sabato 30 ottobre 2010

Udienza del 21 maggio 1999 - 9

Quella che segue è una sintesi dell'udienza del 21 maggio 1999 relativa al Processo d'appello per i delitti del "mostro di Firenze" davanti alla prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Firenze.

Avvocato Mazzeo: E allora con riferimento a... entriamo nel merito delle sue dichiarazioni, con riferimento a questi canoni che ha indicato, che ha, nel suo insegnamento di buon senso comune, continuo a dire di buon senso comune, la Corte Suprema. Anticipo che ritengo di parlare del delitto, della vicenda degli Scopeti per ultimo, per tutte le implicazioni che comporta anche con riferiemnto alla vicenda dell'uso delle autovetture e quindi partirei da Vicchio. I sopralluoghi. Sopralluoghi a Vicchio. Quindi stiamo valutando l'attendibilità intrinseca del racconto del Lotti, "quindi l'intrinseca consistenza e caratteristiche delle sue dichiarazioni alla luce di criteri di verosimiglianza, precisione, coerenza, costanza, spontaneità" e così via. Alla domanda se anche Vanni e Pacciani avevano fatto un sopralluogo a Vicchio prima degli omicidi Lotti risponde: "Non lo so, non m'hanno detto niente, non son sicuro" udienza 27 novembre '97, fascicolo 53 pagina 62, ma successivamente si corregge: "Vanni col Pacciani c'è andato" udienza 28/11/97, prima eh del delitto, fascicolo 54 pagina 81. Il viaggio a Vicchio la sera dell'omicidio, qui c'è una contraddizione insanabile, perchè? All'udienza del 27 novembre, quindi dibattimentale del '97, Lotti ha dichiarato: "La sera dell'omicidio si partì da San Casciano, si passò da Firenze, il Girone e da Pontassieve, Pacciani e Vanni andettero avanti, io andai con la mia macchina", evidentemente dietro, pagina 84 della sentenza, è riportato eh, però nel corso dell'interrogatorio dell'11 marzo '96 sul punto aveva riferito l'esatto contrario: "Mi disse anche, noi la strada non si sa bene, vieni anche tu, partimmo e fui io a fare con la mia macchina la strada fino alla piazzola di Vicchio" quindi stiamo parlando da San Casciano a Vicchio, non il tragitto di ritorno in cui può essere verosimile che stesse avanti Pacciani perchè conosceva le stradine, aveva fatto il contadino lì. Stiamo parlando del percorso da San Casciano a Vicchio, una volta dice che andava avanti Pacciani e Vanni e un'altra volta invece prima aveva detto "la strada non si sa bene, vieni anche tu, partimmo e fui io a fare con la mia macchina la strada fino alla piazzola di Vicchio", interrogatorio dell11 marzo '96, pagina 1. O era avanti lui o erano avanti loro, non ci si può sbagliare su una circostanza del genere, voi direte - ma può essere una circostanza marginale - no, ce ne sono di ancora più pregnanti di questa, riguardano direttamente gli episodi omicidiari, però se si fa una spedizone omicida e lui specifica che loro gli hanno detto - noi la strada non si conosce vai avanti tu - non può poi contraddirsi e dire che andavano avanti loro e lui li seguì. Notate, uno potrebbe dire - ha detto una cosa del genere la prima volta- cioè che li ha seguiti, - perchè c'era sempre quest'intento riduttivo - no signori, è l'interrogatorio dell'11 marzo '96, in cui sta già dichiarando che faceva il palo a tutti gli effetti. Le distanze, sempre a Vicchio. Alla domanda: "Dove si trovava rispetto a Vanni e a Pacciani al momento del delitto?" e va be', voi direte son circostanze di contorno ma bisogna aggiungere un'osservazione finale del procuratore Generale che mi appare estremamente pregnante, pensiamo alla piazzola di Vicchio, pensiamo al ruolo di palo e lui dice sulle distanze: "Io non ero lì vicino", rispetto alla piazzola, "ero un pò più lontano" pagina 62 volume primo dell'incidente probatorio, poi dice a pagine 26 del volume secondo, sempre dell'incidente probatorio: "Io ero invece a due/tre metri di distanza", non un pò più lontano, a due/tre metri di distanza, poi, sempre nell'incidente probatorio volume terzo pagina 15: "Io ero a tre/quattro metri" va bene, concediamogliela, ma poi all'udienza del 3/12/97 volume 59 non si può concedere che lui dica: "Io ero a dieci metri" un torna più nulla! E' una specie di ectoplasma, questo si muove continuamente e, osservazione finale che condivido e di cui ringrazio il Procuratore, ma insomma, il palo, lì un palo, cioè a dire uno che serve a vdere le macchine, avvisare i complici che sono di là, dissuadere le macchine dal fermarsi, questo è il compito del palo, non può stare lì dove dice lui, deve stare all'imbocco dello stradello. La luce, sempre a Vicchio. Udienza dibattimentale del 3/12/97. "Io li spensi i fari", gli si chiede: 
-"E quelli della macchina del Pacciani?"
-"Gli eran spenti anche quelli", sempre il 3/12/97
-"Ma era buio?"
-"Mha, dopo cena, anche se era estate era buio", sempre stessa udienza dibattimentale;
-"Ma uno dei due aveva qualche luce?"
-"Mha, se gli avevano una luce... E' difficile, ora... Non ricordo se c'era o no", sempre al dibattimento, ma poi sempre nella stessa udienza dice: "Mha, io non ho visto luce" e insiste: "Mha, io di luci non le ho viste" e qui siamo all'udienza dibattimentale del 3/12/97, allora, lui il 3/12/97, son arrivati, fari spenti di tutte e due le macchine, luci, si intendeva da parte di chi faceva le domande, ma in una situaizone di buio completo, come si fa ad eseguire uno scempio di quel genere? Riflettiamo anche sull'arco temporale che occorre, e quindi, dice, come si fa? Luci da nessuna parte, però che succede? Il 5 dicembre del '97, dopo due giorni, successivamente, il Lotti corregge la sua versione e dice: "S'avrà avuto qualcosa per arrivare lì, per fare un pò di luce, sennò come si fa ad arrivare lì al buio?" e sta parlando del casolare in questo caso ma siamo nello stesso contesto spazio-temporale quantomeno. "E quando sparavano?", dice a Vicchio, "Qualcosa avevo visto, una luce, non luce dei fari delle macchine, una di queste cose per fare luce" e qui siamo sempre nell'esegesi del pensiero lottesco, qualcosa per fare luce, non so, una pila elettrica, una torcia come nel medio evo, non si sa, ma si continua ad insistere sulla luce perchè qui il buon senso comune deve soccorrere, ma insomma, lì, in quel contesto, tutto spento, senza luci non c'è versi, le escissioni, pensiamo soltanto alle mutilazioni! E allora gli si domanda: "Vanni ce l'aveva una pila elettrica?" e qui c'è già il salto logico, un qualcosa per far luce il difensore che fa la domanda l'ha interpretato, come dire, elettrica. "Ce l'avevano una pila elettrica quando compivano le escissioni?" e siamo arrivati all'udienza del 9 dicembre, 3 dicembre, 5 dicembre , 6 dicembre: buio completo; 5 dicembre - oh qualcosa l'avranno avuto sennò come si faceva? -  più che una notizia questa è un'induzione, cioè se ci riflettete la frase. "S'avrà avuto" non significa "abbiamo avuto", "s'avrà avuto qualcosa per arrivare lì per fare un pò di luce, sennò come si fa ad arrivare lì al buio?", cioè questa non è l'affermazione di un teste, chiamatelo come vi pare, che sta lì, che ha visto, questa è una, come dire, è un'induzione logica: - Si, in effetti con tutto il buio di cui parlate ci sarà stata una luce - ma non sta dicendo che c'era la luce, c'è arrivato con i suoi sforzi mentali, diciamo, a questa conclusione, non perchè era lì ed aveva visto, notate l'uso del verbo, "S'avrà avuto, sennò come si fa?", ma poi l'8 ed il 9 di dicembre, quindi 3/5/9 dicembre dice e insiste sempre sul discorso possibilista anche qui: "Ma Vanni ce l'aveva una pila elettrica quando compiva le escissioni?", gli esseri umani hanno due mani, Lotti: "Eh, di notte qualcosa gli avrà..." siamo ancora qui sul probabile, io m'immagino, cioè la riposta di uno che non è stato lì e che al bar ragiona, dice: -Certo, per fare queste escissioni, lì al buio, in mezzo alla campagna, di notte- e l'interlocutore dice: -Gli avranno avuto qualcosa-, la riposta la potevo dare io, la poteva dare chiunque, "Di notte qualcosa gli avrà..."
-"Ma come la teneva" gli chiede questo difensore, "la pila elettrica?"
-"Così, in mano", 9 dicembre. "Così in mano"? Non c'è bisogno di Henri Bergson, la fatica di pensare, la pigrizia, l'assurdo ridicolo, questa è un'offesa per chi ascolta. Come è un offesa per i giudici vedersi uno che dice, come ha fatto l'altro giorno, - Eh ne avevo due di macchine - , uno spiantato totale, abbiamo parlato del tema dei soldi e di tutte queste cose qui, e lui si permette di andare a giro con due macchine e di cambiare sfacciatamente versione, rispetto a tutto quello che ha dichiarato su queste macchine, poi ci arriverò, nel corso del dibattimento di primo grado e di tutte le indagini preliminari e l'incidente probatorio, questa si chiama bugia sfacciata, perchè vedete signori, ci sono bugie intelligenti e bugie stupide, ma ci sono e secondo me è peggio, bugie decenti e bugie indecenti, impudiche, sfacciate.
In un processo anglosassone forse qualcuno avrebbe potuto parlare di oltraggio alla corte, perchè c'è un limite e su questo limite abbondantemente superato torneremo quando parleremo sul cosiddetto testimone Pucci, ma nel Lotti c'è più consapevolezza rispetto al Pucci, della sfacciataggine delle su... c'è questo senso di impunità che è veramente intollerabile sul piano morale e che offende chi è chiamato qui a fare un uso modesto, senza retorica, degli strumenti della ragione e del buon senso comune. "Così, in mano" e lo dice anche all'udienza dell'11/12/97 non ho riportato le parole testuali, fascicolo 64, ve lo suggerisco, pagina 30 e 31, che lui faceva le escissioni avendo in mano una pila elettrica, l'assurdo ridicolo, ora, uno, veramente, si estranea dall'orrore del contesto e dice: no, via, detta così non... Tu mi stai offendendo a dirmi così io ti posso giustificare solo se ti ritengo incapace d'intendere e di volere quando mi dici cose di questo genere, ma pare di no, che non lo sia incapace di intendere e di volere.

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