Segue dalla prima parte.
G.G.: Le devo dire anche che io il Vanni l'ho conosciuto sempre tramite Giancarlo,
oltretutto, capito? Perché, facendo sempre diciamo il mio lavoro, io la domenica... Perché la domenica lavoravo dal pomeriggio fino alla sera tardi. Sennò le altre volte andavo alle otto la sera a Firenze, venivo sempre in via Fiume e ritornava sul tardi.
P.M.: Le altre volte, vuol dire i giorni non festivi?
G.G.: I giorni non festivi. Per specificare, tanto ormai... E Giancarlo mi disse a me, dice: 'ti voglio presentare anche...' però io, tra l'altro, Mario Vanni lo conoscevo di già perchè il lunedì mattina, con Roberto, con il galli, andavamo a far la spesa al mercato di San casciano. Non so se c'è ancora, comunque il lunedì mattina... E io già lo conoseevo Mario Vanni. Però ufficia... nel vero senso della parola, l'ho conosciuto tramite Giancarlo, me lo portò lui, Giancarlo. Me lo portò a Firenze una domenica. Mi disse, dice 'ti porto diversi amici da San Casciano', dice, 'però loro vengono col bus'. Io tu lo sai, vengo insieme a Fernando', Pucci, sarebbe stato, no? E infatti mi presentò il signor Vanni. Però, anzi mi fece quasi ridere. Cioè ridere insomma, ora forse passo anche da meschina a raccontare questa storia.
P.M.: Racconti, tanto gliela chiederei io.
G.G.: Addirittura me lo presentò Giancarlo. Io vedevo Giancarlo e Fernando che ridevano davanti al bar di via Nazionale, all'angolo di via Fiume, no? Ridevano. Faccio io: 'fate ridere anche me, a questo punto, no? fatemi ridere'. 'Eh - dice - sai che cosa è successo? Che abbiamo visto il Vanni, gli hanno trovato un sesso finto dentro il bus. Addirittura viaggiava per conto suo, il sesso'. E ridevano così, come dei mattacchioni. E dissi: 'per carità di Dio! Mignotta – scusi l'espressione, ma... - 'mignotta, sì, ma mica perversa', faccio io. Dico: 'Per carità! Lascialo perdere'. E così è andata.
P.M.: Nel senso che era venuto - se capisco bene -...
G.G.: Per...
P.M.: ... insieme agli altri per venire con lei.
G.G.: Sì.
P.M.: Per avere la sua compagnia quel giorno.
G.G.: Sì, sì.
P.M.: A questo racconto, lei disse...
G.G.: Ho rifiutato, ho rifiutato, sì.
P.M.: Ho capito. Senta una cosa: e le persone quindi che venivano da lei a Firenze, dove era il luogo? Presso una pensione, ha detto il nome?
G.G.: In via Fiume.
P.M.: Sì.
G.G.: A coso, al Tamerici.
P.M.: Era una pensione che si chiamava Tamerici.
G.G.: Sì.
P.M.: Lei ricorda qualche altra persona di San Casciano che veniva da lei? Se non ho capito male c'erano: Lotti, il Giancarlo con una certa frequenza...
G.G.: Sì, tutte le volte, tutti, ogni pochino.
P.M.: Nel giorno festivo, o venivano anche la sera...
G.G.: Io addirittura, ho abitato con una persona anziana per due o tre anni, ora, che poi è morta questa persona, ho abitato in piazza del Mercato in San Lorenzo.... E Giancarlo, insieme a Fernando , venivano a mangiare spesso e volentieri.
P.M.: Quindi erano abbastanza...
G.G.: Sì, erano assidui, sì, sì, non c'è problemi.
P.M.: Il Vanni, invece, è venuto una volta sola.
G.G.: Due o tre volte, il Vanni. Però non con me personalmente, perchè torno a ripetere: mignotta sì, ma meschina no. Scusi l'espressione.
P.M.: Lei sapeva le altre volte da chi andava?
G.G.: Il Vanni?
P.M.: Sì. Dice: 'due o tre volte, con me...'
G.G.: No, andava anche con la Filippa, andava. Sia con Filippa, la Nicoletti. Andava con l'Antonietta, la Sperduto...
P.M.: Lei, queste cose, come le sa, scusi?
G.G.: Le so, perché quando lui andava da Salvatore Indovino, l'Antonietta andava insieme a lui.
P.M.: Ho capito. L'Antonietta Sperduto. E che andava dalla Filippa Nicoletti come lo sa? Glielo ha raccontato il Vanni, il Lotti...
G.G.: Giancarlo.
P.M.: Ecco. La Nicoletti gliene ha mai parlato di questi rapporti...
G.G.: Ma la Nicoletti, da quando è successo tutta questa storia, si è chiusa in se stessa. Io sono andata addirittura a trovarla ad Arezzo per vedere un attimo se la mi spiegava, la mi dava... mi disse delle... come si può dire? Dei chiarimenti. Invece la si è chiusa in se stessa. Ha detto: 'no, io non parlo con nessuno'.
P.M.: Quindi le ha detto che di queste cose non vuole parlare.
G.G.: Sì.
P.M.: Ecco, ma in passato, che il Vanni andava con la Nicoletti, da chi lo ha saputo? Da Giancarlo, o anche dalla Nicoletti stessa?
G.G.: Da Giancarlo stesso.
P.M.: Perché la Nicoletti...
G.G.: Era tutto, era tutto una cricca, senta, mi scusi, eh.
P.M.: Prego.
G.G.: Era tutta una cricca. Andavano tutti da Salvatore.
P.M.: Indovino.
G.G.: Da Salvatore Indovino.
P.M.: In via di Faltignano.
G.G.: In via di Faltignano. Andavano tutti lì.
P.M.: Mi spieghi cosa vuol dire...
G.G.: Lui, il Vanni, Pacciani, Giancarlo... Se si volevano trovare, si trovavano sempre lì. Soprattutto il sabato e la domenica.
P.M.: Mi spieghi come sa queste cose e chi le...
G.G.: Le so perché le ho viste.
P.M.: Allora mi racconti cosa ha visto.
G.G.: Io ho visto, perché io passavo di lì. La domenica, oltretutto, io non è che andassi soltanto la sera da Salvatore a fargli la puntura, io mi fermavo anche il giorno prima di venire a lavorare. Perché gliel'ho detto: nei giorni non festivi... nei giorni festivi andavo via di giorno. Però mi fermavo. C'era Giancarlo, c'era Mario, c'era
Pacciani, c'era l'Antonietta, c'era la Silvia... Milva, la chiamate voi, però si chiamava Silvia.
P.M.: Silvia chi, scusi?
G.G.: La... no, la ragazza che è morta, oltretutto, col bambino.
P.M.: Malatesta? Quella che è stata trovata morta col bambino?
G.G.: Sì.
P.M.: Abitava lì anche lei?
G.G.: No, non a... non so se abitava lì.
P.M.: Però era...
G.G.: Però era spesso... ogni volta che ci sono passata, ogni volta l'ho trovata lì.
P.M.: A casa di Indovino.
G.G.: Di Indovino. Tra l'altro io..dopo l'ho ritrovata, la veniva anche in Santa Maria Novella a fare la mignotta, qualche volta, la Silvietta.
P.M.: Questa ragazza che è morta.
G.G.: Questa ragazza, sì.
P.M.: Anche la mamma?
G.G.: E la mamma... Eh c'è stato dei casi... Scusi. C'è stato delle confusioni...
P.M.: Ci spieghi che confusioni.
G.G.: Addirittura perché la Silvia quando aveva necessità, avendo il bimbo, avendo necessità, veniva in Santa Maria Novella a fare la mignotta come me, no? E la mamma invece stava in fondo.
P.M.: La mamma è la Sperduto.
G.G.: Sì. L'Antonietta stava in fondo dove c'è il Palazzo della Moda.
P.M.: Sì.
G.G.: Il negozio del Palazzo della Moda. Non so se si chiama ancora così. E la Silvia addirittura un giorno fa... Silvia, Milva, insomma, io la chiamo Silvia perché me la ricordo come Silvia. Fa la Silvia, dice: 'un gli è bastato rovinare mio padre, ora viene a rovinare anche me' fece questa ragazza, ad alta voce.
P.M.: Ho capito. Perché il padre lei lo ha conosciuto?
G.G.: Sì.
P.M.: Era il signor Malatesta Renato?
G.G.: Renato, sì.
P.M.: Come lo ha conosciuto lei?
G.G.: Uhm...
P.M.: Nel suo lavoro.
G.G.: Non andavo... All'epoca però non facevo ancora la prostituta di... fissa, insomma. Però ogni tanto, se mi capitava, facevo... E con Renato era subentrato un rapporto insomma...
P.M.: Renato Malatesta, padre della Silvia?
G.G.: Padre di Silvia, sì.
P.M.: E marito della Sperduto.
G.G.: Della Sperduto. Era subentrata un po' di amicizia. Addirittura ora se devo proprio dire tutte le cose fino in fondo, le dico. Con Renato addirittura c'era quasi nemmeno rapporto. Perché io con Renato andavo addirittura in via dei Banchi.
P.M.: In una pensione?
G.G.: Sempre la pensione. Però non c'era rapporto, fra me e lui, di sesso. Lui era il classico tipo... Cioè, io credevo addirittura fosse affetto da mania di persecuzione, pensavo.
P.M.: Come mai?
G.G.: Perché ogni volta che veniva da me mi diceva sempre, si stava lì in pensione e non si faceva niente, però mi raccontava sempre che era minacciato, era minacciato, era minacciato. Io le voglio dire di più: una delle ultime volte che l'ho visto, l'ho trovato era tutto segnato, Renato. Allora gli faccio io: 'ma non è che a volte te hai fatto a botte' — dico - 'in San Casciano?' Perché loro avevano l'abitudine che quando il sabato si sbronzava lo facevano dopo, o l'uno o l'altro, arrivavano sempre a fare botte.
P.M.: "Loro" chi, scusi?
G.G.: Mi riferisco a Giancarlo, Fernando, tutti quanti.
P.M.: Uhm, e allora questo Renato?
G.G.: E quando venne da me...
P.M.: Lo trova segnato, lei dice.
G.G.: Lo trovo segnato. E dopo siamo stati lì a chiacchierare. Mi diceva: 'eh, ora me le hanno date..' qui e là. Insomma, lo avevano proprio minacciato, secondo lui, no? Però torno a ripetere: io non lo avevo preso troppo in considerazione. Perché pensavo fosse la persona affetta da mania di persecuzione. Questo era...
P.M.: Il suo pensiero.
G.G.: Il mio pens... Eh, ormai... Poi, da allora, non l'ho più rivisto Renato. Però anche lì non è che ci ho fatto troppo caso, perché altra gente va e viene, per dire, entra e esce dalla vita, no? Per dire, così. Io l'ho rivisto Renato quando dalla Questura mi hanno fatto vedere la fotografia di Renato impiccato.
P.M.: Impiccato, è quello che è morto impiccato.
G.G.: Sì.
P.M.: Lo ha riconosciuto in quella persona lì.
G.G.: Sì.
P.M.: Come lo aveva conosciuto lei? Lo ricorda? Si era fatto avanti lui, vi eravate conosciuti a San Casciano...
G.G.: No, ci si era conosciuti così, succede a volte, no? Conoscersi così. Però ci siamo frequentati, torno a ripetere, ci siamo frequentati...
P.M.: Veniva lui a Firenze.
G.G.: Sì.
P.M.: Senta una cosa: sa se... Cioè, Renato le ha mai parlato del del Vanni, del Pacciani, se li conosceva...
G.G.: Eh, ora sono passati tanti anni, ricordarsi proprio tutto tutto, mi sembra una cosa un po'...
P.M.: Non lo ricorda, non si preoccupi. Senta una cosa: lei diceva - ha detto prima - che il Vanni veniva a Firenze e andava - se non ho capito male - con altre prostitute. Lei sa indicarne qualcuna? Qualche nome. Ha indicato delle sorelle, se non sbaglio.
G.G.: Sì. Lui se la faceva con due di Prato, due ragazze di Pra... Ah, quella anche di Massa, di Massa Carrara. Lui andava anche con quelle due di Massa Carrara. Una era bionda e una era mora. Tra l'altro erano due sorelle: la mora addirittura era anche lesbica, andava sempre con loro, andava sempre con loro anche da ultimo.
P.M.: Lei ha mai parlato con queste due sorelle dei rapporti, del tipo di rapporti che aveva con loro, Vanni?
G.G.: Mah, loro mi dicevano che andavano con lui, però ora non è che... Ora, io purtroppo sono stata costretta a smenti... cioè, a smentirmi e a sputtanarmi, tanto per parlare alla fiorentina, mi scusi. Ma sennò non è che ci si racconti proprio tutto anche fra noi donne, capito?
P.M.: Lei non ricorda se queste due prostitute... Lei ricorda il nome, innanzitutto, di queste donne?
G.G.: È più facile che se ne ricordi Giancarlo o Mario Vanni.
P.M.: Va be', vediamo. E di cui in realtà lei dei nomi ha fatto, poi vediamo, hanno mai raccontato che con loro lui usava .. vibratori?
G.G.: Sì.
P.M.: Questo...
G.G.: Sì, qualche volta lo raccontavano, ma così. Ma si torna a ripetere: non è che si va ad approfondire, capito? Anche fra noi donne di vita, capito, non è che ci si racconti proprio...
P.M.: Però, questo discorso, era avvenuto.
G.G.: Sì, tra l'altro - torno a ripeterle, mi scusi - questo discorso è venuto ed è stato
confermato dal discorso che mi faceva Giancarlo.
P.M.: Ho capito.
G.G.: Dico: 'allora era vero', perché io non ci volevo credere a questa storia, no? Che lui
ha falli finti, no? Però quando Giancarlo mi raccontò questa storia, cioè che lui era andato via con
un vibratore, dice, dal... sulla SITA, allora mi venne...
P.M.: In mente il racconto delle due...
G.G.: Delle due ragazzine, si.
P.M.: Di Massa.
G.G.: Di Massa. Massa Carrara.
P.M.: Senta, e lei ha mai saputo da qualcuno se il Vanni con la Filippa anche in
qualche pensione a Firenze?
G.G.: Ma io so che andava al Mia Cara, dietro a via Faenza, con la Filippa.
P.M.: Quindi, lui andava con la Filippa, anche con la Filippa a Firenze.
G.G.: Sì.
P.M.: Il Vanni.
G.G.: Al Mia Cara, si chiama, questa pensione.
P.M.: È una pensione.
G.G.: Sì.
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