Segue dalla nona parte.
Avvocato Filastò: A questo punto gli vien fatta una domanda circostanziata, al signor Mario Vanni. Vale a dire, gli viene fatta una domanda dal Gip, in cui non ci si limita a parlar di Boschetta, sì fa... Dopo averglielo contestato, attraverso la lettura del provvedimento di custodia cautelare, questa volta, in sede di interrogatorio gli si contesta la circostanza sulla quale deve rispondere. E "Però" dice il Gip - "Il Lotti qliene parlò di questa piazzola di Vicchio, dove c'erano questi due che si fermavano con la Panda celestina. Gliene parlò, e gli dette anche delle indicazioni sulla strada da fare; se ne ricorda questo?"
E lui cosa risponde? "Ma il Lotti l'è un bugiardo.”
Mario Vanni: Ci credo.
Avvocato Filastò: Eh, ci credo.
"Inventa tutte le cose, come quell'altro, il panettiere." Il panettiere, lui si riferisce al Pucci. "Cos'è Fernando?"
"Sì." Qui, ad un certo punto, si fa una riflessione su Fernando se è l'imbianchino, se è... se è il coso e qui il Gip detta:
"Allora, nego l'addebito, il Lotti è un bugiardo. Tutte quelle cose che ha detto a mio carico..." Quelle cose che ha detto a mio carico, no la circostanza della Boschetta di Vicchio, della Panda celeste. No. "Tutte quelle cose che ha detto a mio carico non sono vere, è un bugiardo anche quell'altro, il Pucci, che faceva il panettiere." È vero, come mi fa osservare lei, ha fatto anche
un po' l'imbianchino ed ha imbiancato anche casa sua, vero? È vero che è venuto a casa mia, una volta, parlo di imbiancare. Quindi, per dire, vero? Che avevo ragione io, quando dicevo che i verbali dalla fase reale alla fase del riassunto, beh, insomma, non sono troppo fedeli. Perché, qui, il Giudice avrebbe dovuto dettare a verbale: 'Non è vero che Lotti mi parlò di questa piazzola di Vicchio, dove c'era questi due che si fermavano con la Panda celestina; se il Lotti l'ha detto, è un bugiardo'.
Mario Vanni: È vero.
Avvocato Filastò: È vero? È vero sì o no?
Mario Vanni: È vero. Sì, sì.
Avvocato Filastò: E qui, il Giudice, però interviene e dice: "Lei dice che il Lotti inventa tutte queste- cose qui; però ha fatto delle accuse molto circostanziate, molto precise, ha detto che le ha parlato di questa piazzola di Vicchio. Questo è vero?“ Se lo ricorda- che le ha parlato di questa piazzola di Vicchio?" È diventata la "piazzola di Vicchio", un posto
anonimo, non c'è più la Panda celestina, non c'è più nulla: è diventata la "piazzola di Vicchio".
E questo, poveraccio dice: "E me ne ha parlato, ma io non ci sono mai stato." Questa è l'ammissione di Vanni. Questa, eh.
"Eh, me ne ha parla..." Che poi, 'me ne ha parlato', io vorrei sentire la registra... 'Me ne avrà parlato' o 'me ne ha', come dire: 'ma, s'è parlato di tante cose. Mi avrà parlato anche di una piazzola di Vicchio, ma io non ci sono mai stato'. Allora qui, tutto questo al verbale, diventa: "È vero che Lotti mi parlò della piazzola di Vicchio." Però, a questo punto, si cerca di precisare un po' le circostanze: "Cioè, le disse che c'erano due che facevano l'amore, lì, in una Panda celestina? Le disse questo?”
"No.” "E che le disse?" "Non me lo ricordo preciso, ma a me non mi. pare che mi dicesse tutte queste cose." Ma insomma, cosa volete, che ci sia una. persona che batta i pugni sul tavolo e dice: a me non mi ha detto nulla. Questo non è così, non è una
persona così; come è lui, come è lui, è la persona semplice che è lui. Dice.:"Ma a me non.... mi risulta..." Perché lui l'idea, capite, che qualcuno si inventi queste cose gli sembra strana, anche dal punto di vista di Lotti. Io sono convinto che anche ora lui dice: ma perché questo qui...
"Va bene, ma allora che cosa le disse? Che scopo aveva di parlarle di una piazzola che c'è nella prossimità di Vicchio? Che scopo aveva se non di fare riferimento ad una coppia che si appartava..." - sentite, eh - "...che si appartava
lì? Di che cosa le ha parlato? Perché c'era un ristorante vicino? Perché c'andava a far merenda? Perché c'andava a far l'amore lui? Perché c'era qualche altro motivo di attrazione? Perché?"
E questo poveraccio, di fronte a tutti questi perché, cosa risponde? "Icchè gl'ho a dire io."
Mario Vanni: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: "Prego?" Dice il Gip.
"Icchè gl'ho a dire io?"
(voce fuori microfono): No, glielo dica lei.
Avvocato Mazzeo: Questo è impazzito davvero. Se ne vada.
(voce fuori microfono) ...Ma che se ne vada.
Avvocato Mazzeo: È la fine del mondo, questa qui.
(voce fuori microfono) Me lo dica lei, poliziotto, chi è il "mostro".
Avvocato Filastò: Ma io, insomma, con questo signore, per dire la verità... Meglio star zitti, via. Meglio star zitti, perché ho paura che...
Presidente: Cerchi di capire.
Avvocato Filastò: Come?
Presidente: Cerchi di capire.
Avvocato Filastò: Si, io lo capisco, lo capisco; ma certe accentuazioni sono...
"Icchè gl'ho a dire, io?" Che gli devo dire io.
"È vero che il Lotti le parlò della piazzola?" Però, voglio dire, la cosa è interessante, perché è uno dei principali accusatori di Vanni, questo signore, eh. Quindi... Voglio che venga registrato a verbale che si è alzato in piedi, ha apostrofato il difensore,
dicendogli: "Dica lei che il "mostro" è poliziotto..." Non so
che ha detto, eh? Con aria minacciosa,dito puntato e tono particolarmente aggressivo. Ho detto qualcosa di sbagliato?
Ecco, questo, per dire... la serenità del teste, perché è un teste sereno in questo modo; poi... magari, quando si parla di una certa maga, viene qua e vi racconta delle cose che... Lasciamo perdere, va be'. "Ma alla domanda che gli ho fatto io, lei non mi ha risposto. Lei gli ha chiesto la strada per andare a questa piazzola?" "Se n'arà chiesto, se n'arà." Se n'arà chiesto, se n'arà, nel senso... "Lei al Lotti gliel'ha chiesta, la strada per
andare a questa piazzola?" "Ma no, io non gliel'ho chiesta."
"Lui mi ha detto che gliel'ha chiesta." Dice il Pubblico Ministero. Ha detto, poi dice 'Io non gliel'ho chiesta'."
"Eh. Io non gliel'ho chiesta." Dice Mario Vanni.
"Si sarà chiesta." Dice il Gip.
"Chi? Lei, Pacciani o lei da solo.'Chi?"
Ha detto: No. Ha detto che non gliel'ha chiesta. E Mario Vanni continua a dire... Come quando dice: "Io sapevo solo delle merende e con il Pacciani facevo solo le merende." Lui è, come dire, è un
po' bloccato nelle sue risposte e continua a dire: "Io so che non ci sono mai andato, lassù, a Vicchio."
Mario Vanni: Non è vero.
Avvocato Filastò: E certo.
"Va be' lo so che lei dice che non c'è mai stato, ma io le sto chiedendo se lei ha chiesto come dice lui, la strada per andare a questa piazzola. Capito?"
"Io non... A me non mi ha detto nulla di queste cose assassine" - dice Vanni - "non mi ha detto nulla di queste cose." E questa sarebbe l'ammissione? La grande ammissione di Mario Vanni?
E con questo, credo, di averlo chiuso il capitolo delle cosiddette ammissioni di Vanni, il quale ammette la lettera; si è visto il valore da dargli a questa ammissione. Non solo la ammette, ma come dire, la sbandiera. E quanto all'aver ammesso che Lotti gli avrebbe parlato di Vicchio e ha detto, l'onesto Vanni che non capisce neppure di quale piazzola si sta parlando:
"Ne arà parlato."
"Ne arà parlato." L'unica ammissione è poi smentita immediatamente dopo: "Non mi' ha detto nulla di queste cose."
E questa, come dire: di discorsi se ne faceva tanti là, un po' sbronzi, un po' meno, eccetera. Il Pubblico Ministero dice che bisognava scavare nella personalità di Lotti e che questo è stato fatto. Benissimo. E dopo lo scavo cosa è stato fatto? Dopo la consulenza disposta dal Pubblico Ministero, Fornari e Lagazzi, insomma, per me... lo avete messo in galera il signor Lotti che gioca, che finge, che si nasconde, che si riserva? Avevate un materiale di prim'ordine sott'occhio per dire queste cose qui: gioca, finge, si nasconde, si riserva. Vale a dire tutta una serie di cose che vanno direttamente nella direzione della contaminazione della prova. Sì o no? Il 274 nel frattempo era stato abolito? L'unico modo per scavare davvero su dì lui era non fargli scegliere ristoranti; ma richiamarlo coattivamente a quel senso di responsabilità morale che egli non ha, come ci ha ampiamente dimostrato nel corso di questo dibattimento. Se Lotti è assolutamente privo di empatia per le vittime, ma è ripiegato solo su se stesso, non c'è verso, esiste, ed esiste tuttora - tuttora, eh - un solo mezzo per fargli capire che con la Legge non si scherza, non si gioca. E forse la smetterebbe di rispondere con arroganza anche all'avvocato, come ha fatto, continua a fare. Io non ne posso più. Va be', spero di non vederlo più in vita mia. Ma insomma... Ci vuole un bel coraggio a dire che su Lotti abbiamo indagato a fondo, quando manca la perquisizione al Ponte Rotto; quando gli si fa una sola domanda su Scandicci. Si sono fatte intercettazioni a tutti, benissimo. E che ne avete ricavato? Quella telefonata fra Lotti e la Nicoletti ve la dice lunga. Ne ha parlato il collega, non sto a riparlarne. Ci vuole un bel coraggio a dire che su Lotti si è esercitata una "sana diffidenza", lo ha detto il Pubblico Ministero, quando lo si lascia in giro a contatto con chissà chi, quando gli si permette di ricevere le telefonate della Nicoletti. C'è una battuta, sul punto, del Pubblico Ministero, in replica, che è carica di un involontario, umorismo. Ha detto il P.M.: 'si è intercettato perfino Lotti' "Perfino" Lo lasciate libero col telefono in casa e non lo volete nemmeno intercettare? Nessuno, ha detto nemmeno mi sono permesso di una cosa di questo genere, che abbiate voi, consapevolmente indottrinato Lotti. No, per carità! Altrimenti non saremmo qui a discutere questo processo, lo discuteremmo altrove, a Bologna, per esempio. Ma che avete esercitato su di lui il cosiddetto dilemma del prigioniero, questo sì. Lo ha detto il collega e lo condivido perfettamente. Perché il collega vi ha documentato come e in che modo si è effettuato questo esercizio.
Alla fine il Pubblico Ministero produce quell'articolo di giornale; e da quell'articolo di giornale, a proposito del dilemma del prigioniero, si dovrebbe ricavare che non è vero che qualcuno ha detto a Lotti: 'guarda, Vanni ti accusa', ma è Lotti che lo ha appreso autonomamente dal giornale. Ovvero, nulla. Prima di tutto perché non è vero nulla che Lotti abbia detto quelle cose alla giornalista Franca Selvatici. Vanni, scusi. Perché? Perché le possibilità per la giornalista Franca Selvatici di parlare con il signor Vanni, erano, ce n'era una sola. Vanni era in galera, ovviamente, a Sollicciano il giornalista ad intervistare il signor Vanni non ci può andare. Quindi, la signora Franca Selvatici poteva parlare col signor Vanni solamente durante le udienze del Tribunale della Libertà. La udienza del Tribunale della Libertà più prossima a quell'articolo è di un mese prima. Bella memoria, eh, per virgolettare le parole di Vanni! Eh, non c'è niente da fare. Come sono queste date, scusate? Te lo ricordi?
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Eh?
(voce fuori microfono) 13 dicembre, quella dopo...
Avvocato Filastò: 21 febbraio e 13 dicembre.
Avvocato Mazzeo: L'articolo è del 21 marzo.
Avvocato Filastò: E l'articolo è del 21 marzo. Ci corre esattamente un mese.
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Ma non ci mancherebbe altro che ora la Franca Selvatici venisse a ... in questo processo.
(voci sovrapposte}
Presidente: Scusi...
Avvocato Filastò: Abbiamo avuto le interruzioni del Rontini? Anche la Franca Selvatici. Ma dove siamo!
(voce fuorimicrofono)
Avvocato Filastò: Ma lei stia zitta, sa.
Presidente: No, no, ao...
Avvocato Filastò: Stia zitta li, al suo posto, faccia il suo lavoro meglio di come lo fa! E non interrompa l'avvocato! Che sto facendo un lavoro difficile, io e improbo,
(voce fuori microfono) Anch'io.
Avvocato Filastò: E insomma... Beh, stia zitta, è meglio lasciar perdere. Ma io non la interrompo quando lei fa il suo! Non vengo a mettermi li, dove lei sta battendo a macchina le cose, a intrigarle le mani. Ha capito? Abbia riguardo e rispetto. E si cheti, perbacco!
(voce fuori microfono)
Presidente: Scusi, dottoressa, per cortesia, eh.
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