Direttore della Asl 3 di Perugia, professore a contratto della scuola di specializzazione di gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’Università degli Studi di Perugia. Amico e collega di Francesco Narducci. Il 13 ottobre 1985 si recò sul molo di Sant'Arcangelo quando fu data notizia che il corpo di Francesco Narducci era emerso dal lago Trasimeno. Descrisse il cadavere dell'amico come "enormemente edematoso, con il volto cianotico e l'aspetto di un pallone, sfigurato, sembrava l'omino della Michelin". Dichiarò d'aver seguito la salma dal pontile fino alla villa di proprietà della famiglia Narducci e di aver visto adagiare il corpo su delle coperte per poi essere ripulito e vestito. Riferì d'aver "litigato furiosamente con il padre Ugo Narducci" pur di convincerlo a far eseguire l'autopsia. Il padre di Francesco fu però irremovibile e non vi fu modo di fargli cambiare idea. Interrogato nel 2003 dichiarò d'essersi recato l'11 ed il 12 ottobre 1985, con Pierluca Narducci, fratello di Francesco, presso l'abitazione di un sensitivo, dalle parti di Monte Tezio, tra Umbria e Toscana, questi gli disse che Francesco era morto e che l'indomani "gonfio e irriconoscibile" sarebbe riemerso dalle acque antistanti Sant'Arcangelo.
Rif.1 - La strana morte del dr.Narducci p.25
Rif.1 - La strana morte del dr.Narducci p.25
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