Reduce dalla sconvolgente visione di "LETTERA H" avvenuta al Cafè letterario Le Murate di Firenze, evento che ha visto una grandissima partecipazione di appassionati e "mostrologi", mi fiondo a fare alcune domande sulla genesi di questo disturbante film all'amico e collega Andrea Cavaletto, insieme a Dario Germani, rispettivamente sceneggiatore e regista del film.
Andrea, il film è tratto da un tuo fumetto disegnato da Marcello Mangiantini per la rivista horror 'Mostri' della Bugs Comics. In cosa differisce la tua sceneggiatura cinematografica rispetto all'originale a fumetti?
Andrea Cavaletto: Innanzitutto, differisce per la lunghezza. La storia realizzata per MOSTRI era di una dozzina di pagine, ovviamente insufficienti per trarne un film. Poi il fumetto era ambientato in sudamerica, e del Mostro di Firenze non vi era traccia. Però abbiamo mantenuto l'atmosfera inquietante, il senso di minaccia, il rapporto tra i due innamorati protagonisti e le location claustrofobiche dell'auto e del bosco.
A chi è venuta l'idea di collegare quella storia alla vicenda del Mostro di Firenze?
Dario Germani: L’idea di inserire il Mdf nel film nasce da un’intuizione del produttore Tonino Abballe, che desiderava girare un film che prendesse spunto da una storia edita in un fumetto sceneggiata dal bravissimo Andrea Cavaletto. L’intuizione è stata quella di ambientarla in Italia agganciandosi a quello che è stato il fatto di cronaca che ha per diversi anni sconvolto il paese è che ancora oggi non ha soluzione.
Insieme a Cavaletto siamo riusciti a far entrare il mostro in una storia che anche geograficamente e temporalmente sembra lontana.
Siamo andati a sottolineare quella che è la paura che il Mdf ha esercitato sulle vittime e su noi stessi, che al tempo eravamo solo bambini o ragazzini.
Andrea, ci dici come hai fatto a documentarti per la storia? Libri? Documentari? Blog? Sei rimasto anche tu stregato, come molti di noi, da questa incredibile storia?
Andrea Cavaletto: Quando ho saputo che dovevo inserire spunti, suggestioni ed elementi dai terribili fatti del Mostro di Firenze, mi sono messo a "studiare", documentandomi il più possibile sull'argomento, guardando numerosi documentari (molto utili i documentari "Pacciani, il mostro di Firenze" e "I delitti del mostro di Firenze" della RAI, un documentario di History Channel e un documentario intitolato "Dolci colline di sangue"), leggendo articoli giornalistici dell'epoca e anche libri, quali "L'assassino della falce di luna", "Mostro di Firenze. Al di là di ogni ragionevole dubbio" e "Il Mostro di Firenze, Criminologia di un'investigazione". È una storia inquietante, ancora avvolta nel mistero, che mi affascina da sempre. Non avrei mai pensato di poterci lavorare sopra. Poi, c'è da dire che, quando ero ragazzino neo patentato, ho vissuto sulla mia pelle un'esperienza vagamente inquietante durante una delle mie rarissime uscite in "camporella": mi ero appartato con la mia ragazza ai margini di un bosco, di notte, nella campagna del Canavese, dove vivo, quando siamo stati "disturbati" da un fuoristrada che, restando a distanza, si è fermato dietro di noi ostruendoci il passaggio e impedendoci dir fare retromarcia e andare via. Probabilmente erano solo dei buontemponi, perché dopo qualche minuto sono andati via, ma ti assicuro che io e la mia fidanzatina ci siamo davvero spaventati. Ci siamo sentiti in trappola. Ovviamente, questa esperienza è diventata una scena del film!
Vi sieti fatti un'idea sul caso? Pacciani, CdM, pista esoterica, pista sarda? Qual è la vostra personale versione dei fatti?
Dario Germani: L’idea che mi sono fatto è chiaramente influenzata dalla serata del 28 alle murate a Firenze dove è stato presentato il libro “La notte non finisce mai” di Andrea Ceccherini e Katiuscia Vaselli che ripercorre tutto il periodo delle indagini partendo da un’intervista a Mario Spezi, il giornalista che fino alla fine non riuscì a liberarsi del mostro.
Non posso farmi però un’idea personale perché non sono così ferrato su tutti i fatti e credo che se il caso è in qualche modo irrisolto non deve essere di facile soluzione. Comunque, se mi si chiede, seguirei la pista sarda.
Andrea Cavaletto: Anche per me, la pista sarda sembra quella più convincente.
Andrea Cavaletto: Anche per me, la pista sarda sembra quella più convincente.
La storia che raccontate in LETTERA H è un horror con una forte componente soprannaturale, una suggestione che ha avvolto anche la vicenda reale del Mostro. In quegli anni, l'assassino delle coppiette, sembrava un demone imprendibile vomitato dal buio della notte dove, compiuti i macabri rituali, tornava a nascondersi. Poi c'è stato tutto il filone d'indagine relativo alle sette esoteriche e alle messe nere. Andrea, questa faccenda ha influenzato la tua sceneggiatura?
Andrea Cavaletto: Assolutamente si. Nonostante la pista esoterica non mi convinca tanto a livello personale, è quella che invece ho favorito nello sviluppo della sceneggiatura, proprio perché era perfetta per il mood dal sentore vagamente soprannaturale e "folle" che volevamo dare al film. In fondo, tutto quello che vediamo svolgersi nel film è proprio questo, un complesso rituale esoterico perpetrato da oscure e maledette presenze partorite forse dalla follia umana. È per questo che nel film compaiono i "fantasmi" di tante figure simbolo che sono emerse dalle varie indagini (Pacciani, Narducci, Vinci, l'ambiente dei "guardoni", etc...).
Consigliereste a un appassionato della vicenda del Mostro di Firenze di vedere il vostro film? Perché?
Dario Germani: Consiglio Lettera H a tutti gli appassionati del caso in quanto è un film che ha cercato in tutto e per tutto di restare ai margini della vicenda senza prendere posizione ma che è continuamente contaminato di indizi e particolari ispirati alle letture di cronaca.
Con questo film si è voluto sottolineare la suggestione che il mostro esercitava e la paura che solo chi sa di non avere scampo può provare. Nel film si è cercato di capire le sensazioni che la vittima prova quando è braccata in un contesto a lei familiare.
Volevamo creare un’empatia con la vittima che rappresenta tutte le vittime di questo tipo di violenza, il femminicidio che spesso viene perpetrato proprio da chi non si aspetta.
Si passa dai giorni d’oggi è si fa un salto indietro nel passato anche grazie alle musiche del bravissimo Mirco Cannella e Tiziana Rivale che insieme hanno regalato al film una colonna sonora che tocca i ricordi.
Al film ho voluto dare una continuità con la storia utilizzando tecniche di ripresa “semplici” cercando di far dimenticare la macchina da presa per essere maggiormente vicino ai protagonisti.
Per gli effetti speciali e visivi ci siamo rivolti a due maestri del settore,Luca Saviotti e Sergio Stivaletti, che hanno fatto di tutto per dare un senso di realtà senza compromettere la mia idea di regia.
Speriamo di esserci riusciti.
Andrea Cavaletto: Si. Perché ho lavorato molto sulla psicologia delle vittime. Non solo le vittime del Mostro, ma in generale. Le vittime del male, della paura e della paranoia. Nella mia visione personale, lo stesso assassino è una vittima. Credo sia questo il messaggio importante del film, che può anche far riflettere, tanto più in un periodo dove tutta la collettività sembra vittima, in questo caso di un virus. E poi, come spesso succede nelle mie storie, l'argomento della violenza sulle donne mi tocca particolarmente (mi ritengo un femminista moderato, non un fanatico del movimento #MeToo, che invece reputo dannoso per le donne stesse).
"Lettera H" sarà presto visibile su Amazon Prime e acquistabile in un cofanetto DVD con allegato un libro sul caso. Vuoi parlarcene?
Dario Germani: Tra poco il film prenderà una sua strada che si è deciso essere quella della tv streaming, viaggerà prima separatamente dal libro che sarà editato entro l’anno per poi congiungersi di nuovo in un cofanetto che spero faccia la gioia degli appassionati del caso.
I protagonisti Marco Aceti e Giulia Todaro sono riusciti al meglio a trasmettere l’ansia e la paura che la suggestione del mostro ha scaturito nelle vittime e i carnefici, penso sia giusto ricordare il fondamentale aiuto di Claudio D’Elia , montatore del film, e della straordinaria troupe tutta che al freddo e al buio ha fatto di questo film un’opera di cui sono molto orgoglioso, e chiaramente del mio amico e produttore Tonino Abballe che ha trasmesso entusiasmo e voglia di fare a tutti noi, credendo per primo in questa storia.
1 commenti:
Il MdF lo dovrebbero nominare Cavaliere del Lavoro, visto il giro di business che produce a getto continuo.
God save the Queen / MdF save the PIL
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