venerdì 6 novembre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 5 marzo 1998 - Decima parte

Segue dalla nona parte.
Avvocato Filastò: Però usa il vibratore. E questo del portarsi dietro il vibratore, questo sì, questo è indizio di perversione. Non è per niente vero. Casomai è indizio del contrario. Volendo darvi una... li vendono questi affari: "Il vibratore lo usa chi considera, o sente come componente del proprio piacere, il piacere altrui" - no? - "del partner." "E non..." Intendete, vero, si sta parlando di cose scabrose, siamo entrati, ho detto, in quello che abbiamo richiuso la finestra, a questo punto. È rientrato quell'odoretto di cui dicevo prima. Ma che si deve fare? Il processo è questo qui, parliamo anche di questo. Ahimè, mi dispiace per la signora che mi ascolta, perché è una cosa noiosissima. "Considera..." Quindi: "Chi usa il vibratore, considera come componente del proprio piacere il piacere altrui" - evidentemente, no? - "del partner. E non potendo procurarlo, questo piacere altrui, con lo strumento normale, ne usa uno artificiale." Strumento artificiale, d'altra parte, larghissimamente in commercio, strausato, proprio perché corrisponde a questo scopo, a questa funzione. Che ha a che fare, questo, con la forma erotica dell'odio, sulla perversione? Ma qui, voglio dire, capite, non è che ora si sta facendo una discussione teorica: perversione, non perversione; questa è perversione, questo no; questo di qua, questo di... No, no, no. Qui, noi, a questo punto, abbiamo come punto di riferimento quei delitti; abbiamo come punto di riferimento questa ostilità, questo odio che questa persona manifesta nei confronti dell'elemento femminile, della donna. E, usando questo termine medico di sessuologia, di sessuopatologia, stiamo cercando di trovarlo, in qualche modo, vicino a questo signor Mario Vanni. Perché lui va dalle prostitute, perché lui usa il vibratore. E troviamo questo aspetto. Che ha a che fare l'uso del vibratore con l'ostilità verso l'oggetto? Nulla. Avete un qualsiasi dato, è venuto qualcuno, qualche testimone a dire che lui abbia usato il vibratore, per esempio, per straziare, per far male, per intormentire, per dar fastidio, per degradare? No. Sapete che una volta gli è cascato in autobus. Cosa che ha fatto ridere mezzo paese, perché era il periodo delle Brigate Rosse e lo hanno preso per un terrorista. Nero, magari. Eh, Mario?
Mario Vanni: Eh...
Avvocato Filastò: Lì per lì, questo... che si sia messo a saltabeccare... non so se è scritta una cosa di questo genere. Può esser vera. Comunque... Ma testimoni, persone, prostitute. Sperduto a parte che fa quel raccontino sul quale dovremo, in qualche modo, tornare proprio con l'uggia addosso di doverlo fare. Fare del male a chi? Vanni va con le prostitute, perché la moglie gli si nega e perché non è un agente di cambio di New York, ma è un postino di San Casciano Val di Pesa. Usa il vibratore quando capita e quando gli vien consentito - chissà quante poche volte lo ha usato - perché, dopo una certa età, lo strumento naturale non funziona più tanto bene.
Mario Vanni: Uhm.
Avvocato Filastò: È così, Mario? Sì, o no? Che un gli funzionava più tanto bene?
Mario Vanni: Uhm...
Avvocato Filastò: Sì o no?
Mario Vanni: Vero.
Avvocato Filastò: "Fout de mieux", appunto. Ma quale perversione? E poi ci sono le lettere. Per capirlo, per capirlo. Le lettere, a furia di parlare di queste lettere, l'ho volute leggere, eh. E insomma, faccio una istanza di arresti domiciliari, di modificazione della custodia cautelare dal carcere, lui stava morendo in carcere. Faccio questa istanza: eh, le lettere di minaccia! Uno icché deve fare? Insomma, ecco. Non si può mica sempre veder tutto. Alla fine, alla terza o quarta volta che sento parlare di queste lettere di minaccia del povero Mario Vanni, da cui si dovrebbe ricavare la pericolosità, non lo so - la sua perversione parrebbe di no, perché, ma insomma - comunque, la sua aggressività, cattiveria... Ho detto alla signora Chiara Mazzeo, ho detto: 'senti, mi fai un piacere? Me le ordini in copia?' Mi ha telefonato in studio. Dice: 'avvocato, ma sono 220'. È così che ha detto, no? 
Avvocato Mazzeo: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: 'Sono duecento... Tutte?' 'Sì, tutte', dico io. 'Ma guardi, sono tutte uguali'. 'Tutte !' Ora sono là, tutte in studio. Voi, le avete anche voi, eh. Un malloppo alto così. Tutte uguali, Presidente. Salvo due o tre che lui scrive, mi pare, ai parenti di Pucci, gli dice delle contumelie... Tutte uguali: 'io sono innocente, non c'entro nulla. Mi hanno messo in galera, non c'entro niente. Per colpa di quei due grulli' -"grulli", dice - poi: 'pazzi', poi che altro usa -: 'Lotti e Pucci che, quando esco, glielo fo vedere io'. Eh, vorrei anche vedere che non dicesse questo! "Questi du' grulli e questi du' pazzi." E queste lettere, ma questo è importante, a chi le spedisce al Pucci, al Lotti per intimorirli? No, è persona troppo onesta per fare una cosa di questo genere. Lui le spedisce a tutto il paese: all'ortolano, al prete, alla Misericordia...
Mario Vanni: Sì.
Avvocato Filastò: Alla Misericordia. Poi, al medico...
Mario Vanni: Ai parenti.
Avvocato Filastò: Ai parenti. A tutti. Perché? Perché è lì in galera, poveraccio, da otto mesi. È più di otto mesi, non vede nessuno. La moglie non lo va a trovare, perché è in quelle condizioni; gli hanno levato anche il telefono, non può telefonare, isolamento assoluto. E che fa in carcere?
Mario Vanni: Sequestrato ogni cosa.
Avvocato Filastò: Sequestrato ogni cosa, ecco. E scrive, e scrive, e scrive alla gente, capisce? Scrive alla gente, alle persone che sono nel paese. E dice: 'ma come, voi mi conoscete...', lui non si sa esprimere. In quelle lettere dice: 'voi mi conoscete, non posso esser questo, ma fate qualcosa'. E' un grido di aiuto. Sono 220 gridi di aiuto, quelle lettere
Mario Vanni: Bravo.
Avvocato Filastò: Ecco cosa sono? Altro che minacce. Ma dove? Poi, in qualcuna, si sarà anche lasciato andare. Nei confronti di qualcuno, avrà detto... una... poi pensando potesse, potesse avere influito, ha avuto... ci sarà stato dei nemici, forse avrà pensato, che ce l'hanno con me, avrà scritto a qualcuno... perché tutte e 220 non l'ho mica lette, vero, intendiamoci bene. Ha pensato di qualcuno che dice: guarda quello, è lui che ha suggerito al Lotti di accusarmi. Che deve pensare un poveraccio con quella capacità intellettuale, che oramai gli abbiamo saputo riconoscere, se si trova dentro in quel modo, da otto mesi, accusato di essere il "mostro di Firenze"? Ma che deve fare? E nessuno lo aiuta, e nessuno lo va a trovare. Se non apprezzate la realtà umana di Mario Vanni attraverso quelle 220 lettere di cui vi consiglio di fare una lettura rapida, sceglierle, fate una specie di, come dire, scelta a campione, come ho fatto io, una ogni dieci. Oppure scegliete quelle che vi indicherà nella replica il Pubblico Ministero. Se non serve questo, non so che dirvi. Quindi, le deformazioni del Pubblico Ministero sul Mario Vanni - e ho detto deformazioni - sono nelle lettere, sono nella bambina che nasce in seguito ai maltrattamenti - che nasce e muore in quel modo - in seguito ai maltrattamenti alla moglie; ma andando avanti il processo e, secondo me, rivelandosi la inconsistenza della prova a carico di Mario Vanni, queste deformazioni si accrescono. Udienza del 2 febbraio 1997, Tribunale della Libertà di Firenze. Si discute l'appello proposto da questo Pubblico Ministero contro la vostra ordinanza di arresti domiciliari. Sapete cosa ha avuto il coraggio di dire, devo dire così, eh, perché il Tribunale gli accogliesse l'appello? - No, io un voglio... non è per criticare, per carità, tanto lo stimo, ma per dire fino a che punto, tante volte l'empito, la deformazione e l'accusa può portare a delle cose... - che Mario Vanni è andato a finire in ospedale per incontrarsi con Pacciani. Tanto che nell'ordinanza di rigetto dell'appello, il Tribunale dice: "Né può essere motivo di sospetto o di preoccupazione quanto rilevato dal Pubblico Ministero, che ha evidenziato oralmente in udienza che il suddetto ricovero è avvenuto proprio nello stesso luogo ove fino a poche ore prima era stato ricoverato il Pacciani." Capito? Allora: Pacciani simulatore, no? Si fa ricoverare all'ospedale Torregalli simulando chissà che malanno. Prova ne sia che è simulatore, perché dopo pochi giorni è morto. E Mario Vanni, il quale è cascato in terra tre volte, alla terza hanno chiamato il 118, anche lui va lì per incontrarsi con Pacciani. Per fare icché? Per dirsi cosa? Non so io, le indagini sono in corso, il mistero prosegue. "Pacciani è morto portandosi dietro i misteri", titolava un giornale qualche tempo fa. Che prosa insopportabile! Per dirsi che? Ma voglio dire, lasciamo perdere la irrealtà del fatto, ma cosa si costruisce buttando là delle ipotesi di questo genere? Dove si vuole arrivare? Ma non è mica finito? Quando il Pubblico Ministero ha fatto la requisitoria orale, io, a un certo punto - mi perdonerà - a furia di sentir dire le stesse cose mi sono un po', come dire, allontanato con la testa, mi sono messo a pensare alle cose che dovevo dire io, ai problemi di Mario Vanni e tutto il resto, e questa cosa non l'avevo sentita dire, sennò sarei scattato su, sarebbe successo un pandemonio, lo dico subito. Mi ero ripromesso che non avrei mai interrotto, ma in questa occasione, se l'avessi sentito, ma porca miseria se lo interrompevo! Ma anche per evitargli... Il provvedimento del Tribunale della Libertà, Presidente, è qui, ma dovreste averlo, immagino. A parte, lo avrete sicuramente, quindi, per la citazione... Il testo è sempre lì. Pagina 19, udienza del 23 febbraio '98, requisitoria del Pubblico Ministero: _ "E sicuramente il Nesi vi ha detto qualcosa che oggi, a mio parere, non solo è utile ma utilissimo per capirlo.” Capire che? Vanni, si sta parlando di Vanni. "Utilissimo per capirlo". Diceva Nesi: 'guardate, andava da una prostituta in via Fiume che, diceva lui, era gentile ed educata, si trovava bene; poi è stata trovata morta ammazzata con un coltello’, una circostanza che, ovviamente, è un dato storico." Che deve dire il difensore qui? Ditemi che deve dire. Non può far altro che indignarsi. Si sta parlando ai Giudici di un processo grave in quel modo. Si suggestionano con la moglie buttata dalle scale. Poi non basta, c’è la prostituta ammazzata col coltello. Mah, io dico, non lo so, dico, va bene? E regolare? Si può fare? 

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