mercoledì 25 febbraio 2015

Francesco Bruno - Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 12 gennaio 1998 - Ventitreesima parte

Segue dalla ventiduesima parte

Francesco Bruno: Quindi, non è detto che oggi non ci sia una...
Avvocato Filastò: Certo. Nel momento in cui lei ci ha fatto questa descrizione di un personaggio ipotetico, questo però nelle sue valutazioni ha attinenza con il caso che ci occupa?
Francesco Bruno: Con il caso?
Avvocato Filastò: Quando lei in questa ultima... rispondendo a questa mia ultima domanda, lei ha fatto una... ha prospettato una sorta di modello psicologico.
Francesco Bruno: Sì...
Avvocato Filastò: Anche comportamentale. Ecco, volevo sapere se questo modello che lei ci ha prospettato aveva attinenza col caso che ci occupa.
Francesco Bruno: Sì. È il modello a cui ho pensato, e naturalmente l'ho fatto non solo come esempio, ma perché ritengo che il soggetto autore di questi omicidi è molto probabile che abbia un tipo di deviazione, abbia avuto un tipo di deviazione paranoicale della personalità, con personalità multipla. E che poi possa essere sfociato o addirittura nella guarigione, perché si può anche guarire da questo. O nella malattia conclamata.
Avvocato Filastò: Malattia conclamata che può avere, come lei ha detto, richiesto l'uso di cure specialistiche.
Francesco Bruno: Certo. La perdita dell'autonomia, perché...
Avvocato Filastò: Perdita dell'autonomia.
Francesco Bruno: Sì.
Avvocato Filastò: Benissimo. Ecco, volevo chiederle questo, professore. Quando lei parla di personalità multipla, lei inserisce all'interno di questo anche... Lei è d'accordo? Perché noi abbiamo ascoltato una diagnosi della équipe del professor De Fazio, che ci ha parlato di perversione sotto il profilo sessuale.
Francesco Bruno: Sì.
Avvocato Filastò: Io vorrei prima di tutto, le chiedo di precisare un po' meglio, fare uscire un po' di più dal generico questa terminologia, questo termine "perversione”, e indicare quale è la forma di perversione che le sembra, che lei ritiene attinente ai casi che ci occupano; e come questa perversione interagisce all'interno di quella personalità multipla di cui lei diceva con quelle altre cose che lei ci ha detto. Vale a dire questo atteggiamento, che è una sorta di alibi morale che si sarebbe creato questa persona in rapporto a questi delitti.
Francesco Bruno: Si è visto...
Avvocato Filastò: È ben chiara, questa domanda.
Francesco Bruno: Sì sì, chiara.
Avvocato Filastò: Un po' complessa, ma...
Francesco Bruno: Si è visto che i serial killer, nella maggior parte i serial killer non hanno un'unica perversione sessuale, ma sono... hanno molte perversioni, hanno molti spunti di perversione. Per perversione sessuale normalmente si intende la perversione dell'istinto sessuale, che può rivolgersi verso... non verso l'oggetto naturale eterosessuale, ma verso altri tipi di oggetto. O la perversione delle modalità attraverso cui si perviene al piacere sessuale. E queste perversioni sono tali quando sono obbligate. Cioè, per esempio, un soggetto che riesce a trarre piacere solo attraverso il rapporto con dei minori impuberi, noi lo definiamo pedofilo, cioè affetto da "pedofilia", che è una perversione sessuale. Nei serial killer, quasi mai c'è una perversione di questo tipo, cioè una perversione obbligata. Molte volte ci sono... sono dei poli perversi, in un certo senso, esistono tante perversioni. Quali, per esempio, il sadismo, quale per esempio la omosessualità, quale per esempio anche la pedofilia, la gerontofilia, la necrofilia, e così via. Nel nostro caso direi che uno spunto di perversione può trovarsi nel feticismo, ovverosia nel portar via questi trofei mutilando il corpo della donna, per poterli conservare, evidentemente. Non c'è un altro scopo, alla utilizzazione di questo tipo di trofei, se non quello di poter, attraverso la conservazione di questi oggetti, ripercorrere e riprovare il piacere che si è avuto al momento in cui questi oggetti sono stati rilevati. Quindi, ecco, direi che nel soggetto sicuramente c'è traccia di questo feticismo; sicuramente c'è una omosessualità inconscia, non... Perché dico inconscia? Dico inconscia perché non ci sono elementi che ci inducono a ritenere che il soggetto abbia una omosessualità cosciente. L'attenzione che dà all'uomo, al maschio, è molto ridotta. Si potrebbe anche dire che non abbiamo la certezza del sesso dell'omicida, nel senso che non è sicuro al cento per cento che possa essere un maschio. E in teoria si potrebbe trattare anche di una donna. Ma possiamo ragionevolmente escludere questa possibilità, sia perché le donne numericamente, statisticamente sono molto ridotte fra i serial killer; e sia perché l'appuntare il proprio desiderio patologico sul corpo femminile è tipicamente maschile. In più, il soggetto dà prova di avere una corporeità robusta, un certo tipo di forza. Per cui, diciamo, tutti questi elementi insieme fanno pensare ad un maschio. E anche il tipo di paranoia a cui mi riferivo prima è tipico del maschio, non della donna, la donna non ha quasi mai queste forme di paranoia, queste sono tipiche del maschio. Per questo diciamo che il 99,9% delle probabilità è che questo assassino sia un maschio che abbia una latente omosessualità, sicuramente da lui non riconosciuta, sicuramente da lui non vissuta. Che però lo porta, poi, all'odio verso, in realtà, il corpo femminile, che suscita in lui curiosità e odio contemporaneamente e paura soprattutto. E quindi questi sentimenti sono tipici di una persona che non ha maturato la propria sessualità; non avendola maturata è probabile che in lui convivano diverse tendenze perverse. Sicuramente, ecco, non mi sembra che in lui ci sia, ad esempio sia rilevante la componente del sadismo; perché lui sta bene attento, cerca di uccidere i corpi delle persone prima di lavorare su di essi. E il sadico, invece, avrebbe bisogno del contrario. Quindi, è un tipo di, questo è un tipo di perversione che non emerge dagli atti omicidiari. Ciò non toglie che naturalmente possa esserci anche questa.
Avvocato Filastò: Ecco, a proposito della sessualità di questa persona, così come lei l'ha individuata, le è risultata una sessualità - sto parlando della parte, come dire?, apparente della persona, la parte esponibile insomma - le è risultata una sessualità, come dire?, normale o iperattiva, o piuttosto coattata e inibita?
Francesco Bruno: E' una sessualità immatura, inibita, ridotta, apparentemente di tipo, apparentemente e anche... cioè, se fosse vissuta, sarebbe vissuta in senso eterosessuale. Però è probabile, al momento in cui gli omicidi sono stati compiuti, è probabile che a quel momento l'omicida non avesse mai avuto rapporti sessuali. Non, questo tipo di omicidi, non sono quelli per intenderci del, non so... questo è un mutilatore differente dallo squartatore. Ci sono dei serial killer che, per esempio, se la prendono con delle prostitute o con altre vittime e agiscono sul corpo di queste dilaniandolo in maniera totale. E anche anarchica, cioè senza una precisa strategia. Queste spesso sono persone che tendono a vendicarsi della sessualità femminile, e possono aver avuto... Possono essere sposati, possono aver avuto delle manifestazioni sessuali paranormali. Al contrario, il soggetto di cui stiamo parlando esplora il corpo femminile con molta attenzione, e nel secondo delitto in particolare.
Avvocato Filastò: 1974, Stefania Pettini.
Francesco Bruno: Esattamente. È dove pone le premesse di quello che farà successivamente, e successivamente andrà a colpire questi organi partendo non dall'organo più semplice, cioè dal seno che sarebbe più semplice da portar via, ma dal pube, che invece è un organo piuttosto difficile insomma da operare, così come lui ha operato. E evidentemente c'è una spinta, una pulsione patologica grave, ma molto forte, che spinge verso il pube piuttosto che non verso il seno, che verrà dopo, verrà successivamente. E c'è un bisogno forte di portar via l'organo che consente la sessualità, che consente il,... sessuale. Molti serial killer hanno questa paura, vivono l'organo sessuale femminile come estremamente terrificante. E molte volte, per esempio, lasciano i cadaveri in modo tale da esporre quest'organo o addirittura da nasconderlo. Noi ci troviamo, in questo caso, appunto con un soggetto che evidentemente ha una grande paura, una grande - preoccupazione di quest'organo. Ed è per questo che escludo ragionevolmente che questa persona possa aver avuto dei rapporti sessuali maturi, o comunque adulti.
Avvocato Filastò: Ho capito. E da questo punto di vista lei ha tentato anche di... Sempre con riferimento a questo speciale particolare tipo di perversione sessuale, che in questo modo almeno a me risulta più precisato, insomma, mi risulta attendibilmente precisato. Per esempio, sto pensando proprio al fenomeno esibitorio del cadavere femminile, come avviene in alcuni dei delitti: a gambe divaricate quasi sempre, esposto in posizione sopraelevata, eccetera, ecco. Ma da questo lei ha tentato anche una anamnesi con riferimento a delle situazioni familiari di questa persona? Che abbia a che fare con la madre, con il padre, con dei rapporti speciali?
Francesco Bruno: Sì. È possibile, secondo me è altamente possibile che il soggetto possa aver avuto dei traumi durante la sua infanzia. E uno dei traumi che è più suggestivo indubbiamente per una situazione successiva di questo tipo, è il fatto che la madre, per esempio, possa esser stata operata per un tumore all'utero e alla mammella. Che, una volta, per i calcinomi mammari spesso si portava via anche l'utero, negli anni '50, perché si riteneva che questo tipo di tumore potesse poi riprodursi anche nell'utero. Ecco, è un fatto abbastanza banale, nel senso che tutti possono avere una madre che è stata operata per questa cosa. Ma un soggetto che è già particolarmente predisposto alla paranoia, e che ha avuto un'educazione particolare, e che è particolarmente legato alla madre, può aver tratto da un trauma di questo genere la materia per poi dare corpo alle proprie fantasie in questi atti omicidiari, ripetendo sul cadavere femminile quelle  manipolazioni che la madre aveva subito nella sua fantasia. Questo è...
Avvocato Filastò: È un'ipotesi, ovviamente.
Francesco Bruno: Questa ovviamente è un'ipotesi. 
Avvocato Filastò: Era un'ipotesi.
Francesco Bruno: ... in maniera suggestiva.
Avvocato Filastò: Certamente. Ora io le chiedo, conclusivamente, e poi ho finito, professore, questo. All'interno di queste sue valutazioni, ecco, sono valutazioni attraverso le quali lei conclusivamente definisce l'azione di una sola persona, in tutti gli omicidi?
Francesco Bruno: Allora, su questo punto vorrei essere estremamente chiaro. Se noi analizziamo, da un punto di vista criminologico, gli omicidi, non abbiamo alcun motivo - dico: alcuno - se non qualche considerazione che possiamo fare nell'ultimo omicidio, per poter pensare a un gruppo di omicidi, o a una coppia omicida. Al contrario, abbiamo una serie di elementi che fanno pensare a un'unica mano, cioè un unico modus operandi. Che non cambia mai, per tutti e otto gli omicidi. C'è un ricordo delle esperienze precedenti, e una messa a frutto di questa esperienza, che è sempre la stessa, e che aumenta progressivamente nel tempo, facendo ben vedere come l'omicida del sesto omicidio, l'assassino del sesto omicidio aveva imparato dall'esperienza del quinto, del quarto, del terzo.
Avvocato Filastò: Per esempio, nello scegliere il bersaglio testa invece che tronco.
Francesco Bruno: E così via.
Avvocato Filastò: E così via.
Francesco Bruno: Esattamente. Ma non solo per questo. C'è anche, ecco, si sono molti sbizzarriti su interpretazioni di vario tipo, no? Sulla serie omicidiaria: perché otto? perché sette?, da quando si comincia, e così via. Ci sono per esempio delle analogie molto importanti, fra l'ottavo omicidio e il primo omicidio, che furono quelle, insieme al... perché qui si trascura, ma c'è stato un messaggio che poi l'assassino ha mandato nell'ottavo... dopo l'ottavo omicidio, dopo l'ultimo omicidio.
Avvocato Filastò: Certo.
Francesco Bruno: Ecco.
Avvocato Filastò: La lettera spedita alla dottoressa Della Monica.
Francesco Bruno: La considerazione di quel messaggio, la considerazione delle rilevanti analogie fra il primo e l'ultimo omicidio, mi condussero già nell'86 a dire che, con molta probabilità, quello sarebbe stato l'ultimo omicidio. Perché? Perché gli omicidi possono anche essere interpretati, secondo ima ratio, secondo un'idea per quanto delirante del soggetto, che ha un capo e una coda. E che, quindi, consente di capire come lui, a un certo punto, possa aver detto: basta, questo è l'ultimo di questa serie omicidiaria. Allora, c'è quindi una ragione, no? Una mente che non può appartenere a un gruppo di persone, ma che è evidentemente la mente di un'unica persona. Questa è la prima considerazione fondamentale. C'è poi un'altra considerazione fondamentale. In letteratura - io posso portare qui migliaia di casi e probabilmente glieli farò avere - dove si...
Avvocato Filastò: Mi farebbe piacere, professore.
Francesco Bruno: Le farò avere tutti i casi della letteratura.
Avvocato Filastò: La ringrazio.
Francesco Bruno: Tutti i casi della letteratura che noi abbiamo analizzato, sono migliaia e migliaia: io sfido chiunque a trovare una cooperativa, un gruppo di mostri. Non esistono in letteratura, sarebbe il primo caso. Non solo. Ma addirittura un gruppo di mostri che agisce neanche per un obiettivo sessuale, ma che agisce così, non si sa bene perché. Ma in ogni caso c'è un'ultima considerazione. Quindi, abbiamo detto, prima considerazione: il fatto che l'analisi oggettiva degli omicidi non consente di trovare elementi a sostegno dell'ipotesi di più persone. Però, non si può escludere, intendo dire soltanto sulla base delle analisi degli omicidi, ma che tuttavia è largamente improbabile. La seconda considerazione riguarda appunto l'analisi della letteratura, con la impossibilità materiale di trovare un precedente di questo tipo; un precedente anche semplicemente simile a questo. C'è un terzo motivo fondamentale: i gruppi, ecco, si fa sempre riferimento, anche perché è uno dei pochissimi, al gruppo di Manson che negli Stati Uniti uccise Sharon Tate, eccetera.
Avvocato Filastò: Certo.
Francesco Bruno: I gruppi hanno sempre, sono legati fra loro da un fanatismo che fa capo a una fede, a una ideologia o a gualche cosa. E agiscono per lo più per uno o per due, tre episodi. Dopo di che inevitabilmente si sfaldano. Non si può tenere un segreto di questo tipo per venti anni, da parte di tre persone che continuano, tre, quattro, cinque persone, che continuano a compiere i loro omicidi come se niente fosse. E nessuno di queste persone cede, no?, a un certo punto. Questo non è riscontrato, perché tutte le volte che, appunto, esistono gruppi omicidiari che... non che compiono delitti da serial killer, ma che compiono delitti di altra natura, ma che comunque possono somigliare a quelli dei serial killer, inevitabilmente gli atti omicidiari non sono mai più di due o tre, proprio perché il gruppo poi tende inevitabilmente a sfaldarsi. E si sfalda inevitabilmente, mano a mano che aumenta il numero di atti in cui ci si coinvolge. Perché, là dove ci sono tante teste, basta mettere tre persone insieme, è evidente che cominciano... non ci può essere sempre quella stessa lunghezza d'onda.
Avvocato Filastò: Certo.
Francesco Bruno: Quella stessa sinergia, agire come un solo uomo. Sarebbe veramente un fatto che, nella storia di questi omicidi, di queste cose non si è mai verificato. Quindi, sulla base di queste tre considerazioni, ritengo assolutamente più probabile, molto ma molto più probabile la possibilità che si tratti di un'unica persona. Quindi, neanche di due persone. Anche perché una seconda persona, soprattutto se non avesse avuto un ruolo essenziale, probabilmente appunto sarebbe venuta meno nel tempo. Quindi questa è la mia considerazione.
Avvocato Filastò: Io non ho altre domande, per ora.
Presidente: Le altre parti? Bene, allora si va a domani mattina, alle 10.00 domani mattina. Bene, ore 10.00. Buonasera, professore. L'udienza è tolta.

1 commenti:

Unknown ha detto...

Ecco perché Filastò ci ha fatto 2 scatole così con il Sk solitario: Crede che quello che dice Bruno sia oro colato; ma non è affatto così. Omicidi sia seriali, sia non seriali , di gruppo o i coppia sono esistiti eccome ( sul Caso Manson ci sarebbe molto da discutere.....mah?! ). C'È l'esempio degli Chicago rippers che erano in 4,ma forse Bruno l'ha dimenticato. Ci sono le sette ( quelle serie e terribilmente spietate che non si fanno certo scoprire, son mica pirla come Nicola Sapone , posto che sia stato lui ) che hanno motivazioni rituali e / o religiose; poi, giustamente Bruno asserisce che le sue sono solo ipotesi e ci mancherebbe altro, professore ! Ma allora tutto questo genio criminologico scema miseramente. Quindi, tanto pe restare nel campo delle ipotesi, ( perché solo a questo possono restare, sia egli Bruno, sia egli De Fazio ) si può pensare che sia trattato di una setta ben organizzata che cerca di depistare gli inquirenti facendo intuir loro che si tratti di un serial killer solitario; poi nn sempre vi riesce,vedi omicidio degli Scopeti, settembre 85 ( e infatti qui persino Bruno non lo esclude, ma così facendo contraddice tutto ciò ha asserito in precedenza: Per la serie....c'è o ci fa? ). Poi il fatto che certe tipologie di crimini non rientrino in certa letteratura ( ma lo dice lui.....) c'entra fino a un certo punto; ci si potrebbe trovare di fronte ha una novità, in quanto gli esseri umani sono dinamici, portati al divenire e all'evoluzione , non alle staticità, a meno di non essere ritardati, o molto limitati. È come dire che è. Impossibile andare sulla Luna , perché finora nessuno c'è mai stato ( prima del '69 intendo ). In soldoni Bruno in queste analisi è una gran delusione, al pari di Filastò, entrambi personaggi troppo sopravvalutati nel recente passato, anche, purtroppo, dal sottoscritto. E quanto se la Tirano poi !