parte

Segue dalla parte ottava.

R.P.: Se il Presidente mi consente io vorrei rispondere puntualmente a questa domanda perché è piuttosto articolata e sarei grato se fosse possibile e se la Corte lo consente, di avere davanti il quadro.
A.B.: Ah, il quadro?
R.P.: O una riproduzione fotografica.
Presidente: Volete il quadro?
P.M.: Abbiamo una riproduzione fotografica…
A.B.: Possiamo vedere il quadro. Io non ho problemi.
P.M.: Se serve, sennò…
A.B.: Può prendere anche quello di Picasso.
R.P.: No perché voglio soltanto, voglio soltanto indicarle… No perché devo rispondere puntualmente a questa domanda.
A.B.: Ci so no anche Hieronymus Bosch, lei ricorderà Hieronymus Bosch cosa faceva?
R.P.: Sono un appassionato di Hieronymus Bosch.
A.B.: Ecco, quindi sa…
R.P.: Prima che…
A.B.: E pare che non fosse un mostro Hieronymus Bosch.
R.P.: E nessuno… Comunque… Allora lei… Vede, quando noi notiamo quel quadro, quel quadro, in quel quadro rileviamo che verosimilmente è stato scorciato ma il dato in sé non ha importanza, non è registrato. Cosa colpisce noi è che quel quadro, così com’è, rappresenta uno scenario che parla di violenza, che parla di morte, che parla di sessualità e in alto a destra c’è uno spicchio di luna nuova, sono elementi che colpiscono, naturalmente quel quadro può averlo dipinto lui, può averlo dipinto lei, posso averlo dipinto io questo grazie ai giornalisti ci è stato dato modo di appurarlo, ma vede il signor Pacciani dice di averlo fatto lui quel quadro. Mi consenta avvocato, legga tutti gli atti…
A.B.: Nega di avere ideato un quadro, ideato, nega, è una cosa diversa.
R.P.: Esatto ma dice di averlo fatto. Lui. E sa, non lo dice solo a me, non lo dice soltanto al P.M., materialmente dice, lei dice che non ha mentito, io le dirò che ha mentito quattro volte, dice non soltanto a me, a noi, lo dice al P.M. dottor Canessa, al dottor Vigna nel corso di un colloquio, va a raccontare il significato del quadro a un certo numero di persone, lo interpreta, se lo appende in casa, ma quello che colpisce di quel quadro, aldilà dell’effetto che può destare su una persona che come me non ama la violenza, è che quel quadro è datato 10 aprile 1985, l’ultimo duplice omicidio è stato commesso a settembre del 1985, quel quadro firmato da Pacciani Pietro: “Pietro Pacciani” che gli da un titolo: “Un sogno di fatascienza”, che lui racconta ad altri testimoni che è stato un sogno che lui ha fatto e che ha dipinto, che lui firma e che lui data, di tutto questo quello che è investigativamente rilevante per noi, che peraltro quel quadro non lo sequestriamo, perché ci siamo sempre tenuti lontani col forcone tutte le suggestioni da questa indagine, però un dato rilevante per noi che alla data del 10 giugno 1985, quasi anniversario di un omicidio commesso nel 1951, il Pacciani o qualcuno segna sei croci in basso, quasi nascoste fra due piantine, quelle sei croci non so cosa significhino, io non sono entrato nel cervello dell’imputato…
A.B.: Avrebbero dovuto essere dodici.
R.P.: Non posso leggerlo con il cervello dell’imputato ma a data giugno 1985 abbiamo quattordici morti ammazzati di cui sei donne, abbiamo detto prima, ma non lo abbiamo detto perché ce lo inventiamo noi, ma perché ce lo racconta la scena del crimine, ma perché ce lo racconta l’assassino con la storia che lui racconta ogni volta che uccide, che le donne sono il fuoco dell’attenzione dell’assassino. Sette coppie uccise, sette coppie uccise all’epoca del 10 giugno 1985, una di queste coppie è formata da due uomini, io la matematica la conosco poco però le donne mi risultano essere sei e sei sono le croci che sono poste su un quadro che è firmato/datato dal Pacciani, che lui dirà ad altri che è un sogno di fantascienza che lui ha dipinto, perdoni, che lui dirà al P.M. che è un quadro che lui ha preso, un’idea che ha preso da un fumetto di fantascienza e poi l’ha riprodotta su scala più grande, se vuole legga pure il verbale di interrogatorio del 6 luglio 19…
A.B.: Mi pare che stiamo andando oltre.
Presidente: Dottor Perugini, tanto questi atti poi in una maniera o nell’altra…
A.B.: Ci sono. Ma io volevo domandare se il dottor Perugini ha visto i disegni della sorella di Meyer Horst, si ricorda quante croci aveva disegnato la sorella di Meyer Horst? Se le ricorda o non se le ricorda?
R.P.: Io ho visto i disegni fatti non dalla sorella di Horst Meyer
A.B.: No, la sorella.
R.P.: Ma vede…
Presidente: La sorella consegnò l’album.
A.B.: E ci sono dei disegni, c’è un monte tagliato con delle croci
Presidente: Questo avvocato?
A.B.: Esattamente signor Presidente.
Presidente: Questo.
A.B.: Non so se anche la sorella sia… Esattamente. Non so se anche la sorella è un mostro.
R.P.: No ma vede avvocato, mi perdoni, quello che io ritengo significativo è che lui abbia mentito su questo quadro, mi perdoni, perché l’ultima versione quella aggiornatissima che lui mi da al momento in cui torniamo a parlarne, mi dice: “No è una stampa, come quella lì”, vuole che le mostri quale stampa mi sta indicando in quell’epoca l’imputato? E’ una stampa di Firenze, in bianco e nero. Dice: “Io quella lì l’ho colorata. Ecco, è una stampa e l’ho colorata come se… E anche il quadro era una stampa e io l’ho colorata. Il quadro non è una stampa, io l’ho fatto radiografare e non è una stampa e le dico un’altra cosa avvocato, fra gli elementi del quadro che mi colpiscono e peraltro quel quadro non viene sequestrato subito, è il fatto che questo mostruoso animale, una specie di minotauro con la testa di generale, col corpo di toro, in realtà il corpo di toro non è un toro è una mucca, perché quel quadro, chiamiamolo così, in quel quadro il disegno è stato modificato. La mucca ci aveva una faccia placida da mucca, qualcuno gli ha fatto i denti, gli ha fatto la faccia da toro incupito, molto incupito avvocato e alla mucca è stata cancellata la mammella.
A.B.: Sinistra o destra? Vede, a un certo punto…
R.P.: Vede avvocato io non sono un allevatore di bestiame ma quello che le voglio dire e che… …mi consenta… E’ che questi elementi…
Pietro Pacciani: -VOCE FUORI MICROFONO-
R.P.: Che noi abbiamo preso in considerazione… Perché spero e mi auguro, penso che lei in casa quel quadro non se lo appende, non se lo firma, non se lo attribuisce e non va a spiegare ad altri che è suo, va bene? Ma questi elementi che abbiamo preso in considerazione sono elementi suggestivi, sono ben altre le suggestioni se vuole avvocato.
Presidente: No, no, no.
R.P.: Sono elementi suggestivi ma li abbiamo tenuti a distanza.
A.B.: Lei conosce i quadri di Viani no? Conosce Munch? Conosce "L'urlo"? No? Nessuno se lo non lo terrebbe perché ce lo portan via, in casa, però io me lo terrei. Quello forse no perché non mi piace, non mi piace lo schema pittorico
R.P.: Quel fatto non ha assunto dignità d’indizio.
A.B.: Ohooo. Il fatto non ha assunto dignità d’indizio.
R.P.: E’ stato un elemento che noi riteniamo, abbiamo ritenuto un elemento di valutazione di personalità.
A.B.: Però non ho ancora capito dottor Perugini qual è l’elemento oggettivo che porta la vostra indagine nei confronti di Pacciani perché, mi scusi, io credo, questo per ricostruire sul piano storico la vicenda investigativa vostra, voi fate tutta una serie di intercettazioni ambientali di ogni tipo…
R.P.:Io di un tipo solo ne conosco.
A.B.: Fate tutta una serie di perquisizioni, si regolarmente autorizzate dal Pubblico Ministero, sulla base dei suoi rapporti, per carità.
P.M.: Dal G.I.P. , Presidente.
A.B.: Dal G.I.P., richieste da lei e poi dal G.I.P., grazie per la…
P.M.: Da un giudice per fortuna.
A.B.: Da un giudice va be’ anche voi siete ancora giudici.
Presidente: Signori vi prego.
A.B.: Allora dunque, quindi lei fa tutta questa serie di proiezioni probatorie, indagative, prima indagative...
(…)
A.B.: Certo, ma vengono trovati dopo e si sostanziano nel…
R.P.:E se si trovavano prima ci saremmo risparmiati…
A.B.: Blocco Skizzen Brunnen 17 x 24, in un proiettile che viene trovato in un certo posto nel giardino e poi, ma questa non è niente, perché la Corte eccellentissima ha ritenuto di non potere utilizzare la lettera che avvolgeva oltre che un certo panno quest’asta guida molla, la famosa asta guida molla; praticamente voi siete partiti, questo vorrei capire io, siete partiti nei confronti di Pacciani non avendo un bossolo, un proiettile con l’”H” o qualcosa, soltanto da queste idee, o no?
R.P.:Avvocato…
A.B.: O no?
R.P.:Avvocato, mi consenta, lei che oltre ad essere un abilissimo avvocato ha anche un precedente come ufficiale dell’arma e quindi io immagino…
A.B.: Evidentemente mi hanno mandato via perché non sapevano…
R.P.:Siccome ex Carabinieri non esistono, quello che voglio dirle è che lei è fin troppo a conoscenza di quelle che sono le tecniche investigative di quella che è la procedura investigativa per fare una domanda del genere a me, però io certamente sono pronto a spiegarle.
A.B.: Ecco.
R.P.:E’ ovvio che al momento in cui noi andiamo a perquisire una persona lo facciamo per accertare, così si chiama: accertare, che cosa? Un sospetto. Un sospetto che riteniamo fondato che ci deriva da una serie di verifiche di diversa natura che abbiamo fatto. Un sospetto che vogliamo in un modo o confermare o escludere, perché quello che l’investigazione mira ad accertare è la verità, è il dato obbiettivo, proprio il dato obiettivo a cui lei fa riferimento ma è chiaro che io non posso partire dal dato obbiettivo perché se già ho l’oggetto in mano a che le faccio a fare le perquisizioni? Ha capito? Mi scusi, no? Mi sbaglio? Quindi quello che lei mi propone di spiegarle è l’acqua calda, cioè è ovvio che io non posso, al momento in cui sto cercando un oggetto, partire dal presupposto totalmente opposto. Lei mi propone di percorrere un cammino che non ha nulla a che fare non soltanto con quelle che sono le tecniche di Polizia investigativa ma neanche con la logica e il buon senso e siccome io la conosco per essere quello che è immagino che questa domanda sia mal formulata o io l’abbia capita male.
A.B.: L’ho formulata male io ma l’ho fatta, formulata volutamente, scusi. Volutamente. Vorrei capire, scusi, capisce, perché se io mi convinco, mi perdoni questa digressione, se io mi convinco che tizio è un delinquente e si stratifica costantemente in me… Capisce?
R.P.:Perf… Guardi avvocato, lei, lei…
A.B.: Perché io ho questa netta sensazione, questo glielo dico con estrema chiarezza
R.P.:E io le sono grato.
A.B.: E per me, per me, dico, questa indagine
R.P.:E io le sono…
A.B.: Manca di un supporto oggettivo
R.P.:E io le sono grato di fornirmi una volta di più l’occasione per ribadire che fino al momento in cui a carico di signor Pietro Pacciani noi non ricaviamo, non recuperiamo elementi di ordine oggettivo, consideriamo e continuiamo a considerare quelli che sono… che sono le nostre deduzioni, i nostri convincimenti come nostri convincimenti ma le ho detto e ho detto in premessa siccome questa indagine negli anni precedenti ha subito molto l’impatto di suggestioni di convincimenti personali noi ci siamo sempre sforzati, sempre, costantemente, di questo è traccia negli atti non è che lo racconto io, ci siamo sempre e costantemente sforzati di mirare al dato obbiettivo, non abbiamo cercato di costruire un vestito da colpevole addosso al signor Pacciani e addosso a nessun’altro
A.B.: Comunque è strano…
R.P.:Quelli che sono i dati che lei ha citato e che se lei mi consente sono dati che ha enucleato da un contesto investigativo ben più massiccio che io le pregherei di produrre come conoscenza, perché, vede avvocato, una impropria formulazione…
A.B.: Lei doveva fare l’avvocato.
R.P.:La ringrazio.
A.B.: Doveva fare più l’avvocato che il…
Presidente: Signori…
A.B.: Cioè fa bene anche il suo mestiere ma l’avvocato l’avrebbe fatto molto bene. Chiedo scusa. Io ho da fare ancora parecchie domande.
Presidente: Si, si appunto. Quindi io direi sono le una e un quarto, sospendiamo per due ore…
A.B.: Grazie.
Presidente: E alla ripresa… Va bene?
P.M.: Bene, grazie Presidente.
Presidente: Allora l’udienza è sospesa fino alle ore 15 e 15. D’accordo?
P.M.: Bene, grazie.
Presidente: Tre e un quarto.