giovedì 25 giugno 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 23 febbraio 1998 - Quinta parte

Segue dalla quarta parte

P.M.: Ma c'è ancora un elemento testimoniale che riguarda questa vicenda e questa condotta di Vanni che seguiva la Pia. Ma ricordate cosa diceva Lotti in proposito? Guardiamo quelle tre o quattro parole. Dice Lotti, attenzione: "Prima dell'omicidio dell'84, sono stato a Vicchio con Vanni. Vedemmo la coppia, la seguimmo. Vanni entrò nel bar dove lavorava la ragazza della Panda e quando rientrò in macchina, disse: la sistemo io." Frasi simili, voi. Voi ricordate nei dettagli il racconto di Lotti. C'è ancora un riscontro che è stato molto chiaro nel processo; un riscontro che è quella testimonianza di quel ragazzo, Poggiali Mauro, che vi ha detto: 'io ho avuto l'impressione e la sensazione che effettivamente la Pia in quelle sere venisse seguita'. Ricordate il racconto di Poggiali Mauro nei dettagli? Lo ricorderete senz'altro, volevo solo ricordarvi i punto più importanti. "Quattro o cinque volte ho accompagnato a casa Pia Rontini, la sera quando chiudeva il bar. Mi era stato chiesto dal proprietario, Bini." Strano. Questo Bini, che è quella persona che ci dà tutti quegli elementi scarsi per dire come mai la Pia quella sera non lavorò, ma questa è una situazione che il Bini non ci ha consentito di chiarire, come pure la Bazzi, però è un Bini che dice al Poggiali Mauro: 'guarda, segui quella ragazza, accompagnala a casa'. Eh, anche il Bini aveva avuto qualche impressione non positiva, se chiedeva a un ragazzo di accompagnare la Pia a casa. Non si può dire che è un comportamento che viene tenuto nei confronti di tutti. Dice Poggiali: "Stava in una via fuori mano, non di transito. Due volte un'auto ci ha seguito; era partita come noi dalla stazione di Vicchio...", cioè era un'auto che era nello stesso posto. Di chi fosse noi non abbiamo prova, è un elemento oggettivo che è stato portato in più nel processo a dimostrazione che qualcosa di anomalo c'era, nel pensare che la ragazza veniva tenuta sott'occhio. Dice: "Ci ho pensato più volte, dopo l'omicidio. Mi è sembrata una cosa strana. Non era un'auto grossa, di colore sull'amaranto-rosso, non rosso vivo." Di chi fosse quest'auto abbiamo solo da fare delle ipotesi, Lotti non ha mai detto - e questo dobbiamo riconoscerlo - di essere stato lui a seguirla. Ci ha solo detto: 'guardate, che io l'ho seguita una volta con Vanni, ci sono tornati loro, non so cosa facessero.' Io vorrei andare ancora oltre nello spiegarvi come mai i riscontri sul conto di Vanni sono così forti. E vorrei che voi guardaste con me, con obiettività, gli elementi oggettivi che nascono da quei verbali di sequestro relativi alle perquisizioni fatte a Vanni al momento del suo arresto e successivamente. Sembrano verbali relativi a oggetti sequestrati che possono essere solo indirettamente usati per valutare questi elementi, ma sono verbali relativi a oggetti che è bene non trascurare. Vediamo perché. Mi riferisco innanzitutto a quel coltello da cucina e alle due pietre. Il coltello lo abbiamo visto in aula; abbiamo detto tutti diverse cose. Partiamo solo dagli elementi obiettivi relativi al coltello e alle due pietre e leggiamo innanzitutto gli atti. Il verbale 12/02/96 ci dice: Al momento della esecuzione della custodia cautelare in carcere vengono rinvenute diverse cose fra cui, nel forno della cucina, un coltello da cucina monotagliente con manico in legno di centimetri 11 e 5 e lama di centimetri 22 di lunghezza. C'è il fascicolo fotografico allegato. Voi avete fascicolo fotografico e avete il coltello. Vi prego di porre attenzione all'esame del fascicolo fotografico esattamente alla foto 9, perché se voi leggete la didascalia della foto 9, di quel coltello, avete un elemento che vi invita poi a guardare bene il coltello. Perché quella foto 9, la didascalia dice: "Si evidenziano le scalfitture presenti su ambedue le facce della lama stessa." Cioè, chi ha sequestrato quel coltello, operatore di Polizia che ovviamente fa centomila altre cose, a occhio nudo evidenzia delle scalfitture su quel coltello, sulla lama, da ambo le parti. È un dato oggettivo. Lo accantoniamo, lo lasciamo lì, voi andate a controllare il coltello; la foto vi serve solo per capire che quel coltello ha una lama così particolare che ci sono addirittura delle scalfitture che si evidenziano così, a occhio nudo. Voi ricordate quello a cui miro: quelle dichiarazioni fatte dal professor Perini circa il fatto che il coltello, che comunque ha attinto in una delle due partii del corpo la ragazza francese, presentava un modo di tagliare che sembrava in gualche modo presentasse una zigrinatura. Ecco, andate a vedere quel coltello e controllate questa strana circostanza. "Su ambedue le facce della stessa lama vi erano presenti delle scalfitture." Cioè, era un coltello che aveva comunque avuto questo problema. In più, e qui è ancora l'elemento... verbale di sequestro che io vi invito a tenere presente, perché è un atto irripetibile che voi senz'altro avrete letto, è un verbale di sequestro in cui si dà atto che insieme a quel coltello c'erano due pietre affilalama. Allora, cerchiamo di essere solo obiettivi, perché il coltello è lì, era nel forno, era insieme a due pietre affilalama. Ma come mai un coltello chiaramente da cucina -perché poi lo abbiamo visto - si trova nel forno? E nel forno, non nel tavolo dove si tengono i coltelli, o in una credenza, o al limite in un ripostiglio; no, nel forno da cucina, dentro, sotto. Non è in un cassetto, è lì. E' uno strano ripostiglio. Che ci vuol dire? Comunque due cose: o che il coltello e le lame son ben nascoste, o comunque anche che il forno da cucina non viene usato, o comunque viene usato sicuramente in modo anomalo. Anche qui abbiamo dichiarazioni rese da Vanni sul punto, perché il Gip lo interroga, perché poi non ha detto nient'altro. Io vorrei che queste dichiarazioni su quel coltello - per vedere se il coltello ha qualcosa a che fare con le nostre storie, o comunque è un coltello che qualcosa dice, e che è un coltello che in qualche modo parla - sono dichiarazioni di questo tipo : "È un coltello che ho usato anche recentemente per tagliare la carne." Secche, dichiarazioni al Gip. Strano, perché non è affilato da tempo, si vede chiaramente; è vecchio. Lui dice: "Sì, è vecchio, ma si puliva", nelle stesse dichiarazioni. Il difensore ha tenuto a dimostrarvi: 'guardate' -l'ha preso in mano - 'guardate come non taglia, non ha punta.' Il suo assistito aveva dichiarato: "L'ho usato di recente per tagliare la carne." Signori, allora o non è usato da tempo, o è usato per tagliare la carne. Ma che razza di dichiarazioni dobbiamo sentire e dobbiamo... In un processo di questo tipo cos'è che dobbiamo valutare? Queste dichiarazioni. Ma c'è di più. Subito dopo dice: "Il coltello da cucina e le pietre che mi son state sequestrate le tenevo nel forno di casa perché non avevo posto in casa." Cioè, "non avevo posto in casa". Queste sono le dichiarazioni dell'imputato Vanni relative a quel coltello e a quelle pietre: "non avevo posto in casa". Niente di più. "Le pietre le tenevo per affilare il coltello." Nessuno aveva dubbi che servivano per affilare il coltello, ma l'ultima affilatura di quel coltello era sicuramente lontana nel tempo, lo abbiamo visto. Le pietre erano per affilare il coltello. "Quel coltello lo avevo da parecchio, forse una decina d'anni." '95, '85; strana coincidenza, di queste dichiarazioni. "Lo avevo da tempo, forse una decina d'anni. Lo avevo comprato nel piazzone di San Casciano" - quindi non è che abbiamo dubbi che fosse suo - "le pietre le ho comprate in Borgo" - sarà sicuramente Borgo Sarchiani, penso, dove lui abitava - "al negozio 'La magoncina", mi sembra sia scritto nel verbale. "Le ho comprate dopo il coltello. Le comprai per affilare il coltello, per tagliare la carne." O non mangiano mai carne, o comunque le valutazioni da fare le ho già fatte. Però volevo tornare un attimo sul posto in cui viene custodito, questo coltello. È chiaramente un luogo non consueto, ne vorremo convenire; nessun'altra dichiarazione del Vanni ci può convincere del contrario; ma è un luogo dove ovviamente coltello e pietre non vengono normalmente riposte. Quindi noi, se dobbiamo fare una valutazione su quel luogo dove vengono custodite, è una valutazione sicuramente di dubbio. Come mai lì e non nel cassetto? È un'impressione, un'impressione forte che abbiamo avuto tutti - il P.M. l'ha avuta, ma è possibile che l'abbiano avuta sicuramente molte delle parti, sicuramente l'avrete avuta voi, signori Giudici - è un coltello talmente nascosto in posto strano che fa pensare, oltre al fatto che non era affilato e quelle dichiarazioni di Vanni, che non era di uso quotidiano, per tagliare la carne. Ma che strano. Anche le lame affilacoltello non sono nel ripostiglio; no, sono insieme al coltello. Sono due - anche questo: non una - sono strettamente legate al coltello. Cioè, quelle lame, quelle due pietre sono sicuramente in funzione di quel coltello. Quindi sono pietre strettamente connesse. Fra l'altro, sono dichiarazioni di Vanni : "le usavo per affilare il coltello". Altro che coltello usato per carne o arrosti o torte. Altro che forno usato per questo scopo. Abbiamo tutto il legittimo diritto di sospettare che quel luogo fosse un nascondiglio e che le dichiarazioni di Vanni sul punto sono dichiarazioni, diciamo solo difensive: "non avevo altro posto per tenerle in casa". Cosa vi poteva dire di più, Vanni, dopo le accuse che gli venivano mosse e avendo ben presente a cosa serviva quel coltello. Dice... Mah, che strano, noi potremmo dire: il forno da cucina. Mah! È una cosa, un'usanza particolare; cosa vuole il Pubblico Ministero, cosa viene a dire, cosa viene a sospettare. Le dichiarazioni di Vanni sono così e che vi doveva dire? È qualcosa che sa solo lui, ma cosa c'entra con gli omicidi? Io intanto vi ho parlato di quelle scalfitture e vi prego di guardarle con calma. Però ricordatevi che per quanto riguarda un forno che serve per custodire qualcosa abbiamo avuto quella improvvisa - assolutamente non conosciuta dal P.M. e da nessuna delle parti perché non c'era nessun atto - dichiarazione del dottor Perugini in aula. Il quale, parlando di tutt' altra cosa, parlando di tutt'altro forno da cucina, guarda caso, per strana combinazione vi ha parlato di un forno da cucina del signor Pacciani, il quale forno veniva usato appunto per custodire qualcosa. Vi ha ricordato che il verbale di sequestro relativo al patrimonio in titoli di Pacciani è relativo a una descrizione di titoli che erano nel forno da cucina di Pacciani al momento del sequestro. Combinazione, per carità. È una mera combinazione, però teniamo presente che, allora, noi abbiamo tutto il diritto di pensare che il forno da cucina anche per Pacciani era un luogo dove si custodiva qualcosa per celarla, quanto meno, a degli eventuali curiosi, sicuramente forse ai familiari, sicuramente a degli ipotetici ladri. Comunque era un posto in cui le cose si nascondevano. E ancora più strano, per quel che riguarda quella circostanza raccontatavi in quest'aula dal dottor Perugini: perché quei titoli noi sappiamo, e ve l'ha descritto, erano titoli al portatore... erano titoli non al portatore, chiedo scusa, nominativi. Per cui non era denaro contante. Però erano titoli nominativi che solo lui o le persone a cui erano intestati potevano incassare; ma, guarda caso, per motivi che motivi che riguardano - o riguardavano - solo il Pacciani, erano nascosti in un forno. Il che ci dice soltanto, niente di più, che il forno, quando si ha interesse, è un luogo dove si custodisce qualcosa che è bene che gli altri non vedano. Qualcosa in cui, il forno, si vuole custodire, nascondere - occultare non lo so - oggetti che, per noi, hanno un particolare interesse. Dei titoli nascosti nel forno. Eh, allora io ritornerei solo ed esclusivamente sull'ultima circostanza: era un coltello sicuramente non affilato, non usato da tempo, e quindi è inutile oggi battersi e voler fare considerazioni diverse su questo fatto. Le dichiarazioni di Vanni che ci dice "lo usavo, l'ho usato poco fa per tagliare la carne" sono sicuramente mendaci. Allora a cosa serviva questo coltello? Il processo ha solo dato indicazioni. La prima forte è questa: quando Lotti, la cui credibilità noi abbiamo dimostrato a lungo in quest'aula, vi ha detto, una volta visto quel coltello di cui parliamo: "Era quello, era quello che io ho visto usare da vanni negli omicidi", vedete che è un'indicazione di Lotti molto forte, che per quanto riguarda il Vanni trova riscontri nel modo di custodirlo. Cosa ci ha detto il professor Maurri? Perfettamente compatibile, una volta visto, con l'arma usata nei delitti. Ovviamente di più nessuno vi ha potuto dire, però l'indicazione di Lotti è molto forte. C'è quell'indicazione, poi, del professor Perini che non si può trascurare, sul fatto che il coltello usato aveva gualche imprecisione. Voi avete quel coltello, potremo dire casuale quanto si vuole, che questa affilatura non perfetta ce l'aveva. Questo è un dato oggettivo sul quale è necessario sicuramente fare un'operazione ampia di valutazione degli elementi che io vi ho descritto. Non si può né sopravvalutare - che è la cosa che io vi invito a fare - ma non si può minimamente trascurare la portata di un simile sequestro, se correttamente visto sotto il profilo degli elementi di riscontro che ora vi ho descritto. 

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