lunedì 4 maggio 2009

Aldo Colao

Il testo che segue contiene dettagli espliciti e raccapriccianti. Se ne sconsiglia la lettura a persone sensibili ed impressionabili.

Nella perquisizione della SAM, dell'11 giugno 1990, presso l'abitazione di Pietro Pacciani, in via Sonnino a Mercatale, furono sequestrate 5 armi bianche, nel dettaglio: una lama spezzata affilata, con manico; un coltello a serramanico di tipo "pattada"; un cutter; due trincetti di diverse dimensioni, quello più grande era appuntito, della lunghezza di cm 28,4 e largo cm 2,3 e dello spessore in costola di mm 1,8, la punta ha un lato tagliente affilato della lunghezza di cm 5,5, l'altro lato è semitagliente molato della lunghezza di cm 1. Il tratto di lama di cm 5,5 formava un angolo acuto di 55° con l'altro tratto di cm 1. Mentre il tratto di cm 1 formava un angolo ottuso di 139° rispetto al filo di costola.
L'avvocato di parte civile dei familiari di Paolo Mainardi, Aldo Colao, comparò i due trincetti con le caratteristiche delle ferite subite dalle vittime del "mostro", nella sua memoria espose quanto segue.
"Il trincetto è un arnese da calzolaio così definito sullo Zingarelli: «coltello da lama ricurva e appuntita». Esso viene infatti fornito dalla fabbrica appuntito; presenta sempre una certa concavità - e quindi analoga convessità - al fine di renderlo maneggevole, nonchè rigido e resistente anche per tagliare pezzi di cuoio di diverso spessore. E' strumento di regola molto tagliente; in campagna è tenuto in grande considerazione per questa caratteristica, al pari del rasoio, ed è il primo oggetto a cui una mente primitiva e diabolica insieme pensa di ricorrere per uccidere. Chi esercita il mestiere di calzolaio, o si diletta ad esso, di regola tronca in cima la punta della lama di 2 o 3 millimetri, per i seguenti motivi: allorchè la suola, tagliata per eccesso nel bordo e inchiodata alla tomaia, viene affinata sul bordo per l'allineamento, ove il trincetto fosse appuntito, taglierebbe, oltre alla suola, anche la tomaia; inoltre, poichè tale operazione viene fatta portando la scarpa in grembo, se il trincetto avesse a sgusciare, la punta potrebbe ferire il calzolaio, che di regola porta anche un grembiale di cuoio di protezione. Ciò detto bisogna precisare che i trincetti sequestrati al Pacciani sono entrambi appuntiti, e quindi nessuno dei due può fungere per affinare il bordo delle suole nè quindi essere utile come strumento di lavoro. In particolare, quello più grande termina a punta tipo «baionetta» ed è stato affilato anche in punta su ambe le facce. Il trincetto è stato quindi adattato con molte affilature alle esigenze del proprietario; specificatamente il tratto di cm 1, con costola di spessore variabile, è stato realizzato tagliando la punta del trincetto con un'angolatura tale da accentuare la punta: se ne deve dedurre che tale trincetto, con le precise peculiarità che presenta rispetto ai comuni trincetti, è atto ad arma di offesa, ma non da lavoro, tecnicamente parlando. Si sa che il Pacciani faceva il calzolaio e l'imbalsamatore di animali ed era munito di attrezzatura idonea - la mola - per affilarsi da sè gli strumenti. E' d'uopo precisare che il trincetto così modificato ha caratteristiche morfologiche tali da essere distinguibile da qualsiasi altro: è personalizzato ed irripetibile. Si sa che il Pacciani ha mani grandi e forti, è di risaputa forza fisica, è abile nel maneggiare trincetti per mestiere: tale oggetto nelle sue mani ha assunto le caratteristiche di un'arma che è risultata idonea sia ad uccidere, sia ad escindere."(...)
"Questa parte civile, esaminando le caratteristiche di taglio del seno della vittima N. M., ritiene verosimile ipotizzare che tali caratteristiche - in particolare le lesioni escoriative lineari alle ore 3, le soluzioni di continuo fra le ore 8 e le ore 11 ed infine quelle quattro lineari e parallele sovrastanti l'escissione - siano compatibili con il trincetto in esame associato alla tecnica di taglio sottodescritta, mirante all'asportazione totale ed integra della mammella, che aveva una larghezza di cm 13. Posto che la lama tagliente è di cm 5,5, il reo, partendo da ore 11, prendendo fermamente con la mano sinistra il seno, e tirandolo verso sinistra, procede con la destra, con taglio sicuro e visuale libera, fino ad ore 7/8, salvo ore 3, dove infigge la lama oltre il massimo del taglio di cm 5,5, provocando la prima intaccatura con il filo di costola non affilato. Da ore 8 il reo ha la visuale impedita dal suo braccio sinistro; inoltre, poichè il diametro della mammella è di cm 13, deve recuperare i due centimetri circa mancanti di filo di tagliente (cm 5,5+cm5,5=cm11;11-13=cm2 di deficit). Il reo allora tira ora fortemente il seno verso destra, con la mano girata verso l'alto in semitorsione; infligge la lama oltre il filo di taglio, affondando quindi la costola del trincetto, non tagliente, sempre maggiormente man mano che, a strappi paralleli e sincroni, procede verso le ore 11 per completare il cerchio di asportazione. Infatti in tale manovra intacca, perchè incide sul margine esterno della mammella con la costola - mm 1 di spessore - e produce intaccature sempre più lunghe e parallele man mano che procede verso le ore 11, fintantochè, per completare l'escissione, dà con forza crescente gli ultimi colpi che provocano le quattro intaccature superiori finali. L'escissione della mammella di P.R., più grossa di quella della N.M. di cm 5 in senso trasversale, deve - così come in effetti è stato - comportare una più frammentata escissione col trincetto, con la costola non tagliente che intaccherà il margine esterno della mammella non solo fra le 8 e le 11 per chiudere il cerchio, ma anche fra le 3 e le 5 e in altri punti."(...)

"Dalla relazione autoptica del professor Maurri si rileva che la ferita riscontrata sul polso del giovane francese ha lasciato impressa nell'osso del radio l'impronta dell'arma: in sostanza un triangolo scaleno. Tale calco si incunea nell'osso per mm 2, formando una cavità simile ad un solido con struttura piramidale - ovviamente di altezza di mm 2 - la cui base ha la lunghezza dell'impronta superficiale, e la cui altezza rappresenta di quanto l'arma è penetrata nell'osso. Se noi facciamo una sezione longitudinale di tale piramide, otterremo un triangolo la cui base è rappresentata dalla lunghezza dell'impronta superficiale, e la cui altezza è di mm 2. Parliamo ora degli angoli interni di tale triangolo: dalla relazione del professor Pierini si rileva che gli angoli alla base del triangolo suddetto sono di 20° ciascuno; si evince pertanto - nella geometria euclidea la somma degli angoli interni di un triangolo è uguale a due angoli retti, quindi 180° - che l'angolo al vertice della stessa sezione è di 140°. Passando ad esaminare il trincetto più grande sequestrato a Pacciani, troviamo che la costola del trincetto misura mm 1,8, attagliandosi perciò perfettamente allo spessore della ferita, di mm 2, posto che l'arma nel colpire si è dovuta fare strada nell'osso stesso. Abbiamo misurato l'angolo che si forma tra la costola si mm 18 ed il tratto semitagliente di cm 1: esso forma, guarda caso, un angolo ottuso di 139°, che si attaglia quindi perfettamente a quello di 140° costituito dal vertice della sezione longitudinale della piramide. Si deve concludere che è verosimile che l'arma che inferse il colpo al giovane francese sia stata il trincetto in esame."
Il 6 dicembre 1995, Aldo Colao, fornì la sua assistenza legale a Gabriella Ghiribelli quando fu interrogata, presso la Questura di Firenze dal capo della squadra mobile, Michele Giuttari e dall'ex capo della SAM, Ruggero Perugini.

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