(...)
Il caso in esame (omicidio Locci - Lo Bianco) diventerà, in seguito uno dei punti chiave dell’intera vicenda delittuosa, posto che le indagini balistiche hanno attribuito tutta la serie dei sette duplici omicidi ad una stessa arma da fuoco, una pistola cal. 22, che ha sempre sparato proiettili che sembra appartengono ad una stessa partita in quanto presentano caratteristiche costruttive analoghe. Da rilevare, tuttavia, che in questo caso non si registrano lesioni di tipo traumatico diretto sul corpo della donna (abrasioni, ecchimosi. contusioni. ecc.). Di per sé considerato, dunque, il caso in esame non si qualifica come omicidio sessuale. Manca un qualsiasi interesse per le parti sessuali, non sono state usate armi da taglio né ci sono segni di violenza di altro genere sui corpi, in vita o in morte; nessuna attenzione sembra essere stata prestata dall’omicida ad oggetti presenti sulla scena del delitto. Non è possibile stabilire con certezza quale delle due vittime sia stata colpita per prima. E' possibile che ad agire sia stata un’unica persona, posto peraltro che la dinamica del fatto non ha comportato atti tali da far ipotizzare il concorso di più persone. Chi ha commesso questo delitto, dunque, anche nell’ipotesi che sia l’autore dei successivi delitti, non sembra sia stato mosso da motivazioni sadico-sessuali, bensì da motivazioni comuni; motivazioni cioè che portano a desiderare la eliminazione fisica delle vittime, secondo una modalità ed una dinamica psicologica del tutto svincolata da elementi sessuali abnormi e, ancor più, da impulsi sadistici...
Occorre sin d’ora formulare l’ipotesi che questo primo delitto abbia costituito, per l’autore o per qualcuno che vi ha assistito uno stimolo qualificato per una ulteriore evoluzione in senso criminoso di motivazioni che sono alla base della dinamica dei delitti. Vale a dire che l’aver compiuto tale delitto (anche se per motivi inerenti alle passioni e/o alle debolezze umane, di per sé stesse non necessariamente abnormi o patologiche) o l’avervi assistito da “complice” non materialmente esecutore, anche da semplice “spettatore”, può aver innescato un processo psicologico di slatentizzazione di impulsi sadico-sessuali, che ha poi condotto alla perpetrazione di altri delitti, con ben diversa matrice motivazionale. Sono noti nella letteratura scientifica casi in cui tale processo di slatentizzazione e di successivo passaggio all’atto si sono verificati in soggetti senza alcun precedente comportamentale specifico, per il solo fatto di aver letto sul giornale il resoconto di particolari delitti; si trattava però, in questi casi. di delitti la cui descrizione, per la tipologia delle vittime (ad es. bambini) e per le modalità della dinamica materiale, suggerivano direttamente ed inequivocabilmente le componenti “sadico-sessuali”, e trovavano quindi il loro potere suggestivo nel fatto di costituire rappresentazioni “dirette” di fantasie ed impulsi latenti. Il caso in questione (omicidio Locci-Lo Bianco) non può aver avuto tale potere di influenzamento che per due vie-stimolo, entrambe qualificate; la prima, come si è detto, costituita dall’aver assistito al delitto; la seconda, di meno intuitiva comprensione, ma di non minor efficacia psicologica, consistente nel possesso dello strumento lesivo (l’arma da fuoco) unitamente alla conoscenza (diretta, o secondo una ipotesi psicologicamente non inverosimile, anche soltanto mediata) delle circostanze e della situazione in cui fu usata. Come si dirà in modo più approfondito in seguito, molto spesso il delitto sessuale in senso proprio (quello definito “lustmord” nella letteratura scientifica e nel diritto tedeschi, e che d’ora in poi designamo con tale termine) prima di divenire azione rimane a lungo un fatto puramente psichico, vale a dire che è a lungo oggetto di fantasie attivate a scopo di eccitazione e gratificazione sessuale, prima di venire effettivamente agito. Tali fantasie possono venire alimentate, rinnovate, stimolate, dal possesso tangibile di oggetti-feticcio, quali possono essere, ad es., oggetti appartenenti alla vittima fantasticata (o ad una precedente vittima, nel caso sia già stata commesso un delitto) oppure oggetti particolarmente pregnanti per la dinamica dell’azione fantasticata, quale può essere per l’appunto l’arma o lo strumento con cui si fantastica di compiere il delitto. In definitiva, di per sé stesso considerato, il caso Locci/Lo Bianco si discosta nettamente dai successivi fatti delittuosi sia per le dinamiche materiali che psicologiche, mentre appare legato ad essi da circostanze situazionali (coppia di amanti su un’auto in un luogo appartato) e, soprattutto, dal mezzo lesivo usato (arma da fuoco), la cui costante presenza nella serie di delitti sembra poter assumere significati psicologici che vanno ben al di là di semplici questioni di funzionalità materiale e di opportunità...
Il caso in esame (omicidio Locci - Lo Bianco) diventerà, in seguito uno dei punti chiave dell’intera vicenda delittuosa, posto che le indagini balistiche hanno attribuito tutta la serie dei sette duplici omicidi ad una stessa arma da fuoco, una pistola cal. 22, che ha sempre sparato proiettili che sembra appartengono ad una stessa partita in quanto presentano caratteristiche costruttive analoghe. Da rilevare, tuttavia, che in questo caso non si registrano lesioni di tipo traumatico diretto sul corpo della donna (abrasioni, ecchimosi. contusioni. ecc.). Di per sé considerato, dunque, il caso in esame non si qualifica come omicidio sessuale. Manca un qualsiasi interesse per le parti sessuali, non sono state usate armi da taglio né ci sono segni di violenza di altro genere sui corpi, in vita o in morte; nessuna attenzione sembra essere stata prestata dall’omicida ad oggetti presenti sulla scena del delitto. Non è possibile stabilire con certezza quale delle due vittime sia stata colpita per prima. E' possibile che ad agire sia stata un’unica persona, posto peraltro che la dinamica del fatto non ha comportato atti tali da far ipotizzare il concorso di più persone. Chi ha commesso questo delitto, dunque, anche nell’ipotesi che sia l’autore dei successivi delitti, non sembra sia stato mosso da motivazioni sadico-sessuali, bensì da motivazioni comuni; motivazioni cioè che portano a desiderare la eliminazione fisica delle vittime, secondo una modalità ed una dinamica psicologica del tutto svincolata da elementi sessuali abnormi e, ancor più, da impulsi sadistici...
Occorre sin d’ora formulare l’ipotesi che questo primo delitto abbia costituito, per l’autore o per qualcuno che vi ha assistito uno stimolo qualificato per una ulteriore evoluzione in senso criminoso di motivazioni che sono alla base della dinamica dei delitti. Vale a dire che l’aver compiuto tale delitto (anche se per motivi inerenti alle passioni e/o alle debolezze umane, di per sé stesse non necessariamente abnormi o patologiche) o l’avervi assistito da “complice” non materialmente esecutore, anche da semplice “spettatore”, può aver innescato un processo psicologico di slatentizzazione di impulsi sadico-sessuali, che ha poi condotto alla perpetrazione di altri delitti, con ben diversa matrice motivazionale. Sono noti nella letteratura scientifica casi in cui tale processo di slatentizzazione e di successivo passaggio all’atto si sono verificati in soggetti senza alcun precedente comportamentale specifico, per il solo fatto di aver letto sul giornale il resoconto di particolari delitti; si trattava però, in questi casi. di delitti la cui descrizione, per la tipologia delle vittime (ad es. bambini) e per le modalità della dinamica materiale, suggerivano direttamente ed inequivocabilmente le componenti “sadico-sessuali”, e trovavano quindi il loro potere suggestivo nel fatto di costituire rappresentazioni “dirette” di fantasie ed impulsi latenti. Il caso in questione (omicidio Locci-Lo Bianco) non può aver avuto tale potere di influenzamento che per due vie-stimolo, entrambe qualificate; la prima, come si è detto, costituita dall’aver assistito al delitto; la seconda, di meno intuitiva comprensione, ma di non minor efficacia psicologica, consistente nel possesso dello strumento lesivo (l’arma da fuoco) unitamente alla conoscenza (diretta, o secondo una ipotesi psicologicamente non inverosimile, anche soltanto mediata) delle circostanze e della situazione in cui fu usata. Come si dirà in modo più approfondito in seguito, molto spesso il delitto sessuale in senso proprio (quello definito “lustmord” nella letteratura scientifica e nel diritto tedeschi, e che d’ora in poi designamo con tale termine) prima di divenire azione rimane a lungo un fatto puramente psichico, vale a dire che è a lungo oggetto di fantasie attivate a scopo di eccitazione e gratificazione sessuale, prima di venire effettivamente agito. Tali fantasie possono venire alimentate, rinnovate, stimolate, dal possesso tangibile di oggetti-feticcio, quali possono essere, ad es., oggetti appartenenti alla vittima fantasticata (o ad una precedente vittima, nel caso sia già stata commesso un delitto) oppure oggetti particolarmente pregnanti per la dinamica dell’azione fantasticata, quale può essere per l’appunto l’arma o lo strumento con cui si fantastica di compiere il delitto. In definitiva, di per sé stesso considerato, il caso Locci/Lo Bianco si discosta nettamente dai successivi fatti delittuosi sia per le dinamiche materiali che psicologiche, mentre appare legato ad essi da circostanze situazionali (coppia di amanti su un’auto in un luogo appartato) e, soprattutto, dal mezzo lesivo usato (arma da fuoco), la cui costante presenza nella serie di delitti sembra poter assumere significati psicologici che vanno ben al di là di semplici questioni di funzionalità materiale e di opportunità...
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