segue dalla terza parte.
P.M.: Senta una cosa, e di quella macchina che vide quella sera, quella macchina
rossa che abbiamo capito ora qual era, lei dice quella sera era in macchina con il Galli. Ne avete
parlato?
G.G.: Sì, glielo dissi al Galli. Gli faccio, dico: 'ma...' No, ma lo sa quando ne abbiamo
parlato? Ne abbiamo parlato il giorno dopo.
P.M.: Quando?
G.G.: Perché la mattina dopo siamo andati noi a fare la spesa e abbiamo...
P.M.: Era un lunedì? Lei ci ha detto andavate a fare la spesa il lunedì.
G.G.: Sì. E abbiamo trovato un sacco di Carabinieri in borghese. Tra l'altro, le devo dire
di più, che un signore che mi è venuto acercare a casa, che è della Polizia della SAM, Squadra
Antimostro, è alto... ora il cognome non lo so, il nome nemmeno. E' alto ha i capelli rossi. Io già
l'avevo visto proprio lì, alla piazzola, questa persona.
P.M.: Parliamo di questo discorso che avete fatto col Galli della macchina.
G.G.: Sì, la mattina dopo quando si trova tutta la Polizia, tutti quanti...
P.M.: La mattina o il pomeriggio? Perché fu scoperto verso le due questo
omicidio.
G.G.: Io mi ricordo che c'era un sacco di Polizia. Ora fosse la mattina o fosse...
P.M.: Va bene.
G.G.: Gli faccio: 'Roberto ma bisogna dirlo allora in Questura, andiamo ai
Carabinieri sennò a dire che era questa macchina rossa ieri sera, stanotte ' . - E lui fa: disse il
Galli. Ma lui non voleva noie perché già aveva avuto delle noie, sempre per via di me, sul
fatto della prostituzione capito. E allora non voleva noie, dice: 'no, no, sta zitta' - mi disse
anche - 'non t'azzardare a dirlo nessuno sennò sono botte' mi fa. 'Te fai finta di non sapere
nulla e basta' mi disse.
P.M.: In quel momento lei o Galli, sapevate di chi era quella macchina, o no?
G.G.: No, io che l'era di lui l'ho saputo ora, dopo tutti questi anni.
P.M.: Perché quando l'ha conosciuto lei che macchina aveva il Lotti?
G.G.: Prima aveva una celeste, che poi l'aveva picchiata addirittura. Con la Filippa, l'era ubriaco, andò a finire sotto un fossato. Sì, quando l'ho conosciuto io praticamente aveva la macchina celeste
P.M.: Ho capito. Il Galli le dette 1'impressione di aver capito di chi era quella macchina? Lui lo sapeva, o nemmeno lui?
G.G.: Non lo so perché con il Galli è tutta un''incognita. È tutta un'incognita con il. Galli.
P.M.: Ho capito. Cosa vuol dire "tutta un'incognita"?
G.G.: Che non si sa mai...
P.M.: Non si sa mai... Lei l'ha rivisto più il Galli, lo frequenta ancora?
G.G.: A me, io senta, le dico la verità, a me me l'hanno messo a confronto tempo fa, il Galli. Ora io è già due sere...
P.M.: Quindi non l'ha più... Ah, ecco, prego.
G.G.: E' due sere - a parte ieri sera non ci sono andata - è due sere però che ogni tanto ritorno in via Fiume, quando ho necessità di soldi. Siccome dice gli è scappata la moglie con la figlia, dice gli ha portato via 50 milioni di roba addirittura.
P.M.: A questo Galli.
G.G.: Sì al Galli. E viene sempre lì a scocciarmi, io lo dico chiaro e tondo.
P.M.: Il Galli in questi giorni è venuto da lei?
G.G.: Sì.
P.M.: E le ha spiegato perché?
G.G.: Si vorrebbe rimettere con me. Ma mica si vuole rimettere con me per la bellezza, si vuol rimettere per questo, abbia pazienza.
P.M.: Ho capito.
G.G.: Dice, questa è ritornata sulla strada, ora me la pappo io, capito. Invece io quando
vado sulla strada, quando ne ho fatto uno o due per campare il giorno dopo, per me basta, abbia
pazienza.
P.M.: È molto chiaro. Senta una cosa, lei ricorda se in via di Faltignano o nei pressi abitava un tale Ezio?
G.G.: Sì.
P.M.: Chi era?
G.G.: Ezio c'ha un negozio di... aveva, ora non lo so. Aveva un negozietto di generi
alimentari, vendeva sia frutta, oltre alla frutta, sia pane, tutto quanto. Io questo Ezio l'ho
conosciuto grazie a lui.'
P.M.: Lui chi? Sempre Lotti.
G.G.: Giancarlo. Tramite lui perché una domenica, io ero senza pane, passai di lì, c'era
lui insieme alla Filippa, erano da Salvatore, faccio io: 'dove lo posso trovare un po' di pane?' E mi
fa lui, dice: 'vieni, vieni, ti ci porto io'. Mi portò lui da Ezio.
P.M.: Questo Ezio era anche oltre ad essere un negoziante, frequentava anche
lui la Filippa, o la casa di Salvatore? Era amico di Salvatore?
G.G.: Era più che altro amico di Salvatore, comunque frequentava sia la Filippa che me.
Perché dopo frequentava anche me, diciamo le cose come le stanno.
P.M.: Mi sembra che lei sia molto chiara, su questo non abbiamo dubbi. E la
Filippa faceva grossomodo la sua stessa attività, o casualmente?
G.G.: No, no, l'ha sempre fatta la Filippa la vita.
P.M.: E la faceva anche in casa lì...
G.G.: In casa di Salvatore faceva la vita. Addirittura, siccome lei era... Se la dividevano
in due, sia Giancarlo che Salvatore. Quando la Filippa l'era ubriaca magari Salvatore la buttava fori
e allora lei andava al Ponte Rotto da Giancarlo; Poi quando gli girava le scatole prendeva e
tornava da Salvatore, sempre la Filippa. Addirittura mi raccontava che quando non aveva soldi,
magari per pagare una bolletta, la luce o che sia, addirittura allargava le gambe a quello dell 'ENEL
e facevano pari ìnsomma.
P.M.: Pagava le bollette in natura insomma.
G.G.: Eh.
P.M.: Beh, insomma. Non è stata né la prima né l'ultima volta probabilmente?
G.G.: No, no.
P.M.: No, no... Nel mondo, non mi riferivo alla Filippa....
G.G.: Sì, ma se lo sapevo lo facevo anch'io.
P.M.: Eh, beh. È sempre in tempo.
G.G.: No davvero, ormai.
P.M.: Senta una cosa, le due - siccome mi è venuto sott'occhio ora - le due
prostitute di Massa, le due sorelle che, a dire delle persone che lei ha citato, avevano come cliente
il Vanni, si chiamavano per caso Veronica e Alessandra?
G.G.: Bravo, Alessandra e la Veronica.
P.M.: Bravo, me l'ha detto lei a suo tempo, quindi non me lo sono inventato.
G.G.: L'Alessandra comunque si è sistemata ora. La Veronica so che ha trovato un
appartamento dalle parti di San Frediano addirittura. Ma la Veronica è quella mora, l'è quella
lesbica. L'Alessandra invece no, s'è messa con uno.
P.M.: Non perdona, nessuno lei.
G.G.: Io? No, no, io non perdono ne... Non perdono me stessa, si figuri se perdono gli
altri.
P.M.: Ma mi serve per capire se dice la verità. Senta una cosa, lei sa se il
mestiere... il mestiere, cioè se l'attività che faceva Indovino, se anche Indovino veniva chiamato
mago faceva il mago oltre quello del...
G.G.: Sì.
P.M.: Ecco, da chi l'ha saputo, dallo stesso Indovino? Che tipo di magie faceva?
G.G.: No, dallo stesso Salvatore. Perché quando io la sera tornavo, per dire, il sabato o la domenica, torno a ripetermi, sul tardi, che mi fermavo e vedevo queste tracce, allora, le prime volte sono stata zitta, dopo la curiosità si sa, l'è femmina. Ho chiesto e mi è stato detto questo. Dice: 'sai, ma noi la sera ci mettiamo qui, viene Luciano', allora quest'altre due figliole, ogni tanto portavano qualche ragazzina giovane, perché ce l'ho trovate anch'io le ragazzine giovani,' Perché magari non avevano più la possibilità di tornare a Prato. Perché è chiaro, Luciano ritornava per i cavoli suoi dopo. Allora rimanevano a dormire lì da Salvatore. Ecco perché io il giorno dopo, il giorno successivo, le vedevo, me le presentavano, Salvatore.
P.M.: Ho capito. Ma io le chiedevo come sapeva da Salvatore che magia faceva, che tipo... al di là…
G.G.: Mah.
P.M.: Senta ancora una cosa, mi scusi.
G.G.: Va bene che a San Casciano siamo tutti grulli, l'erano tutti grulli. Ci sono andata ad abitare sicché un po' di grullaggine la m'è venuta, non ho capito.
P.M.: Lei ricorda se la domenica in cui poi la sera vide, tornando da Firenze, quella macchina rossa, se quel pomeriggio erano venuti il Lotti, il Pucci o qualcun'altro?
G.G.: Sì, perché loro il pomeriggio venivano sempre da me. Di domenica poi, il sabato e la domenica erano sempre da me.
P.M.: Non ne mancavano una?
G.G.: No, no. Non ne saltavano uno di sabati e di domeniche.
P.M.: Bene.
G.G.: Poi mangiavano magari da me e se ne andavano questo è il discorso.
P.M.: Lei si ricorda se quel pomeriggio, quella sera vennero da lei, quella domenica?
G.G.: Io senta, ora perché Giancarlo l'è in gabbia, perchè sennò sono convinta che non sarebbe scappato nemmeno ora insomma. Loro venivano, non c'è verso.
P.M.: Quindi lei ricorda che ..siano venuti anche quella domenica...
G.G.: Sì.
P.M.: Lei ha possibilità, a distanza di così tanto tempo, di ricordare l'orario? O si ricorda grossomodo in che orari venivano?
G.G.: Mah, l'orario l'era questo: che loro venivano alle due e mezzo, le tre loro erano lì.
P.M.: Venivano in macchina?
G.G.: In macchina. Però la macchina la posteggiavano e poi venivano a piedi.
P.M.: Quindi lei non ha visto...
G.G.: No, sennò si figuri sennò se non mi ricordavo della macchina, se era la sua o meno?
P.M.: Ho capito.
G.G.: Non stavo mica tanti anni così sennò, cribbio!
P.M.: Senta, sa se la casa di Indovino era frequentava anche da sardi, da qualche sardo, o ne ricorda qualcuno? Qualche persona di origine sarda?
G.G.: No. In questo momento no. Veniva, ho detto, Agnello veniva.
P.M.: Era sardo questo Agnello? No.
G.G.: No, è siciliano, veniva lui. Però, aspetti, perché questo Agnello era amico anche di Vinci, io le devo dire questo discorso.
P.M.: Ce lo dica signora. Questo Domenico Agnello era amico di Vinci chi?
G.G.: Di Vinci.
P.M.: Vinci chi?
G.G.: Quello che hanno ammazzato
P.M.: Vinci Francesco. Come sa che era amico...
G.G.: Perché...
P.M.: Perché anche a questo Agnello non glielo possiamo chiedere perché è
sparito, non riusciamo...Si è volatilizzato.
G.G.: Io sapevo che era a Prato.
P.M.: Va be', noi non lo troviamo, sembra sia... Il cadavere non è stato.
G.G.: Io sapevo che abitava a Prato in piazza Mercatale.
P.M.: Bene.
Allora ci può raccontare come sa e qual era questa amicizia fra Vinci Francesco e Domenico
Agnello?
G.G.: Perché venivano spesso e volentieri, all'epoca, quando io ero a Prato, al bar di
Rolando.
P.M.: Siamo negli anni '78-'80.
G.G.: E venivano al bar di Rolando in piazza del Duomo a Prato.
P.M.: Li ha visti insieme?
G.G.: Sì.
P.M.: Beva pure.
G.G.: No, erano sempre insieme erano.
P.M.: Agnello Domenico e Vinci Francesco.
G.G.: Sì.
P.M.: Ma lei Vinci Francesco ce l'ha presente perché lo conosceva all'epoca?
G.G.: No, no, ce l'ho presente.
P.M.: Ce l'ha presente.
G.G.: Uhm.
P.M.: E frequentavano il bar Rolando...
G.G.: Di piazza del Duomo a Prato.
P.M.: Vinci Francesco a San Casciano l'ha mai visto lei?
G.G.: No. Cioè, non...
P.M.: Non l'ha presente. Altri sardi che frequentavano, o che conoscevano...
G.G.: Ah, un certo "draculino".
P.M.: Eh, proprio quello mi riferivo.
G.G.: Lo chiamavano "draculino" perché gli mancava i denti davanti. Tanto bisogna dire le cose come le stanno. Anche "draculino" frequentava la casa di Salvatore, di Indovino.
P.M.: "Draculino" era un sardo?
G.G.: Sì, sardo.
P.M.: Al di là del soprannome, sa come si chiamava in realtà?
G.G.: Eh, ora... Sanna può essere, ora non me lo ricordo.
P.M.: Era giovane, vecchio?
G.G.: Sanna...
P.M.: Cosa faceva?
G.G.: Sanna... Il delinquente, che la vuole che facesse. Sanna mi sembra.
P.M.: Ricorda se anche questo...
G.G.: Salvatore mi pare.
P.M.: ... se questo Sanna era anche lui amico del Vinci?
G.G.: Sì, erano tutti amici. Perché praticamente quel bar di Rolando era un ritrovo
proprio di sardi.
P.M.: E in questo ritrovo di sardi c'erano anche Salvatore e...
G.G.: Salvatore, il suo fratello Sebastiano, c'erano tutti. C'era Lucianino.
P.M.: Paradiso, si chiama.
G.G.: Sì.
P.M.: Ma si conoscevano questi gruppi?
G.G.: Cribbio! Erano sempre a bere e a mangiare insieme lì.
P.M.: Io al momento non ho altre domande, Presidente, grazie.
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