venerdì 5 giugno 2009

Udienza del 17 maggio 1999 - 10

Quella che segue è la trascrizione integrale dell'udienza del 17 maggio 1999 relativa al Processo d'appello per i delitti del "mostro di Firenze" davanti alla prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Firenze.

Segue dalla parte 09.
Relatore: Quindi non ritiene, la Corte di Assise, di seguire questa tesi. Per quanto riguarda il duplice omicidio di Calenzano, la Corte di Assise, non è che possa dire molte cose, Lotti non c'era, Lotti ha riferito cose che ha sentito da altri, però dice la Corte di Assise: "non possiamo non tenerne conto, perchè questi due giovani di Calenzano sono stati uccisi con la stella pistola, la solita Beretta calibro 22, che ha utilizzato proiettili Winchester". Stessa arma che aveva già ucciso altre sei persone negli anni precedenti e che tornerà ad uccidere l'anno successivo, successivo fino al 1985. Inoltre i tagli sul corpo delle giovani vittime pare che sia uguale, fatto dalla stessa mano, lo stesso coltello, questo dice la Corte di Assise fino a questo punto, dopodichè c'è quell'abbozzo a cui avevo accennato prima, io lo chiamo abbozzo, perchè non so come chiamarlo, quel tentativo, da parte del primo giudice di trattare l'argomento, ma credo che non voglia farlo, trattare l'argomento della credibilità intrinseca del Lotti, perchè vi è un capitolo a pag.187 della sentenza di primo grado che è intestato in tutt'altro modo, l'intestazione del capitolo è quella che attiene “il valore dei riscontri nei confronti di Vanni e Pacciani”, dice la Corte di Assise: "intanto il Lotti non si può non credergli perchè costui si è autoaccusato di gravissimi delitti", tanto che questi, lo aggiungiamo noi, si è preso 30 anni di reclusione. Dopodichè aggiunge: "intanto il Lotti ha iniziato a collaborare, non aveva alcun motivo di astio né nei confronti di Vanni, né di Pacciani", anzi, anzi nei confronti di Vanni ancora di meno, visto che fino a qualche mese prima che iniziasse la sua collaborazione con le forze di polizia, che è databile a gennaio/febbraio '86, il nostro Lotti intratteneva una relazione sentimentale con tale Bartalesi, ce ne sono due di Bartalesi in questo processo, non bisogna confonderle. La Bartalesi di cui parlo è la nipote di Vanni, ora, uno che ha addirittura una relazione sentimentale con la nipote di Vanni fino a qualche mese prima che vada a raccontare alla Polizia, giudice, Carabinieri tutte queste cose è difficile pensare che abbia ragione di odio, antipatia, di astio nei confronti del Vanni. Nei confronti del Pacciani, non di certo per l'assunta violenza carnale, visto che, come tra poco vi dirò, questo Lotti ha sviluppato istanze omosessuali. Amcora, dice: "noi abbiamo un elemento, ne trova uno la Corte di Assise, che dimostra che il Lotti ha detto la verità su di una circostanza importantissima ed è quella relativa alle cartucce perchè quando, come ho detto prima, il Lotti ha sempre raccontato che queste cartucce al Pacciani gliele dava un carabiniere, un certo Toscano Filipponeri. La Corte di Assise ha disposto delle indagini per sapere se fosse più o meno vera questa circostanza, perchè fino ad allora non ci aveva pensao nessuno. Bene, è risultato che questo, ma tra l'altro, scusate, questo Toscano è morto per caso?
Avv. Filastò: No, no è sempre vivo!
Relatore: Non credo...
Avv. Filastò: E' vivo, è sotto proceso!
Relatore: E' vivo. Prima che se ne accorgano avvocato... Non vuol dire granchè...
Avv. Filastò: La difesa ha chiesto venisse sentito ex art. 210...
Relatore: Nessuno ha sentito il signor Carabiniere, ma quanti anni ha? Si sa? Perchè io ho la sensazione, così... Vabbè, non si sa. Si fa una perquisizione, per ordine della Corte di Assise e in casa del Toscano viene trovato un arsenale però tutto regolarmente denunziato, perchè deve essere un'amate di armi. Tra le altre cose trovano una Beretta 22, che non è quella che ci interessa naturalmente, tra l'altro era stata regolarmente testata dalla Polizia, che aveva acquistato nell'85, il nostro carabiniere, che era stato in organico alla stazione dei Carabinieri di San Casciano, da un altro Carabiniere in pensione, un certo Moccarelli, e la denunzia dell'arma ai Carabinieri, dell'arma oltre che recare la descrizione dell'arma, matricola e quant'altro, reca la scritta: n.b. n.100 cartucce calibro 22 long rifle. Vengono fatte tutte le indagini che vi ho detto prima, in particolare la Winchester fa sapere che ha smesso di fare cartucce con l'H sul fondello nell'anno '80/'81. A casa di questo Toscano, trovano anche cartucce, naturalmente, non con la lettera "H" ma con la "W". Il Moccarelli, interpellato, viene sentito, racconta alla Corte di Assise che lui fino al '78 era uso andare al poligono di tiro di Firenze - dove sta alle Cascine? - perchè gli paceva sparare fino al '78 e lui comprava le cartucce lì, al poligono di tiro perchè costavano molto di meno e al poligono di tiro gli davano proprio le cartucce calibro 22 con l'"H", quindi lui non esclude di aver dato 100 cartucce calibro 22 al Toscano, ma dirà la Corte di Assise: "è verosimile abbia dato anche altre, quelle con la "W", visto che tante altre gliene hanno trovate a casa". Ma quel che importa, dice la Corte di Assise, non è quante gliene ha date, è che il Lotti ha riferito una circosanza che non poteva di certo inventare se non l'avesse saputa dal Vanni e dal Pacciani". Questa è una cosa che, non v'è dubbio, dice la Corte di Assise, che non può che essere così.
Inoltre, dice la Corte di Assise, vi è il Pucci Fernando che è un teste dal quale non si può prescindere. Si può inventare di tutto, dice la Corte di Assise, ma non si può prescindere il Pucci Fernando, un uomo che sta lì, almeno agli Scopeti e vede una parte di ciò che accade, vede Pacciani con la pistola, vede quello col coltello, sente che Vanni col coltello taglia la tenda, anche se non lo vede, perchè non lo può vedere, e viene sapere dal Lotti degli altri omicidi, lui non ci crede mai, pensa che lo prendono in giro Per cui lo ritiene un teste insuperabile. Ricorda ancora la Corte di Assise, i testi Caini e Martelli dei quali vi ho detto, circa la strada di campagna di Vicchio non si vede per quale motivo non si debba credere a queste persone, dopodichè tratta en passant per la verità, di una lettera sulla quale insisterà l'avvocato Filastò. Racconta il Lotti, io ve lo dico non so se avrà importanza 'sta faccenda qua, racconta il Lotti che dopo il delitto di Vicchio, il Pacciani chiamò Vanni e lui a casa e gli disse: "dovete imbucare questa lettera a Vicchio, andate e imbucatela" e questo perchè chiama tutti e due? Perchè Vanni non guida macchina, ci vuole uno che lo accompagna, e uno sarebbe lui, Lotti, che invece la macchina ce l'ha. Lui ha detto, se ben ricordo, che in questa lettera ha visto soltanto scritto: Vicchio, Firenze, Emanuela. Questa cosa io l'ho letta e così ve la racconto, il difensore degli imputati invece dice che no, che non si tratta della lettera della quale stiamo parlando, ma che si tratta di una lettera che pare che sia stata inviata a un sostituto della Procura di Firenze con un brandello di tessuto del seno della ragazza francese, ma se così è il Lotti dice le bugie perchè la lettera è stata mandata l'anno successivo, dopo il delitto degli Scopeti e non quello di Vicchio, se è la stessa lettera, se è un'altra lettera mandata ad una certa Emanuela non lo so allora cosa c'entri questa cosa. Su questo punto io mi fermo per il momento per poi proseguire.
Segue...

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