giovedì 20 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Nona parte

Segue dalla parte ottava.

R.P.: Se il Presidente mi consente io vorrei rispondere puntualmente a questa domanda perché è piuttosto articolata e sarei grato se fosse possibile e se la Corte lo consente, di avere davanti il quadro.
A.B.: Ah, il quadro?
R.P.: O una riproduzione fotografica.
Presidente: Volete il quadro?
P.M.: Abbiamo una riproduzione fotografica…
A.B.: Possiamo vedere il quadro. Io non ho problemi.
P.M.: Se serve, sennò…
A.B.: Può prendere anche quello di Picasso.
R.P.: No perché voglio soltanto, voglio soltanto indicarle… No perché devo rispondere puntualmente a questa domanda.
A.B.: Ci so no anche Hieronymus Bosch, lei ricorderà Hieronymus Bosch cosa faceva?
R.P.: Sono un appassionato di Hieronymus Bosch.
A.B.: Ecco, quindi sa…
R.P.: Prima che…
A.B.: E pare che non fosse un mostro Hieronymus Bosch.
R.P.: E nessuno… Comunque… Allora lei… Vede, quando noi notiamo quel quadro, quel quadro, in quel quadro rileviamo che verosimilmente è stato scorciato ma il dato in sé non ha importanza, non è registrato. Cosa colpisce noi è che quel quadro, così com’è, rappresenta uno scenario che parla di violenza, che parla di morte, che parla di sessualità e in alto a destra c’è uno spicchio di luna nuova, sono elementi che colpiscono, naturalmente quel quadro può averlo dipinto lui, può averlo dipinto lei, posso averlo dipinto io questo grazie ai giornalisti ci è stato dato modo di appurarlo, ma vede il signor Pacciani dice di averlo fatto lui quel quadro. Mi consenta avvocato, legga tutti gli atti…
A.B.: Nega di avere ideato un quadro, ideato, nega, è una cosa diversa.
R.P.: Esatto ma dice di averlo fatto. Lui. E sa, non lo dice solo a me, non lo dice soltanto al P.M., materialmente dice, lei dice che non ha mentito, io le dirò che ha mentito quattro volte, dice non soltanto a me, a noi, lo dice al P.M. dottor Canessa, al dottor Vigna nel corso di un colloquio, va a raccontare il significato del quadro a un certo numero di persone, lo interpreta, se lo appende in casa, ma quello che colpisce di quel quadro, aldilà dell’effetto che può destare su una persona che come me non ama la violenza, è che quel quadro è datato 10 aprile 1985, l’ultimo duplice omicidio è stato commesso a settembre del 1985, quel quadro firmato da Pacciani Pietro: “Pietro Pacciani” che gli da un titolo: “Un sogno di fatascienza”, che lui racconta ad altri testimoni che è stato un sogno che lui ha fatto e che ha dipinto, che lui firma e che lui data, di tutto questo quello che è investigativamente rilevante per noi, che peraltro quel quadro non lo sequestriamo, perché ci siamo sempre tenuti lontani col forcone tutte le suggestioni da questa indagine, però un dato rilevante per noi che alla data del 10 giugno 1985, quasi anniversario di un omicidio commesso nel 1951, il Pacciani o qualcuno segna sei croci in basso, quasi nascoste fra due piantine, quelle sei croci non so cosa significhino, io non sono entrato nel cervello dell’imputato…
A.B.: Avrebbero dovuto essere dodici.
R.P.: Non posso leggerlo con il cervello dell’imputato ma a data giugno 1985 abbiamo quattordici morti ammazzati di cui sei donne, abbiamo detto prima, ma non lo abbiamo detto perché ce lo inventiamo noi, ma perché ce lo racconta la scena del crimine, ma perché ce lo racconta l’assassino con la storia che lui racconta ogni volta che uccide, che le donne sono il fuoco dell’attenzione dell’assassino. Sette coppie uccise, sette coppie uccise all’epoca del 10 giugno 1985, una di queste coppie è formata da due uomini, io la matematica la conosco poco però le donne mi risultano essere sei e sei sono le croci che sono poste su un quadro che è firmato/datato dal Pacciani, che lui dirà ad altri che è un sogno di fantascienza che lui ha dipinto, perdoni, che lui dirà al P.M. che è un quadro che lui ha preso, un’idea che ha preso da un fumetto di fantascienza e poi l’ha riprodotta su scala più grande, se vuole legga pure il verbale di interrogatorio del 6 luglio 19…
A.B.: Mi pare che stiamo andando oltre.
Presidente: Dottor Perugini, tanto questi atti poi in una maniera o nell’altra…
A.B.: Ci sono. Ma io volevo domandare se il dottor Perugini ha visto i disegni della sorella di Meyer Horst, si ricorda quante croci aveva disegnato la sorella di Meyer Horst? Se le ricorda o non se le ricorda?
R.P.: Io ho visto i disegni fatti non dalla sorella di Horst Meyer
A.B.: No, la sorella.
R.P.: Ma vede…
Presidente: La sorella consegnò l’album.
A.B.: E ci sono dei disegni, c’è un monte tagliato con delle croci
Presidente: Questo avvocato?
A.B.: Esattamente signor Presidente.
Presidente: Questo.
A.B.: Non so se anche la sorella sia… Esattamente. Non so se anche la sorella è un mostro.
R.P.: No ma vede avvocato, mi perdoni, quello che io ritengo significativo è che lui abbia mentito su questo quadro, mi perdoni, perché l’ultima versione quella aggiornatissima che lui mi da al momento in cui torniamo a parlarne, mi dice: “No è una stampa, come quella lì”, vuole che le mostri quale stampa mi sta indicando in quell’epoca l’imputato? E’ una stampa di Firenze, in bianco e nero. Dice: “Io quella lì l’ho colorata. Ecco, è una stampa e l’ho colorata come se… E anche il quadro era una stampa e io l’ho colorata. Il quadro non è una stampa, io l’ho fatto radiografare e non è una stampa e le dico un’altra cosa avvocato, fra gli elementi del quadro che mi colpiscono e peraltro quel quadro non viene sequestrato subito, è il fatto che questo mostruoso animale, una specie di minotauro con la testa di generale, col corpo di toro, in realtà il corpo di toro non è un toro è una mucca, perché quel quadro, chiamiamolo così, in quel quadro il disegno è stato modificato. La mucca ci aveva una faccia placida da mucca, qualcuno gli ha fatto i denti, gli ha fatto la faccia da toro incupito, molto incupito avvocato e alla mucca è stata cancellata la mammella.
A.B.: Sinistra o destra? Vede, a un certo punto…
R.P.: Vede avvocato io non sono un allevatore di bestiame ma quello che le voglio dire e che… …mi consenta… E’ che questi elementi…
Pietro Pacciani: -VOCE FUORI MICROFONO-
R.P.: Che noi abbiamo preso in considerazione… Perché spero e mi auguro, penso che lei in casa quel quadro non se lo appende, non se lo firma, non se lo attribuisce e non va a spiegare ad altri che è suo, va bene? Ma questi elementi che abbiamo preso in considerazione sono elementi suggestivi, sono ben altre le suggestioni se vuole avvocato.
Presidente: No, no, no.
R.P.: Sono elementi suggestivi ma li abbiamo tenuti a distanza.
A.B.: Lei conosce i quadri di Viani no? Conosce Munch? Conosce "L'urlo"? No? Nessuno se lo non lo terrebbe perché ce lo portan via, in casa, però io me lo terrei. Quello forse no perché non mi piace, non mi piace lo schema pittorico
R.P.: Quel fatto non ha assunto dignità d’indizio.
A.B.: Ohooo. Il fatto non ha assunto dignità d’indizio.
R.P.: E’ stato un elemento che noi riteniamo, abbiamo ritenuto un elemento di valutazione di personalità.
A.B.: Però non ho ancora capito dottor Perugini qual è l’elemento oggettivo che porta la vostra indagine nei confronti di Pacciani perché, mi scusi, io credo, questo per ricostruire sul piano storico la vicenda investigativa vostra, voi fate tutta una serie di intercettazioni ambientali di ogni tipo…
R.P.:Io di un tipo solo ne conosco.
A.B.: Fate tutta una serie di perquisizioni, si regolarmente autorizzate dal Pubblico Ministero, sulla base dei suoi rapporti, per carità.
P.M.: Dal G.I.P. , Presidente.
A.B.: Dal G.I.P., richieste da lei e poi dal G.I.P., grazie per la…
P.M.: Da un giudice per fortuna.
A.B.: Da un giudice va be’ anche voi siete ancora giudici.
Presidente: Signori vi prego.
A.B.: Allora dunque, quindi lei fa tutta questa serie di proiezioni probatorie, indagative, prima indagative...
(…)
A.B.: Certo, ma vengono trovati dopo e si sostanziano nel…
R.P.:E se si trovavano prima ci saremmo risparmiati…
A.B.: Blocco Skizzen Brunnen 17 x 24, in un proiettile che viene trovato in un certo posto nel giardino e poi, ma questa non è niente, perché la Corte eccellentissima ha ritenuto di non potere utilizzare la lettera che avvolgeva oltre che un certo panno quest’asta guida molla, la famosa asta guida molla; praticamente voi siete partiti, questo vorrei capire io, siete partiti nei confronti di Pacciani non avendo un bossolo, un proiettile con l’”H” o qualcosa, soltanto da queste idee, o no?
R.P.:Avvocato…
A.B.: O no?
R.P.:Avvocato, mi consenta, lei che oltre ad essere un abilissimo avvocato ha anche un precedente come ufficiale dell’arma e quindi io immagino…
A.B.: Evidentemente mi hanno mandato via perché non sapevano…
R.P.:Siccome ex Carabinieri non esistono, quello che voglio dirle è che lei è fin troppo a conoscenza di quelle che sono le tecniche investigative di quella che è la procedura investigativa per fare una domanda del genere a me, però io certamente sono pronto a spiegarle.
A.B.: Ecco.
R.P.:E’ ovvio che al momento in cui noi andiamo a perquisire una persona lo facciamo per accertare, così si chiama: accertare, che cosa? Un sospetto. Un sospetto che riteniamo fondato che ci deriva da una serie di verifiche di diversa natura che abbiamo fatto. Un sospetto che vogliamo in un modo o confermare o escludere, perché quello che l’investigazione mira ad accertare è la verità, è il dato obbiettivo, proprio il dato obiettivo a cui lei fa riferimento ma è chiaro che io non posso partire dal dato obbiettivo perché se già ho l’oggetto in mano a che le faccio a fare le perquisizioni? Ha capito? Mi scusi, no? Mi sbaglio? Quindi quello che lei mi propone di spiegarle è l’acqua calda, cioè è ovvio che io non posso, al momento in cui sto cercando un oggetto, partire dal presupposto totalmente opposto. Lei mi propone di percorrere un cammino che non ha nulla a che fare non soltanto con quelle che sono le tecniche di Polizia investigativa ma neanche con la logica e il buon senso e siccome io la conosco per essere quello che è immagino che questa domanda sia mal formulata o io l’abbia capita male.
A.B.: L’ho formulata male io ma l’ho fatta, formulata volutamente, scusi. Volutamente. Vorrei capire, scusi, capisce, perché se io mi convinco, mi perdoni questa digressione, se io mi convinco che tizio è un delinquente e si stratifica costantemente in me… Capisce?
R.P.:Perf… Guardi avvocato, lei, lei…
A.B.: Perché io ho questa netta sensazione, questo glielo dico con estrema chiarezza
R.P.:E io le sono grato.
A.B.: E per me, per me, dico, questa indagine
R.P.:E io le sono…
A.B.: Manca di un supporto oggettivo
R.P.:E io le sono grato di fornirmi una volta di più l’occasione per ribadire che fino al momento in cui a carico di signor Pietro Pacciani noi non ricaviamo, non recuperiamo elementi di ordine oggettivo, consideriamo e continuiamo a considerare quelli che sono… che sono le nostre deduzioni, i nostri convincimenti come nostri convincimenti ma le ho detto e ho detto in premessa siccome questa indagine negli anni precedenti ha subito molto l’impatto di suggestioni di convincimenti personali noi ci siamo sempre sforzati, sempre, costantemente, di questo è traccia negli atti non è che lo racconto io, ci siamo sempre e costantemente sforzati di mirare al dato obbiettivo, non abbiamo cercato di costruire un vestito da colpevole addosso al signor Pacciani e addosso a nessun’altro
A.B.: Comunque è strano…
R.P.:Quelli che sono i dati che lei ha citato e che se lei mi consente sono dati che ha enucleato da un contesto investigativo ben più massiccio che io le pregherei di produrre come conoscenza, perché, vede avvocato, una impropria formulazione…
A.B.: Lei doveva fare l’avvocato.
R.P.:La ringrazio.
A.B.: Doveva fare più l’avvocato che il…
Presidente: Signori…
A.B.: Cioè fa bene anche il suo mestiere ma l’avvocato l’avrebbe fatto molto bene. Chiedo scusa. Io ho da fare ancora parecchie domande.
Presidente: Si, si appunto. Quindi io direi sono le una e un quarto, sospendiamo per due ore…
A.B.: Grazie.
Presidente: E alla ripresa… Va bene?
P.M.: Bene, grazie Presidente.
Presidente: Allora l’udienza è sospesa fino alle ore 15 e 15. D’accordo?
P.M.: Bene, grazie.
Presidente: Tre e un quarto.

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