Lorenzo Allegranti: "Si, io ho parlato con il Mostro. Diverse volte. Al telefono. Era lui che mi chiamava. Lo ha fatto dal 1982 al 1985, poco prima dell'ultimo duplice delitto agli Scopeti. Poi è sparito. Quando ha smesso di uccidere ha smesso anche di telefonarmi. Ma quella voce non la dimentico. Saprei riconoscerla, ancora oggi, tra mille. Una voce unica, dal timbro inconfondibile, senza inflessioni, parlava un italiano perfetto. La voce di una persona istruita. Insomma non era la voce di uno zoticone. (...) Quella sera ero di turno alla Croce d'Oro. Poco dopo le 23 arrivò una chiamata. Azionai la sirena e partii a gran velocità con l'ambulanza. In pochi minuti arrivai a Baccaiano. C'era un buio pesto. (...) Sono stato io ad aprire lo sportello, dal lato del passeggero. Ho tirato in avanti i sedili anteriori e, facendo luce con una torcia, ho visto i due giovani entrambi seduti sul sedile posteriore. Lei, Antonella, era composta, vestita, con le mani sulle gambe e la testa reclinata all'indietro.
Sembrava dormisse. Aveva solo un piccolo foro in fronte. Le ho sollevato la testa per capire se respirava ancora e la nuca mi si è sfaldata fra le mani. Il proiettile era penetrato e poi esploso all'interno, provocando uno sfacelo. Per lei non c'era più niente da fare. Paolo invece respirava ancora. Anche lui era seduto con la testa reclinata verso il finestrino. L'ho sollevato e ho sentito un fiotto di sangue. Ho cercato di tamponare la ferita e poi con grande fatica, l'ho tirato fuori dalla macchina. L'ho adagiato in ambulanza e portato all'ospedale di Empoli (...) ho cercato di comunicare, via radio e poi con il telefono, con la sede della Croce d'Oro. Ma non ci sono riuscito. Tutte le linee erano mute. E' stato così per oltre due ore (...) Al lunedì sono stato ai funerali dei due ragazzi: li conoscevo bene. Alle due del mattino dopo sono stato svegliato da una telefonata. Ho risposto e ho sentito quella voce:
«Allegranti, se parla lei è un'uomo morto. Farò una strage. Si ricordi: il Mostro colpirà ancora». E ha riattacato. Una sera dopo cena, mi ha telefonato e mi ha detto:
«Sono della magistratura. Siccome lei ha messo a verbale cose diverse da quelle riferite dagli altri testimoni, voglio che mi racconti esattamente tutto quello che sa». E io ho risposto: se vuole questo mi convochi in Procura o dai carabinieri. Al telefono
non le racconto un bel niente."
Giornalista: "Ma perche' signor Allegranti lei ha detto al magistrato cose diverse dagli altri?"
Lorenzo Allegranti: Perche' i magistrati sono convinti che sia stato Paolo Mainardi a tentare la fuga e finire in un fossato. Tutto nasce dal fatto che i due ragazzi passati sul posto in motorino hanno riferito di avere visto nell'auto un uomo con la testa reclinata sul volante. Per i magistrati non poteva che essere Mainardi. Ma non è così, perchè sono stato io ad aprire per primo la portiera della Seat. Antonella e Paolo erano entrambi sul sedile posteriore. I corpi li ho estratti io, e so quanta fatica ho fatto perchè quell' auto ha due sole portiere e non ha i sedili reclinabili. Quindi non posso essermi sbagliato. Al volante non c'era nessuno e se davvero c'era, la spiegazione è un' altra: al posto di guida si era messo il Mostro per spostare l' auto in una zona riparata, ed invece è finito in una cunetta. (...) Al processo il pm Paolo Canessa ha sostenuto che io dicevo il falso. Gli ho risposto per le rime tanto che è dovuto intervenire il presidente per calmarmi. Ma io sono stato chiaro: mi arresti pure in aula ma io non cambio versione. Racconto solo quello che ho visto.
Nella foto l'auto di Paolo Mainardi
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