venerdì 28 febbraio 2014

Stefania Faggi - Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 08 ottobre 1997 - Seconda parte

Segue dalla prima parte.

Avvocato Fenies: Senta, posto che forse su questa circostanza potrà essere più precisa sua sorella, lei ricorda a grandi linee se suo padre ha posseduto macchine sportive?
S.F.: No.
Avvocato Fenies: Se le auto avute da suo padre erano chiare, scure, insomma tendenzialmente...?
S.F.: L'ha avute chiare e scure. Ora... vari colori...
Avvocato Fenies: Senta, era solito prendere in prestito automobili da altre persone?
S.F.: No, no. Assolutamente.
Avvocato Fenies: Era abbastanza preciso nella macchina, con le macchine, meticoloso?
S.F.: Precisissimo, pignolo perché per carattere e poi perché viaggiando tanto, la macchina doveva essere in ordine sempre.
Avvocato Fenies: Quindi, che lei sappia, non vi sono stati mai periodi in cui lui ha avuto la disponibilità di più di un'automobile.
S.F.: No, no.
Avvocato Fenies: Senta, e voi gliele prestavate le vostre?
S.F.: No, perché io ho sempre avuto macchine piccoline e vecchie. Cioè, andando a giro lui per lavoro con i campioni, non era possibile. Potrà essere successo qualche volta, la domenica mattina per andare in campagna che... ma poche volte.
Avvocato Fenies: Che macchine prestava?
S.F.: Io ho avuto 500 familiare.
Presidente: Senta che lavoro faceva suo babbo? Siccome andava, faceva tardi, usciva sempre fuori. Che lavoro faceva il suo babbo?
S.F.: Il rappresentante di pavimenti e rivestimenti.
Presidente: Pavimenti e rivestimenti.
S.F.: Sì.
Avvocato Fenies: Senta, un'ultima domanda. È mai capitato in famiglia di commentare i fatti del "Mostro di Firenze"?
S.F.: Si saranno commentati senz'altro come in tutte le case, penso, di Calenzano quando è successo lì in paese. Ma, normalmente io non ricordo niente di particolare.
Avvocato Fenies: Ne parlava anche suo padre in maniera normale?
S.F.: Sì, ma... Sì, penso di sì, ma normalmente, nulla di... così, come si può fare quando in un paese succede una cosa simile.
Avvocato Fenies: Si commenta un fatto di cronaca?
S.F.: Certamente.
Avvocato Fenies: Bene, io non ho altre domande. Grazie.
Presidente: Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente. Signora, lei ha detto di che anno è, il suo anno di nascita?
S.F.: 'XX.
Presidente: Microfono.
P.M.: Quindi, del millenovecento... Ai tempi dell'omicidio di Calenzano, che fu nell'81, lei che età aveva?
S.F.: ... sette. ..
P.M.: Il calcolo lo facciamo anche noi. Se lei ricorda cosa faceva, studiava?
S.F.: No, no. Ho sempre lavorato nella ditta dove lavoro ora, ero operaia, facevo una vita normale come tutti i ragazzi. Ero... normalmente.
P.M.: Quindi, aveva più di 20 anni? Scusi, avevo fatto male il calcolo.
S.F.: Sì.
P.M.: Sì.
S.F.: 25.
P.M.: 25 anni, era abbastanza... e abitava con suo padre, con la sua famiglia?
S.F.: Sì.
P.M.: Senta, lei ha saputo o è mai stata, per curiosità o per caso nei pressi o sul luogo dove è avvenuto l'omicidio? Lo sa dov'è?
S.F.: Sì.
P.M.: Il punto esatto, la zona?
S.F.: Sì, sì, la zona sì. Perché è lì, magari ci sarò stata... lì, a Travalle, perché in bicicletta, una giratina...
P.M.: Ecco, lei dice lì a Travalle. Rispetto a casa sua, dove abitava all'epoca, cosa c'erano delle stradine di campagna, una strada comunale per andarci?
S.F.: Sì, da Calenzano c'è la strada normale... 
P.M.: Mi riferisco da casa sua, dove abitavate all'epoca.
S.F.: Da casa mia? Da casa mia c'erano strade, non lo so, ora, tuttora, l'è tanto che non ci sono passata, ma strade non asfaltate per andare nei campi. E forse all'epoca era agibile, una passerella sul fiume.
P.M.: Grossomodo da casa sua al luogo dell'omicidio, che distanza ci può essere?
S.F.: Non lo so quanto ci sarà, boh. Sarà, in linea d'aria, un chilometro, ma esattamente non glielo so dire.
P.M.: Ci si andava... c'era una strada per andarci in macchina? Lei ha detto c'era un ponticino. O per andare lì, bisognava andarci a piedi?
S.F.: No.
P.M.: Da casa sua, dico.
S.F.: Da casa mia, gliel'ho detto, fino a un certo punto le strade... cioè, sono asfaltate. Poi erano strade di campagna, strade che c'erano e ci sono i campi. Poi c'è la strada comunale... Per queste strade di campagna, per attraversare il fiume c'era, perché ora non so bene, perché credo che sia andata giù una parte e non ci si possa più passare a piedi.
P.M.: All'epoca ci si passava. Senta ancora una cosa.
Presidente: Questa passerella serviva anche per le macchine?
S.F.: No, no.
Presidente: Ah, per le persone.
S.F.: A piedi, al limite in bicicletta.
Presidente: E per andare in macchina?
S.F.: Per andare in macchina la strada comunale.
Presidente: C'è un ponte regolare.
S.F.: Eh?
Presidente: C'era un ponte regolare?
S.F.: Sì, sì. Certamente.
Presidente: Bene.
S.F.: Bisogna...
P.M.: Quel ponte che c'è ancora.
S.F.: Sì, sì. Il ponte c'è ancora...
P.M.: Noi, non è che siamo pratici. Se ce lo... 
S.F.: Io, come posso dirvi?, da Calenzano scendendo giù per via Puccini si taglia per il Mulino - si dice così noi - e di lì, passato il ponte sulla Marina poi, sulla destra si va su verso Travalle.
P.M.: Senta, io le faccio una domanda, lei deve cercare di ritornare a quando aveva 25 anni e alla zona. Lei aveva mai sentito dire o comunque le era capitato di intuire in qualche modo che in quella zona dove è avvenuto l'omicidio, ci si fermavan le macchine, le coppiette o quando avvenne l'omicidio lei disse: oh, caspita, lì è...
S.F.: No, no, perché...
P.M.: Per sentito dire, tra amici, che era una zona dove si fermavano coppie?
S.F.: No. Questo non lo so.
P.M.: Non lo sa. Senta ancora una cosa, lei ricorda nell'81 che lavoro faceva?
S.F.: Ero operaia come sono oggi.
P.M.: Lì a Calenzano?
S.F.: A Calenzano nella solita ditta dove lavoro oggi.
P.M.: E abitava coi suoi?
S.F.: Sì.
P.M.: Io le faccio una domanda che ovviamente richiamo il suo ricordo: lei ricorda come seppe dell'omicidio, che era avvenuto lì?
S.F.: Dai giornali il giorno dopo, come tutti penso.
P.M.: E ci andò sul posto il giorno dopo?
S.F.: No, davvero!
P.M.: Senta, tornerei a una domanda che le è stata già fatta. Quando lei risponde a domande del suo difensore e anche del Presidente, se non ho capito male, lei dice: 'mio padre poi faceva un lavoro per cui, a volte tornava la sera, alle sei, alle otto; quando andava più lontano, tornava anche più tardi'.
S.F.: No.
P.M.: Mi spieghi.
S.F.: Allora, premetto, ho detto: poteva tornare alle sei, alle otto, alle otto e mezzo. Però, non più tardi di quest'ora.
P.M.: Ma le è mai... sì, suo padre andava anche fuori Firenze?
S.F.: Sì. Ecco, allora quando...
P.M.: Quando andava fuori Firenze...?
S.F.: Quando andava fuori Firenze, poteva rimanere non so, per esempio in Liguria, io ricordo della Liguria, e poteva star fuori una notte, due, ma rare volte.
P.M.: Ecco, allora la domanda è questa: al massimo stava, per quel che ricorda lei, un paio di giorni fuori?
S.F.: Sì, sì.
P.M.: Il posto più lontano dove andava, era la Liguria?
S.F.: Sì, la zona... non... ha sempre avuto, per un certo periodo di tempo, è andato fino a Ventimiglia e poi fino ai confini con il Lazio. Ma non sempre...
P.M.: Non oltre queste zone.
S.F.: Sì, non oltre queste zone.
P.M.: Quando faceva, per lavoro, queste zone e stava via più giorni, quindi rientrava la sera, rientrava di giorno? Cioè, era possibile, era un tipo metodico o rientrava quando aveva finito?
S.F.: Rientrava quando aveva finito però quando rientrava che era stato fuori un paio di giorni, non rientrava mai tardi. Ora non mi posso ricordare le ore.
P.M.: Rientrava quando aveva fatto.
S.F.: Sì, certo ma saranno state le sei. Chiaramente era stanco dopo.
P.M.: Va be', insomma, capisce che quando uno è fuori, c'è code sull'autostrada, non so... È difficile poter dire...
S.F.: Non posso specificare le ore.
P.M.: Non lo sa, benissimo. Poi lei a una domanda del difensore, sempre che le chiedeva quando andava alla Casa del Popolo, come c'andava, lei dice: 'usciva a piedi perché è lì vicino'. Poi ha detto per tre volte, dice: 'rarissimamente, rarissimamente, rarissimamente'. Cosa vuol dire?
S.F.: Rarissimamente...
P.M.: Rarissimamente andava in auto?
S.F.: ...usciva...
P.M.: Andava da qualche altra parte.
S.F.: In settimana. Non posso sapere esattamente se una volta usciva... Gliel'ho detto: rarissimamente o per ragioni di lavoro, perché succede...
P.M.: Qualche cliente dopo cena è capitato?
S.F.: Qualche cosa, ma rarissime volte.
P.M.: No, no. Dato che lei ci ha detto: rarissimamente.
S.F.: Sì, sì.
P.M.: Cioè, lei ha ricordo di aver sentito dire che doveva andare a far visita, o si tratteneva, o rarissimamente andava fuori e diceva che andava dai clienti.
S.F.: Io, nella mia mente ricordo fino a che partiva a piedi verso...
P.M.: Sì, ma a me interessava cercare di capire cosa voleva dire lei dato che l'ha detto tre volte, con quel "rarissimamente".
S.F.: Quello che le ho detto.
P.M.: Che qualche volta, rarissimamente, andava fuori in auto. Se la domanda era a piedi, andava fuori... E lei non sa dove andava, è questo il concetto, non lo diceva a voi.
S.F.: Ce l'avrà anche detto, ma ora, tutte le volte che non so, un babbo esce, io figlia specialmente, cioè una persona che...
P.M.: Non glielo chiedeva.
S.F.: No. (voce fuori microfono) qualche volta...
Presidente: Il Pubblico Ministero vuol sapere se qualche volta, o rarissime volte come dice lei, è uscito in macchina. Tutto qui.
S.F.: Mi sembra d'averlo già detto. Ho detto di sì.
P.M.: Nessun'altra domanda. Grazie.
Segue...

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