sabato 27 febbraio 2010

Udienza del 20 maggio 1999 - 7

Quella che segue è una sintesi dell'udienza del 20 maggio 1999 relativa al Processo d'appello per i delitti del "mostro di Firenze" davanti alla prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Firenze.

Segue dalla parte 6.
Avvocato Pellegrini: Nel procedimento di primo grado a Pietro Pacciani, il signor Vanni fu sentito come testimone, prima ancora di mettersi a sedere disse: "ma noi si andava solo a far merende" e da qui la famosa espressione "compagni di merende" tanto che il presidente Ognibene disse: "prima ascolti le domande poi darà le sue risposte". Nel corso di quella testimonianza ammise con molta convinzione "si, avevo paura di Pacciani, perchè mi minacciava" e perchè lo minacciava? A questo non ha mai risposto. Eppure un significato lo deve avere, allora quella lettera che Pacciani scrisse dal carcere assume uno spessore, un significato, perchè probabilmente ne conosciamo anche il contenuto. C'erano lì le minacce, anche lì, perchè? Compagni di merende che si limitano ad andare a bere e mangiare nelle tratterie, nelle osterie del nostro Chianti e che poi uno di questi ha paura forte, dell'altro, perchè? E allora entriamo un pò più nel dettaglio io mi limiterò a parlare dell'omicidio di Vicchio, è il mio omicidio. E' quello che ha distrutto due ragazzi, due famiglie, che ha portato a morire Renzo Rontini di crepacuore in mezzo alla strada come un cane. Perchè Renzo Rontini da quel 29 luglio non si è più ripreso. Si è distrutto nell'animo e nel fisico e allora Lotti stamani mattina c'è stato detto non è credibile. Io continuo a domandarmi, aldilà dei vantaggi in cui egli può sperare come collaboratore, ipotizziamo che Lotti sappia o sia stato così bene informato da aver recepito che ai sensi dell'ordinamento penitenziario in base all'art 4, 58bis eccetera possa avere dei vantaggi in sede di applicazione della pena ma se avesse detto "io non c'entro nulla" di quali vantaggi aveva bisogno? Perchè ha ammesso le proprie e le altrui responsabilità per avere i vantaggi del collaborante? Ma non è semplicemente pazzesco? Accetto la mia responsabilità perchè c'è e cerco di ridurre al minimo le conseguenze e allora faccio il collaboratore di giustizia, ma se sono innocente, se sono estraneo che senso ha di autoaccusarmi per poi avere i vantaggi... ma dico, nemmeno Lotti, per quanto stupido possa essere o fatto apparire, potrebbe pensare una cosa del genere. Me ne vado in carcere, dalla quale potrei restare fuori perchè tanto in carcere avrò un trattamento privilegiato.
Non ci si autoaccusa. Una qualsiasi motivazione. Quando dice "gliela fo pagare" perchè Vanni non gli voleva prestare i quattrini, non è sufficiente? Ma signori, si può far pagare una ritenuta colpa di un amico anche andando a spifferare la verità, anzi molto spesso si fa molto più male a spifferare la verità su terze persone a cui si vuol recare danno che a inventarsi tutto di sana pianta e allora Lotti che si volesse vendicare di Vanni perchè non gli prestava i quattrini? Benissimo, si vendica e va a raccontare quello che so ma è andata proprio così? Perchè Lotti ci è arrivato un pò alla volta a raccontarci una parte della verità che egli conosce perfettamente. Quello che ha detto è vero ma non è tutto. E' questo il problema, perchè tutto sarebbe molto più chiaro, perchè nel dire e nel non dire, nell'accusare gli altri e cercare di salvare, se Lotti è caduto in alcune contraddizioni ha detto una cosa, poi l'ha detta diversamente, lo sappiamo, ce l'ha rammentato tutto il procuratore generale, però è inevitabile quando si vuole stare un pò nel mezzo per non compromettersi troppo e tirarsene fuori, una persona non intelligente come non lo è il Lotti e quando si deve barcamenare poi alla fine commette anche degli errori, errori che sono la conferma che non è stato indottrinato da nessuno. Se fosse stato indottrinato gli sarebbe stata spiegata la lezioncina nei modi più semplici possibili, in modo che lui la possa recepire e avrebbe detto A B C e sarebbe tornato tutto alla perfezione. E' proprio la sua spontaneità, collegata con questa necessità che lui avverte di tenersi equidistante tra una verità rilevata e una verità nascosta, che lotti cade in contraddizione. Allora parliamo della Pia, degli orari della Pia. Io sono convinto, ma non è solo una convinzione mia, che qui confluissero una moltiplicità di interessi, di scopi di moventi, non ce n'era uno solo, la genesi di questa follia omicida, in una progressione e in un crescendo pauroso si comincia con il punteggiare il ventre di una ragazza con 92 colpi di coltello e si arriva all'escissione di Pia e della Nadine del seno e del pube! Escalation tremenda! Io credo che per Pia almeno, confluissero più interessi, può darsi che all'inizio, chissà come sono andate le cose, nessuno lo saprà mai perchè sicuramente il punto di partenza è Pacciani e di Pacciani non si può più parlare e a Pacciani non si può più chiedere più nulla, del resto non ha mai detto nulla salvo dire "io sono innocente come gesù sula croce" e allora via, via che si è sviluppata questa catena omicidiaria si possono essere innestati anche persone che all'inizio non erano sulla scena, motivi e scopi, ulteriori rispetto a quelli iniziali, quello che poteva essere una forma psicopatologica si può essere associata anche ad uno scopo utilitario, cosa facevano questi signori, o questo signore, partendo all'inizio nel '74 non si sa certamente se c'era anche Vanni, nessuno lo ha mai detto, non lo possiamo affermare. Aveva evidentemente una attitudine, una pulsione verso queste forme di uccisione e di vilipendio di cadavere e che qualcuno ne abbia approfittato che ne sia venuto a sapere e abbia innestato su questa attitudine, su questa propensione del Pacciani all'omicidio le proprie pulsioni altrettanto malate, facendosi estirpare e portare a casa quei feticci che è inutile rammentare. Ecco che allora Pacciani a questo punto in compagnia di altri traggono da questa iniziale aberrazione psico-patologica una utilità, ci guadagnano.
Segue...

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