giovedì 21 maggio 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 19 febbraio 1998 - Ottava parte

Segue dalla settima parte.
« DOPO LA SOSPENSIONE » 

Presidente: Qui c'è anche l'avvocato Gremigni. Bene... Ah, scusi, non l'avevo vista. Avvocato, scusi. Avvocato: Niente.
Presidente: Avevo guardato il posto e non di là. Allora, prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente. Mi sembra che, a grandi passi, forse non troppo veloci, cominciamo a avvicinarci al punto fondamentale, è inutile negarlo, di questo processo: alla figura di Lotti. È la seconda figura che io vorrei affrontare - i particolari poi li vedremo con calma dopo - perché penso che incentrare subito l'attenzione doverosa sulla figura dell'imputato Lotti, dopo aver parlato del teste Pucci. È un secondo punto di partenza, solo punto di partenza. Perché dobbiamo parlare di Lotti? Mah, mi sembra, da tutto quello che abbiamo visto in quest'aula e da quello che ho appena sintetizzato, è ora indispensabile, come metodo di analisi del materiale probatorio del dibattimento, perché è chiaro - è veramente inutile ridirlo - è l'imputato che ha confessato. E quindi diventa la figura centrale di questo processo e perché le sue dichiarazioni hanno una rilevanza e un'importanza sulla vostra decisione non comune, basilare, indispensabile. Ma vorrei subito focalizzare ancora meglio quel concetto che ho espresso all'inizio: attenzione, non dobbiamo limitare la nostra impressione e credere che le prove di questo processo sono solo qui. Assolutamente. Io mi diffonderò, dopo, a lungo. Dobbiamo, ora, analizzare bene la figura di Lotti imputato, oltre che chiamante in correità, tenendo presente che è un imputato che fornisce elementi importanti, ma che ci sono tantissimi altri elementi di prova. Cioè, non dobbiamo fare l'errore di credere che noi abbiamo solo visto e capito questi due unici mezzi di prova. Ecco, direi che noi, nell'accingerci a esaminare ciò che ha detto Lotti e chi è Lotti, dobbiamo comunque tener presente, ogni volta che analizzeremo cosa ha detto e cosa ha fatto, che su quasi tutto ciò che dice Lotti il processo ha fornito altri elementi a monte e successivi, altri elementi di prova che sono così eterogenei, complessi, di varia natura, articolati, che ci permettono di valutare qua... Proprio, concretamente, abbiamo visto che Pucci ha detto qualcosa e ci sono riscontri. Per quello che riguarda Lotti direi che non ha aperto bocca e non ha raccontato circostanza che non sia dettagliatamente provata in altro modo. Vediamo. Quindi, noi dobbiamo a Lotti l'attenzione che dobbiamo, perché - per quarantacinque, quarantasei, non so quante sono le udienze, ho perso il conto - abbiamo spessissimo parlato della sua partecipazione, della sua condotta. E quindi è chiaro che le sue dichiarazioni debbono essere prima capite e poi valutate. Dicevo "capite", e qui ho un motivo per dire "capite", perché i racconti di Lotti, che sono dettagliati come sappiamo, a volte ci hanno dato la sensazione che su alcuni particolari - insisto: particolari - qualcosa non dica. Allora bisogna prima vedere, anche qua, se abbiamo capito, se è possibile capirlo, se è persona che forse non ricorda, non vuole ricordare, o certi fatti non li conosce bene, o si esprime male -anche questo lo vedremo - o non capisce le domande o, peggio ancora, per quello che a noi sembra, o al P.M. sembra, forse alla Corte, a qualcuno sembra che per alcune cose che a noi sembra che non abbia detto, se ha paura, se non dice qualcosa perché ha paura... Io, onestamente, ve lo dico subito, ve lo cercherò di dimostrare, credo che non abbia più paura e tutto quello che poteva dire lo ha detto. E partiamo quindi da quei dati di fatto. Ha sempre ammesso di essere stato presente a quattro duplici omicidi. Questo l'ha detto sempre. Dove troviamo una situazione processuale di questo tipo? L'ha detto nella fase delle indagini preliminari un'infinità di volte, alla Polizia Giudiziaria; lo ha detto al P.M., quindi è cambiato interlocutore. Se qualcuno volesse anche venire dei dubbi: interlocutore cambiato. Poi vedremo, eh, dei dubbi, per carità! Lo ha detto davanti al GIP nella fase dell'incidente probatorio. Stessa identica dovizia di particolari e di racconti. Terzo interlocutore, diverso. Ma lo ha detto soprattutto nel corso - la sua verità, la verità, perché per me non è più la sua verità, ma questo processo ha dimostrato che è la verità - l'ha detta in sei udienze qui, davanti a un sacco di persone, non nel ristretto di una stanza; che ogni tanto c'è questa volontà di porre dei dubbi. No, vediamolo, vediamolo per bene fino in fondo. Il Lotti in sei udienze, davanti a tutti, nel contraddittorio delle parti, non ha ritrattato niente, non se n'è andato; oggi non è venuto, per alcune udienze non è venuto, non verrà, non lo so, non dipende da me. Quando è stato necessario è sempre venuto. È difficile che uno sia sempre contento se ha ammesso delle responsabilità. E se questo sarà il suo esito, è difficile accettare e farsi dare una condanna. Però non è, secondo me, il motivo per cui ha paura di una condanna e non viene. Chissà per quale motivo verrà, non verrà. Ma non è questo il problema. Il momento in cui è stato necessario per l'istruttoria dibattimentale è stato presente. Quindi le illazioni - facciamo dire, mettiamo a verbale che Lotti non c'è - ai fini della vostra decisione, scusate, ma non serve assolutamente a niente. Perché nei momenti importanti, davanti a tutti, nel contraddittorio delle partì, è stato sempre presente. E' un imputato che ha confessato presente qui, davanti ai suoi giudici, e ha detto sempre la stessa cosa. "Ho partecipato a quattro duplici omicidi, quelli dell'82, dell'83, dell'84 e dell'85. Esecutori materiali sono stati Pietro Pacciani, che usava la pistola, Mario Vanni, che tagliava, praticava le escissioni sui corpi delle vittime. Nell'85 a Scopeti portai con me Pucci, gli altri due non lo sapevano, erano all'oscuro, quando lo videro si arrabbiarono molto". E poi tutti i particolari che sappiamo. È rarissimo, lo sappia... lo dicevo all'inizio parlando dei processi in genere, in cui qualcuno confessa. E' rarissimo che, in una serie di omicidi come questi, qualcuno faccia confessioni così chiare, particolareggiate, particolareggiatissime direi, ripetute nel tempo, coerenti nel contraddittorio, senza mai, nella sostanza, alcun tentennamento. Mai. Secondo me nemmeno nei particolari, ma nella sostanza mai. Articolatissime dichiarazioni confessorie. Sono quindi sostanzialmente convincenti queste confessioni. Ma la confessione di Lotti è per me un punto di partenza. Lo dicevo prima, volevo che aveste tutti ben presente che non è un elemento di arrivo: ah, ci abbiamo quella e decidiamo su quella. No, è un punto di partenza, sulla base del quale noi dobbiamo partire, valutare, vedere se lo crediamo e sulla base di quello trarre conclusioni. E per questo noi abbiamo fornito, in questo dibattimento, una massa enorme di dati di fatto, di provenienza eterogenea, che ci forniscono elementi obiettivi, sicuri al riscontro di quello che ha detto e che sarebbero, già da soli, talmente importanti per arrivare alle conclusioni. Vorrei fare un'osservazione, che forse è anche bene fare e tenere bene in mente perché non sfugga quando dobbiamo valutarla: le dichiarazioni confessorie di Lotti sono innanzitutto in perfetta sintonia con gli esiti del procedimento a carico del Pacciani. E' un signore che è venuto e ha sostanzialmente integrato elementi su una verità che in parte già conoscevamo. Era una verità che aveva degli elementi di prova molto sfumati, indiziari, lo sappiamo tutti. Ma guardate che Lotti ha continuato quella ricerca e quella formazione di prova. Cioè, è in perfetta sintonia e coerenza, ha aggiunto tutti i particolari che non sapevamo. Quindi il punto di partenza di credibilità primo, volendo o non volendo, a crederlo o ammetterlo, è che è in perfetta sintonia con gli esiti del precedente processo che, sia pure in I Grado, ha visto il complice, coautore, a suo dire, Pacciani, riconosciuto, con tutte le presunzioni di innocenza, colpevole. Cioè, è una verità, quella di Lotti, completamente in sintonia. Lo sappiamo, i processi sono completamente diversi. Vi era un processo in cui ci sono più imputazioni, per fatti che riguardano omicidi ulteriori. È un processo in cui le imputazioni sono parzialmente identiche, ma per il punto in cui sono gli stessi capi di imputazione, sono elementi forniti perfettamente in sintonia. Guardate che è una constatazione che non può assolutamente essere oggi sottovalutata. È vero, c'è anche quella contestazione ex 416, poi lo vedremo, in questo processo. Ma io vorrei fare allora, partendo da questa considerazione, che siamo in sintonia con quanto già provato, con le difficoltà, con tutti i gradi di giudizio che ci saranno, senza nessun esito, né scontato, né prevedibile, assolutamente. È una verità che in quel dibattimento è andata in un certo modo, in questo dibattimento - che oramai è concluso - si è integrata. Non è in contraddizione e ditemi se non è poco. Ma allora, partiamo proprio dal vedere, come abbiamo fatto con Pucci, qui ancora più diffusamente, chi è Lotti. Perché la prima operazione da fare è cercare di capire chi è, perché abbia partecipato a questi fatti e perché li abbia ammessi. Chi è. Perché ha partecipato a delitti simili? Perché poi dopo tanto li ha ammessi? Abbiamo la possibilità oggi, o avete voi, avete elementi oggettivi per valutare la sua persona? Eh, caspita. Abbiamo avuto gli esiti delle indagini su di lui. Abbiamo avuto le testimonianze che ci hanno permesso di inquadrare la sua personalità, numerose. Abbiamo avuto le indicazioni degli esiti della Polizia Giudiziaria. Abbiamo avuto le indicazioni documentali. Abbiamo avuto quella consulenza tecnica che sappiamo. 

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