Con il marito, Mario Caramelli, era stata titolare di un bar a Castelletti di Signa dal 1986 al 1989. Tra il 1986 ed il 1989 aveva raccolto alcune confidenze dalla signora Mariella Ciulli. Nel 1994, tramite un memoriale, fece pervenire agli inquirenti le dichiarazioni ricevute dall'amica. Quelli che seguono sono alcuni brani tratti da quel memoriale.
"La signora (Mariella Ciulli) ricordava, a proposito del delitto del 1968, di essere stata sul luogo dello stesso e di aver corso durante la notte con un bambino in braccio. Diverse volte portò mio marito sul luogo, per cercare di ricostruire tutta la vicenda, perché di quella sera rammentava soltanto di aver partecipato a una seduta da una veggente e sicuramente di essere stata sotto l’effetto di qualche medicinale o “intruglio”. La signora ricordava che subito dopo il delitto il marito, allora fidanzato, stette via per circa 6 mesi. Al ritorno ricominciarono la relazione e poi si sposarono. (...) La donna (sempre la Ciulli) rammentava anche che una sera il marito fu chiamato telefonicamente da una persona con la quale fissò un appuntamento in via del Moro a Firenze: un paio di giorni dopo apprese dai giornali che proprio quella sera in quella via una prostituta fu uccisa a coltellate. (...) La Calamandrei sosteneva che il marito era in possesso di due pistole di cui una regolarmente denunciata e un’altra, a canna lunga, una Beretta calibro 22, non denunciata. La Beretta fu mostrata anche a un suo dipendente che successivamente fu licenziato. (...) La Calamandrei rinvenne nel frigo un fagotto che rivelò contenere una mammella femminile e un organo genitale femminile."
Nel settembre del 1994 rilasciò le dichiarazioni che seguono al settimanale "Visto".
"Cosa vuole, signore, l’è una faccenda mica da ridere questa, vedrà... al processo.... Era il 1986, io e mio marito gestivamo un locale pubblico ed a seguito della nostra attività commerciale conoscemmo una signora, tale M.C., che abitava vicino a Firenze. Questa donna, con la quale entrammo in amicizia, sin dall’inizio della nostra frequentazione, ci parve come ossessionata da qualcosa di cui aveva bisogno di liberarsi. Per farla breve, abbiamo iniziato ad invitarla a cena a casa nostra, nella nostra casa di campagna, ed ogni volta sembrava stesse per esplodere, poi, invece di iniziare a raccontare ciò che l’affliggeva, si limitava a piangere in una maniera dolorosa, sofferta, un pianto irrefrenabile, come di chi prova un dolore lancinante, qualcosa di psicologico che ti ferisce nel profondo. Finalmente una sera, eravamo sole io e lei, mi raccontò una storia incredibile, sconvolgente, mi disse "Quando sono successi i delitti del mostro io commentavo con mio marito e lui assentiva sul fatto che erano cose da matti, poi piano piano alcuni atteggiamenti non mi convincevano più, fino a quando dopo l’ultimo delitto, quello dei francesi Nadine Mauriot e Jean-Michel Krauchivili, ho cominciato ad avere dei pesanti sospetti fino ad arrivare alla certezza che mio marito c’entrasse qualcosa." Trovò degli abiti insanguinati e un reperto anatomico in freezer. "Perché lui non ha più colpito? Non perché è “guarito”, ma perché fu scoperto". Io, al sentire questo racconto, ho avuto paura: il marito della mia amica era ed è un professionista che viene da una famiglia molto in vista, ha un cognome prestigioso, una credibilità inattaccabile ed il fatto che è alto un metro e ottantacinque, porta il 45 di scarpe ed oggi ha 57 anni, il che vuol dire che nel 1985 ne aveva 48, poteva sembrare solo una coincidenza con la descrizione che allora si faceva del criminale assassino. Sa, ci vuole poco a rimanere intrappolati in storie con le quali non si ha nulla a che fare. Insomma, ero dubbiosa. Ma un giorno M.C. decide di parlarci di quanto ha visto e le è stato raccontato, di ciò che l’ha convinta che il padre dei suoi due figlioli ha qualcosa a che vedere con il mostro sanguinario delle colline del Chianti. Dopo l’omicidio dei francesi la signora M.C. vide il marito come stranito e, non convinta dei suoi atteggiamenti, scavando come fanno le mogli sospettose di qualche tradimento, scoprì quello che mai avrebbe voluto: un paio di pantaloni ed una maglietta intrisi di sangue, poi nel freezer dei reperti anatomici ed infine, in un cassetto, una pistola Beretta calibro 22. Lei mi ha raccontato che dopo la scoperta di quelle cose affrontò il marito, lo assalì, entrò in crisi, gli urlò la sua disperazione, ma lui l’aggredì, tentò di strangolarla e le disse che era pazza, sì, proprio così, che era una pazza visionaria e che voleva, in questo modo, distruggere il loro matrimonio e spillargli soldi. Il resto è la cronaca dei nostri tentativi di convincerla a fare ciò che doveva fare, a presentarsi agli inquirenti per mettere nero su bianco, a confidarsi con i figli, a rimanere salda e ferma nella convinzione che non si può diventare pazzi pensando che s’è vissuto per vent’anni accanto ad un uomo colpevole di crimini così efferati e che andava salvata la mente innanzitutto. Io le diedi dei consigli, ma lei non volle sentirmi. Be’, dopo qualche mese ho saputo che è impazzita, uscita di senno, ed oggi, come si può ben capire, è totalmente inattendibile e forse anche a me vogliono far fare la stessa fine! Ho letto da qualche parte che secondo gli esperti il vero mostro di Firenze non colpirebbe più perché sarebbe guarito o sarebbe morto. La verità è che ha smesso perché è stato scoperto."
Nel 1997 Mariella Sali è morta di cancro.
Rif.1 - Il Tirreno - 21 dicembre 2004 pag.5"La signora (Mariella Ciulli) ricordava, a proposito del delitto del 1968, di essere stata sul luogo dello stesso e di aver corso durante la notte con un bambino in braccio. Diverse volte portò mio marito sul luogo, per cercare di ricostruire tutta la vicenda, perché di quella sera rammentava soltanto di aver partecipato a una seduta da una veggente e sicuramente di essere stata sotto l’effetto di qualche medicinale o “intruglio”. La signora ricordava che subito dopo il delitto il marito, allora fidanzato, stette via per circa 6 mesi. Al ritorno ricominciarono la relazione e poi si sposarono. (...) La donna (sempre la Ciulli) rammentava anche che una sera il marito fu chiamato telefonicamente da una persona con la quale fissò un appuntamento in via del Moro a Firenze: un paio di giorni dopo apprese dai giornali che proprio quella sera in quella via una prostituta fu uccisa a coltellate. (...) La Calamandrei sosteneva che il marito era in possesso di due pistole di cui una regolarmente denunciata e un’altra, a canna lunga, una Beretta calibro 22, non denunciata. La Beretta fu mostrata anche a un suo dipendente che successivamente fu licenziato. (...) La Calamandrei rinvenne nel frigo un fagotto che rivelò contenere una mammella femminile e un organo genitale femminile."
Nel settembre del 1994 rilasciò le dichiarazioni che seguono al settimanale "Visto".
"Cosa vuole, signore, l’è una faccenda mica da ridere questa, vedrà... al processo.... Era il 1986, io e mio marito gestivamo un locale pubblico ed a seguito della nostra attività commerciale conoscemmo una signora, tale M.C., che abitava vicino a Firenze. Questa donna, con la quale entrammo in amicizia, sin dall’inizio della nostra frequentazione, ci parve come ossessionata da qualcosa di cui aveva bisogno di liberarsi. Per farla breve, abbiamo iniziato ad invitarla a cena a casa nostra, nella nostra casa di campagna, ed ogni volta sembrava stesse per esplodere, poi, invece di iniziare a raccontare ciò che l’affliggeva, si limitava a piangere in una maniera dolorosa, sofferta, un pianto irrefrenabile, come di chi prova un dolore lancinante, qualcosa di psicologico che ti ferisce nel profondo. Finalmente una sera, eravamo sole io e lei, mi raccontò una storia incredibile, sconvolgente, mi disse "Quando sono successi i delitti del mostro io commentavo con mio marito e lui assentiva sul fatto che erano cose da matti, poi piano piano alcuni atteggiamenti non mi convincevano più, fino a quando dopo l’ultimo delitto, quello dei francesi Nadine Mauriot e Jean-Michel Krauchivili, ho cominciato ad avere dei pesanti sospetti fino ad arrivare alla certezza che mio marito c’entrasse qualcosa." Trovò degli abiti insanguinati e un reperto anatomico in freezer. "Perché lui non ha più colpito? Non perché è “guarito”, ma perché fu scoperto". Io, al sentire questo racconto, ho avuto paura: il marito della mia amica era ed è un professionista che viene da una famiglia molto in vista, ha un cognome prestigioso, una credibilità inattaccabile ed il fatto che è alto un metro e ottantacinque, porta il 45 di scarpe ed oggi ha 57 anni, il che vuol dire che nel 1985 ne aveva 48, poteva sembrare solo una coincidenza con la descrizione che allora si faceva del criminale assassino. Sa, ci vuole poco a rimanere intrappolati in storie con le quali non si ha nulla a che fare. Insomma, ero dubbiosa. Ma un giorno M.C. decide di parlarci di quanto ha visto e le è stato raccontato, di ciò che l’ha convinta che il padre dei suoi due figlioli ha qualcosa a che vedere con il mostro sanguinario delle colline del Chianti. Dopo l’omicidio dei francesi la signora M.C. vide il marito come stranito e, non convinta dei suoi atteggiamenti, scavando come fanno le mogli sospettose di qualche tradimento, scoprì quello che mai avrebbe voluto: un paio di pantaloni ed una maglietta intrisi di sangue, poi nel freezer dei reperti anatomici ed infine, in un cassetto, una pistola Beretta calibro 22. Lei mi ha raccontato che dopo la scoperta di quelle cose affrontò il marito, lo assalì, entrò in crisi, gli urlò la sua disperazione, ma lui l’aggredì, tentò di strangolarla e le disse che era pazza, sì, proprio così, che era una pazza visionaria e che voleva, in questo modo, distruggere il loro matrimonio e spillargli soldi. Il resto è la cronaca dei nostri tentativi di convincerla a fare ciò che doveva fare, a presentarsi agli inquirenti per mettere nero su bianco, a confidarsi con i figli, a rimanere salda e ferma nella convinzione che non si può diventare pazzi pensando che s’è vissuto per vent’anni accanto ad un uomo colpevole di crimini così efferati e che andava salvata la mente innanzitutto. Io le diedi dei consigli, ma lei non volle sentirmi. Be’, dopo qualche mese ho saputo che è impazzita, uscita di senno, ed oggi, come si può ben capire, è totalmente inattendibile e forse anche a me vogliono far fare la stessa fine! Ho letto da qualche parte che secondo gli esperti il vero mostro di Firenze non colpirebbe più perché sarebbe guarito o sarebbe morto. La verità è che ha smesso perché è stato scoperto."
Nel 1997 Mariella Sali è morta di cancro.
Rif.2 - Visto n.37 - 1994
1 commenti:
Il mio commento lo lasciato alla prefettura di firenze "alla squadra anti mostro" anno 1995 tutto registrato ho insistito per ricevere una copia di che sia ma mi anno mandato a cagare dopo un due ore di registrazione, e in piu' da allora mi sento deriso umiliato allontanato come stare in una bolla tutti mi odiano nessuno mi vuole e perfino i genitori stentano a riconoscermi, io ho sposato una delle due figliastre di un tipo al quanto morfologicamente ambiguo, e violentava le sue figliastre e picchiava la madre , a Livorno via oberdan n10 ristorante "giulietta e romeo" e la chiusura settimanale andavano a Scandicci.racconti racrapricianti della figliastra della pistola a canna lunga, e maneggiava il coltello come un bisturi ecc...sedute e riti satanici di adolescenti , io stesso testimone che la polizia e carabinieri non osavano affrontarlo quando ci ho provato io e successo di tutto e finalmente messo all'angolo insieme a un testimone chiamato"il cugino" be ci e' scomparso sotto gli occhi increduli e cambiava aspetto e rifletteva di luce, dopo di che mi arrestarono anno 1997, mi vogliono tutti morto e forse lo sono tutto mi sembra che parli di me o della storia del mio matrimonio "maledetto amore struggente" di mezzo ci sono travestiti che anno cambiato sesso e che lui adorava, mi sento continuamente in pericolo.
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