giovedì 28 maggio 2020

Dardano Sacchetti e gli affreschi della Taverna del Diavolo di Giuseppe Di Bernardo

Quattro chiacchiere con il maestro del brivido a proposito della vicenda del Mostro di Firenze
Da qualche tempo, tra i mostrologi, circola la voce che l'autore degli affreschi della Taverna del Diavolo sia stato niente meno che il famosissimo Dardano Sacchetti, sceneggiatore di film indimenticabili come "Reazione a catena", "Dèmoni", "Quella villa accanto al cimitero", Paura nella città dei morti viventi", "L'aldilà", "Sette note in nero" e tantissimi altri. La leggenda lo vuole nei primi anni settanta attivo sul territorio fiorentino per la realizzazione di un film insieme a Dario Argento. Alloggiato in una delle stanze sopra il ristorante, ne avrebbe illustrato magistralmente le pareti, rappresentando un esercito di demoni che, guidati da Satana seduto su un trono regale, li guidava alla conquista del mondo. Nel 1981, non lontano da quel ristorante, un demonio in carne ed ossa era fuggito dall'inferno per mietere le sue giovani vittime nella campagna fiorentina. Per gli appassionati della vicenda del Mostro di Firenze, l'idea che un maestro del brivido come Dardano, avesse anche dipinto l'orda dei demoni che sgorga dall'inferno alla conquista del mondo, proprio in uno dei luoghi più misteriosi legati alla vicenda, sembrava la perfetta quadratura di un diabolico cerchio. Bisognava indagare. Preso il coraggio a quattro mani e con sfacciataggine unita a un profondo timore reverenziale, sono andato a chiedere lumi direttamente all'interessato. Dardano, gentilissimo come solo i grandi sanno essere, mi ha risposto così:
"Caro Giuseppe, credo sia una leggenda metropolitana. So fare tante cose tranne disegnare. Non sono il pittore, mi dispiace".Nello scambio di messaggi, però, il maestro mi ha raccontato di essere un appassionato della vicenda del Mostro di Firenze e ho quindi colto l'occasione per fargli alcune domande da condividere con voi. 
Carissimo Dardano, benvenuto su Insufficienza di prove. Insomma, non sei tu l'autore degli affreschi della Taverna del diavolo a firma "Sacchetti".
Primo non so cosa sia la “Taverna del diavolo” né dove sia. Secondo non so disegnare una riga dritta neanche con la squadra, per me l’ affresco è quando metti il vino bianco a rinfrescare d’estate, ma devo dire che la cosa mi lusinga. Pensare che qualcuno mi veda come un “pittore” di mostri dà un senso ai miei poveri sforzi di scribacchino che ha cercato di mettere un po’ di strizza in anime fragili.

Mi hai raccontato di esserti appassionato, all'epoca, alla vicenda del Mostro e di avere ancora uno scatolone pieno dei ritagli di giornale che ne trattavano. Ti andrebbe di raccontarci come ti sei avvicinato a questa storia spaventosa? Sono un grande “collezionista” di cronaca. Fin da giovane, mi appassionavo ai “casi” più o meno celebri. A 18 anni andavo in tribunale ad assistere ai processi (ricordo parecchie udienze del caso Bebawi), ricordo che leggevo di tutti quei delitti di “mondane” (come venivano pudicamente chiamate allora le prostitute) ed era più che evidente che in alcuni casi poteva esserci la mano di un feroce serial killer, ma la polizia non ha mai indagato da questo punto di vista, pensandoli come delitti occasionali che non valeva la pena di indagare. Il primo caso in assoluto ad appassionarmi (ed ero adolescente) fu quello di Antonietta Longo, la decapitata del lago. Il corpo fu ritrovato, la testa mai. Lei era una cameriera e tutti dissero che il taglio della testa era stato fatto con perfezione chirurgica. Del resto in quegli anni ad anatomia patologica c’erano due fratelli (terza generazione di semplici lavoratori) ma che in effetti facevano le autopsie. Ereditarono dal padre (che si occupò delle bambine uccise nel famoso caso Girolimoni, anche quello non risolto). Di più, ho cominciato a leggere gialli che avevo dieci anni. Età in cui al paesello natio mi fecero fare la prova del coraggio al cimitero a mezzanotte, stesso paesello e stesso cimitero dove accompagnai mia nonna a riconoscere ed aprire la bara del nonno morto da più di 50 anni, lei lo aveva fatto già tre volte di notte e clandestinamente. Insomma il giallo e il macabro sono state le mie balie sin dai primi anni. Gialle sono le prime storie che ho scritto ed è ovvio che quando arrivò il “mostro di Firenze” non vedevo l’ora di azzannarlo e spolparlo.

Hai frequentato Firenze in quegli anni? Se sì, che ricordo porti con te di questa città che, come Mario Spezi diceva, è sia la città del bello che la città del Mostro?  Cosa pensi della vicenda dell'assassino delle coppiette?Non ho frequentato Firenze, se non per un paio di pomeriggi portando i figli piccoli a vedere le meraviglie della città.  Tutto secondo me risale al primo omicidio, avvenuto una decina di anni prima quando la donna scopava con l’amante avendo in macchina il figlio piccolissimo di pochi anni. La chiave in parte sta lì, l’altra la devi cercare nella massoneria e nel depistaggio fatto ad arte dalla polizia o, meglio, da uno o due alti dirigenti più un magistrato almeno.

La storia del Mostro di Firenze sembra essere stata scritta da uno sceneggiatore: un assassino imprendibile che commette delitti identici, quasi come se incarnasse il maniaco protagonista del cinema horror dell'epoca.
Cazzate. Nessuno sceneggiatore sarebbe in grado di scrivere una storia del genere, gli sceneggiatori (tutti) rielaborano pezzi sanguinanti di delitti reali. Qualcuno con genialità, altri con troppa superficialità e frettolosità. Alcuni, come me, che amo i cocktail, spesso fa dei fritti misti. Amo prendere parti di delitti diversi e mescolarli, fare una sorta di puzzle… come in realtà sembra la vicenda del mostro di Firenze, ma ho sempre sentito puzza di bruciato, come se qualcuno, abilmente, per nascondere la verità (magari molto più banale ma utile a coprire colpevole o colpevoli importanti) abbia “ricostruito” la storia in modo da creare un mainstream… i compagnucci di merenda, tesi che non mi ha mai convinto… i due  potevano essere dei necessari manovali o più semplicemente dei “guardoni” che hanno sniffato cose… ma non avevano le capacità per confondere le acque, nascondere le prove e continuare a colpire. Solo chi credeva di avere, o aveva, l’impunità poteva agire in quel modo.

Per il tuo lavoro hai mai tratto ispirazione dalla vicenda, ma soprattutto, hai mai avuto l'impressione che l'autore dei delitti prendesse ispirazione dal cinema? In fondo, l'aggressione da parte di un maniaco ai danni di una coppia impegnata in un rapporto sessuale era un elemento ricorrente in quelle pellicole. No, mi sarei volentieri occupato della vicenda ma non è accaduto. Ho fatto più di quattro anni di "Telefono giallo" (oltre 25 casi), ho conosciuto giornalisti di cronaca nera, poliziotti, ufficiali dei carabinieri, magistrati… il mostro di Firenze era una sorta di tabù. Il mostro non aveva bisogno del cinema per attuare i suoi delitti, era il cinema che ne aveva bisogno.
Daria Nicolodi, in una intervista, dice che a lei e a Dario Argento era passato per la testa di fare un film dedicato all'assassino di Firenze. Ti è mai stata ventilata una opportunità del genere? Ti sarebbe piaciuto? Cosa pensava il mondo del cinema di questa triste vicenda? Se ne parlava tra addetti ai lavori?
Che Daria e Dario potessero avere interesse per il mostro di Firenze mi sembra una cosa scontata ma, così d’acchito, direi che la cosa interessava più Daria che Dario… Dario ha bisogno di elaborare i suoi input ed ha una metabolizzazione molto lenta, Daria al contrario subisce il fascino di certe situazioni (come tutte le donne, del resto la “favola” della bella e del mostro sta lì a dimostrarlo).

Quali delle numerose "piste" ti convince di più? Pacciani unico colpevole? Compagni di merende? Pista sarda? Setta esoterica? Un grande chirurgo sfuggito alle maglie dell'indagine? Oppure, visto che gli sceneggiatori sono abilissimi a unire i puntini in modo originale, hai una visione dei fatti tutta tua? Ti va di raccontarcela? D’istinto escluderei la pista sarda (solo uno sfioramento) e anche i compagnucci di merende (che però hanno più che sfiorato la storia). Mi intriga molto la storia dell’affogato nel lago ritrovato giorni dopo, anche la setta esoterica… ma la vedo più come una combriccola di buontemponi, dei VERI compagni di merenda (gente per bene, importante) in mezzo ai quali c’era il maniaco che a un certo momento ha cominciato a sbreccare… il problema è: che fine hanno fatto i trofei?

Domanda di rito: stai lavorando a qualcosa in particolare?
Lavoro sempre, lavorare per me è come respirare, mi tiene vivo. Scrivo soggetti, storie, abbozzi di romanzi, poesie, cazzate e bagattelle… cose così.
Salutiamo il maestro Dardano Sacchetti ringraziandolo per la disponibilità e torniamo a indagare per scoprire chi sia stato l'autore degli affreschi della Taverna del Diavolo. Cosa c'è di più affascinante di un mistero nel mistero?
Giuseppe Di Bernardo

Giuseppe Di Bernardo scrive e disegna fumetti dal 1994. Con Carlo Lucarelli e Mauro Smocovich, ha creato il personaggio a fumetti "Cornelio - Delitti d'autore", insegna a The Sign - comics & arts Academy di Firenze e dal 2002 disegna le avventure di Diabolik. È autore, per le Edizioni Inkiostro, di una  graphic novel ispirata ai delitti del Mostro di Firenze.

6 commenti:

Hazet ha detto...

"Da qualche tempo, tra i mostrologi, circola la voce che..."

Nulla di nuovo sotto il sole: un classico dei (alcuni) mostrologhi .
Prestare attenzioni a "voci" e farsi film in testa su cui ricamare per anni e anni.
Attenersi ai contenuti delle documentazioni e su di esse basarsi, è sempre troppo noioso e troppo poco complottardo.
Mostrologhi: un popolo di tutti-allenatori-della-nazionale, tutti-periti-balistici, tutti-periti-anatomopatologi, tutti-ricostruttori-di-scene-del-delitto.

E -soprattutto- povero Dardano, adesso è venuto alla luce che c'ha uno scatolone pieno di ritagli di nera e sul mdf... quanto dovremo aspettare prima che arrivino le "voci" su di lui come mdf o almeno come amico del legionario? :)

segugio ha detto...

Bravo Flanz,
un lavoro fondamentale è far chiarezza sulle leggende urbane intorno al mostro che si sono sedimentate nel corso degli anni (soldi di pacciani, collegamento cadavere trasimeno con mdf, ecc...)

segugio ha detto...

A proposito di debunking Flanz, avevi letto questo articolo?
Cosa ne pensi? Varrebbe la pena approfondire?

segugio ha detto...

https://ascosilasciti.com/it/2020/02/20/covo-del-mostro-firenze-mitomane-cascina-sospetta/

Flanz ha detto...

Sì lo avevo visto. Si tratta di un set fotografico molto suggestivo ma pur sempre e solo un set fotografico. Grazie. Ciao.

segugio ha detto...

Ah ecco... mi pareva troppo bello per essere vero (ritagli di giornali sul mostro, calendari che arrivano al 1984/85)

grazie del chiarimento Flanz:-)